Una delle non molte composizioni di Steve Reich e di tutta la minimal music che mi piacciono veramente.
Per me, il problema del minimalismo è che si basa su una idea che non ha mai avuto un vero sviluppo. In altre parole, questa musica si basa essenzialmente sulla sovrapposizione di pattern che, nel tempo, possono
- cambiare melodicamente, per esempio sostituendo via via le note (Glass) o invertendo note e pause (Reich)
- cambiare ritmicamente, introducendo, ogni tanto, una mutazione nelle figurazioni
- cambiare timbricamente, sostituendo gradualmente i gruppi strumentali che eseguono i vari pattern
- sfasarsi temporalmente accelerando o rallentando il metro (a volte usando metronomi diversi fin dall’inizio)
Non mi sembra ci siano altri espedienti e a mio avviso, il tutto diventa estremamente prevedibile. Ciò non toglie che, a volte, il risultato possa essere affascinante e coinvolgente, ma non si può continuare per una vita così.