La genesi del rock satanico

Il Libro
Sono andato a fare qualche ricerca, nella mia biblioteca, sul preteso satanismo di Hotel California e mi è capitato in mano il libercolo capostipite dell’intera faccenda.
Ma voi sapete come è iniziata questa storia del satanismo nel rock?
Inizia nel 1983, con un libretto (meno di 100 pagg.) di un sacerdote canadese, tale Jean Paul Régimbal, che viene ristampato in Europa e in Italia nel 1987. Il titolo è bellissimo: IL ROCK’N’ROLL – Violenza alla coscienza per mezzo dei messaggi subliminali (nella versione originale c’era anche la cassetta audio, arrivata in Italia più tardi). La copertina, pure (in figura).
Me lo segnala qualcuno, forse Nicola. Lo compro subito e già nell’introduzione vengo folgorato dalla seguente geniale intuizione (cito)

Lo studio di 18 casi di suicidio avvenuti dal 1979 al 1980 nella regione di Montréal-Grandby-Québec, di giovani dai 15 ai 21 anni, ha dimostrato che

la sola costante reperibile in tutti questi casi era l’ascolto della musica rock (in corsivo e centrata nel testo)

Ma vi rendete conto? Alla fine dei ’70, era quasi impossibile trovare un ragazzo fra i 15 e i 21 che non ascoltasse rock. È come dire che, nell’esame di 18 casi di suicidio di americani fra i 30 e i 40 anni, la sola costante è che tutti possiedono l’automobile. Ergo, l’automobile è la causa del suicidio.
Il testo procede, poi, con una breve storia del rock dalle origini al rock satanico, costellata di perle come la seguente (a proposito dell’hard rock)

Ciò che distingue questa seconda ondata, è innanzitutto un perfezionamento del ritmo, l’intensità del volume e la furia frenetica degli strumenti a percussione.
Per quanto riguarda il ritmo, è stata fatta una intensa ricerca tra le tribù africane e gli ambienti del vodù (sic) […] Inoltre, allo scopo di condurre gli ascoltatori ad un godimento sessuale completo, è stato fatto un inventario di tutti i riti copulatori, degli incantesimi e degli scongiuri per riprodurre il più fedelmente il succedersi dei ritmi.

Magari l’hard rock avesse tale potere! Cambierei subito musica!
La cosa divertente è che, secondo l’autore, l’hard rock è una cospirazione costruita a tavolino per pervertire le giovani menti. Ora, che una musica in 4/4 in cui il levare serve solo per aspettare il battere possa spianare il cervello a qualcuno è anche possibile, ma la complessità dei ritmi africani e voodoo non è nemmeno sfiorata dall’hard rock, la cui regola, invece, è una pulsazione ritmica semplice e continua (e proprio per questo qualche volta è bello).
Altra perla:

L’intensità del suono è di 20 dB oltre il limite di tolleranza dell’orecchio umano

Idiozia immane. Basta guardare la tabellina nel mio corso di acustica. Casomai, sfiora la soglia del dolore, che non è la stessa cosa.
Potrei continuare con altri dati fino a smontare totalmente questa asserzione, ma non ne vale la pena, perché le cose più belle vengono dopo (dal punto di vista tecnico, il libro è pieno di idiozie immani, circa una ogni 2 pagine).
Quando arriva alla terza fase, il rock satanico, ne indica come artefici nientemeno che i Beatles del 1965, con il brano Norwegian Wood in Rubber Soul. La sordida cospirazione poi continua con Sgt Pepper’s, Magical Mistery Tour e finalmente con quello che lui chiama il Devil’s White Album a causa delle due Revolution (number one e nine).
A parte l’inversione storica (questi dischi vengono ben prima dell’hard rock), la cosa buffa è che per noi, a quel tempo, i Beatles erano bravi e raffinati, ma tutti casa e famiglia, tutt’altro che dei rivoluzionari. Poi, infatti, il nostro se la prende con gli Stones e tanti altri (dai Black Sabbath ai KISS), ma qui è fin troppo facile.
E proprio da questo libro, inizia la moda di inserire i messaggi al contrario.
A proposito, qui, credo, nasce anche la leggenda secondo la quale il nome KISS significa Kings In Satan’s Service.

Comunque, alla fine ho trovato il capitolo su Hotel California. In breve, sostiene che la canzone è consacrata interamente alla chiesa di satana di Anton La Vey (l’ispiratore di Manson) e che il testo è una allegoria della vendita dell’anima a satana in cambio di piacere, ricchezza, etc (noi lo interpretavamo come un’allegoria dell’esperienza psichedelica).
Ma c’è anche un testo lungo un’intera pagina che è ciò che si sentirebbe ascoltando la canzone al contrario. Inutile dire che ho provato e non ho sentito nulla.
D’altra parte, una cosa del genere, con un palindromo così lungo, è più difficile che scrivere l’arte della fuga. Pensate che uno dei più lunghi palindromi conosciuti è

    in girum imus nocte et consumimur igni

Agli occhi di qualcuno, già la citazione di questo verso mi qualifica come satanista.
Se volete approfondire la cosa, cercate su Google il centro culturale san giorgio (mi rifiuto di mettere un link per non regalargli punti in google).