Nella figura a fianco si
vedono l'inviluppo globale del suono di tromba già visto
sopra (sin.) e l'evoluzione temporale di tutti gli armonici. Notate come l'attacco in sfz, tipico degli ottoni e ben visibile nell'inviluppo (il colpo di lingua) si rifletta nel sonogramma con componenti che all'inizio risultano più forti e meno precise (un po' più sporche). Notate anche come esista un leggero glissato al momento dell'attacco, più visibile nelle frequenze alte. In realtà l'entità del glissato è uguale, in percentuale, su tutte le componenti, ma, essendo l'asse Y lineare e non logaritmica, si vede di più sugli alti (se è dell'1%, a 300 Hz è 3 e a 3000 Hz è 30). Infine, il giallo diffuso, è il rumore del soffio. |
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Qui abbiamo gli stessi dati
riportati in uno spettrogramma in 3 dimensioni. Si vede bene l'inviluppo di ampiezza di ciascun armonico. Si nota anche la diversa durata di ogni armonico (quelli più alti durano meno) e si vede come ogni inviluppo sia leggermente diverso dagli altri. Ne consegue che ogni componente deve avere un proprio generatore di inviluppo pilotato da dati diversi da quello degli altri. La stessa cosa si può dire della frequenza che subisce leggere variazioni nel corso della nota. |
Originale |
Simulazione |
Commento |
piano |
piano | Manca il rumore del martelletto. |
cello |
cello |
Qui manca il rumore dell'arco sulle alte
frequenze. |
tromba |
tromba | Anche qui manca un po' di rumore sulle alte
frequenze. Il suono risulta forse troppo pulito, ma è buono. |
oboe |
oboe |
Nel complesso il migliore, perché in questo
suono il rumore ha minore influenza. |
Tutti gli esempi di cui sopra sono stati realizzati con un
oscillatore sinusoidale con inviluppi su ampiezza e frequenza per
ogni componente (solo il gong non ha l'inviluppo in frequenza).
Lo schema è il seguente:
Facilità di comprensione |
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Spettro variabile nel tempo |
Perché ogni componente ha il proprio
inviluppo di ampiezza e frequenza. |
Vaste possibilità timbriche |
Suoni con componenti sia armoniche che
inarmoniche. In teoria si può fare tutto esclusi i rumori. |
Grande quantità di dati |
Questo è il problema maggiore. Considerando
che un suono complesso ha mediamente 20/30 componenti, si
devono gestire due inviluppi per ogni parziale (tot. 40/60).
Se gli inviluppi di frequenza sono mediamente semplici,
quelli di ampiezza hanno ben più dei classici 4 segmenti.
Ecco, per es. il grafico degli inviluppi di ampiezza del
suono di tromba di cui sopra. In effetti, il problema della quantità di dati è la vera palla al piede della sintesi additiva classica, sia dal punto di vista operativo che da quello concettuale. I sistemi di sintesi più completi lo risolvono fornendo appositi sottoprogrammi di analisi/risintesi che gestiscono questa massa di dati rendendola trasparente all'utente (per es. Csound ha hetro, con cui sono stati realizzati gli esempi di cui sopra e pvanalize; vedi qui), il che risolve parte dell'aspetto operativo, però, concettualmente, porta l'utente a basare la propria tavolozza timbrica sul concetto di preset rendendo difficile pensare a quelle mutazioni e trasformazioni che invece costituiscono una delle caratteristiche più interessanti dei sistemi digitali. |
Non si possono generare rumori |
Perché, secondo la teoria classica, i rumori
sono composti da un numero elevatissimo di parziali. Di
conseguenza, per generare un suono come il rumore del
soffio, servirebbero varie centinaia di oscillatori, il che
è antieconomico. Al limite si può supplire con un noise
generator pilotato in sottrattiva (ma qui si entra già nel
campo delle sintesi ibride). |
Risorse elevate |
Un oscillatore con due inviluppi per
componente porta a una media di 20 oscillatori e 40
inviluppi per nota, semplicemente troppo per generare una
polifonia accettabile con computer di media potenza. |
Polifonia limitata |
A causa delle risorse necessarie di cui
sopra. |
Visti i limiti di cui sopra, si è cercato di semplificare l'additiva classica in modo da renderla un po' più maneggevole. Ovviamente si perde in qualità, però si deve cercare di eliminare quello che percettivamente è meno importante o quello che può essere generato da un qualche sistema automatico.