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Codici a barre
Per chi ha sempre pensato che i barcode siano soltanto dei codici, ecco una risposta creativa dai giapponesi di d-barcode.
NB: non sono semplici disegni; sono veramente stampati sulle confezioni.
Asako Narahashi
Da più di 10 anni, Asako Narahashi fotografa il mondo dal ciglio dell’acqua, a volte con la macchina in parte sommersa.
In alcune immagini, la prospettiva sembra quella di un naufrago che annaspa fra le onde. In altre, con acqua calma, la vista è quella di un nuotatore che riposa scivolando sull’acqua o facendo il morto.
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Una fontana …
… un po’ speciale.
Si trova in Giappone, alla Osaka City Station.
A vederla disegnare forme con l’acqua, sembra complicata, ma, in realtà, non è più complessa di una stampante. Immaginate una stampante che abbia una sola linea di ugelli lunga quanto la larghezza del foglio. A questo punto basta che il software prenda una linea della pagina e mandi un 1 (aperto) per ogni pixel nero e uno 0 (chiuso) per ogni pixel bianco, continuando così per tutte le righe. Il software è perfino più semplice di quello di una stampante. Ecco fatto. In fondo è computer art.
C’è, comunque, un messaggio più interessante, dietro ed è l’idea che una società deve favorire e perfino spingere la creatività e l’arte anche nelle sue manifestazioni più normali, come una stazione o l’arredo urbano in genere. Da quanto tempo non vedo un’opera d’arte contemporanea in una stazione?
Tsunami in soggettiva
Questo impressionante video, ritrovato in un’auto, mostra lo tsunami giapponese dal punto di vista del cittadino qualunque.
Yu Muroga è un autista giapponese. Era al lavoro l’11 marzo 2011. Come altre persone in quell’area, non si sentiva minacciato da uno tsunami, essendo abbastanza lontano dalla costa, così, nonostante il terremoto, ha continuato a fare il suo lavoro. Ma si sbagliava.
La telecamera ad alta risoluzione montata sull’auto, lasciata accesa, ha filmato il momento del sisma e il successivo arrivo delle onde…
In realtà, data la diffusione di videocamere in Giappone, i video di questo tipo sono moltissimi. Date un’occhiata anche a questo.
Tre mesi dopo
ll Giappone, tre mesi dopo il terremoto. Queste immagini accostate, prese, la prima poco dopo lo tsunami (12/3) e la seconda 20 giorni fa (4/6) a Miyako, mostrano una incredibile trasformazione.
Naturalmente non è andato così ovunque, ma in tutti i luoghi colpiti, eccetto, ovviamente Fukushima, la rimozione dei detriti prosegue a velocità sorprendente (almeno per noi; in effetti, è così che dovrebbe andare in un paese normale).
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Il Giappone è lontano
Tokyo, 10-05-2011
Il primo ministro giapponese Naoto Kan ha annunciato che rinuncera’ al suo stipendio fino a quando non sara’ terminata la crisi nucleare a Fukushima. Il taglio dell’appannaggio mensile e del bonus versato due volte l’anno iniziera’ dal mese di giugno, riferisce l’agenzia stampa Kyodo.
L’annuncio e’ giunto durante una conferenza stampa nella quale Kan si e’ scusato con gli elettori per non aver saputo prevenire la crisi nucleare scoppiata all’impianto nucleare di Fukushima, in seguito al sisma e lo tsunami dell’11 marzo.
Il primo ministro giapponese ha anche riferito che il Giappone rinuncera’ all’aumento dal 30 al 50% della percentuale di elettricita’ elettrica [sic] prodotta da centrali nucleari, originariamente previsto entro il 2030.
Intanto la Tepco, societa’ che gestisce l’impianto di Fukushima, ha chiesto formalmente al governo di Tokio un aiuto finanziario per affrontare gli enormi costi dei risarcimenti alle vittime del disastro nucleare.
Assieme alla richiesta, riferisce l’agenzia Kyodo, e’ stato presentato un piano per un taglio dei costi della societa’ che comprende anche la restituzione degli stipendi del presidente della Tepco, Mastaka Shimizu, del chairman Tsunehisa Katsumata e di sei vicepresidenti.
Fonte: RAInews24
Haiku sonori
Ho appena letto un articolo di Murray Shafer, Orecchie aperte riportato in Paesaggi sonori, a cura di M. Bull e L. Back, Il Saggiatore, 2008 (NB: titolo originale The auditory culture reader, 2003; non ci sono i titoli originali dei singoli articoli, maledizione).
A un certo punto, in un capitolo intitolato L’orecchio dell’immaginazione, Shafer riporta vari haiku che spingono ad immaginare un suono a volte in modo sorprendente.
Il primo è il famoso haiku della rana di Bashō (1644 – 1694), che ho trovato anche in lingua originale
古池や
蛙飛びこむ
水の音
(furu ike ya
kawazu tobikomu
mizu no oto)
Questo haiku è stato tradotto in molti modi, ma la traduzione più realistica, anche se non è quella riportata nell’articolo, mi sembra essere:
antico stagno
una rana si tuffa
il suono dell’acqua
Nota: la traduzione degli haiku, come di molta poesia, non è univoca, ma è spesso una questione di sfumature. Qui, a volte, ho scelto di riportare la mia traduzione preferita anche se non è quella utilizzata nell’articolo che, oltretutto, è una doppia traduzione (giapponese → inglese → italiano).
Lo stesso Bashō offre anche altri esempi di attenzione al suono
il canto del cuculo
si adagia
sulla superficie dell’acqua
*****
il canto del cuculo
si perde lontano
verso un’isola sola
*****
mentre canta l’allodola
le grida del fagiano
battono il tempo
*****
silenzio:
la voce delle cicale
graffia la pietra
Un esempio fantastico è di Yamei
hark! la voce di un fagiano
ha ingoiato il grande campo
in un sorso
Ci sono, poi, alcuni haiku sul movimento del suono (autori Issa e Gyotai)
grillo
anche se era all’altra porta che cantavi
ti ho sentito qui
*****
il suono di una ghianda
che cade da un tetto di assi
freddo nella notte
ed esistono anche fusioni sinestetiche di fenomeni sonori e visivi (ancora Bashō)
il mare si scurisce
e il richiamo di un’oca selvatica
è pallidamente bianco
Infine, sempre da Bashō, un bellissimo esempio dell’immanenza del suono negli oggetti silenziosi
la campana del tempio tace,
ma il suono continua
ad uscire dai fiori
Grattacieli danzanti
Questo video è un estratto con zoom tratto da questo, più lungo, girato a Shinjuku (un quartiere di Tokyo) da Ayumu Dokizono. In qualsiasi altro paese tutto sarebbe crollato
Bombardato due volte
Il 4 Gennaio di quest’anno è morto Tsutomu Yamaguchi (山口 彊, 16 March 1916 – 4 January 2010), una delle poche persone ad aver subito due bombardamenti atomici ed essere sopravvissuto.
Yamaguchi era a Hiroshima il 6 agosto 1945 per un viaggio di lavoro per la società per cui lavorava, la Mitsubishi Heavy Industries. Stava scendendo dal tram quando la prima bomba atomica, Little Boy, fu sganciata sulla città.
L’esplosione gli provocò notevoli lesioni, distrusse i suoi timpani, lo accecò seppure temporaneamente e gli lasciò serie ustioni sulla metà superiore sinistra del suo corpo. Fu avvolto in bendaggi per le sue ferite e divenne completamente calvo.
Trascorse la notte successiva in un rifugio antiaereo prima di tornare alla sua città natale, Nagasaki, il giorno seguente. Yamaguchi stava spiegando ai suoi supervisori quanto vicino alla morte era stato, quando, a circa 3 km di distanza, fu sganciata la seconda bomba, Fat Man.
Anche questa volta sopravvisse. Nel 1957 gli venne riconosciuto lo status di hibakusha (vittima dell’esplosione) per la bomba di Nagasaki. Per molti anni tenne per sé la sua storia. Solo a ottant’anni scrisse un’autobiografia riguardante la sua esperienza e fu invitato a partecipare ad un documentario (nel 2006) intitolato Nijuuhibaku (“Bombardati due volte”) sulle 165 persone vittime di entrambe le bombe atomiche giapponesi.