Incipit: A Tale of Two Cities

A Tale of Two CitiesIt was the best of times, it was the worst of times, it was the age of wisdom, it was the age of foolishness, it was the epoch of belief, it was the epoch of incredulity, it was the season of Light, it was the season of Darkness, it was the spring of hope, it was the winter of despair, we had everything before us, we had nothing before us, we were all going direct to Heaven, we were all going direct the other way—in short, the period was so far like the present period, that some of its noisiest authorities insisted on its being received, for good or for evil, in the superlative degree of comparison only.

[Charles Dickens, A Tale of Two Cities, 1859]

 

Era il tempo migliore e il tempo peggiore, la stagione della saggezza e la stagione della follia, l’epoca della fede e l’epoca dell’incredulità; il periodo della luce, e il periodo delle tenebre, la primavera della speranza e l’inverno della disperazione. Avevamo tutto dinanzi a noi, non avevamo nulla dinanzi a noi; eravamo tutti diretti al cielo, eravamo tutti diretti a quell’altra parte – a farla breve, gli anni erano così simili ai nostri, che alcuni che li conoscevano profondamente sostenevano che, in bene o in male, se ne potesse parlare soltanto al superlativo.

[Trad. di Silvio Spaventa Filippi]

Il 2012 profetizzato dagli scrittori di fantascienza

Nel 1987, il sito Writers of The Future, legato al discusso Ron Hubbard, invitò vari scrittori di fantascienza a fare una predizione cercando di immaginare il mondo a 25 anni distanza. Una capsula del tempo da aprire dopo 25 anni e vedere quante delle predizioni fatte da persone abituate a immaginare il futuro si sono avverate. Ora, 1987 + 25 = 2012, cioè oggi, per cui è il momento di verificare.

In realtà, nella media, anche qui vale la legge della predizione: più è precisa, meno è azzeccata.

Alcuni fra i più famosi hanno toppato clamorosamente. Per esempio, Zelazny che prevede una società trasformata dalla robotica e dall’automazione, con spese militari diminuite, rallentamento della crescita della popolazione, medicina trasformata dalle biotecnologie e un mondo un po’ più conservatore, ma mediamente più sano, con più tempo libero e una più ampia gamma di opzioni educative e ricreative di cui godere.

Fra quelli che hanno più o meno indovinato spiccano i pessimisti:

Jack Williamson

Vi preghiamo di perdonarci. Vi abbiamo gravato di debiti impossibili, sprecato e inquinato il pianeta che avrebbe dovuto essere il vostro ricco patrimonio, lasciandovi invece una terribile eredità di ignoranza, povertà, e guerra.

Orson Scott Card

Dobbiamo ritenerci fortunati se qualcuno avrà abbastanza tempo libero nel 2012 per aprire questa capsula del tempo e preoccuparsi di ciò che contiene. Nel 2012 gli americani vedranno il crollo dell’Impero Americano, la Pax Americana, perché abbiamo chiuso con la nostra perdita di volontà nazionale e altruismo nel 1970. Il collasso economico mondiale costerà all’America il suo ruolo dominante, ma non si tradurrà in egemonia russa

Un nuovo ordine mondiale emergerà da carestie, malattie, e dislocazione sociale: la ri-tribalizzazione d’Africa, la distruzione dell’illusione di unità islamica, la lotta tra aristocrazia e proletariato in America Latina, senza il sostegno finanziario dei paesi industrializzati, il vecchio ordine finirà.
I cambiamenti saranno grandi come quelli che emersero dalla caduta di Roma

L’omogeneità di Israele probabilmente gli permetterà di sopravvivere, Messico e Giappone potranno cambiare governanti, ma saranno ancora forti.

Si fa notare per lucidità Sheldon Lee Glashow, forse proprio perché non è uno scrittore, ma un fisico, premio Nobel nel 1979 insieme a Steven Weinberg e Abdus Salam per aver teorizzato il quarto quark (charm) che ha permesso di completare la costruzione della teoria unificata delle interazioni elettromagnetiche e deboli (teoria elettrodebole).

Non ci sarà alcuna guerra nucleare.

Il Giappone sarà la principale potenza economica del mondo, in possesso o in controllo di una parte significativa delle industrie europee e americane. Questa “dittatura economica” sarà utile agli stati clienti del Giappone, dal momento che lo stesso Giappone ricava benefici dal mantenere i propri clienti sani e ricchi.

Molte malattie saranno curabili: il diabete e la gotta, per esempio, saranno trattati con tecniche di ‘ingegneria genetica’. La sclerosi multipla e il morbo di Parkinson saranno effettivamente curabili. Tuttavia, l’AIDS non sarà ancora sotto controllo.

L’economia americana registrerà un calo graduale ma implacabile. I nostri figli non vivranno una vita così comoda come noi. Il differenziale tra ricchi e poveri crescerà e la criminalità si diffonderà al punto da minacciare il tessuto sociale. I ricchi e i poveri formeranno 2 campi armati. La maggior parte delle automobili e dei mezzi di trasporto saranno prodotti in enclaves di proprietà giapponese situate in America. Tuttavia, l’agricoltura e l’istruzione superiore saranno le nostre esportazioni di maggior successo. Non ci saranno treni veloci che collegano le città americane, ma una rete di treni levitati superconduttori sarà in costruzione in Europa occidentale e in Giappone.

Tutto sommato, non male, se allarghiamo il Giappone alle tigri asiatiche (la Corea del Sud soprattutto) che comunque stanno nella stessa area geografica. La sclerosi multipla e il morbo di Parkinson non sono attualmente curabili, ma in molti casi possono essere tenuti sotto controllo. L’AIDS è effettivamente ancora fuori controllo in gran parte del pianeta.

Quasi tutta l’ultima parte è sostanzialmente corretta. Qui in Europa non stiamo costruendo una rete di treni levitati superconduttori, ma una più tradizionale alta velocità.

Colpisce, invece, l’assenza della Cina, che, fra tutti, è citata una sola volta e marginalmente. Sembra che, nel 1987, nessuno potesse pensare che la Cina sarebbe stata in grado di cambiare il proprio sistema al punto da poter entrare fra le grandi potenze economiche mondiali. Eppure già numerosi studi dell’epoca ne avevano parlato.

Frederick Pohl, infine, dà un saggio di sarcasmo, ma in fondo ha toppato anche lui. Il suo intervento inizia dicendo:

Voi vivete in un mondo in pace. Qualcosa di simile a una Corte di Giustizia Mondiale, emanazione delle Nazioni Unite, dirime le controversie internazionali e ha il potere di applicare le proprie decisioni anche con la forza. Per questa ragione vivete in un mondo praticamente senza armi e proprio grazie al fatto che i singoli paesi non hanno bisogno di spendere per mantenere eserciti, voi avete un tenore di vita paragonabile a quello dei miliardari odierni.

E continua prevedendo esplorazione dello spazio, fine della deforestazione, inquinamento sotto controllo, in una parola, Utopia.

Ma poi aggiunge:

Come so tutto questo? Non perché ho fatto una valutazione probabilistica delle attuali tendenze. Anzi, al contrario. Tutto ciò che sta accadendo nel mondo di oggi porta a concludere che nessuna di queste buone cose sta per accadere, perché il nostro paese, la nazione più ricca e potente della storia del mondo (e, ho sempre pensato, la migliore) si sta mandando in rovina per reclutare e addestrare i terroristi in America Latina, dare armi ai terroristi in tutto il mondo, sviluppare ed impiegare eserciti, flotte e sistemi d’arma che non hanno scopo se non di sconfiggere qualsiasi paese che non sia disposto a sottomettersi. Dal momento che, purtroppo per noi, le persone che sono in disaccordo con noi hanno terroristi, flotte, eserciti e propri armamenti, lo scenario futuro più plausibile è una guerra nucleare.

E conclude (riassumo)

Di conseguenza, se potete leggermi, significa che avete risolto i problemi di cui sopra e vivete nella prima ipotesi. In caso contrario, non ci sarà nessuno in grado di leggermi. Quindi ho vinto in ogni caso.

No, Frederick. Non ci sono solo le alternative estreme. L’umanità ha sviluppato la capacità di camminare verso il baratro spingendo l’orlo sempre più in là, sopravvivendo anche alle proprie teorie. Il problema è che questa sopravvivenza ha un costo.

Citando scherzosamente Douglas Adams

La storia di tutte le maggiori civiltà galattiche tende ad attraversare tre fasi distinte ben riconoscibili, ovvero le fasi della Sopravvivenza, della Riflessione e della Decadenza, altrimenti dette fasi del Come, del Perché e del Dove. La prima fase, per esempio, è caratterizzata dalla domanda ‘Come facciamo a procurarci da mangiare?’, la seconda dalla domanda ‘Perché mangiamo?’ e la terza dalla domanda ‘In quale ristorante pranziamo oggi?’

Spesso il prezzo della sopravvivenza è il ritorno a una fase precedente.

Se volete leggere tutte le profezie, le trovate qui.

Steve Jobs by Walter Isaacson

Steve_Jobs_by_Walter_IsaacsonSe a qualcuno piacciono la tecnologia e le biografie, quella di Steve Jobs scritta da Walter Isaacson è un’ottima lettura. L’ho trovata in un supermarket e mi sono deciso a comprarla perché, leggendo le note di copertina, mi è sembrata abbastanza obiettiva, cioè anche critica e non solo osannante (non è che non ami Jobs; quello che non mi piace è l’atteggiamento di adorazione acritica che molti manifestano nei suoi confronti).

Walter Isaacson è un ex caporedattore di Time, CEO di CNN, oggi direttore dell’Aspen Institute. Ha scritto biografie di Kissinger, Benjamin Franklin ed Einstein. È una persona con le spalle abbastanza larghe da non farsi condizionare da chicchessia e va a merito di Jobs l’averlo invitato a scrivere la sua biografia autorizzata senza interferire nella stesura.

Il libro si legge facilmente ed è privo di strafalcioni tecnologici significativi.

Isaacson tratteggia senza sconti la personalità complessa di Jobs: un genio per quanto riguarda la definizione degli aspetti estetico/funzionali dei prodotti Apple e sufficientemente carismatico da spingere i suoi collaboratori a realizzare cose fino a quel momento ritenute impossibili, ma anche un egocentrico che divideva il mondo soltanto in due categorie, fantastico e merda, spesso brutale con chi gli stava intorno, capace anche di appropriarsi delle idee altrui e riproporle come proprie.

La sua ricerca estrema e quasi furiosa della semplicità sia nel design che nella funzionalità dell’oggetto, lo avvicina al Bauhaus, con la differenza che, per Jobs, il detto “form follows function” si rovescia nel suo esatto opposto. Spesso, infatti, alcune caratteristiche funzionali dei sistemi Apple sono state determinate dall’estetica scelta da Jobs per qualche dispositivo. In tal modo si rovescia il normale processo di progettazione. Di solito, infatti, prima vengono gli ingegneri che decidono quali componenti devono far parte della macchina e poi arrivano i designer che hanno il compito di rinchiuderli in un involucro accattivante (e spesso, nel caso del computer, si limitano a un involucro qualsiasi).

L’approccio di Jobs, invece, ha posto ai progettisti delle sfide che li hanno costretti a innovare. In genere, non si ha la percezione di quanto sia difficile cambiare la forma di un computer. Per esempio, il solo fatto di volere gli spigoli molto arrotondati provoca un bel problema di progettazione perché i produttori di schede e chip lavorano solo con elementi rettangolari. In teoria un chip rotondo si potrebbe fare, a patto, però, di cambiare l’intera catena di produzione, dal software che sistema i collegamenti fino ai robot che saldano i chip sulla piastra. In pratica è impossibile.

Di conseguenza, l’arrotondamento degli involucri con il taglio degli angoli produce spazio sprecato, a meno di inventare una disposizione diversa degli elementi all’interno dell’involucro, cosa che risulta più semplice se si usano elementi più piccoli, che, però, hanno un costo maggiore, il che spiega, in parte, il prezzo eccessivo rispetto alle prestazioni delle macchine Apple.

Gli effetti di questo modo di procedere sono risultati a volte decisamente innovativi, ma, in altre occasioni, si sono rivelati tali da compromettere alcune funzionalità.

Un esempio del primo tipo è lo sfondo bianco dell’interfaccia del Macintosh, conseguenza del fatto che Jobs voleva che fosse WYSIWYG: what you see is what you get (quello che vedi è quello che ottieni), quindi, se il documento in stampa sarebbe risultato nero su bianco, anche sullo schermo doveva essere così. Questa idea aveva fatto imbestialire non poco i tecnici perché il tradizionale sfondo nero (a fosfori spenti) era più semplice da progettare ed evitava che il tremolio dei fosfori fosse visibile. Lo sfondo bianco, invece, costringeva a ricorrere a monitor di qualità superiore, più costosi. Oggi tutti siamo abituati a questa situazione ed anche i display hanno fatto un salto di qualità non da poco.

Un esempio del secondo caso è il maledetto lettore CD dell’iMac. Jobs si arrabbiò moltissimo quando vide che il progettista aveva inserito nella macchina un lettore a cassettino invece che uno a fessura come era suo desiderio e gli impose di cambiarlo. Il punto è che a quell’epoca, i CD player non erano ancora in grado di masterizzare, ma solo di leggere. Il progettista, però, sapeva che a breve sarebbero stati disponibili anche i primi masterizzatori e che, per alcuni anni, sarebbero stati prodotti solo in versione a cassettino e avvisò Jobs che non volle scostarsi dalla sua idea. Per questa ragione gli acquirenti dell’iMac non hanno potuto beneficiare di un salto tecnologico e per vari anni sono stati costretti ad acquistare un masterizzatore a parte, mentre tutte le altre macchine nascevano dotate di masterizzatore di serie.

Un altro esempio molto più recente è l’antenna-gate dell’iPhone 4. Sebbene la volontà ferrea di Jobs fosse in grado di spingere i tecnici a fare miracoli, non c’è alcuna possibilità di contrastare il fatto che il metallo non è un materiale ideale da piazzare vicino ad una antenna: a dispetto dei desideri di Jobs e del suo designer di fiducia, le onde elettromagnetiche si ostinano a fluire sul metallo piuttosto che attraverso di esso con la conseguenza che un involucro metallico attorno a un telefono scherma sia la ricezione che la trasmissione (è la cosiddetta gabbia di Faraday). In origine, l’iPhone avrebbe dovuto avere una corona di plastica per permettere al segnale di fluire, ma la visione estetica di Jobs richiedeva una corona metallica. I tecnici fecero l’impossibile per utilizzare il metallo come estensione dell’antenna creando una discontinuità nella corona di acciaio che circondava l’apparecchio, ma come risultò chiaro da subito, se un dito sudato interrompeva tale fessura, la linea crollava.

È giusto rilevare, però, che i successi del metodo Jobs sono stati di gran lunga maggiori rispetto agli insuccessi e che la sua capacità innovativa ha realmente cambiato il modo in cui la massa percepisce la tecnologia. Dico “la massa” perché le creazioni Apple sono rivolte principalmente a coloro che utilizzano i sistemi digitali per l’ordinaria amministrazione, non a coloro che fanno un uso spinto della tecnologia. Prova ne è il fatto che le macchine high-end disegnate da Jobs sia in Apple che fuori, non hanno mai avuto grande successo. Non l’ha avuto il Lisa, non l’ha avuto il NeXT e non l’ha avuto il Power Mac G4 Cube che, nonostante sia finito esposto al Museum of Modern Art di New York, non ha impressionato i professionisti, poco disposti a spendere il doppio del normale per avere una scultura sulla loro scrivania. La presenza massiccia di Apple in alcuni centri di ricerca, come, nel mio campo, l’IRCAM, dipende più che altro da oculate politiche di vendita e sponsorizzazione che altro (leggi: sconti e regali).

Ma il problema maggiore di Apple, quello che ne ha frenato la diffusione fra gli addetti ai lavori, in realtà non è il prezzo, ma l’estrema chiusura dei loro sistemi. Nonostante la pubblicità tenti sempre di accreditare un’immagine creativa, i sistemi di Jobs sono sempre stati più diretti alla fruizione di contenuti che alla loro creazione e per volontà espressa dell’azienda, non esiste una pluralità di fornitori, il che significa che, sia che si abbia bisogno di un particolare componente hardware, di una certa applicazione o solo di una riparazione, bisogna sempre rivolgersi a una e una sola azienda e accettare le sue condizioni. A partire dal primo Mac, questa è stata la politica aziendale propugnata da Jobs. Quando in Apple si sono accorti che erano nati dei servizi di riparazione dell’iPhone gestiti da terze parti, l’azienda ha persino modificato le viti per impedire che qualcun altro fosse in grado di aprirlo.

Entrare in Apple, in pratica, significa consegnare la propria attività e i propri dati a una singola azienda senza potersi rivolgere a qualcun altro nel caso di disaccordi con la politica aziendale. È un po’ come acquistare una bellissima automobile di marca ZZZ (che proprio per questo costa il doppio di un auto normale) e scoprire, però, che gli unici che possono ripararla sono i centri ZZZ (che la tengono via 20 giorni e ti fanno pagare un occhio), che puoi fare benzina solo nei distributori approvati da ZZZ e che rende il massimo solo sulle strade consigliate da ZZZ.

Detto così, sembra solo un fatto economico, ma non lo è. È una di quelle cose che riguarda la libertà di tutti, anche se pochi ne sono toccati direttamente. Il fatto è che, sul mio computer, voglio mettere il sistema che voglio, farci girare i programmi che voglio e anche scriverne qualcuno, visto che so come fare, e magari venderlo o regalarlo e questo, in Apple, non è semplicemente possibile.

Ray Bradbury

Cronache MarzianeIl 5 Giugno è morto Ray Bradbury.

Veramente sono un po’ stufo di scrivere necrologi, però non posso dimenticare che il suo “Cronache Marziane” (1950; trad. it. 1954) è uno dei libri di fantascienza che più mi hanno colpito quando ero ragazzo, al punto che  rileggendo qui i titoli dei racconti che ne fanno parte, mi sono reso conto che, a circa 40 anni di distanza, me li ricordo tutti.

C’è un racconto in particolare, Night Meeting (Incontro di notte nella trad. italiana), in cui, durante uno spostamento notturno, uno strano (e non spiegato) salto temporale fa incontrare un giovane colonizzatore terrestre e un marziano di un altro tempo, quando ancora la civiltà marziana esisteva, prima dell’arrivo dei terrestri.

Ognuno dei due vede l’altro come una persona semitrasparente, dalle apparenze di un fantasma e ognuno dei due vede Marte come è abituato a vederlo: dove il terrestre vede rovine, il marziano vede una città brulicante di vita, dove l’uno vede un oceano l’altro vede un recente insediamento. I due, evidentemente, non si capiscono e se ne vanno ognuno per la propria strada, ciascuno nel proprio tempo, entrambi chiedendosi se quell’incontro era realtà o allucinazione. Ma nessuno dei due sa spiegare quella strana malinconia che si sente dentro…

Per Bradbury, la poesia era più importante di una trama razionale. Per esempio, non si è sforzato di spiegare quel salto temporale. Semplicemente lo fa accadere. Le emozioni, i sentimenti dei protagonisti sono molto più importanti della spiegazione razionale di un fenomeno che, peraltro, è centrale in quel racconto.

Tutto Cronache Marziane è così. I marziani vengono nuovamente fatti fuori dai batteri dei terrestri, prendendo di peso l’idea dalla Guerra dei Mondi di Wells. Una trama banale dal punto di vista della science-fiction. Ma per l’autore è un sistema per mettere nelle mani dei nuovi arrivati un mondo vuoto, ma non da millenni; da poco. Due civiltà si sono incrociate per un breve periodo e ora la seconda si trova a ripartire camminando letteralmente sugli scheletri ancora freschi della prima, come nel racconto The Musicians. È una situazione quasi unica nel mondo della speculazione letteraria e anche della stessa fantascienza.

Nell’opera di Bradbury il focus è sull’essere umano, sui suoi problemi e passioni, piuttosto che sulla tecnologia tout-court. Ciò nonostante la sua forza inventiva è straordinaria, testimoniata da molti libri, anche se tutti si limitano a ricordare Fahrenheit 451 divenuto un’icona anche grazie al film di Truffaut.

Con questa impostazione, Bradbury ha portato la fantascienza nel mainstream letterario e proprio per questo il suo lavoro ha ispirato altre categorie artistiche, oltre al cinema, lasciando un’enorme quantità di tracce e connessioni storiche. Un esempio fra tanti: “I Sing the Body Electric“, il titolo di un suo racconto e di una antologia del 1969 è preso da un poema di Whitman ed è poi diventato anche il titolo del secondo album dei Weather Report, del 1972.

Joyce 130 anni

130 anni dalla nascita di James Joyce.

Un’intervista con Carmelo Bene in cui legge Joyce mi sembra appropriata.

L’audio è un po’ basso. Quello che segue, da You Tube, è circa una metà del programma Una sera, un libro da cui è tratta l’intervista. A questo indirizzo, sul sito RAI, trovate l’intero programma (però dovete installare il plugin Microsoft Silverlight; se non va su Firefox, usate Google Chrome).

A proposito, vorrei sapere perché la RAI, che è servizio pubblico, usa dei codec proprietari.

Sidney’s Siberia

Fra le molte meraviglie del sito Secret Technology di Jason Nelson spicca questa Sidney’s Siberia.

Un’immagine che contiene una breve poesia e un quadrato, mosso dal mouse, per ingrandirne una parte. Quest’azione rivela che l’immagine di partenza è composta da molte piccole immagini, una modalità già ben nota nel web (esistono dei software per farlo).

Ma presto ci si accorge che ogni piccola immagine, ingrandita, contiene un’altra breve poesia e che il procedimento può continuare all’infinito…

Cliccare le immagini per ingrandire.

Haiku sonori

Ho appena letto un articolo di Murray Shafer, Orecchie aperte riportato in Paesaggi sonori, a cura di M. Bull e L. Back, Il Saggiatore, 2008 (NB: titolo originale The auditory culture reader, 2003; non ci sono i titoli originali dei singoli articoli, maledizione).

A un certo punto, in un capitolo intitolato L’orecchio dell’immaginazione, Shafer riporta vari haiku che spingono ad immaginare un suono a volte in modo sorprendente.

Il primo è il famoso haiku della rana di Bashō (1644 – 1694), che ho trovato anche in lingua originale

古池や
蛙飛びこむ
水の音
(furu ike ya
kawazu tobikomu
mizu no oto)

Questo haiku è stato tradotto in molti modi, ma la traduzione più realistica, anche se non è quella riportata nell’articolo, mi sembra essere:

antico stagno
una rana si tuffa
il suono dell’acqua

Nota: la traduzione degli haiku, come di molta poesia, non è univoca, ma è spesso una questione di sfumature. Qui, a volte, ho scelto di riportare la mia traduzione preferita anche se non è quella utilizzata nell’articolo che, oltretutto, è una doppia traduzione (giapponese → inglese → italiano).

Lo stesso Bashō offre anche altri esempi di attenzione al suono

il canto del cuculo
si adagia
sulla superficie dell’acqua

*****

il canto del cuculo
si perde lontano
verso un’isola sola

*****

mentre canta l’allodola
le grida del fagiano
battono il tempo

*****

silenzio:
la voce delle cicale
graffia la pietra

Un esempio fantastico è di Yamei

hark! la voce di un fagiano
ha ingoiato il grande campo
in un sorso

Ci sono, poi, alcuni haiku sul movimento del suono (autori Issa e Gyotai)

grillo
anche se era all’altra porta che cantavi
ti ho sentito qui

*****

il suono di una ghianda
che cade da un tetto di assi
freddo nella notte

ed esistono anche fusioni sinestetiche di fenomeni sonori e visivi (ancora Bashō)

il mare si scurisce
e il richiamo di un’oca selvatica
è pallidamente bianco

Infine, sempre da Bashō, un bellissimo esempio dell’immanenza del suono negli oggetti silenziosi

la campana del tempio tace,
ma il suono continua
ad uscire dai fiori

Liste di proscrizione

C’ è aria di censura, nel Veneto leghista. Gli scrittori pro-Battisti, prima genericamente ostracizzati da un assessore della provincia di Venezia, ora vengono messi al bando nelle scuole. Mentre nelle biblioteche comunali, nel silenzio generale, stanno sparendo le opere degli autori politicamente scomodi.
«Non chiediamo nessun rogo di libri, intendiamoci. Semplicemente inviteremo tutte le scuole del Veneto a non adottare, far leggere o conservare nelle biblioteche i testi diseducativi degli autori che hanno firmato l´appello a favore di Cesare Battisti», dice l´assessore regionale all´istruzione Elena Donazzan, 39 anni di Bassano del Grappa, pidiellina fervente cattolica, con alle spalle una militanza nel Fronte della Gioventù e un passaggio in An. «Un boicottaggio civile è il minimo che si possa chiedere davanti ad intellettuali che vorrebbero l´impunità di un condannato per crimini aberranti», sbotta annunciando una lettera a tutti i presidi.
La sua crociata arriva dopo la “sparata” dell´assessore alla cultura della Provincia di Venezia, Raffaele Speranzon, che aveva detto: «Via quegli autori dalle biblioteche pubbliche». Ora a chiederne ufficialmente la censura nelle scuole è l´assessore regionale. Al suo fianco il presidente della Regione Luca Zaia, che definisce la vicenda Battisti «abominevole». E tuona: «I delinquenti vanno messi in galera, non lasciati liberi».
Intanto casi di censura leghista, strisciante o esplicita, vengono denunciati da alcuni bibliotecari veneti. A venire sconsigliati sono (soprattutto) i libri di Roberto Saviano. [neretto mio] Nei giorni successivi alla messa in onda di Vieni via con me e alla polemica con Maroni il dirigente di una biblioteca in provincia di Treviso ha segnalato che il sindaco leghista non gradiva si tenessero i libri dell´autore di Gomorra: presenti in catalogo, ma spariti dagli scaffali.

Fonte Repubblica del 20/01/2011, ma la notizia è nota.

Aggiornamento dal Corriere Veneto: l’assessore regionale all’Istruzione, la pdl  Donazzan, dichiara che, con il placet dello stesso Governatore Zaia, scriverà una lettera a tutti i Presidi del Veneto ( e attraverso di loro agli insegnanti), invitandoli a non diffondere tra i giovani le opere degli autori messi al bando. A chi le contesta di operare una censura, risponde che la sua non è un’imposizione  ma un “indirizzo politico”.

Elenco assolutamente parziale di alcuni dei titoli che dovrebbero essere eliminati dalle biblioteche e dalle scuole tratto dal blog di Loredana Lipperini.

  • Agamben Giorgio: L’uomo senza contenuto, Rizzoli; La comunità che viene, Einaudi; L’aperto. L’uomo e l’animale, Bollati Boringhieri; Il giorno del giudizio, Nottetempo; Profanazioni, Nottetempo; Nudità, Nottetempo; La Chiesa e il Regno, Nottetempo.
  • Balestrini Nanni: Poesie pratiche, antologia 1954-1969, Einaudi: Tristano, Feltrinelli; Vogliamo tutto, Feltrinelli; Gli invisibili, Bompiani, L’editore, Bompiani, I furiosi, Bompiani, Una mattina ci siam svegliati, Baldini & Castoldi; La Grande Rivolta; Bompiani; Sandokan, Einaudi.
  • Benedetti Carla Pasolini contro Calvino: per una letteratura impura, Bollati Boringhieri; L’ombra lunga dell’autore. Indagine su una figura cancellata, Feltrinelli; Il tradimento dei critici, Bollati Boringhieri;
  • Bernardi Luigi: Erano angeli, Fernandel; Vittima facile. Una storia criminale, Zona; Atlante freddo. Trilogia criminale, Zona; Senza luce, Perdisa Pop; Fuoco sui miei passi, Senzapatria.
  • Bertante Alessandro: Al diavul, Marsilio.
  • Biondillo Gianni: Per cosa si uccide, Con la morte nel cuore, Il giovane sbirro, Nel nome del padre, Guanda.
  • Cacucci Pino: Outland rock, Transeuropa, Puerto Escondido, Mondadori; San Isidro Futbòl, Feltrinelli; Punti di fuga, Feltrinelli; In ogni caso nessun rimorso, Feltrinelli; Demasiado corazón, Feltrinelli; Nahui , Feltrinelli; Sotto il cielo del Messico, Feltrinelli; La giustizia siamo noi , Rizzoli.
  • Carlotto Massimo: Il fuggiasco, e/o; La verità dell’Alligatore, e/o; Le irregolari, e/o, Nessuna cortesia all’uscita, e/o; Arrivederci amore, ciao, e/o; L’oscura immensità della morte, Roma, Edizioni e/o; Nordest, e/o; L’amore del bandito, e/o.
  • Dazieri Sandrone: Attenti al gorilla, Mondadori, La cura del Gorilla, Mondadori, Gorilla blues, Mondadori; Il Karma del gorilla; È stato un attimo. Mondadori; La bellezza è un malinteso; Mondadori.
  • De Michele Girolamo. Tre uomini paradossali, Einaudi; Scirocco, Einaudi, La bellezza del cieco, Einaudi, La scuola è di tutti, Minimum Fax.
  • Di Monopoli Omar. Uomini e cani, Ferro e fuoco, La legge di Fonzi, ISBN
  • Evangelisti Valerio. Nicolas Eymerich, inquisitore, Le catene di Eymerich, Il corpo e il sangue di Eymerich, Il mistero dell’inquisitore Eymerich, Cherudex, Picatrix, Il castello di Eymerich, Mater Teribilis, La Sala dei Giganti, La luce di Orione, Rex tremendae maiestatis (tutti Mondadori); Metallo urlante, Black Flag, Einaudi; Il collare di fuoco, Il collare spezzato, Tortuga, Veracruz,Noi saremo tutto, Mondadori.
  • Ferrario Davide: Sangue mio, Feltrinelli.
  • Genna Giuseppe. Catrame, Nel nome di Ishmael, Non toccare la pelle del drago, Grande Madre Rossa, Hitler, Le teste, Mondadori; Assalto a un tempo devastato e vile, Minimum Fax; L’anno Luce, Marco tropea; Italia De Profundis, Minimum Fax.
  • Grimaldi Laura: La paura, Sospetto, Mondadori. Perfide storie di famiglia, Marco Tropea Editore,
  • Lipperini Loredana. La notte dei blogger, Einaudi, Ancora dalla parte delle bambine, Non è un paese per vecchie, Feltrinelli.
  • Monina Michele: Furibonde giornate senza atti d’amore, Pequod, I Demoni, Pequod, Vasco Chi?, Marco Tropea.
  • Moresco Antonio: Lettere a nessuno, Einaudi, Gli esordi, Feltrinelli, Canti del caos, Mondadori, Lo sbrego, Rizzoli, Gli incendiati, Mondadori.
  • Pennac Daniel: Il paradiso degli orchi, La fata carabina, La prosivendola, Signor Malaussène, La passione secondo Thérèse, Ultime notizie dalla famiglia, Come un romanzo, Diario di scuola, Feltrinelli.
  • Philopat Marco. Costretti a sanguinare, La Banda Bellini, I viaggi di Mel, Shake; Roma k.o. Romanzo d’amore droga e odio di classe, Agenzia X.
  • Quadruppani Serge. L’assassina di Belleville, La breve estate dei colchici, La notte di Babbo Natale, Mondadori, In fondo agli occhi del gatto, Y, Marsilio.
  • Raimo Christian. Latte, Dov’eri tu quando le stelle del mattino gioivano in coro? , Minimum Fax.
  • Scarpa Tiziano. Occhi sulla graticola, Einaudi, Kamikaze d’occidente, Rizzoli, Stabat Mater, le cose fondamentali, Einaudi.
  • Serino Gian Paolo Usa & getta. Fallaci e Panagulis. Storia di un amore al tritolo Aliberti
  • Vauro . La satira alla guerra, Vita e morte della DC. Foglio di via. Manifestolibri, Il papa è morto, Baldini Castoldi Dalai, Appunti di guerra. Pensieri e vignette di un mese sotto le bombe. Terre di Mezzo Editore, Kualid che non riusciva a sognare. Piemme, Sangue e cemento, con Marco Travaglio. Editori Riuniti, Farabutto. Piemme.
  • Voce Lello Singin’ Napoli cantare , Ripostes, Eroina, Transeuropa, Farfalle da combattimento, Bompiani, Il Cristo elettrico, No Reply.
  • Wu Ming. Q, Asce di guerra, 54, Manituana, Altai, Einaudi

X di Cory Doctorow

Prima di tutto sappiate che questo libro, che in italiano assume il titolo di X, altro non è che Little Brother. Un testo che, dal 2008, gira tranquillamente in rete essendo distribuito sotto licenza Creative Commons (non commercial, share alike). Chi legge correntemente l’inglese può scaricarlo gratuitamente qui, in una miriade di formati.

L’autore, Cory Doctorow, è giornalista, attivista dei diritti civili, ex responsabile europeo della Electronic Frontier Foundation e ben noto come paladino della libertà della rete.

Di conseguenza, X non è un avvincente romanzo, anzi, sotto questo punto di vista lascia a desiderare. Per forza di cose, la trama non è fra le più originali, la prosa è di tipo giornalistico più che letterario e può dirsi avvincente solo per un nerd minorenne.

Ciò nonostante, leggerlo fa bene in quanto è un ottimo testo didattico sul come e perché un governo possa far fuori i diritti fondamentali dei propri cittadini e su come si possa organizzare il dissenso nell’era digitale.

Partendo da un attentato stile 9/11 localizzato nella Bay Area invece che a New York, Cory Doctorow delinea, in forma romanzata, ma con lucidità, la reazione governativa: una prima botta di arresti in massa seguita da una progressiva riduzione delle libertà civili in nome della sicurezza. In pratica, la politica interna americana durante la presidenza Bush. Un film che abbiamo già visto e che crediamo di conoscere. Tuttavia è istruttivo vedere come, anche in un sistema in cui i diritti fondamentali sono chiaramente sanciti da un apposito documento costituzionale, si possa diffondere, soprattutto grazie ai media, una specie di malattia autoimmune che porta la società civile ad annullarsi rinunciando volontariamente ai propri diritti costituzionali.

Il libro fa riflettere anche perché mostra come molte delle comodità digitali che possediamo possano trasformarsi rapidamente in sistemi di controllo. Personalmente, rifletto spesso sulla privacy e essendo un informatico, conosco i meccanismi della sicurezza, così molte delle cose descritte nel testo, come il tracciamento dei nostri movimenti in rete, la possibilità di evidenziare percorsi e comportamenti anomali, le informazioni ricavabili dai cellulari e dall’uso delle carte di credito mi erano già note. Ciò nonostante sono rimasto colpito da quanto poco ci voglia per trasformare in strumenti di controllo anche sistemi di uso comune.

Prendete, per esempio il Telepass. Oggi serve quasi esclusivamente per entrare in autostrada e al limite in qualche centro storico o parcheggio, ma è semplicissimo piazzare altri sottosistemi fissi (RSE: l’apparecchio di ricezione del segnale emesso dall’OBU, on board unit) nelle principali strade in modo da rilevare quasi tutti i movimenti dei veicoli.

Tutto questo conduce al problema degli RFID (Radio Frequency IDentification; lo stesso Telepass è un RFID attivo) che ormai vanno diffondendosi in modo massiccio. Sono stati adottati anche sui nuovi passaporti dell’EU (Italia compresa), sono leggibili e scrivibili a distanza senza entrare fisicamente a contatto con il lettore e sono ricchi di informazioni (quello sul passaporto, per esempio, contiene l’intera storia delle entrate e uscite dal paese). Vengono ormai piazzati anche su determinate smartcard che consentono di pagare il biglietto di bus e metropolitana nelle principali città.

In modo analogo, però, i sistemi digitali possono essere sfruttati per nascondersi o confondere chi li traccia. Le comunicazioni via internet possono sfruttare reti che mantengono l’anonimato, i dati degli RFID possono essere manipolati, i sistemi di identificazione possono essere confusi.

Questo scontro è il vero tema del libro e occorre aggiungere che anche i pochi particolari tecnici sono spiegati chiaramente e alla portata del lettore medio non nerd. Consigliato a tutti; quasi obbligatorio per i più giovani. Si legge rapidamente (mi ha preso parte del tempo libero degli ultimi 3 giorni). Da inserire nelle biblioteche scolastiche, dove, proprio per questo, non si troverà.

10/10/10

Mi era sfuggito. Domenica era il 10/10/10, numero topico che, letto in binario (101010) fa 42, la risposta alla domanda fondamentale sulla vita, l’universo e tutto quanto nel romanzo di Douglas Adams.

Come è noto, non si conosce la domanda

“Quarantadue!” urlò Loonquawl. “Questo è tutto ciò che sai dire dopo un lavoro di sette milioni e mezzo di anni?”
“Ho controllato molto approfonditamente,” disse il computer, “e questa è sicuramente la risposta. Ad essere sinceri, penso che il problema sia che voi non abbiate mai saputo veramente qual è la domanda.”

Peraltro, secondo wikipedia, il 42 ha parecchi significati, soprattutto religiosi:

  • È il numero di generazioni intercorrenti tra Abramo e Gesù Cristo nel Vangelo secondo Matteo
  • Nell’Apocalisse biblica, l’impero “che assomiglia all’Impero Romano” regna sulla Terra per 42 mesi.
  • È il numero del Diavolo (6) moltiplicato per il numero di Dio (7).
  • È il numero dei comandamenti (o regole) della divinità egiziana Maat [cavolo, noi siamo già in difficoltà con 10]
  • Nell’antico testo cinese Tao Te Ching di Lao Tzu il capitolo 42 contiene una spiegazione dell’universo [Il Tao generò l’Uno, l’Uno generò il Due, il Due generò il Tre, il Tre generò le diecimila creature].

The Ware Tetralogy

coverColoro che leggono l’inglese e amano la SF, possono scaricare gratuitamente The Ware Tetralogy di Rudy Rucker. Si tratta di una serie di 4 racconti lunghi (novels, in inglese) intitolati Software, Wetware, Freeware e Realware scritti fra il 1982 e il 2000.

I primi due hanno vinto il premio Philip K. Dick per il miglior racconto. Ora l’intera serie è stata ripubblicata da Prime Book. Si può acquistare il volume o scaricare il pdf o l’rtf da questa pagina.

Libri censurati

Oggi è terminata la Banned Books Week (BBW), una settimana in cui, negli USA, si ricorda che la censura sui libri è esistita ed esiste tuttora.

È stata approntata anche una Google Map che mappa ed elenca 460 tentativi di eliminare dei libri dalle scuole o dalle biblioteche registrati in USA dal 2007 al 2010.

Per l’occasione, l’Internet Archive ha messo in linea 74 libri un tempo banditi. Si va da testi d’autore come l’Ulisse di Joyce o il Mondo Nuovo di Huxley, a libri per bambini come Il Mago di Oz, fino a scritti più discutibili come Mein Kampf. Questo perché la BBW, in pratica, celebra il primo emendamento cioè la libertà di parola, di qualsiasi opinione si tratti.

I testi sono scaricabili in vari formati, dal PDF fino agli eBooks (fra cui Kindle, Daisy, EPUB), tutti in lingua originale.

Interviste

logoLa Paris Review è una prestigiosa rivista letteraria online.

La scorsa settimana ha aperto il nuovo sito, molto raffinato, mettendo in linea anche un grande archivio di interviste con famosi personaggi dell’ambiente letterario internazionale.

Le interviste spaziano in arco temporale di 50 anni e includono scrittori come Woody Allen, W. H. Auden, J. G. Ballard, Saul Bellow, Heinrich Boll, Borges, Paul Bowles, Ray Bradbury, Anthony Burgess, William S. Burroughs, Italo Calvino, Truman Capote, Raymond Carver, Louis-Ferdinand Céline, Jean Cocteau, Don DeLillo, tanto per citare solo qualcuno fermandosi alla lettera D.

Il tutto è in inglese e fortunatamente è riportato per iscritto. Io odio i podcast e li considero una disgrazia, primo perché occupano un sacco di spazio rispetto all’equivalente ASCII, secondo perché, nonostante io capisca l’inglese, spesso sono costretto a riascoltare delle frasi, terzo perché, con uno scritto e un traduttore automatico, per quanto male vada, anche chi non capisce la lingua può farsi un’idea del contenuto. Infine, il podcast è uno strumento di potere che va contro l’universalità di internet perché consente ad un’area linguistica di far pesare la propria influenza culturale.

L’indice, per annata o per nome, è qui.

Via Open Culture

Vicolo del tornado

vicolo_del_tornadoSette invettive di William Burroughs, scritte tra il 1986 e il 1989 e tradotte nel 1997 su Millelire Stampa Alternativa (ormai fuori catalogo), sono state rilasciate in CC.

Sette storie brevi che paiono come scivolate inavvertitamente fuori da una delle tasche del completo grigio di William Seward Burroughs – l’hombre invisible – come lo avevano soprannominato i ragazzini di Tangeri negli anni ’60. Sette “routine”, come le definì Allen Ginsberg, racconti sospesi nel tempo come numeri del music-hall, realtà fatta a fette che permette a ciascuno di vedere cosa c’è in cima alla propria forchetta, il pasto nudo.

Le potete scaricare in formato PDF o RTF.

A John Dillinger
con la speranza che sia
sempre vivo


This post is about a book in italian. Seven short stories by William Burroughs, in italian translation, had been released under CC license (PDF or RTF format).

Da Classici Stranieri

La scomparsa di Sanguineti

La scomparsa del poeta Edoardo Sanguineti restituisce all’Italia letteraria tutta il proprio anelato, compiaciuto, regressivo, passatista e reazionario provincialismo culturale e accademico.
Edoardo Sanguineti era stato capace di stemperare la «peste mansueta delle discipline», rendendo armonico il distonico, facendo della parola e della musica unico suono.
Aveva traversato il Labirinto disvelandone e destrutturandone la natura, ricordandoci, lucido e incrollabile nel pensiero, l’opportunisticamente obliata connessione tra ideologia e linguaggio, la fallacia di un’estetica e di un’arte solo apparentemente fini a se stesse.
Aveva individuato nella famiglia un nucleo di resistenza e, nel suo basso parlare, nel travestire e nel parodiare, un nucleo operativo.
Ha ancora senso, si chiedevano in troppi, ripercorrere il cammino delle avanguardie, come da Sanguineti propugnato?
Ora più che mai, annaspanti nella mediocrità e nella ripetizione, avvinghiati a discutibili e desuete Muse altrui per celare la mancanza delle proprie, alienati al segno di negare l’alienazione, vinti da uno sperimentalismo solo formale, dal sonno dell’ideologia, e incatenati alle pareti del Louvre, ha senso ripercorrere quel cammino, quello delle avanguardie storiche e delle neoavanguardie, quello di Edoardo Sanguineti, ha senso porsi i quesiti irrisolti e trarne la prassi per approdare a nuovi orizzonti.
Non è questa un’apologia apocrifa o un necrologio, ma un monito, «pietra fondamentale del rifiuto»: oltre ai suoi testi, testimonianza di un praticabile altro, resta di Edoardo Sanguineti il suo motto.
Ideologia e linguaggio.
Che queste parole non si perdano mai nella palude.

Complessità climatiche (1)

Sto leggendo Collasso (here in english), un libro in cui Jared Diamond (quello di Armi, acciaio e malattie) si interroga sul come le società possano affrontare i periodi di crisi e scegliere se vivere o morire.

Ideale continuazione del precedente Armi, acciaio e malattie, dove erano indagate le cause che hanno portato determinate aree geografiche alla supremazia tecnologica, Collasso analizza invece i motivi che hanno portato, nel passato e nel presente, determinate civiltà a un crollo repentino, dove questo è definito come una diminuzione drastica (spesso tramite conflitti armati) e su una scala temporale ridotta della complessità politica, delle dimensioni della popolazione e della produzione culturale. Diamond si interroga quindi se sia possibile che anche alcune delle società contemporanee, se non l’intera civiltà industriale, stiano andando incontro a un crollo di questo genere, e se e come sia possibile evitarlo.

A lato di questi argomenti, peraltro molto interessanti, a una lettura un po’ attenta il libro offre vari esempi di quanto il problema climatico sia complesso e difficilmente prevedibile in tutti i suoi effetti collaterali.

Considerate questo esempio:

in una regione del Montana (USA) si decide di mettere in atto un disboscamento controllato al fine di dare nuove possibilità alla sofferente industria del legname. L’operazione non è selvaggia, ma studiata prendendo come esempio le politiche dei paesi del nord Europa che da anni tagliano in un luogo, piantando poi alberi giovani e dando loro il tempo di ricrescere.

Sembra che tutto sia stato tenuto in dovuto conto, ma poi si verifica il seguente effetto collaterale: nei torrenti della zona, che fino a quel momento erano ricchi di pesce e attiravano molti turisti, non si pesca più. C’è pochissimo pesce.

Uno studio permette di appurare la causa. In seguito al taglio degli alberi, nella parte più a monte dei torrenti la temperatura dell’acqua è salita di 1/2 gradi. Il fatto è che la foresta teneva le acque costantemente all’ombra, mentre ora sono sempre al sole. Di conseguenza la loro temperatura media è salita. È bastato questo perché molte delle uova dei pesci, che ormai si erano adattati a quell’ambiente da centinaia (forse migliaia) di anni, non riuscissero più a schiudersi abbassando drasticamente il tasso di pescosità.

Risultato: l’aumento di produttività nel campo del legname è stato annullato dalle perdite turistiche e il livello di occupazione è salito da un lato, ma è crollato dall’altro. Tutta l’operazione ha avuto l’effetto di trasferire il problema occupazionale da un settore a un altro.

Nonostante la faccenda non sia stata affrontata con superficialità, l’analisi si è concentrata sul problema centrale (il disboscamento e i suoi effetti immediati) e si è rivelata incapace di prevedere tutti gli effetti collaterali, almeno uno dei quali è risultato molto dannoso.

Questo esempio mi torna alla mente tutte le volte in cui sento disquisizioni sul clima e sulle politiche ambientali e energetiche che adottano un ragionamento lineare, mentre la realtà si rivela quasi sempre più contorta di quello che riusciamo a prevedere. Cfr. la citazione di Stephen Hawking sulla fisica quantistica che mi sembra valida a anche a scala macroscopica: “Dio, non solo gioca a dadi, ma li butta anche in posti in cui sono difficili da vedere”.