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72 75 63 65 20 53 74 65 72 6C 69 6E 67 0D 0A 0D 0A 62 72 Bruce
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63 65 73 40 77 65 6C 6C 2E 73 66 2E 63 61 2E 75 73 0D 0A
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Use....From TH
Nella trasposizione, i punti
corrispondono a caratteri di controllo non stampabili. Per es., la
combinazione 0D – 0A (13 – 10 in decimale) significa
ritorno carrello (0D) e giù di una riga (0A), cioè
caporiga.
Se il formato è standardizzato,
all'inizio del files viene inserito un header che fornisce
informazioni sul contenuto. Questo è l'inizio di una immagine
jpg identificabile dalle lettere JFIF. Segue, poi, il programma con
cui è stato realizzato (Photoshop 3.0.8) e una serie di dati
(non riportati qui) sulla risoluzione, le dimensioni, eccetera.
FF
D8 FF E0 00 10 4A 46 49 46 00 01 02 01 00 48 00 48 00 00
......JFIF.....H.H..
FF
ED 0D AE 50 68 6F 74 6F 73 68 6F 70 20 33 2E 30 00 38 42 ....Photoshop
3.0.8B
49
4D 03 ED 0A 52 65 73 6F 6C 75 74 69 6F 6E 00 00 00 00 10
IM...Resolution.....
Viene spontaneo un breve appunto per
quelli che sono convinti di non lasciare tracce. Praticamente tutto
quello che si fa con un computer è tracciabile. Dentro ogni
documento Word in formato .doc c'è il nome del programma, la
versione e il numero di serie. Da un file .doc, è facilissimo
sapere se chi l'ha scritto ha usato un originale o una copia. Siate
paranoici.
Tornando a noi, l'alfabeto inglese, le
cifre, i simboli di punteggiatura, lo spazio e vari caratteri di
controllo (es. caporiga, escape, tabulatore) vengono codificati
secondo lo standard ASCII con numeri che vanno da 0 a 127. Notare che
le lettere maiuscole e minuscole hanno codici diversi (i curiosi
troveranno il codice in appendice).
L'origine del codice ASCII è
americana (American Standard Code for Information Interchange),
quindi, con la consueta lungimiranza e sensibilità per tutto
ciò che non è americano, esso non contiene lettere
accentate o con altri simboli, salvo poi redimersi, nemmeno tanto in
fretta, quando si videro opportunità di mercato anche
all'estero. A questo punto venne coniato un ASCII esteso di 256
caratteri che aggiungeva i cosiddetti “caratteri speciali”
delle lingue europee.
Ora passiamo alla musica. Lo standard
di codifica delle note è il protocollo MIDI in cui ai tasti
del pianoforte vengono attribuiti numeri da 1 a 127, con qualche nota
in più perché il piano ha 88 tasti (circa 7 ottave e
mezza), il che significa soltanto che il MIDI arriva un po' più
in basso e un po' più in alto rispetto al piano. Il numero 60
(decimale) corrisponde al DO centrale.
Dato che l'estensione del pianoforte
racchiude quella dell'intera orchestra, con il MIDI è
possibile codificare una nota emessa da un qualsiasi strumento.
A questo punto è chiaro che, trattandosi sempre di stream numerici, un
qualsiasi file potrebbe, in
linea teorica, essere utilizzato da qualsiasi programma. Dico in
linea teorica perché, dato che, come abbiamo già detto,
i formati standard sono dotati di un header, il programma lo cerca e
non trovandolo, blocca il caricamento, a meno che non ci sia la
possibilità di dirgli di procedere in ogni caso e specificare qualce
insieme di caratteri usare. Ovviamente in questo caso il
risultato è casuale. Qui vedete una piccola parte di una
immagine così come appare quando viene caricata come testo in in questo
word processor (Open Office)
i…„*.#²#ö#ΔÞð#¤#’o¦¾ñó##3+�ËYNt‡´¨6?Ê•#‹!ù]YE½›~j’3ý,™1áS2eJ?—#Q3#ù)
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Direi
che come esempio è
sufficiente (gli eventuali blob neri sono caratteri che l'HTML non
riesce a interpretare).
Forse sarete sorpresi dal fatto che sembrano esserci
molti più segni strani che lettere normali. La cosa dipende
solo dal fatto che le lettere sono 26 maiuscole + 26 minuscole = 52
su un totale di 256 simboli, circa 1 su 5.
Naturalmente si può fare anche
l'inverso. Nell'immagine a fianco vedete un testo in
italiano interpretato come immagine a scala di grigi in cui 0 è nero e
255 è bianco.
L'immagine è generalmente scura perché le lettere hanno numeri bassi.
Quelle accentate e i caratteri speciali, che hanno numeri alti, sono
pochi e corrispondono ai puntini più chiari.
Caricando questa immagine in un editor esadecimale o in un programma di
testo che ve lo lasci aprire senza lamentarsi del fatto che non è un
txt, si può leggere il testo, sebbene con qualche
limitazione. I formati grafici, infatti, non si limitano a riportare il
valore dei pixel. Alcuni, come JPG, PNG e GIF, comprimono i dati e
quindi il testo va perso.
Quello usato per questa figura, BMP, può non comprimere, ma ordina le
righe in un modo particolare, per cui l'inizio del testo risulta essere
alla fine del file. Inoltre le righe vengono disposte a blocchi, per
cui anche il testo è spezzato in blocchi, però resta perfettamente
leggibile e ricostruibile sapendo le regole. L'unico formato che, in
certe condizioni, lascia il testo esattamente come era è il TIFF, che
nei documenti HTML non si usa perché molti browser non lo decodificano.
Da questi esempi appare chiaro che non
esiste alcun legame concettuale fra la codifica di immagini e testo.
Il motivo della coincidenza numerica è solo tecnico. Le
estensioni 0-127 e 0-255, infatti, corrispondono a un byte con segno
e senza.
La stessa cosa vale per la transcodifica testo <-> musica. Anche
le note possono essere interpretate come
caratteri alfanumerici e viceversa, con risultati parimenti casuali. In
questo esempio potete ascoltare la frase
"Nel
mezzo del cammin di nostra vita" interpretata come una
veloce serie di note secondo l'assegnamento del protocollo MIDI (con
buona pace del Sommo Poeta).
La durata delle note è stata decisa dal sottoscritto perché il MIDI non
la codifica direttamente. Esso, infatti, è nato solo per collegare al
computer una tastiera musicale che viene trattata come la tastiera
alfanumerica in modo del tutto asincrono. Per ogni tasto premuto e
rilasciato, infatti, il computer riceve un apposito segnale che indica
che quel tasto è stato premuto o rilasciato in quell'istante. Se, in
quel momento, è attivo un programma che intercetta tale segnale, può
suonare una nota con la scheda audio oppure salvare dei dati,
aggiungendo un dato temporale, per poi ripetere l'esecuzione. La durata
di ogni nota è determinata dalla differenza fra l'istante di rilascio e
quello di pressione del tasto.
A questo punto, su invito di Francesco, ho provato ad applicare questo
sistema a una delle sue "poesie aziendali" di recente uscita ed
esattamente a "Virus", che trovate in appendice.
In questa poesia, alcune frasi, di contenuto informatico, sono
costantemente ripetute, il che aiuta a superare il problema della
mancanza di senso prodotta dalla transcodifica. È noto, infatti, che,
anche una cosa priva di senso, se costantemente ripetuta, acquista un
minimo senso. È un effetto utilizzato spesso sia in campo artistico che
in politica.
Questo brano, in fondo, è musica a programma che vorrebbe riprodurre la
seguente situazione, che illustra anche il funzionamento di un sistema
windows: