Mauro Graziani
Lo Spazio tra le Pietre (2008)
Potete ascoltare il brano
in streaming
cliccando qui.
NB: MP3 compresso a bitrate 256. Versione stereofonica dall'originale in 4 canali.
Lo Spazio tra le Pietre è stato
composto per la manifestazione "Musica e Architettura", organizzata dal
Conservatorio Bonporti di Trento e Riva del Garda il 18/10/2008.
Dal mio punto di vista, i rapporti fra musica e architettura non si
esauriscono nella pur importante questione della progettazione di
luoghi per la musica, ma hanno aspetti più profondi che investono
certamente la composizione e arrivano fino alla fruizione.
Se, da un lato, un edificio esiste staticamente nello spazio, non può
essere
apprezzato nella sua totalità senza un intervallo temporale. La sua
forma globale non è mai evidente nella sua interezza, nemmeno
dall'alto. Si forma nella memoria di chi ci si è avvicinato da molti
lati e ha visto la sua forma perdersi, mentre i particolari costruttivi
e poi i materiali diventano via via più evidenti. Analogamente, un brano musicale esiste staticamente in una qualche
forma di notazione e si svela nel tempo. L'ascolto temporale ne
evidenzia, via via, la struttura interna, gli elementi costitutivi e i dettagli.
Così, è possibile pensare un brano musicale come un oggetto statico e
un edificio come una struttura dinamica. Ma è da un punto di vista
compositivo che le analogie si fanno più strette.
Sotto l'aspetto compositivo, quando lavoro con suoni completamente
sintetici che non derivano da alcun suono reale, come nel caso di
questo brano, generalmente seguo un approccio top-down. Dapprima
immagino una forma, spesso in termini spaziali e poi costruisco i
materiali e i metodi con cui realizzarla.
Così, come nell'architettura, per me comporre un brano significa
costruire i materiali di base partendo dalle componenti minime e
modulare il vuoto temporale e spaziale che li separa, cercando di
assemblarli in un ambiente coerente.
I parametri che manipolo, come nella musica strumentale, sono temporali
e spaziali, ma, a differenza della musica strumentale, si estendono a
livello microscopico. Così, la manipolazione del tempo non si ferma
alle durate delle note, ma arriva ai tempi di attacco e decadimento
delle singole componenti di ogni suono (le parziali armoniche o
inarmoniche). In modo analogo, a livello spaziale il mio intervento non
si limita all'intervallo, che determina il carattere delle relazioni
armoniche, ma si spinge fino alla distanza fra le parziali che formano
un singolo suono, determinandone, in una certa misura, il timbro.
Il punto, però, è che, nella mia visione della composizione, molto più
importanti dei materiali sono i metodi. Anzi, anche gli stessi
materiali, alla fine, derivano dai metodi. Il mio problema, infatti,
non è mai quello di scrivere una sequenza di suoni e svilupparla, bensì
quello di generare una superficie, una "texture", avente una precisa
valenza percettiva.
In realtà, questa è texture music. Anche quando pensate di ascoltare un
singolo suono, in realtà ne ascoltate minimo 4/5. E non parlo di
parziali, bensì di suoni complessi, ognuno dei quali ha da un minimo di
4 parziali, fino a un massimo di circa 30. Per esempio, il SOL#
iniziale, che cresce dal nulla e poi viene circondato da altre note
(FA, SIb, FA#, LA) è composto da 8 suoni con pochissima differenza di
altezza che si rinnovano ogni 0.875 secondi. Così si crea la percezione
di un suono singolo, ma dotato di un certo tipo di movimento interno.
Texture music, micro-polifonia che si muove molto al di sotto della
soglia del temperamento base 12. In effetti, qui lavoro con una ottava
divisa in 1000 parti uguali e in certi punti del brano coesistono
migliaia di suoni complessi contemporaneamente per generare un singolo
"crash".
Ne consegue che non è possibile scrivere a mano una "partitura" del
genere. Ho ideato e programmato personalmente un software compositivo
chiamato AlGen (AlgorithmGeneration) mediante il quale io piloto le
masse e il computer genera il dettaglio (i singoli suoni).
AlGen esisteva già nel 1984 ed era stato utilizzato per comporre Wires,
a cui questo brano deve molto, ma, mentre a quei tempi era solo un
blocco di routine che il sottoscritto aveva collegato al programma di
sintesi Music360 di Barry Vercoe (l'antenato diretto dell'odierno
CSound), per questa occasione è stato completamente riscritto ed è un
software a se stante. Nella versione odierna incorpora varie
distribuzioni probabilistiche, metodi seriali, algoritmi lineari e
non-lineari per controllare meglio le superfici generate e soprattutto
la loro evoluzione (per una volta, i frattali non c'entrano, per ora).
Ciò nonostante, AlGen non incorpora nessuna forma di "intelligenza".
Non prende decisione in base all'armonia, al contesto, eccetera. È un
cieco esecutore di ordini. Pesca in un insieme probabilistico o calcola
funzioni e genera note, ma fortunatamente non pensa e non decide.
Quelli che tratta sono puri numeri e non sa nemmeno se sta calcolando
durate, densità o frequenze.
Di conseguenza la completa responsabilità del risultato finale è
attribuibile solo al sottoscritto. Quando ascolto una massa
sonora e riguardo i numeri che ho passato al programma, capisco
perfettamente perché suona così ed è solo per quello che posso fare le
necessarie correzioni.
Lo Spazio tra le Pietre è stato composto nel mio studio in
settembre - ottobre 2008 e sintetizzato in 4 canali mediante CSound.
Algoritmo di sintesi: FM semplice.
Partitura CSound generata grazie al software di composizione assistita AlGen realizzato dall'autore.
L'intero brano è pensato come una struttura spaziale. Il suo skyline è
evidente del sonogramma a inizio pagina e la sua struttura. come
alternanza di forme, pieni e vuoti è ben visibile nel frammento qui
sotto.
Sonogramma frammento a circa 4' ottenuto mixando tutti i canali - ascolto in versione monofonica per poter seguire il sonogramma