Secondo i calcoli del Global Footprint Network, oggi cade l’Earth Overshoot Day per il 2008.
È il giorno in cui noi, razza umana, cominciamo a consumare più risorse di quante il pianeta Terra sia riuscito a rinnovare. In pratica, andiamo in rosso, togliendo risorse alle generazioni future.
Un tempo questo limite non veniva mai raggiunto. L’uomo non riusciva a consumare più di quanto la terra poteva produrre. Nel 1961 metà del prodotto della Terra era sufficiente per soddisfare le nostre necessità. Il primo Earth Overshoot Day è arrivato nel 1986, alla data del 31 dicembre: in quell’anno siamo andati in pari.
Da allora, l’Earth Overshoot Day è sempre arretrato. Nel 1995 la fase del sovraconsumo aveva già mangiato più di un mese di calendario: a partire dal 21 novembre la quantità di legname, fibre, animali, verdure divorati andava oltre la capacità degli ecosistemi di rigenerarsi; il prelievo cominciava a divorare il capitale a disposizione, in un circuito vizioso che riduce gli utili a disposizione e costringe ad anticipare sempre più il momento del debito.
Nel 2005 l’Earth Overshoot Day è caduto il 2 ottobre. Quest’anno siamo già al 23 settembre: consumiamo quasi il 40 per cento in più di quello che la natura può offrirci senza impoverirsi. Secondo le proiezioni delle Nazioni Unite, l’anno in cui – se non si prenderanno provvedimenti – il rosso scatterà il primo luglio sarà il 2050. Alla metà del secolo avremo bisogno di un secondo pianeta a disposizione.
È interessante osservare gli effetti dei diversi stili di vita. Se il modello degli Stati Uniti venisse esteso a tutto il pianeta ci vorrebbero 5,4 Terre. Con lo stile Regno Unito si scende a 3,1 Terre. Con la Germania a 2,5. Con l’Italia a 2,2. Il paese che ha la più alta impronta ecologica (consumo di risorse per abitante) è quello degli Emirati Arabi Uniti, ma gli abitanti sono pochi. Seguono gli USA, il Kuwaid, il Canada, l’Australia e i paese occidentali in genere, insieme al Giappone.