Spettro Elettromagnetico

Non male questo atlante dello spettro elettromagnetico (l’originale era interattivo).

An interactive visualization of the Radio Spectrum, and a database of artistic and social interventions that have been developed in the last decades that employ radio technologies. Projects are catalogued according to the frequencies they occupy.

AES was designed and developed by Bestiario with Irma Vila and Jose Luis de Vicente for the AV festival (New Castle) and CCCB (Barcelona).

 

Io però ho qualche perplessità sull’effettivo significato artistico di una operazione di questo tipo. È un’ottima visualizzazione, ma non c’è nessuna interpretazione. Praticamente mi comunica dei dati scientifici in una bella forma, godibile. Potrebbe essere una nuova interfaccia per ricevitori, ma ogni tanto ho la sensazione che l’etichetta di arte venga applicata con estrema facilità.

D’altra parte, l’arte informativa esiste e ha un senso evidenziare dei dati di fatto sconosciuti ai più (anche qui ne abbiamo parlato). In un suo scritto nemmeno tanto recente, Eno proponeva l’installazione di enormi schermi che mostrassero in tempo reale i dati sul pianeta e sul cambiamento climatico.

Per finire, questa è una buona introduzione allo spettro elettromagnetico, senza alcuna velleità artistica. Si tratta di una playlist in 8 parti di origine NASA, con commento tradotto in italiano dall’INAF (Istituto Nazionale di Astrofisica). Cliccate l’icona in alto a dx per vedere le altre parti).

Barcode

Questo è il mio barcode.

Non c’è dentro il mio nome, ma ci sono sesso, nazionalità, età, altezza, peso.

Trattasi di un lavoro di Scott Blake:

Scott Blake takes barcodes and turns them into art – art that is simultaneously pop and op, intellectual and personal, minimal and ocular. Blake uses the black and white icon of our data-drenched existence to stimulate thought on topics from consumerism to religion and individual identity. He urges the viewer to consider the limitations of digitized human expression and to appropriate these symbols of commodity.

C’è un intero sito dedicato al lavoro di Scott Blake sui barcode.

Retro Sabotage

Retro Sabotage si diverte a riscrivere la storia dei videogame realizzandone anche delle versioni sabotate con cui giocare in rete.

Così Pac-Man diventa un sistema per incitare i giovani giapponesi a consumare di più per evitare la recessione e poi, nella versione Nord Coreana, si trasforma in un gioco che si auto-gioca, mentre si può giocare a Tetris con tanto di sfondo di minareti e bombe americane che cadono.

The Human Clock

Questa è decisamente notevole. Una grande idea di Craig Giffen. Sono rimasto colpito a guardare la pagina per un bel po’ (sì, sono affascinato dagli orologi almeno quanto gli antichi cinesi, anche se li odio (gli orologi, non i cinesi), così come odio il tempo che passa).

The Human Clock è un orologio fatto di immagini, migliaia di immagini da tutto il mondo, ognuna delle quali ha dentro di sé un orario (ora:minuti).

Poi un software provvede a selezionare una delle foto che mostrano l’ora locale a chi si collega. C’è anche un pannello di controllo che permette di specificare la propria time zone e di scegliere fra la versione digitale e quella analogica. Semplice ed efficace.
The Human Clock esiste dal 2001, per cui forse qualcuno di voi lo conosceva già, ma internet è grande. Ora Craig Giffen è imprgnato nella realizzazione dello Human Calendar.
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Here is The Human Clock by Craig Giffen.

It’s a clock made by pictures, a thousand shots from many countries, each showing the time in the format hour:minute. Then a software selects a picture showing the local time.

FlyGuy

Questo, nel 2007, era FlyGuy di Trevor van Meter.
Forse è un po’ pretenzioso metterlo sotto Arte Visuale, in fondo era solo una animazione flash di un tipo con l’aria da impiegato che volava sotto il vostro controllo (lo si guidava semplicemente con le frecce) e incontrava persone e oggetti con cui a volte interagiva.
Ma era così fiabesca, naïve e sorprendente che valeva la pena di perderci un po’ di tempo.
In fondo, una poltrona con le ali che ti offre il the, un guru seduto su una nuvola con una massima diversa ogni volta e una fotocopiatrice volante non si incontrano tutti i giorni.
La musichetta di fondo, poi, era banale, ma deliziosa e l’UFO che si trovava volando molto in alto (dove il cielo diventa nero e stellato) era una gag sorprendente.

È morto, con Flash, nel 2001. Ora si ritrova su youtube con una voce di commento, ma non è più controllabile, oppure sul solito Internet Archive dove funziona in toto via emulatore Flash

Caligraft

caligraft

Caligraft (2006) is a generative art work which consists of a series of interactive pieces exploring the limits of representation in typographies and texts.

Caligraft è un sito che gioca con le lettere che voi premete sulla tastiera.
Con una serie di applet interattivi, genera disegni che evolvono dinamicamente quando gli inviate caratteri.
La calligrafia è una delle cose che mi affascinano, ma che non ho tempo di fare.
Arte generativa.

Via Rhizome.org

Media Art Net

Oggi vi propongo qualche sito da visitare. Media Art Net contiene una buona serie di articoli sull’arte e i nuovi media (installazioni, interazioni etc…) con possibilità di leggere e vedere video. Nota: andate con il mouse sul rettangolo a puntini a destra per visualizzare i menu.