Avatar is video for a dance performance that conveys the formation of the human body into the avatar on the computer screen while it is inprocess of questionning it . Avatar exposes some occasions such as “loading” and “Disconnected” through its own way, while using the internet .
intemporalitéè un film sperimentale su Parigi realizzato a partire da un gran numero di fotografie volutamente deformate e animate.
Come al solito lamento il fatto che la parte visuale è così sperimentale, mentre la musica è più o meno la solita: semplice tonalità arricchita da effetti. Non che non ci stia, anzi segue bene il ritmo delle immagini, solo che è evidente che la ricerca è visuale e la musica è intesa come commento (peraltro ben integrato).
Film by Didier Viode
Musica: Chris Komus – Cordyceps “Cannibal in Utero”
Questo divertente video ha vinto un tot di premi. Non è particolarmente innovativo, se non nel metodo utilizzato per crearlo. Certo che, se è veramente in stop motion come sembra (ovvero un fotogramma alla volta, come nei vecchi cartoon), questi hanno lavorato un bel po’…
Katarzyna Kijek e Przemysław Adamski sono animatori polacchi che inseriscono elementi di animazione in riprese vere e proprie creando un gioco di immaginazione strettamente legato al suono.
La loro tecnica è quella dell’ormai desueta stop motion in cui viene impressionato un fotogramma per volta muovendo gli oggetti animati fra uno scatto e l’altro. Dico desueta perché la stop motion, largamente in uso un tempo, è stata ormai sostituita quasi completamente dalla grafica computerizzata. Kijek e Adamski, invece, riescono ancora a trarne situazioni di grande suggestione dove la connessione con il suono è evidente e ricca.
Nosaj Thing (born Jason Chung) è un giovane musicista di Los Angeles attivo nell’area hip hop, remix, etc.
Mi ha colpito questo video sul suo brano Eclipse/Blue per la connessione fra i due danzatori (uno reale, mentre l’altro sembra essere parte del video) e la proiezione (virtuale) alle loro spalle.
Un gioco di luci trasforma il personaggio reale in una silhouette monocromatica quasi virtuale che interagisce con una seconda silhouette la cui realtà non è chiara. Insieme generano e si fondono con le forme in evoluzione sullo schermo. Notevole.
Da quel che capisco i credit per il video dovrebbero andara a Daito Manabe, takcom, Satoru Higa, and MIKIKO with support from The Creators Project. Peraltro anche il brano non è così banale…
Grazie a Katja per la segnalazione.
UPDATE: le ballerine sono effettivamente due, una davanti e l’altra dietro allo schermo
Visibile in grandi dimensioni su Vimeo (anche su You Tube, ma io in genere preferisco Vimeo: i video sono meno oppressi dal contorno e più valorizzati. Anche la qualità video mi sembra migliore)
Art Direction: Mat Maitland
Direction: Smith & Read / Mat Maitland
Animation: Natalia Stuyk
Production: Alastair Coe at Big Active
Music: ‘Mädchen Amick’ by Buffalo Tide
Stille post è un gioco tedesco che equivale al nostro telefono senza fili, che gli anglosassoni chiamano chinese wisphers. In pratica ognuno sussurra al seguente quello che ha capito della frase sussurrata dal precedente, in una catena che può alterarne sensibilmente il contenuto.
Questo video è stato costruito in modo apparentemente analogo: ogni artista doveva creare un video di durata compresa fra 5 e 30 secondi, avente come tema il concetto di PAUSA, partendo dall’ultimo frame del video realizzato dall’artista precedente. Molto importante: ognuno non vedeva l’intero video precedente, ma riceveva solo l’ultimo frame.
Guardando il risultato si può notare come, nella maggior parte dei casi, il ricevente non si sia minimamente sforzato di sviluppare il contenuto del frame ricevuto, ma abbia cercato un modo elegante e rapido per disfarsene e piazzare la propria idea. Il che la dice lunga sull’attitudine collaborativa degli artisti in genere.
Ora non so se dirvi subito quando cambiano i video (la lista appare alla fine). Sappiate, però, che i contributi sono 13 e che due artisti non si sono adeguati alla durata massima prescritta (30″); uno ha sforato di soli 3″, ma un altro è andato oltre per ben 24″.
Ok, ecco il video. La lista dei punti di giunzione la metto dopo.
PostPanic director Mischa Rozema’s new short film, Stardust, is a story about Voyager 1 (the unmanned spacecraft launched in 1977 to explore the outer solar system). The probe is the furthest man-made object from the sun and witnesses unimaginable beauty and destruction. The film was triggered by the death of Dutch graphic designer Arjan Groot, who died aged 39 on 16th July 2011 from cancer.
The entire team at PostPanic (the Amsterdam-based creative company) pushed themselves in their own creative post techniques to produce a primarily CG short film crafted with love.
The film’s story centers on the idea that in the grand scheme of the universe, nothing is ever wasted and it finds comfort in us all essentially being Stardust ourselves. Voyager represents the memories of our loved ones and lives that will never disappear.
From a creative standpoint, Rozema wanted to explore our preconceived perceptions of how the universe appears which are fed to us by existing imagery from sources such NASA or even sci-fi films. By creating a generated universe, Rozema was able to take his own ‘camera’ to other angles and places within the cosmos.
Objects and experiences we are visually familiar with are looked at from a different point of view. For example, standing on the surface of the sun looking upwards or witnessing the death and birth of a star – not at all scientifically correct but instead a purely artistic interpretation of such events.
Rozema says, ‘I wanted to show the universe as a beautiful but also destructive place. It’s somewhere we all have to find our place within. As a director, making Stardust was a very personal experience but it’s not intended to be a personal film and I would want people to attach their own meanings to the film so that they can also find comfort based on their own histories and lives.’
Rozema turned to his regular audio partner, Guy Amitai, to create the music for the film.
I approached Guy to make the music because I trust him and knew he would instinctively understand what I wanted to communicate with this film.’ Their long-term collaboration over the years helped them explore different musical approaches before finally settling on a musical journey featuring analogue instruments. Amitai explains, Once we started working on this project and I told people about Stardust and what Arjan meant to us all, the offers started pouring in. Musician friends and friends-of-friends all wanting to join in and record even the smallest parts. It was an incredibly emotional and personal journey for us all – not something you can professionally detach yourself from.
Credits:
A PostPanic Production
Written & directed by Mischa Rozema
Produced by Jules Tervoort
VFX Supervisor: Ivor Goldberg
Associate VFX Supervisor: Chris Staves
Senior digital artists: Matthijs Joor, Jeroen Aerts
Digital artists: Marti Pujol, Silke Finger, Mariusz Kolodziejczak, Dieuwer Feldbrugge, Cara To, Jurriën Boogert
Camera & edit: Mischa Rozema
Production: Ania Markham, Annejes van Liempd
Audio by Pivot Audio , Guy Amitai
Featuring “Helio” by Ruben Samama
copyright 2013 Post Panic BV, All rights reserved
Empty America è una serie di brevi video realizzati da Thrash Lab. Si tratta di timelapse dedicati ad alcune città americane ripulite da qualsiasi presenza umana, compresi turisti e traffico.
Francamente non so bene come abbiamo fatto. Posso pensare che, essendo timelapse, quindi video non continui, ma formati da immagini a distanza di (poco) tempo montate in serie, siano state selezionati solo i fotogrammi senza persone e traffico. Però nei video ci sono anche luoghi in cui è piuttosto difficile non vedere nessuno.
Inoltre, nel video di San Francisco, c’è (secondo me) un indizio del fatto che le persone c’erano, ma sono state tolte ed è una scala mobile funzionante, ma vuota. Di solito le scale mobili si fermano quando non rilevano nessuna presenza, dopo che hanno completato poco più di un ciclo di salita.
UPDATE
Con qualche ricerca, ho trovato il making of di uno dei video. C’è dietro un notevole lavoro di Photoshop, After Effects, e Premiere. Praticamente si approfitta del fatto che il timelapse è fatto con una camera fissa. Di conseguenza, nel filmato di partenza, il posto che in un fotogramma è occupato da (per es.) un’auto, è vuoto nel fotogramma precedente o in quello successivo. In tal modo è facile prendere un frammento da un fotogramma e copiarlo su un altro per far sparire auto e persone.
Le città finora svuotate sono Seattle, San Francisco e New York. La prossima sarà Washington DC. I video hanno prodotto reazioni contrastanti. Alcuni li hanno definiti “eerily disturbing” affermando che “It feels like everyone was abducted by aliens”.
Ammetto che l’idea di un’intera metropoli come un’immensa Mary Celeste può suonare un po’ inquietante, anche perché alcuni dei casi che conosciamo sono collegati a catastrofi, tipo Pryp’yat’, ma io li trovo deliziosi. Solo la musica, in questo contesto, mi suona un po’ irritante.