Music for 18 musicians

Una delle non molte composizioni di Steve Reich e di tutta la minimal music che mi piacciono veramente.

Per me, il problema del minimalismo è che si basa su una idea che non ha mai avuto un vero sviluppo. In altre parole, questa musica si basa essenzialmente sulla sovrapposizione di pattern che, nel tempo, possono

  1. cambiare melodicamente, per esempio sostituendo via via le note (Glass) o invertendo note e pause (Reich)
  2. cambiare ritmicamente, introducendo, ogni tanto, una mutazione nelle figurazioni
  3. cambiare timbricamente,  sostituendo gradualmente i gruppi strumentali che eseguono i vari pattern
  4. sfasarsi temporalmente accelerando o rallentando il metro (a volte usando metronomi diversi fin dall’inizio)

Non mi sembra ci siano altri espedienti e a mio avviso, il tutto diventa estremamente prevedibile. Ciò non toglie che, a volte, il risultato possa essere affascinante e coinvolgente, ma non si può continuare per una vita così.