Libri dal Guggenheim Museum

libriDa questa pagina potete scaricare circa 200 libri d’arte dedicati principalmente all’arte del ‘900, in formato PDF o ePub.

I testi sono stati messi a disposizione dal Guggenheim Museum.

Istruzioni:

  1. cliccate il testo che vi interessa
  2. si apre una pagina in cui potete vedere la copertina e i dati del libro (sotto)
  3. a destra della copertina ci sono due icone: un con 4 frecce (apertura) e una lente (ricerca nel libro)
  4. cliccate l’icona con 4 frecce per avere il libro a finestra intera; qui potete sfogliarlo
  5. subito sopra c’è il bottone PDF/ePub: clicatelo, scegliete il formato e parte il download.
  6. enjoy

Miri Kat

Miri Kat’s debut EP brings ephemeral collages, in turns frenetic and and lyrical, in a unique brand of glitchy grindcore for a post-Internet age. Miri’s hyperactive textures are rooted in original engineering, live-coded from found sounds with open source tools, derived from open ecosystems in both sounds and software. For Establishment, she is producing an original audiovisual edition, pairing her live visual talents with the compositional ones.

The London-based artist self-described as “oriental” in origin has fast become a mainstay of the underground livecoding scene. Her day job is as an engineer of electronic musical instruments, with expertise in music tech, web technologies, hacking, creative coding, algorithmic music, immersive multimedia, and generative visuals.

Album site

Cloud Sequencer

A new work by Ronald van der Meijs.

Notes from the author:

This project is a first start for a new sound research project into the diversity of clouds, sun and wind in order to create a sort of ‘natural sequencer’ for an outside sound installation. This site specific instrument consists out of seven solar powered bass organ pipe units interacting on the brightness of the sun to control the loudness of the sound. In this way passing clouds form a natural sequencer for this installation. Each organ pipe unit is catching the wind with one of the 5 smal sails, controlled by a system of pulley wheels and counter weights for pitching the sound of each organ pipe by a moving valve.

The weather conditions of the island determine how the sounds and its composition evolves as a constant changing requiem for the West Vlieland village which disappeared into the North Sea in 1736. As for this village the installation is completely handed over to the unpredictability of the weather. This plays a major part in the concept of this sound installation; one has to accept the weather conditions in al its appearances. This means that it needs sun, clouds and wind to produce a variety of sounds. So if there is no sun at all there is no sound to produce. What is left in this situation is the sound of nature itself.

The work has been installed on the Dutch island of Vlieland (53°18’02.3″N – 5°05’12.0”E) from July 22th to aug 30th 2017

Author’s blog

Avatar

Avatar is video for a dance performance that conveys the formation of the human body into the avatar on the computer screen while it is inprocess of questionning it . Avatar exposes some occasions such as “loading” and “Disconnected” through its own way, while using the internet .

Avatar, 10 min. ,2009

Visuals: Candas Sisman – csismn.com
Sound design: Mert Kizilay – myspace.com/mertkizilay
Choreography: Yigit Daldikler
Concept: Neylan Ogutveren
Performance: Yigit Daldikler

Tarots Upgrade

L’illustratore italiano Jacopo Rosati ha creato una serie di immagini dei tarocchi ispirate all’esperienza dei social network. Così potrebbe uscire la carta delle Fake News, quella della Cospirazione (tutto è connesso), dell’Hacker Russo (ti becchi un ransomware) o Cinese (ti hanno fregato la password).

tarots upgraded

Bbbeetthhoovveeenn

Nel 2002 il compositore scandinavo Leif Inge ha realizzato digitalmente una espansione temporale della Nona Sinfonia di Beethoven portandola alla durata di 24 ore, senza distorsioni o variazioni di altezza. Considerando che la durata normale della Nona si aggira intorno ai 67 minuti (ma dipende dal direttore: può anche superare i 70′ e arrivare fino a 77’16” nella versione di Kubelik del ’74), si tratta di una espansione di circa 21.5 volte.

Il titolo del brano così ottenuto è 9 Beet Stretch e suona come un continuum sonoro in lenta evoluzione, ma non così lenta da non permettere di percepire cambiamenti in tempi ragionevoli (qualche minuto al massimo, ma generalmente in tempi più brevi). Ovviamente, con questi tempi, la melodia si perde completamente e il tutto si trasforma in una sequenza di accordi, ma è interessante notare come il senso drammatico dell’armonia in gran parte rimanga.

Gli attacchi delle note sono tutti molto graduali perché non si tratta di una esecuzione rallentata, ma di uno stretching del segnale audio, quindi un attacco che in originale dura 1/10 di secondo, nella versione espansa dura 2.15 secondi. La versione utilizzata è una registrazione Naxos diretta da Béla Drahos con la Nicolaus Esterházy Sinfonia e Coro (Naxos 8.553478).

Lo stream si può ascoltare via internet dal sito di riferimento avviando il player. La trasmissione inizia all’ora in cui il sole tramonta a Vienna il 26 Marzo (le 18:16 CET), giorno e ora della morte di Beethoven, e continua 24/7. Di conseguenza, nelle giornate di ora solare, i quattro movimenti hanno i seguenti tempi di inizio (CET = central europe time, cioè il nostro fuso orario)

  • CET 18:16 movement 1 – duration 5½ hours
  • CET 23:43 movement 2 – duration 5 hours
  • CET 04:48 movement 3 – duration 5 hours
  • CET 09:24 movement 4 – duration 8½ hours

Nel periodo di ora legale, dovete aggiungere un’ora.

Reverberation as music

Un cantante all’interno del Battistero di S. Giovanni a Pisa, in Piazza dei Miracoli (quella della famose torre) utilizza le qualità acustiche del luogo per trasformare una melodia monofonica in armonia.

Il Battistero ha un riverbero di circa 15 secondi che fa risuonare ogni nota per un tempo sufficiente ad sovrapporne altre. In tal modo il riverbero assume un significato strutturale nella composizione. Ovviamente questo è solo una dimostrazione dell’acustica del Battistero, ma, come potrete sentire seguendo i link ai post collegati sotto a “potrebbero interessarti anche…), a volte vengono scritti dei brani per sfruttare le qualità di certe architetture.

Un brano scritto proprio per il Battistero di Pisa è Voci della Terra e del Cielo di Ian Costabile che si può ascoltare su You Tube. Esiste anche un brano elettroacustico progettato per il Battistero: SiderisVox di Leonardo Tarabella, eseguito nel 2006. Ne trovate testimonianza qui. Purtroppo non sono riuscito a trovare un estratto audio.

Alcune precisazioni sulle note al video: il turista pensa che quel cantante sia entrato per caso, ma non sa che queste dimostrazioni sono frequenti. In certi periodi dell’anno se ne fa una ogni mezz’ora (nelle pagina di questo video, su You Tube ne trovate parecchie). Inoltre chiama l’effetto “eco”, quando ovviamente si tratta di riverbero.

14&15 Mobile Photographers

14&15 Mobile Photographers is the first international showcase dedicated exclusively to mobile photographers and to their work. We are driven by a great curiosity to explore the new frontiers of digital photography, the mobile photography. For this reason, in 2015 we launched this platform, with the aim of promoting this sector of photography which is growing fast worldwide. We believe that the smartphone is only a tool to take pictures and does not represent anything more than an easy and fast camera. But this smart tool is always with us, ready to record our life in every moment.

1415_1 iPhone with Hipstamatic appPhoto by Scott Strazzante
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Removed

Non stanno giocando a carte. Removed è un progetto del fotografo americano Eric Pickersgill in cui la pervasività del cellulare si evidenzia attraverso la sua assenza. Normalissime immagini di un quotidiano in cui l’oggetto centrale, quello su cui si fissa l’attenzione di tutti, è rimosso e in questo modo la scena appare in tutta la sua assurdità.

Lo stesso Pickersgill commenta

La famiglia che siede accanto a me nel caffé Illium a Troy, NY, è così scollegata. Non si parla molto. Il padre e le due figlie guardano i loro cellulari. La mamma non ne ha uno o sceglie di non usarlo. Fissa fuori dalla finestra, triste e sola, in compagnia della sua famiglia. Papà guarda gli altri ogni tanto per annunciare qualche oscuro pezzo di informazioni trovato on-line. Per due volte parla di un grosso pesce che è stato catturato. Nessuno risponde. Sono addolorato nel vedere una tecnologia creata per l’interazione usata per non interagire. Una cosa del genere non è mai accaduta prima e dubito che abbiamo scalfito la superficie dell’impatto sociale di questa nuova esperienza. Adesso anche la mamma ha tirato fuori il suo telefono…
[trad. mia]

Il sito del progetto Removed è qui, con molte altre immagini.

La tecnologia ha sempre inciso profondamente sulla vita delle persone e sui rapporti sociali. Basti pensare al frigorifero, all’automobile, alla televisione. Ma mai come oggi ci siamo trovati di fronte a qualcosa che incide così duramente sulla comunicazione. È interessante notare come, a causa del (o grazie al) cellulare, le persone non si trovino mentalmente nel luogo in cui sono fisicamente. Ora, è normale che questo accada in certe situazioni. Io passo circa 5/6 ore alla settimana in treno ed è ovvio che, in questo caso, la gente impieghi il tempo leggendo qualcosa, lavorando o, al limite, dormendo, ma con il cellulare, questo accade sempre. Vedo gente che sale in autobus digitando o parlando; continua per tutto il tragitto e prosegue anche quando scende. Si parla o si digita anche mentre si cammina per strada e mentre si guida.

Quello che accade è che questo oggetto e in ultima analisi, internet, ci inseriscono in un flusso continuo di comunicazione che ci astrae dal “qui e ora” inserendoci in una chat room virtuale permanente. E la tecnologia va in questa direzione sviluppando oggetti che tendono a incorporare il flusso direttamente nel nostro corpo, come i google glass, ovvero la realtà aumentata che, se da un lato è molto comoda quando sto cercando un certo negozio in una zona poco conosciuta della città, alla fine ci costringerà ad avere sempre un cellulare acceso davanti agli occhi. E, come alcuni di voi avranno sperimentato, è inutile dire che basta lasciarlo spento o non averlo. Presto sarà praticamente obbligatorio, così come è diventata letteralmente obbligatoria una connessione internet.

L’effetto mi sembra quello di annullare qualsiasi possibilità di restare soli con sé stessi, che invece è una condizione che mi piace. E mi sconvolge il fatto che sembra far paura alla maggior parte della gente…

Outings Project

Outings is a global participative project, initiated by Julien de Casabianca, a French visual artist and filmmaker.

Anyone in their own town can go to their museums, take pictures of portraits with their phones and set them free.

It’s also museums, schools and cities organizing themselves with the inhabitants of their towns.

Eventually it’s exhibitions in museums and galleries of the photographs Julien de Casabianca took of his own Outings and shot all around the world.

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Bach nella cattedrale

Da YouTube salta fuori anche questa registrazione della Cantata “Gott ist mein König” (BWV 71) esguita in St. Mary’s Church a Mühlhausen.

Si tratta di una cattedrale gotica del 14mo secolo il cui riverbero illumina la cantata fin dall’attacco del primo movimento. Bach lavorò a Mühlhausen nel 1707/8 ed è probabile che la cantata BWV 71 sia stata eseguita per la prima volta proprio in questa chiesa.

Hakanaï

Costruire spazi virtuali intorno ai danzatori è particolarmente di moda ultimamente (oltre che di sicuro effetto). Ecco un altro esempio da parte della compagnia Adrien M / Claire B (gli stessi di Pixel: Adrien Mondot, artista multidisciplinare, programmatore; Claire Bardainne, artista, scenografa e designer).

Hakanaï è una performance coreografica per una ballerina in un volume di immagini in movimento. Nella lingua giapponese, Hakanaï definisce ciò che è non permanente, fragile, effimero, transitorio, tra sogno e realtà. Una parola antica che evoca un materiale sfuggente associato con la condizione umana e la sua incertezza, ma anche associata con la natura. Si scrive combinando due ideogrammi, quello che significa l’uomo e quello che designa il sogno. Un legame simbolico che è il punto di partenza di questa partitura per una ballerina che incontra delle immagini, dando vita a uno spazio ai margini dell’immaginario e del reale. Le immagini sono animate in diretta, secondo schemi fisici di movimento, al ritmo di una creazione sonora anch’essa eseguita dal vivo. Dopo l’esecuzione, rimane una installazione aperta agli spettatori.

In Japanese, the word ‘hakanaï’ is used to define the ephemeral, the fragile. The French group, Company Adrien M/Claire B invites the public to join them in the illusory world of dreams. The audience is invited to peer into a cloth cube where a visual haiku of a dancer and thousands of dancing images is unfolding. Hakanaï is an impressive convergence of dance and visual art, of bodies and moving graphics, of reality and dreams.

Since 2004, Company Adrien M/Claire B has been connecting digital culture with the performing arts. The collective develops performances and exhibitions that combine the real with the virtual. By focussing on man and body within a technological framework, they create timeless, poetic works.

Nabaz’mob

In questo post, la storia di Nabaztag è tratta da Wikipedia, con qualche nota del sottoscritto.

La parola Nabaztag (“նապաստակ” che in lingua armena significa coniglio), indica il coniglio wifi ideato da Rafi Haladjian e Olivier Mével e prodotto, nel 2005 dalla compagnia francese Violet.

Alto 23 centimetri, per un peso di 418 grammi, dispone di svariate abilità, tra le quali dare le previsioni del tempo, declamare le ore, segnalare eventuali messaggi di posta elettronica e illuminarsi per mezzo di LED colorati, muovendo le orecchie e pronunciando imprevedibili battute. Può inoltre riprodurre messaggi testuali ed MP3. Con il passare del tempo altri svariati servizi sono stati implementati. È inoltre scomparsa la distinzione tra servizi base e servizi su abbonamento, anch’essi divenuti gratuiti. Esistono anche dei servizi sviluppati dagli stessi utenti (musica, notizie, curiosità) denominati “Nabcast”.

L’oggetto, venduto a partire da giugno 2005, alla fine di ottobre 2006 aveva raggiunto i 35.000 esemplari nella sola Francia. A fine 2006 viene introdotto un modello più avanzato, il Nabaztag:tag che supporta lo streaming mp3 via internet, ha un microfono per ricevere comandi vocali e un lettore di RFID con tag personalizzati per ricevere comandi. Questo modello, inoltre, è dotato di tecnologia PULL, ossia può interrogare il server di propria iniziativa. A settembre 2007 sono presenti più di 180.000 Nabaztag in tutto il mondo.

Il 20 ottobre 2009 Violet, in difficoltà per una gestione dissennata, è acquistata dal noto software publisher Mindscape che immette sul mercato un modello ancora più avanzato chiamato Karotz con webcam e maggiori capacità di memoria. Ben presto, però, anche quest’ultimo entra in crisi. Il 29 luglio 2011 Mindscape comunica lo spegnimento dei server di gestione di Nabaztag creando in un solo colpo 180.000 orfani, ma rende pubblico il codice per la gestione dei “coniglietti” multimediali, rendendo possibile a diverse comunità utenti di creare dei nuovi server. Comunque, le varie comunità utente hanno privilegiato soluzioni alternative, basate sui progetti Opensource OpenJabNab, Nabizdead e OpenNag, più semplici da implementare dell’originale server (denominato “burrow”, con riferimento alle tane dei conigli selvatici) Violet/Mindscape ma privi del supporto per le vecchie unità Nabaztag di prima generazione. Le comunità utente sorte nell’immediata chiusura del server “ufficiale” supportano infatti i soli Nabaztag:tag.

In seguito Mindscape è acquisita da Aldebaran Robotics, azienda specializzata in robot giocattolo ed amatoriali, che vende ad esaurimento le scorte di Karotz senza sviluppare il prodotto, malgrado esso avesse incorporati e ben visibili evidenti agganci per accessori ed estensioni. Infine, con un annuncio scioccante del suo CEO comunica lo spegnimento dei server dei Karotz per il 18 febbraio 2015 segnando, così, la fine del progetto la cui esistenza resta affidata ai server amatoriali.

Dalla creazione di Nabaztag, Antoine Schmitt ne è il designer comportamentale e Jean-Jacques Birgé il designer sonoro. Insieme, hanno anche composto l’Opera Nabaz’mob per 100 conigli tra loro comunicanti, che ha vinto il Prix Ars Electronica Award of Distinction Digital Musics 2009 e di cui si può vedere un estratto in questo video.

 

Il video in questa pagina è un estratto più breve, ma l’audio è migliore.

€ Banknotes Bombing

L’artista greco stefanos ha elaborato un modo interessante per esprimere la propria insoddisfazione nei confronti delle istituzioni europee.

Il suo intervento consiste nel modificare le banconote, dipingendo in inchiostro nero figure angoscianti, emblematiche della situazione in cui versa il suo paese. Le banconote così modificate vengono poi scannerizzate per documentazione e rimesse in circolazione.

In una intervista ha dichiarato

Observing the euro banknote landscapes one notices a lack of any reality, whatsoever for the last five years the crumbling greek economy has hatched violence and social decay – so, I decided to fuse these two things. Through hacking the banknotes I’m using a european a document, that is in cross-border circulation, including greece – thus, the medium allows me to ‘bomb’ public property from the comfort of my home.

 

Altri esempi sono visibili qui.

Halber Mensch

Wow! Su You Tube c’è l’intero film (~ 1 ora) Halber Mensch (aka ½ Mensch, trad. half humans) di Sogo Ishii dedicato agli Einstürzende Neubauten.

Il film documenta la visita in Giappone della band tedesca e include estratti da alcuni concerti, scene girate mentre la band suona nelle rovine di una vecchia ferriera ed esecuzioni accompagnate da danzatori Butoh.

Venne girato nel 1985 e uscì nel 1986 su VHS per essere poi ristampato su DVD solo nel 2005. Pur essendo su DVD la qualità non è il massimo a causa del materiale di partenza in VHS e proprio per questo la band ne ha realizzato una versione rimasterizzata.

Il titolo è quello dell’album degli Einstürzende Neubauten pubblicato lo stesso anno della tournée giapponese. La formazione è:

  • Blixa Bargeld – voce, chitarra
  • N.U. Unruh – percussioni, voce
  • F.M. Einheit – percussioni, voce
  • Mark Chung – basso, voce
  • Alexander Hacke – chitarra

Avevo già parlato di questo film in un post del 2007, ma allora ne avevo trovato solo un breve estratto.

Melter 3-D

Created by digital artist Takeshi Murata, this rippling, reflective sculpture was unveiled at Ratio 3 gallery as part of the Frieze art fair. Titled Melter 3-D, the sculptural animation is technically a zoetrope, and only achieves the illusion of motion with the help of a strobe lights or perfectly synchronized still images captured with a camera.

DarkAngelØne

DarkAngelØne è un artista che lavora con le GIF animate. Anche se lui stesso, con una certa umiltà, afferma

Some people call me an artist, I say I’m just a guy who likes to play with photos

ottiene dei risultati sorprendenti. Cliccate l’immagine qui sotto per vedere l’animazione (datele il tempo di caricarsi: una GIF animata è composta da molte immagini e questa, in totale, è 2.5 Mb) e guardate.

Ne trovate altre qui.

nayral-ro

Un altro lavoro di ::vtol::

The orchestra consists of 12 robotic manipulators of various designs, each of which is equipped with a sound-transmitting speaker. The manipulators, combined together, form a single multi-channel electronic sound orchestra. Due to constant displacement speakers in space, changing direction of the sound and the algorithms for generating compositions, the orchestra creates a dynamic soundscape. In order to interact with the orchestra, controller Leap Motion is used, that allows to control robots and sound by simple hands gestures in the air – similarly to conducting an orchestra.

The project is based on the idea of a combination of modern music, computer, interactive and robotic concepts and approaches for the creation of works of art. In many ways, it is inspired by well-known works that were presented in the recent past, such as Pendulum Choir (2011) and Mendelssohn Effektorium (2013). However, Nayral Ro is different from these projects in many ways. Its algorithmic system, in which sound and musical composition are being produced, is real time, and the acoustic environment also changes simultaneously with the process of creating the musical piece. Also, the whole process is completely subordinated by the “conductor”, so this a role is similar to such of a composer, performer and operator at the same time.

Creation of more sophisticated versions, more subtly revealing the potential of Leap Motion for tuning to the movement and changes in sound, is being planned for the future development.

Metaphase Sound Machine

Questa splendida e inusuale macchina sonora è stata progettata e costruita dal media-artist russo Dmitry Morozov (aka ::vtol::).

The Metaphase Sound Machine is a kind of homage to the ideas of the American physicist Nick Herbert who in the 1970s has created both Metaphase Typewriter and Quantum Metaphone (a speech synthesizer). These were some of the first attempts to put the phenomenon of quantum entanglement in practice and one of the first steps towards the creation of a quantum computer. The experimental devices, however, had not confirmed theoretical research, and Herbert’s obsession with metaphysics resulted in the publication of several of his works on the metaphysical in quantum physics, that have led to a serious loss of interest to the ideas of quantum communication. One day, in a course of his experiments, Herbert has hacked into an university computer trying to establish a contact with the spirit of illusionist Harry Houdini at the day of the centenary of his birth.

In his device Herbert in order to achieve a quantum entangled state used as a source radioactive thallium, which was controlled by the Geiger radiation counter. The time interval between pulses was chosen as conversion code. Several psychics had participated in the experiments. They tried to influence the endless stream of random anagrams arising from a typewriter or cause “the ghost voice” to be heard out of metaphone. Scientists also have conducted sessions to bring about the “spirit” of a colleague who had recently died, and who knew about this typewriter. In 1985 Herbert wrote a book about metaphysical in physics. In general, his invention and articles quite severely compromised the ideas of quantum communication in the eyes of potential researchers and by the end of the XX century no any substantial progress in this direction was observed.

The Metaphase Sound Machine is an object with 6 rotating disks. Each of the discs is equipped with acoustic sound source (a speaker) and a microphone. Each of the microphones is connected via computer and the rotary axis to the speakers on the disks. Also in the center of installation a Geiger-Mueller counter is set, that detects ionizing radiation in the surrounding area. The intervals between these particles influence rotation velocity of each of the disks. Essentially the object is an audio- and kinetic installation in which a sound is synthesized based on feedbacks, produced by microphones and speakers on rotating discs. Feedback whistles are used as triggers for more complex sound synthesis. Additional harmonic signal processing, as well as the volatility of the dynamic system, lead to the endless variations of sound. The form of the object refers to the generally accepted symbolic notation of quantum entanglement as a biphoton – crossing discs of the orbits.

Dmitry Morozov

Un altro video sullo stesso soggetto.

::vtol::

Osmo

Osmo è un ambiente costituito da una grande sfera (9 metri) gonfiabile in materiale sintetico leggero. Al suo interno è illuminata da raggi laser che simulano le stelle allo scopo di creare un ambiente isolato dall’esterno, apparentemente enorme perché il materiale è una pellicola in parte riflettente.

Ideato da Loop.pH, un laboratorio sperimentale londinese che lavora nell’area del design, dell’architettura e delle scienze che peraltro ha fatto varie installazioni interessanti, come si può vedere qui.

 

Pixel

Un altra performance in cui la grafica computerizzata crea un ambiente virtuale con cui i danzatori interagiscono. Come spesso accade in questi casi, imho la musica lascia un po’ a desiderare, ma la parte grafica e l’interazione sono ben studiate, con alcune belle idee.

“Pixel”
Dance show – created in 2014

Pixel is a dance show for 11 dancers in a virtual and living visual environement. A work on illusion combining energy and poetry, fiction and technical achievement, hip hop and circus. A show at the crossroads of arts and at the crossroads of Adrien M / Claire B’s and Mourad Merzouki’s universes.

Artistic Direction and Choreography: Mourad Merzouki
Composed by Mourad Merzouki & Adrien M / Claire B
Digital Design: Adrien Mondot & Claire Bardainne
Music: Armand Amar
Produced by CCN de Créteil et du Val-de-Marne / Compagnie Käfig

This video is a cut of extracts from the actual show shot during the last day of creation on November the 14th 2014. Shooting and editing : Adrien M / Claire B.
Premiered at Maison des Arts de Créteil on November the 15th 2014. Duration of the show : 1h10.

The Adrien M / Claire B Company has been acting in the fields of the digital arts and performing arts since 2004. They create many forms of art, from stage performances to exhibitions combining real and virtual worlds with IT tools that were developed and customised specifically for them. They place the human body at the heart of technological and artistic challenges and adapt today’s technological tools to create a timeless poetry through a visual language based on playing and enjoyment, which breeds imagination. The projects are carried out by Adrien Mondot and Claire Bardainne. The company operates as a research and creativity workshop based out of Presqu’île in Lyon.

Resonant Architecture

ARCHITECTURE AS AN INSTRUMENT
VIDEO DOCUMENTARIES ABOUT ARCHITECTURAL SPACES SET INTO VIBRATION

Since 2006, the Art of Failure collective has been sending bass frequencies into remarkable architectural structures. These experiences establish a dialog between architecture, the structures’ spatial components, and their geographic context – revealing building’s specific acoustic and vibrating qualities.

A projet by: Art of Failure
Art direction: Nicolas Maigret
Conception: Nicolas Maigret, Jeremy Gravayat, Nicolas Montgermont
Video / editing: Jérémy Gravayat
Sound recordings / Mixing: Yann Leguay
Sound installations: Nicolas Maigret, Nicolas Montgermont
Supports: Arcadi, Cnc Dicream, Cnap, Futur En Seine, Ville De Clichy – Production: Ososphere, Seconde Nature, Sonic Protest, Ars Longa, Gaite Lyrique

More on resonantarchitecture.com

resonant architecture

Stereopublic

Stereopublic è un progetto lanciato dal sound artist australiano Jason Sweeney. Il fine è quello di individuare e segnalare i punti più tranquilli di una città e condividerli. Sweeney, inoltre, compone un breve brano di ambient music per ogni luogo segnalato.

Si tratta di un progetto a libera partecipazione, nel senso che, dopo essersi registrato, chiunque può segnalare un luogo in qualsiasi città. Sulla mappa si vedono già parecchie città. Nell’immagine, alcuni luoghi di Londra.

È stata anche sviluppata una applicazione per cellulare, purtroppo solo per iPhone/iPad, il che limita notevolmente le potenzialità di un progetto di questo tipo, che invece conta molto sulla partecipazione pubblica.

stereopublic: crowdsourcing the quiet is a participatory art project that asks you to navigate your city for quiet spaces, share them with your social networks, take audio and visual snapshots, experience audio tours and request original compositions made using your recordings.

stereopublic

Untitled by John Wynne

john_wynne_untitledJohn Wynne – Untitled (2009)

300 speakers, Pianola, vacuum cleaner, audio amplifiers, hard disc recorder, speaker wire, suction hose, piano roll

Notes from author’s site

John Wynne’s untitled installation for 300 speakers, player piano and vacuum cleaner is at once monumental, minimal and immersive. It uses sound and sculptural assemblage to explore and define architectural space and to investigate the borders between sound and music.

The piece has three interwoven sonic elements: the ambient sound of the space in which it is installed, the notes played by the piano, and a computer-controlled soundtrack consisting of synthetic sounds and gently manipulated notes from the piano itself. Because none of these elements are synchronised with each other, the composition will never repeat.

The music punched into the paper roll is Franz Léhar’s 1909 operetta Gypsy Love, but the mechanism has been altered to play at a very slow tempo and the Pianola modified to play only the notes which most excite the resonant frequencies of the gallery space in which it is installed.

Sound moves through the space on trajectories programmed using a 32-channel sound controller, creating a kind of epic, abstract 3-D opera in slow motion. Originally developed at Beaconsfield Gallery, a former Victorian ‘ragged school’ in South London, this piece draws on notions of obsolescence and nostalgia, combining early 20th -century technology and culture with a vast collection of recently discarded hi-fi speakers.

These disparate components are brought together through contemporary digital technology which not only distributes the sound but also controls the (found) vacuum cleaner which in turn drives the Pianola. The piece is site-specific, but it also carries traces of its own history: some of the synthetic sounds were created in response to the light industrial ambience of the work’s original location, some in response to its new site in the Saatchi Gallery. The mountainous formation of speakers, inspired by the recycling plant from which they were rescued, functions both visually and as a platform for the projection of sound, creating, in the words of writer Brandon LaBelle, ‘a soft balance between order and chaos, organization and its rupture’.

Phantom Terrains

Streams of wireless data surge from internet exchanges and cellphone relays, flowing from routers to our devices and back again. This saturation of data has become a ubiquitous part of modern life, yet it is completely invisible to us. What would it mean to develop an additional sense which makes us continuously attuned to the invisible data topographies that pervade the city streets?

Phantom Terrains is an experimental platform which aims to answer this question by translating the characteristics of wireless networks into sound. By streaming this signal to a pair of hearing aids, the listener is able to hear the changing landscapes of data that surround them. Network identifiers, data rates and encryption modes are translated into sonic parameters, with familiar networks becoming recognizable by their auditory representations.

The project challenges the notion of assistive hearing technology as a prosthetic, re-imagining it as an enhancement that can surpass the ability of normal human hearing. By using an audio interface to communicate data feeds rather than a visual one, Phantom Terrains explores hearing as a platform for augmented reality that can immerse us in continuous, dynamic streams of data.

Below the map is an audio recording of part of the same walk, as heard through the Phantom Terrains sonification interface. The sound of each network is heard originating from the router’s geographical location, producing clicks whose frequency rises with the signal strength — akin to a layered series of Geiger counters. Routers with particularly strong signals “sing” their network name (SSID), with pitch corresponding to the broadcast channel, and a lower sound denoting the network’s security mode.

Horror Movie

portal partyUn breve film sui film, anzi un film sui DVD in cui i DVD sono protagonisti e in effetti fa parte di una serie realizzata da Portal Party, un canale You Tube che si presenta così:

PORTAL PARTY consists of Aaron Maurer, Eric Clem, and Dylan Dawson. Together, they make fun, weird videos for the internet and for themselves.

Il titolo della serie è, appunto, Movies Starring Movies.

Questo è il quinto episodio, in perfetto stile weird. Gli altri li trovate qui su You Tube e qualcuno anche su Vimeo. Non snobbatelo. Sotto certi aspetti è geniale.

Intemporalité

intemporalitéè un film sperimentale su Parigi realizzato a partire da un gran numero di fotografie volutamente deformate e animate.

Come al solito lamento il fatto che la parte visuale è così sperimentale, mentre la musica è più o meno la solita: semplice tonalità arricchita da effetti. Non che non ci stia, anzi segue bene il ritmo delle immagini, solo che è evidente che la ricerca è visuale e la musica è intesa come commento (peraltro ben integrato).

Film by Didier Viode
Musica: Chris Komus – Cordyceps “Cannibal in Utero”

Feedback Babies

Un’altra installazione di Darsha Hewitt.

I Fisher-Price Nursery Monitor sono gli antenati (ca. 1983) degli odierni baby monitor con cui si può ascoltare il pargolo a distanza, anche via cellulare. L’ingombrante modello degli anni ’80 era costituito da un trasmettitore e da un ricevitore operanti su frequenze radio. Darsha Hewitt ha trovato un modo di riutilizzare questo dispositivo ormai obsoleto.

The Fisher-Price Nursery Monitor (circa 1983) was a low watt household radio set originally intended to “let parents be in two places at once” by broadcasting the cries of a baby in distress to a mobile receiver accompanying a parent outside of earshot. However, when in very close proximity these devices produce audible feedback that sounds uncannily like whimpering electronic babies. Feedback Babies is an electromechanical sound apparatus that makes use of slow moving motors to automate these transmitters in order to create nuanced feedback patterns.

Electrostatic Bell Choir

electrostatic bell choirAn installation by Darsha Hewitt.

The Electrostatic Bell Choir is an electromechanical sound installation that plays with the static electricity emitted from discarded CRT television monitors. This static (that can be felt when one places their hand on the screen when the TV is turned on) is gleaned for its potential to generate subtle movement and is used as the driving kinetic force in the artwork. Sets of static bells consisting of ultra lightweight pith balls and bells from old grandfather clocks and rotary telephones are mounted in front of an assembly of twenty reclaimed Cathode Ray Tube television sets. A control circuit cycles the TVs on and off in alternating sequences which causes static to build up on the monitors. This static charge agitates the hanging pith balls, causing them to waver and lightly strike the bells ‐ resulting in quasi‐melodic compositions. The TVs are muted, tuned to various channels of white noise and physically spatialized in order to devise a dynamically layered soundscape textured with the signature high-frequency hums, pops and buzzes of the cathode ray tubes warming up. Although compositions are programmed into the piece, it inevitably takes on a character of its own as the static fluctuates and dissipates in response to ethereal nuances (i.e.: changes in air quality such as humidity). The glow of the screens and the subtle resonance of the bells magically punctuate the dark surroundings of the installation.

Electrostatic bells were invented in 1742 by Andrew Gordon, Professor of Natural Philosophy at the University at Erfurt, Germany. This is the first device known to convert electrical energy into mechanical energy (the moving of a bell clapper back and forth between two oppositely charged bells). It was popularly used at the time to predict oncoming thunderstorms by sensing static electricity in the air. The Electrostatic Bell Choir aims to focus the sensibility of this invention to a more personal scale where it demonstrates the intriguing effects of the invisible environment that constitute our domestic spaces. The artwork is at once mysterious yet can be tangibly deconstructed as the relationship between the static charges and the bells is observed as the TVs illuminate and catalyse the effect.

See also: Franklin bells and Oxford Electric Bell.

L’Illuminazione

The Quiet Ensemble è un collettivo artistico formato da Fabio Di Salvo & Bernardo Vercelli.

the enlightenmentNella loro installazione The Enlightenment ogni lampada è dotata di un sensore che ne cattura il campo elettromagnetico. Il ronzio che si genera viene inviato al computer e poi all’impianto di amplificazione. Dalle note degli autori (di seguito), non è chiaro se il suono venga elaborato in qualche modo o semplicemente mixato e amplificato.

Un concerto in cui l’orchestra classica e gli strumenti vengono sostituiti da un set up elettrico. Al posto dei violini suonano i neon, a sostituire i tamburi sono le lampade stroboscopiche e al posto dell’arpa vediamo un faro teatrale che illumina il pubblico. Saranno quindi luci di ogni genere a sostituire gli strumenti musicali.

Ogni tipo di lampada ha un suono proprio, costituito dall’amplificazione della propria “ronza”, quel rumorìo di disturbo che solitamente viene eliminato durante concerti e spettacoli, generato dall’energia elettrica che alimenta ogni singolo faro.

Le frequenze che emettono le luci si sentono sotto pelle e variano in base alla dimensione ed al tipo d’illuminazione della lampada.

Per estrapolare il suono nascosto delle luci viene utilizzata una bobina di rame.

Ogni lampada ha un proprio sensore che ne percepisce il suono; quando la lampada irradia la luce, il sensore ne cattura il campo elettromagnetico presente intorno al flusso energetico e il rumore viene trasportato attraverso dei cavi microfonici al computer per poi uscire direttamente dall’impianto audio rivelando il “concerto invisibile”.

Il malfunzionamento dell’iperdrive del Millennium Falcon

star-wars-hyperdriveBen Burtt, sound designer, spiega come è stato creato il suono, in parte comico, del malfunzionamento dell’iperdrive del Millennium Falcon in Star Wars.

Il suono in questione è il missaggio di otto suoni diversi, quasi tutti prodotti da false partenze o spegnimento di motori o ingranaggi. Il che dimostra, ancora una volta, che, per fare il sound designer, non serva poi essere degli esperti in tecnologie, quanto essere creativi e soprattutto aver passato così tanto tempo ad ascoltare e sperimentare con il suono da riuscire a capire quale effetto può fare un certo suono, magari iper-amplificato o con la velocità cambiata.

In effetti, in questo esempio, la tecnologia arriva, al massimo, a un mixer e a un registratore a velocità variabile. E di questo è fatto il 98% degli effetti cinematografici più famosi (in Star Wars fa eccezione il suono di R2D2 creato con un sintetizzatore analogico ARP 2600).

Ben Burtt ha creato quasi tutti i suoni di Star Wars mediante missaggi. Per la voce di Chewbacca, per esempio, ha registrato centinaia di suoni di orsi, trichechi, leoni e altri animali. Poi ha cercato di catalogarli in base alle emozioni che trasmettevano e fondendoli insieme, ha creato il linguaggio di Chewbacca.

È interessante, poi, sentire come ha creato il famosissimo suono della spada laser:

Burtt said he could “hear the sound in his head.” At the time, he was still a graduate student at USC and was working as a projectionist. The old projector had an interlocked motor which, when idle, made a “wonderful humming sound.” Burtt recorded it, and it became the basis of the lightsaber sound. But it wasn’t enough — he needed a buzzing sound, and he actually found it by accident. Walking by television set with a live microphone, the microphone picked up the transmission from the unit and produced a buzz. Burtt loved it, recorded it, and combined it with the projector motor, creating a new sound that became the basic lightsaber tone. To achieve the aural effect of a lightsaber moving, he played the hum out of a speaker and waved a microphone by it; doing so created the fascimile of a moving sound, and in this case, the sound of a Jedi or Sith wielding a weapon in battle.

Il tutto fa pensare alla vecchia conferenza di Stockhausen su scoperta e invenzione, la cui essenza è che in campo musicale (e sonoro), alcune cose accadono perché sono state progettate, mentre altre si scoprono per puro caso, spesso lavorando a qualcos’altro.

Concerto a Riva d.G.

Venerdì 19 dicembre si parlerà a Riva del Garda del rapporto tra musica ed architettura nell’ultimo appuntamento del ciclo “Incontri di analisi e composizione”, organizzati ogni anno dalla sezione staccata del Conservatorio “Bonporti”.

Nel prima parte del pomeriggio, alle ore 16.00, si terrà una tavola rotonda dedicata all’istituzione di un Centro studi e documentazione musica/architettura presso la sede staccata di Riva del Garda del Conservatorio di musica “F.A.Bonporti” di Trento. All’incontro parteciperanno i docenti Franco Ballardini, Simonetta Bungaro, Massimo Priori, Marco Russo (Università di lettere di Trento), Corrado Ruzza (moderatore), Anna Vildera e Alberto Winterle (presidente dell’ordine degli architetti di Trento).

Il Centro si prefigge di svolgere attività di ricerca, divulgazione, formazione, documentazione e catalogazione sulle relazioni tra musica e architettura nelle diversificate manifestazioni che le due discipline hanno proposto e sviluppato, e ricercare possibili nuovi sviluppi. L’intenzione è quella di creare un punto di riferimento per gli studiosi, gli studenti, gli insegnanti, gli architetti, i compositori, e tutti coloro che intendono approfondire questo ambito d’indagine, ossia lo studio delle relazioni tra musica e architettura nei vari periodi storici, con riferimento alle teorie architettoniche, musicologiche e compositive, con il fine di mettere in luce le analogie, accostamenti, interrelazioni, e sinergie. Un’attenzione è posta anche alla tematica dell’acustica architettonica, alle relazioni tra spazio fisico e sonoro, e di come questa sinergia abbia condizionato la composizione musicale e l’architettura.

A seguire, alle ore 19.00, si terrà un concerto a tema con musiche strumentali ed elettroacustiche create tenendo presente il rapporto tra musica ed architettura. I compositori Emanuela Ballio, Cosimo Colazzo, Mauro Graziani, Luca Richelli, Massimo Priori, J. C. Risset e Francesco Schweizer presenteranno le loro opere grazie all’esecuzione di Daniel Roscia al clarinetto, lo stesso Schweizer al pianoforte e l’ensemble To B. E. 2 – To Blow Electricity.
Concerto_riva

Ascoltando wikipedia

listen to wikipediaListen to Wikipedia è una sonification dei cambiamenti fatti in wikipedia in tempo reale, con relativa visualizzazione. Quest’ultima esisteva già, ma adesso Hatnote ha aggiunto un gradevole audio.

Dei suoni tipo campana indicano aggiunte a un articolo, mentre le corde pizzicate suonano quando si cancella qualcosa. Le altezze sono pilotate dall’entità dell’editing (più grande = nota più bassa). Un dolce accordo di archi sottolinea l’entrata di un nuovo utente.

Questa è la pagina.

Solaris (not the film)

Un video ispirato a Solaris (suppongo l’ultima versione, visto che ne ha ereditato la musica di Cliff Martinez) realizzato da Odaibe durante lo studio di Touch Designer.

IMHO, la parte musicale è un po’ povera e soprattutto non ha alcun collegamento strutturale con l’immagine, ma quella video, composta da migliaia di particles che si organizzano secondo diversi campi di forza è affascinante.

Peraltro, video come questo segnano punti a favore del tempo differito rispetto al tempo reale.

Generative Gestaltung

Generative Gestaltung è un simpatico sito di codice Processing che offre accesso diretto al codice di tutti gli esempi. In realtà gli esempi sono parte di un libro (Generative Design) acquistabile sul sito, comunque, anche da soli, possono dare spunti interessanti.

Il codice processing può essere scaricato da qui:

2001: A Space Odyssey

2001 Odissea nello Spazio, di Stanley Kubrick e Arthur Clarke, ritornerà nei cinema in edizione restaurata. L’uscita in Gran Bretagna è prevista per il 28 Novembre.

È una bella notizia soprattutto per quelli che non hanno potuto vederlo al cinema (il film è del 1968), ma anche per gli amanti del genere. Io, per esempio, credo proprio che andrò a vederlo quando uscirà in Italia (almeno, spero che esca anche qui).

Non ricordo se l’edizione originale qui da noi uscì proprio del 1968 o l’anno dopo. Ricordo solo che ero al liceo, ma ricordo molto bene l’effetto che mi fece. Avevo 14 o 15 anni e alla fine del film rimasi nel cinema per vederlo una seconda volta spostandomi in prima fila, nelle poltrone più vicine allo schermo (e da allora ho sempre avuto la mania di vedere certi film da sotto lo schermo).

Per pubblicizzare l’evento, il British Film Institute (BFI) ha messo in circolazione un nuovo trailer che potete vedere qui sotto e un sito.

Il trailer è notevole. Alcune di queste scene sono entrate a buon diritto nella storia del cinema. Non mi viene in mente un altro film di fantascienza così profondo, bello da vedere e da sentire (grande colonna sonora, da Strauss a Ligeti (anche se quest’ultimo è un po’ manipolato)). E pensate che all’epoca non avevano la computer graphic attuale.

Oltretutto credo sia uno dei pochi film del genere a rispettare la realtà fisica. Non si devono sentire le esplosioni nello spazio o nel vuoto, maledizione!

VPT 8

VPT (VideoProjectionTool) is a free multipurpose realtime projection software tool for Mac and Windows created by HC Gilje.

Among other things it can be used for projecting video on complex forms, adapt a projection to a particular space/surface, combine recorded and live footage, for multiscreen HD playback, for interactive installations using arduino sensors or camera tracking ++

VPT has become a popular tool for theatre and installation use, but is also used by VJs.
The previous version,VPT 6, was downloaded over 20000 times.

The last version is VPT 8. Download from here.

Veer

Veer

Veer (2012), an installation by Adam Fure and Ashley Fure

Ashley Fure, Sound and Interaction Design
Adam Fure, Architectural Design

Batting, Custom Steel Branching System, Pressure Sensors, LEDs, Speakers, Computer, and Control Software

In Veer, created with architect Adam Fure, swaths of cotton batting wrap a branching steel structure to create a soft, interior sleeve for a room. Participants navigate tunnels and alcoves, activating speakers and LEDs embedded in the material walls as they move. Sensors disaggregate the musical form into gestural components, linked to locations, that elide into dramatic phrases through movement. Sonic, visual, and proprioceptive cues align into fused, synesthetic emphases. Gradations in color and ceiling height are mapped to acoustic shifts in register, spectral density, and gestural shape. High blanched walls project soft white noise while cramped regions thick with color screech out multiphonics. In Veer, space and matter are charged with an expressive force let loose through movement.

Veer is a multimedia installation that transforms space, sound, and light into variable dimensions of an experiential field. A base of polyester batting wraps a branching steel structure creating a soft, interior sleeve comprised of tunnel-like folds. Participants bend and push through saturated matter, pulling sound and light from sensors embedded in the material walls. In Veer, space provokes movement, movement provokes sound, and engaged participants instigate an emergent perceptual form.

Veer was funded and exhibited by Akademie Schloss Solitude in Stuttgart, Germany.

Veer, an installation by Adam Fure and Ashley Fure from SIFT on Vimeo.

320° Licht

The ‘320° Licht’ installation of URBANSCREEN uses the cathedral-like beauty of the Gasometer as the starting point for a fascinating game with shapes and light.

Within a radius of 320 degrees graphic patterns grow and change on the 100-metre high inside wall of the Gasometer.

The observer experiences the interplay between real and virtual space, in which the Gasometer seems to dissolve into its own, filigree structures and yet finally always reverts to its clear shape. ’320° Licht’ has been achieved with kind project support from Epson Germany.

With approx 20,000 square meters of area played upon, the installation is among the world’s largest and technically most sophisticated interior projections – interconnecting 21 powerful projectors to one projection screen.

Duration (loop): approx. 22 min.

‘320° Licht’ is part of the exhibition ‘The Appearance of Beauty’ – the variety of beauty in art that is shown inside the Gasometer. The Gasometer Oberhausen opens this exhibition from 11th April until 30th December.

Please find detailed information here: Gasometer Oberhausen.

THX for providing REAL brillant services: Intermediate Engineering
Projection project partner: Epson Germany
3D Scan support: Leica Geosystems
Media-Engine mock-up: WINGS VIOSO

An URBANSCREEN.com production

Look on Vimeo

Giardino verticale

Interessante idea quella del giardino verticale (chiamato anche living wall o Mur Végétal in francese). Si può incrementare drasticamente la quantità di verde senza occupare spazio al suolo.

Lo specialista e inventore di questa configurazione botanica è Patrick Blanc.

Però mi chiedo come possano lavorare i giardinieri. Serve qualche gru, o forse si calano come i lavavetri?

Il giardino nell’immagine è a Madrid.

Via: Dark Roasted Blend, dove potete vedere altri esempi.

giardino verticale

David Lee Myers

Questo post è la revisione di uno del 2006. Mi sembra che, essendo Myers non molto noto, sia il caso di parlarne ancora.

David Lee Myers è un compositore che si trova nella scomoda situazione di essere sconosciuto al grande pubblico perché non fa “pop” e sconosciuto agli accademici perché i suoi lavori non si inseriscono nella tradizione “colta”. Però è conosciuto dagli sperimentatori a oltranza, da quelli che non si accontentano di ri-elaborare delle idee maturate nell’ambito di una corrente, quelli un po’ scontenti e un po’ solitari che regolarmente disfano quello che hanno appena fatto per il gusto di ricominciare da capo.

Nel 1988 affermava che

True electronic music does not imitate the classical orchestra or lend well worn melodies the cloak of unexpected timbres – it exists to evoke the hitherto unknown. And it comes from circuits and wires, though I do not believe that electronic sound is “unnatural”, as some people might.

La vera musica elettronica non imita l’orchestra classica e non presta un mantello di timbri inattesi a melodie ben formate – essa esiste per evocare ciò che fino ad ora è sconosciuto. E nasce da circuiti e cavi, ciò nonostante io non credo che il suono elettronico sia così “innaturale” come qualcuno pensa.

DiaagProprio queste considerazioni hanno condotto D. L. Myers alla pratica di una musica estrema, quasi totalmente priva di input: niente partitura, nessuna tastiera, nessun suono da elaborare, nessun sistema di sintesi propriamente detto. Una musica in cui sia i suoni che le strutture non nascono dalla pressione di un tasto o dal fatto che qualcuno mette giù un accordo, ma dall’interazione spontanea di una serie di circuiti collegati fra loro in retroazione che l’essere umano si limita a controllare.
Al massimo l’input viene utilizzato solo come sorgente di eccitazione per il circuito di feedback.

Quello che Myers faceva, già nel 1987 con apparecchiature analogiche, era feedback music.

Il feedback positivo in una catena elettroacustica è stato sperimentato, con fastidio, da chiunque abbia usato un microfono e lo abbia inavvertitamente puntato verso gli altoparlanti. In breve si produce un fischio lancinante, mentre i tecnici si lanciano verso il mixer per abbassare il volume.

Questo problema, più conosciuto come Effetto Larsen, si verifica perché il microfono capta dei suoni che vengono amplificati e inviati all’altoparlante. Se gli stessi suoni, in uscita dall’altoparlante, vengono nuovamente captati dal microfono, amplificati e ri-inviati all’altoparlante, si crea una retroazione positiva tale per cui entrano in un circolo chiuso in cui vengono continuamente amplificati fino ad innescare un segnale continuo a forte volume.

Come si può immaginare, il feedback è un po’ il terrore di tutti i tecnici del suono, ma in determinate circostanze può essere controllato e se può essere controllato, può anche diventare uno stimolo per uno sperimentatore.

Bisogna puntualizzare che non si tratta di una idea di Myers. Ai tempi della musica elettronica analogica questo effetto è stato utilizzato in parecchi contesti. Anch’io ne ho fatto uso in una installazione del 1981 (si chiamava “Feedback Driver”, appunto), ma credo che negli anni ’80 l’abbiano provato un po’ tutti, con alterni risultati. I miei primi ricordi relativi a questa tecnica risalgono al lavoro di Tod Dockstader, un ricercatore e musicista americano relativamente poco noto, anche se alcune sue musiche sono finite nel Satyricon di Fellini.

Quello che distingue Myers dagli altri, però, è l’averne fatto una vera e propria poetica. Lui non sfrutta il feedback per elaborare qualcosa, non parte da algoritmi di sintesi, ma collega in retroazione una serie di dispositivi (principalmente mixer e multi-effetti) e variando i volumi sul mixer (che a questo punto diventa la sua “tastiera”) e cambiando tipo e profondità degli effetti ne trae una serie di sonorità suggestive, sempre in bilico fra il fascino di una musica che si muove in modo quasi biologico e il totale disastro delle macchine fuori controllo.

Senza dubbio, Myers è un virtuoso, ma, a differenza del virtuoso tradizionalmente inteso, lui non domina il proprio strumento. Piuttosto lo asseconda, cercando di spingerlo in una direzione. Qui la composizione consiste nel definire una rete di collegamenti fra i dispositivi e la tecnica si fa estetica.

Inoltre, come si vede in questo breve video, Myers si fa anche artista visuale elaborando una serie di tracce create dalla sua stessa musica.

Sito di riferimento: pulsewidth.

A Girl Named Elastika

Questo divertente video ha vinto un tot di premi. Non è particolarmente innovativo, se non nel metodo utilizzato per crearlo. Certo che, se è veramente in stop motion come sembra (ovvero un fotogramma alla volta, come nei vecchi cartoon), questi hanno lavorato un bel po’…

A GIRL NAMED ELASTIKA from Guillaume Blanchet I Filmmaker on Vimeo.

Moon

Un altro video da Possible Metrics (Renaud Hallee) di cui abbiamo già pubblicato Sonar.

Come nel precedente, immagine e suono sono strettamente collegati (si fa prima a vederlo che a descriverlo). Anche qui, comunque, la struttura dell’insieme è piuttosto elementare, basata sulla corrispondenza diretta fra evento acustico e visivo. In questo caso, però, la semplicità è un pregio perché rende il tutto immediatamente percepibile senza bisogno di cercarci dentro chissà quali analogie strutturali. Di conseguenza il video è godibile, anche se al sottoscritto un maggiore tasso di sperimentazione non dispiacerebbe.

Visibile in dimensioni maggiori su vimeo.

Noise

noise Katarzyna Kijek e Przemysław Adamski sono animatori polacchi che inseriscono elementi di animazione in riprese vere e proprie creando un gioco di immaginazione strettamente legato al suono.

La loro tecnica è quella dell’ormai desueta stop motion in cui viene impressionato un fotogramma per volta muovendo gli oggetti animati fra uno scatto e l’altro. Dico desueta perché la stop motion, largamente in uso un tempo, è stata ormai sostituita quasi completamente dalla grafica computerizzata. Kijek e Adamski, invece, riescono ancora a trarne situazioni di grande suggestione dove la connessione con il suono è evidente e ricca.

Potete anche vedere il video su vimeo.

5000 campanelli

5000 campanelli da bicicletta compongono questa installazione sonora di Ronald van der Meijs (o, forse, componevano, visto che il lavoro ha 2 anni e non sempre le installazioni durano molto).

L’idea, però, è bella. I campanelli sono sospesi su steli metallici oscillanti piantati nel terreno e possono toccarsi ad ogni alito di vento.

Submerged Turntable

In questa scultura di Evan Holm dei giradischi, con relativo disco in vinile, sono leggermente sommersi e tuttavia funzionano. Dico leggermente sommersi perché il braccetto e la maggior parte del blocco che decodifica la vibrazione della puntina stanno fuori, quindi si tratta solo di qualche millimetro di acqua.

Ciò nonostante, come si può sentire nel video qui sotto, il suono è praticamente perfetto come non avrei mai immaginato. È evidente che il motore deve essere protetto dall’acqua e che la stessa non deve penetrare il blocco della puntina. La prima cosa non è complicata (qui c’è un making of  in cui si vede che la parte elettrica del motore è esterna, appesa all’albero), ma la seconda mi riesce difficile immaginare come sia possibile. Dal making of  non si evincono particolari accorgimenti per impedire all’acqua di penetrare nel foro da cui esce il sostegno della puntina. Evidentemente l’acqua è così poca che non ci arriva.

Tuttavia il moto che si genera nell’acqua dovrebbe interferire con l’aderenza della puntina al solco, arrivando a far levitare il braccetto. L’unica spiegazione è che quest’ultimo sia decisamente pesante e in effetti la lunghezza del braccetto depone a favore di questa ipotesi. Il tutto, comunque, non è un gioco e nemmeno uno studio sulla resa del giradischi. Ecco la nota dell’autore:

There will be a time when all tracings of human culture will dissolve back into the soil under the slow crush of the unfolding universe. The pool, black and depthless, represents loss, represents mystery and represents the collective subconscious of the human race. By placing these records underneath the dark and obscure surface of the pool, I am enacting a small moment of remorse towards this loss. In the end however this is an optimistic sculpture, for just after that moment of submergence; tone, melody and ultimately song is pulled back out of the pool, past the veil of the subconscious, out from under the crush of time, and back into a living and breathing realm. When I perform with this sculpture, I am honoring and celebrating all the musicians, all the artists that have helped to build our human culture.

Kodak Aerochrome III

Kodak Aerochrome III è una pellicola fotografica sensibile agli infrarossi ormai fuori produzione. In origine era utilizzata per la rilevazione aerea di zone di vegetazione che appaiono color magenta o rosso, in contrasto con il grigio e il blu delle aree “fredde” di materiale in prevalenza non biologico. Di conseguenza aveva anche un impiego militare, per individuare installazione mascherate con il colori della vegetazione.

Come ho già accennato, oggi questa pellicola non è più in produzione, ma ne rimane ancora una certa quantità da smaltire e ovviamente alcuni fotografi hanno trovato dei modi interessanti per utilizzarla. Richard Mosse ha realizzato vari progetti con la Kodak Aerochrome III, fra cui  Infra (2010/11) che testimonia la difficile situazione nella regione del Nord Kivu (Congo orientale) con il contrasto fra la vegetazione tropicale e lussureggiante e gli eserciti che la attraversano.

Tre immagini dal progetto Infra di Richard Mosse (cliccare l’immagine per ingrandire).

Colonel Soleil’s Boys
North Kivu, Eastern Congo
2010
Even Better Than The Real Thing
North Kivu, Eastern Congo
2011
Vintage Violence
North Kivu, Eastern Congo
2011

Daniel Zvereff, invece, l’ha usata per Introspective, un progetto solo apparentemente inadatto alle caratteristiche della pellicola: un viaggio verso l’artico, luogo in cui di vegetazione se ne trova ben poca. Ma proprio per questo, il diradarsi delle zone in colore dà l’esatta immagine del cambiamento del paesaggio, dal colore al (quasi) bianco/nero. Un viaggio fatto di foto, disegni e diario.

Tombstone, Yukon Kulusuk, Greenland Longyearbyen, Svalbard

Mi piace molto quando l’arte riesce a reinventare gli oggetti che la tecnologia si lascia dietro.

Genesi: Sebastião Salgado a Venezia

sebastiao-salgado

C’è una mostra da vedere a Venezia. 240 immagini di Sebastião Salgado ispirate alla terra incontaminata. 240 foto prese in quel 40/45% del nostro pianeta che rimane quasi intoccato da mano umana o perlomeno toccato ma a un livello ampiamente sostenibile, in cui il poco di umanità che lo abita non consuma più di quanto la terra possa produrre.

Otto anni e 32 viaggi per riempire le cinque sezioni di questa mostra, dedicate al altrettante aree del globo in cui la “civiltà” non è riuscita a introdursi in modo massiccio: l’Antartide e il sud dell’Argentina, l’Africa, alcuni luoghi piccoli ma peculiari come il Madagascar, Papua Nuova Guinea e l’Irian Jaya, il Grande Nord e infine l’Amazzonia, il polmone verde del pianeta, che contiene oltre un decimo della biodiversità presente sulla terra.

C’è una incredibile bellezza in queste immagini. Una bellezza che ognuno può interpretare come vuole (per me assolutamente laica), ma che rimane innegabile e sublime, termine, quest’ultimo, che non sono mai riuscito ad associare alle creazioni umane. A parte i molti viaggi di quando ero più giovane, io colleziono tuttora immagini della terra senza l’uomo e trovo che, anche dal punto di vista estetico, siano inarrivabili. C’è un equilibrio fra diversità e ripetizione, fra struttura e casualità che è una grande fonte di ispirazione, ma anche qualcosa di irraggiungibile.

Mi spiace solo che la natura non sia riuscita, finora, a porre un serio limite alla crescita umana. Ha tentato molte volte, con e senza il nostro aiuto, raggiungendo anche risultati apprezzabili, ma non ci è mai andata nemmeno vicina. Forse tenterà di nuovo e fallirà meglio. O forse, prima o poi, troverà una soluzione un po’ brusca, tipo un asteroide ben centrato, che darà al pianeta qualche millennio di tregua per riprendersi.

Perché, secondo me, la conservazione del pianeta non è questione di intelligenza da parte nostra. Anche se un po’ più di attenzione non sarebbe male, anzi, a dire la verità, sarebbe obbligatoria e potrebbe ottenere buoni risultati, non c’è niente da fare. È solo una questione di quantità.

Genesi è aperta dal 1 Febbraio al 11 Maggio alla Casa dei Tre Oci, alla Giudecca. Sito di riferimento.

Le foto sono in bianco/nero, ma, come diceva Samuel Fuller “la vita è a colori, ma il bianco e nero è più realista”. Altre immagini qui.

Esplorando Julien Bayle

Sto esplorando alcune produzioni di Julien Bayle (aka Protofuse). Abbastanza giovane (b. 1976, Marsiglia). Studi di biologia, informatica, forse musica. In quest’ultima spazia dalla techno all’ambient. In effetti ha iniziato come DJ Techno per passare, poi, ad Ableton, Max for Live e Max6 [notizie da wikipedia]. Si occupa anche di installazioni audio-visuali via Max + Jitter.

Musica di Julien Bayle si può ascoltare qui. Ecco un brano: void propagate #2

Ed ecco una immagine tratta da una installazione recente: Disrupt!on (2014) realizzata con Max6, OSC, OpenGL, Network connection.

impulse03

Dato che, come autore, spazia fra vari generi, alcune cose possono piacere, altre no, ma il suo è sicuramente un sito da visitare.

PS: mi sto anche chiedendo se non abbia qualcosa a che fare con François Bayle

Il Dottor Stranamore: titoli alternativi

Dagli archivi di Stanley Kubrick è saltata fuori una paginetta in cui il regista annotava idee per dare un titolo al Dottor Stranamore, famoso film del 1964 liberamente ispirato al romanzo Allarme Rosso (Red Alert, 1958) di Peter George.

Già dai titoli si può intuire una certa differenza fra il romanzo e il film. Mentre il romanzo è molto serio, centrato sulla minaccia nucleare e sulla relativa facilità con cui la catastrofe può essere innescata, il film affronta lo stesso tema in modo semiserio, tanto da poter essere definito una commedia più che un film catastrofico o di fantapolitica.

L’elenco dei possibili titoli è curioso e stranamente non riporta quello che sarebbe poi diventato il titolo reale: Dr. Strangelove or: How I Learned to Stop Worrying and Love the Bomb (Il dottor Stranamore – Ovvero: come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la bomba).

È anche difficile immaginare a che cosa si riferissero alcuni titoli, come, per es. Dr. Strangelove’s Secret Uses of Uranus.

Comunque, ecco un elenco completo:

  • Doctor Doomsday
  • Don’t Knock the Bomb
  • Dr. Doomsday and his Nuclear Wiseman
  • Dr. Doomsday Meets Ingrid Strangelove
  • Dr. Doomsday or: How to Start World War III Without Even Trying
  • Dr. Strangelove’s Bomb
  • Dr. Strangelove’s Secret Uses of Uranus
  • My Bomb, Your Bomb
  • Save The Bomb
  • Strangelove: Nuclear Wiseman
  • The Bomb and Dr. Strangelove or: How to be Afraid 24hrs a Day
  • The Bomb of Bombs
  • The Doomsday Machine
  • The Passion of Dr. Strangelove
  • Wonderful Bomb

ed ecco infine la pagina.
Strangelove

Grazie a Lists of Note

Face Substitution

Allora, questa, qui sopra è la media fra il mio viso e quello di Obama. Così anch’io, che sono pallido, posso sembrare un po’ più abbronzato.

Quella qui sotto, invece, mi piace di più. In questo caso la media è fatta con Terminator. Vi risparmio quella con Chuck Norris.

Il tutto è opera di un software che lavora via web. Attiva la vostra webcam (chiedendovi il permesso; non a vostra insaputa) e individua gli elementi salienti del viso (occhi, naso, bocca, contorno).

A questo punto potete scegliere un viso con cui mixare in tempo reale il vostro da una lista di una decina di personaggi famosi. Il risultato, poi, non è fisso, ma segue i vostri movimenti e le vostre espressioni facciali.

Il bello è che tutto è fatto semplicemente  in javascript e peraltro il codice è anche liberamente scaricabile da GitHub. L’autore è tale Audun Mathias Øygard, ispirato da un video di Kyle McDonald & Arturo Castro che trovate su vimeo.

Ma, mentre quello è un video, questo è un mix in tempo reale, oltretutto fatto via web. Lo trovate qui. Assicuratevi che il vostro viso sia in piena luce. Poi cliccate “start” e cercate di stare fermi finché non appaiono delle linee che contornano i punti salienti del vostro volto. A questo punto potete scegliere dalla lista accanto, il viso con cui mixare il vostro.

Naturalmente nessuno vi assicura che non si tengano la vostra faccia, magari associandola al vostro ip, browser e quant’altro, ma così va il mondo (scherzi a parte, non mi sembra il tipo, però siete stati avvertiti).

Un acquarello per la fine del tempo?

Henry Simon (1910 – 1987) era un pittore francese che lavorava principalmente in acquarello.

Catturato dai tedeschi a Dunkerque nel 1940, venne imprigionato nello Stalag 1B presso Olsztynek, nella zona di Dresda, in quella che allora era la Prussia Orientale. Durante la prigionia continuò a dipingere producendo, fra gli altri, il disegno riprodotto qui sopra che sarà pubblicato insieme ad altri dipinti di quel periodo (in tutto circa 20) nel 1941, dopo la resa della Francia, in un libro dal titolo Compagnons de Silence. Il disegno è titolato Le Violiniste au Camp (Simon, in effetti, era anche un musicista dilettante) e datato, come gli altri acquarelli, 1940/41.

Ora, se pensiamo che Olivier Messiaen, autore del celebre Quatuor pour la Fin du Temps, parimenti scritto in un campo di concentramento tedesco ed eseguito per la prima volta in campo di prigionia nel gennaio del 1941, venne rinchiuso nello Stalag V111-A, distante circa 200 km dall’1B di Simon, ma nella stessa zona, non si può non notare la coincidenza…

Box

Box explores the synthesis of real and digital space through projection-mapping on moving surfaces. The short film documents a live performance, captured entirely in camera.

Bot & Dolly produced this work to serve as both an artistic statement and technical demonstration. It is the culmination of multiple technologies, including large scale robotics, projection mapping, and software engineering. We believe this methodology has tremendous potential to radically transform theatrical presentations, and define new genres of expression.

Find out exactly how “Box” was created in our exclusive behind the scenes video:
http://www.youtube.com/watch?list=PL6…

http://www.botndolly.com/box

Segnalato da Katja

Nosaj Thing

Nosaj Thing (born Jason Chung) è un giovane musicista di Los Angeles attivo nell’area hip hop, remix, etc.

Mi ha colpito questo video sul suo brano Eclipse/Blue per la connessione fra i due danzatori (uno reale, mentre l’altro sembra essere parte del video) e la proiezione (virtuale) alle loro spalle.

Un gioco di luci trasforma il personaggio reale in una silhouette monocromatica quasi virtuale che interagisce con una seconda silhouette la cui realtà non è chiara. Insieme generano e si fondono con le forme in evoluzione sullo schermo. Notevole.

Da quel che capisco i credit per il video dovrebbero andara a Daito Manabe, takcom, Satoru Higa, and MIKIKO with support from The Creators Project. Peraltro anche il brano non è così banale…

Grazie a Katja per la segnalazione.

UPDATE: le ballerine sono effettivamente due, una davanti e l’altra dietro allo schermo

The Kelpies

Il primo Entrambi

 

Il kelpie è un demone in grado di assumere la forma di un cavallo e proviene dal folklore celtico, e si crede infesti i laghi ed i fiumi della Scozia e dell’Irlanda. È presente anche nel folklore scandinavo, dove è noto con il nome di Bäckahästen (il cavallo di fiume), e nell’Isola di Man, dove è noto con il nome di Alastyn. [wikipedia]

Ora, la Scozia celebra i Kelpies con queste sculture alte circa 30 metri, opera di Andy Scotts, installate nell’area di Falkirk, alla foce del Forth, non lontano da Edimburgo.

A giudicare dalle foto, il colpo d’occhio è notevole e anche l’impatto paesaggistico non mi sembra male. In un paese normale si riescono a fare anche queste cose nonostante il fatto che qualche polemica ci sia stata (ma, come è giusto, si tratta di polemiche culturali, non politiche o peggio, penali come spesso accade qui).

Alcuni, infatti, si sono chiesti perché celebrare i kelpies che, nella tradizione, sono demoni che convincono gli umani a cavalcarli, per poi trascinarli in acqua e divorarli. Ma in fondo, si tratta di un mito tradizionale e per estensione l’opera celebra anche il cavallo che, nei secoli fino alla rivoluzione industriale, ha avuto un grande ruolo nella civiltà scozzese.

Qui il sito dedicato all’opera con altre immagini dove si vedono anche i modelli in scala 1:10, attualmente esposti al Field Museum a Chicago.

A Boy and His Atom

Ancora sulla miniaturizzazione estrema nel campo dell’informatica.

Quelli che vedete nel video qui sotto sono degli atomi. I ricercatori dell’IBM hanno realizzato questo filmato in stop motion interagendo direttamente con alcune molecole di monossido di carbonio e spostandone gli atomi su una superficie di rame.

Come si può immaginare, il fine di questa ricerca non è artistico. Il punto è che, se è possibile costringere degli atomi ad assumere una determinata configurazione e mantenerla, allora i suddetti atomi possono essere utilizzati per memorizzare delle informazioni e questo significa memorie più piccole di quelle attuali di un enorme ordine di grandezza.

Per dare un’idea dell’impatto di una tale tecnologia, Andreas Heinrich, coordinatore del progetto,  afferma che “se oggi sul tuo smartphone hai un paio di film, in futuro potresti metterci tutti quelli esistenti”. Il che apre le porte a interessanti quanto inquietanti scenari.

In quest’altro video, the making of A Boy and His Atom.

Quadricotteri in volo

Questo video ha quasi un anno, ma è decisamente bello.

I quadricotteri sono dei piccolissimi elicotteri con 4 eliche. Dei droni, spesso muniti di videocamera.

Qui Ars Electronica Futurelab ne ha riuniti ben 49, li ha dotati di luce e li ha lanciati, pilotandoli in formazione nella notte di Linz.

Belli da vedere, ma per me il momento più emozionante è quello della partenza, anche se ho l’impressione che il video, in quell’istante, sia stato un po’ accelerato.

Requiem 2019

Requiem 2019 è uno spot per sostenere lo stop totale e definitivo alla caccia alle balene. Un breve film che si avvale della presenza di Rutger Hauer (Blade Runner e molti altri film) in cui l’ultima balenottera azzurra guarda negli occhi il suo unico vero nemico: noi.

Regia di Rutger Hauer e Sil van der Woerd. Guardatelo a schermo intero (click in basso a destra). Questa la sua pagina su vimeo.

Project Genesis

In questo breve film si immagina un interessante cambio di prospettiva…

Un mondo popolato solo da computer, che hanno sempre guardato il mondo da un singolo punto di vista: quello della rassegnazione e della sopravvivenza. La loro conformazione infatti da sempre limita il loro sviluppo, rendendo impegnative anche le azioni più semplici. Oggi un progetto straordinario sta per vedere la luce, aprendo strade fino ad oggi impensate: il mondo conosciuto dai computer diventa più accessibile, semplice, alla portata di tutti. Grazie a “Project Genesis” finalmente tutti i computer potranno aprire la porta ai loro sogni scoprendo una nuova dimensione: una realtà senza più limiti e paure. Ora non resta loro che iniziare a vivere, veramente.

A world populated only by computers that has always looked at our world with resignation and great sense of survival. Their structure, indeed, has always limited their development making even the simplest actions difficult. Today an extraordinary project is about to see the light, clearing new unexpected ways: the world of computers becomes more accessible, simpler, within the reach of everybody. Thanks to “Project Genesis” every computer will finally be able to open the door to its dreams, discovering a new dimension: a reality with no more limits and fears. Now they can only begin to live, for real.

Sito dedicato: projectgenesismovie.com

Director //Alessio Fava alessiofava.com
Production // Izen Ideas + Green Movie Group
Producers // Alessio Fava + Marijana Vukomanovic
Subject // Alessio Fava
Writers // Alessio Fava + Matteo Lanfranchi effettolarsen.it
Director of Photography // Beppe Gallo beppegallo.com
Original music // Giovanni Dettori + Lorenzo Dal Ri
Sound designer & re-recording mixer // Matteo Milani usoproject.blogspot.it/
Voice Actor // Michael Navarra | Donna Cuddemi | Thomas Blackthorne
Producer Post-production // Alfredo Beretta
Editing // Massimo Magnetti
Visual effects-3D // Andrea Vavassori + Andrea Zimbaro
Colorist // Giorgia Meacci
Stop motion animation // Alessio Fava + Beppe gallo + Matteo Lanfranchi
Set designer //Cristian Chierici ccsettantanove.wordpress.com/
Graphic designer // Lorenza Negri boombangdesign.com
Make up // Cristina Panata
Film studios // Izen + Pietro Baroni Photographer + Studioneon
Mockup printing // Grafix Milano grafixmilano.it
Communications strategy// Alessio Fava + Alice Avallone nastenka.it/
Actors // Alex Cendron + Marta Mazzi + Matteo Lanfranchi + Anna Mykhaylenko + Fabrizio + Giulia Linguanti + Dario Lo Nardo
Special thanks: Luciano Beretta, Gianfranco Negri, Rossella Fugazza, Ann Kroeber, Luigi Toscano, Barbara Alberghini, Grafix Milano, Enrico Bisi, Serivideo Torino, Jacopo Rondinelli, Pietro Baroni, Antonio Serra, Amos Caparrotta, Ivan Merlo, Parco delle Groane, Studio Neon, Philip Abussi, Francesca Cao, Ploonge

Kenzo Electric Jungle

Mat Maitland per Kenzo. Pop raffinato. Gustoso.

Visibile in grandi dimensioni su Vimeo (anche su You Tube, ma io in genere preferisco Vimeo: i video sono meno oppressi dal contorno e più valorizzati. Anche la qualità video mi sembra migliore)

Art Direction: Mat Maitland
Direction: Smith & Read / Mat Maitland
Animation: Natalia Stuyk
Production: Alastair Coe at Big Active
Music: ‘Mädchen Amick’ by Buffalo Tide

Sul nome B.a.c.h.

Se c’è qualcuno a cui Dio deve qualcosa, è J. S. Bach
Emil Cioran

Si tratta di un film di Francesco Leprino che ricostruisce la vita e l’opera del vecchio Bach. Ecco la descrizione dell’autore:

Sul nome B.a.c.h. è un film che si svolge su più piani strettamente interrelati e intercalati: il piano dell’esecuzione musicale dell’Arte della Fuga con elaborazioni strumentali per diversi organici, il piano dell’esplorazione di tutti i luoghi bachiani, quello del racconto biografico, quello dell’analisi discorsiva dell’Arte della fuga raccontata a più voci fra i luoghi bachiani dagli stessi personaggi, quello delle interviste ai vari esperti sugli aspetti del fenomeno bachiano (biografico, numerico-pitagorico, logico-matematico, esoterico, spirituale, profano, umano…), quello di Bach stesso, che in livrea si aggira muto nei “suoi” luoghi e ci guarda, dal remoto passato e dal lontano futuro al tempo stesso (interpretato da Sandro Boccardi, emblematico personaggio che ha promosso la musica antica in Italia fondando l’ultra trentennale festival “Musica e Poesia a San Maurizio”) e a cui dà voce il più grande attore in lingua tedesca: Bruno Ganz. La voce guida è quella altrettanto celebre di Arnoldo Foà e Sonia Bergamasco, insieme ad altri valenti attori che “interpretano” i personaggi principali della vita di Bach: il figlio Carl Philip Emanuel, autore del necrologio, Forkel, primo biografo, Anna Magdalena, la devota consorte, i severi superiori… tutti personaggi che costituiscono i testimoni di ieri.

Testimoni di oggi sono invece i personaggi intervistati, fra i più autorevoli in campo bachiano: Enrico Baiano, eccellente clavicembalista, Alberto Basso, che ha scritto il monumentale Frau Musika, Hans Eberhard Dentler, musicista e studioso, che nel suo volume su l’Arte della fuga ne ha decodificato il livello pitagorico-numerico, Ton Koopman, massimo interprete e direttore specializzato nelle esecuzioni bachiane, Douglas Hofstadter, autore dell’originalissimo saggio Goedel, Escher e Bach e studioso di intelligenza artificiale, Piergiorgio Odifreddi, logico matematico che ha approfondito le relazioni con il linguaggio musicale, Quirino Principe, autorevole musicologo e germanista particolarmente sensibile agli aspetti esoterico-cabalistici, Don Luigi Garbini, responsabile per la musica della Curia di Milano, che ha scritto una pregevole Introduzione alla musica sacra, Benedetto Scimemi, musico-matematico che con le sue lezioni-concerto ha divulgato le complessità delle fughe bachiane, Matteo Messori, clavicembalista e studioso di Bach, che ha inciso l’Arte della fuga al clavicembalo, Luca Cori, compositore e studioso che ha approfondito le relazioni strutturali e simboliche dell’Arte della fuga, Salvatore Natoli, filosofo da sempre interessato alle relazioni fra filosofia e musica. Tutti nomi riuniti in un grande convegno internazionale virtuale che fa il punto sulla figura di Johann Sebastian Bach.
Le elaborazioni strumentali, ad opera di due autorevoli compositori (Ruggero Laganà e Alessandro Solbiati), per quanto si mantengano fedeli alla scrittura bachiana (non aggiungendo né togliendo alcuna nota), sono volta a volta traduzioni ad hoc per il particolare organico, con un’opportuna assegnazione e circolazione delle voci, che ne mette in luce relazioni nascoste e virtuali, prendendo ad esempio la strumentazione del Ricercare a sei da “L’offerta musicale” di Anton Webern.
Infine gli interpreti, oltre 50 musicisti che costituiscono un insieme unico di grandi solisti riuniti appositamente per l’esecuzione di un’opera.

Puntualizzo che io non ho visto il film. Mi sono imbattuto nei vari frammenti posti su You Tube. Alcuni mi piacciono, altri meno. Nell’insieme, però, mi sembra un lavoro abbastanza interessante da segnalarlo.

Qui la pagina di cinema italiano mentre a questo link trovate la playlist su You Tube.

Intanto, eccovi il primo capitolo, con il primo Contrappunto dell’Arte della fuga eseguito con la glass-harmonica.

Stille Post

Stille post è un gioco tedesco che equivale al nostro telefono senza fili, che gli anglosassoni chiamano chinese wisphers. In pratica ognuno sussurra al seguente quello che ha capito della frase sussurrata dal precedente, in una catena che può alterarne sensibilmente il contenuto.

Questo video è stato costruito in modo apparentemente analogo: ogni artista doveva creare un video di durata compresa fra 5 e 30 secondi, avente come tema il concetto di PAUSA, partendo dall’ultimo frame del video realizzato dall’artista precedente. Molto importante: ognuno non vedeva l’intero video precedente, ma riceveva solo l’ultimo frame.

Guardando il risultato si può notare come, nella maggior parte dei casi, il ricevente non si sia minimamente sforzato di sviluppare il contenuto del frame ricevuto, ma abbia cercato un modo elegante e rapido per disfarsene e piazzare la propria idea. Il che la dice lunga sull’attitudine collaborativa degli artisti in genere.

Ora non so se dirvi subito quando cambiano i video (la lista appare alla fine). Sappiate, però, che i contributi sono 13 e che due artisti non si sono adeguati alla durata massima prescritta (30″); uno ha sforato di soli 3″, ma un altro è andato oltre per ben 24″.

Ok, ecco il video. La lista dei punti di giunzione la metto dopo.

Stille Post, collaborative project from BUILT. visual communication on Vimeo.

Project Management: BUILT.
Motion Designer:
00:00 Anja Mewes
00:07 Tina Löwenstern
00:33 Media Sound & Pictures
01:06 Jochen Braun
02:00 Marcus Martinez
02:15 Deborah Arp
02:28 Eduard Lefter
02:38 Dennis Herzog
02:53 Kemane Ba
02:58 Dino Muhic
03:28 Jim Tabladillo
03:48 Matthias Winckelmann
04:10 BUILT.
Audio montage: BUILT.

Stardust

Stardust from PostPanic on Vimeo.

PostPanic director Mischa Rozema’s new short film, Stardust, is a story about Voyager 1 (the unmanned spacecraft launched in 1977 to explore the outer solar system). The probe is the furthest man-made object from the sun and witnesses unimaginable beauty and destruction. The film was triggered by the death of Dutch graphic designer Arjan Groot, who died aged 39 on 16th July 2011 from cancer.

The entire team at PostPanic (the Amsterdam-based creative company) pushed themselves in their own creative post techniques to produce a primarily CG short film crafted with love.

The film’s story centers on the idea that in the grand scheme of the universe, nothing is ever wasted and it finds comfort in us all essentially being Stardust ourselves. Voyager represents the memories of our loved ones and lives that will never disappear.

From a creative standpoint, Rozema wanted to explore our preconceived perceptions of how the universe appears which are fed to us by existing imagery from sources such NASA or even sci-fi films. By creating a generated universe, Rozema was able to take his own ‘camera’ to other angles and places within the cosmos.
Objects and experiences we are visually familiar with are looked at from a different point of view. For example, standing on the surface of the sun looking upwards or witnessing the death and birth of a star  – not at all scientifically correct but instead a purely artistic interpretation of such events.

Rozema says, ‘I wanted to show the universe as a beautiful but also destructive place. It’s somewhere we all have to find our place within. As a director, making Stardust was a very personal experience but it’s not intended to be a personal film and I would want people to attach their own meanings to the film so that they can also find comfort based on their own histories and lives.’

Rozema turned to his regular audio partner, Guy Amitai, to create the music for the film.

I approached Guy to make the music because I trust him and knew he would instinctively understand what I wanted to communicate with this film.’  Their long-term collaboration over the years helped them explore different musical approaches before finally settling on a musical journey featuring analogue instruments. Amitai explains, Once we started working on this project and I told people about Stardust and what Arjan meant to us all, the offers started pouring in. Musician friends and friends-of-friends all wanting to join in and record even the smallest parts. It was an incredibly emotional and personal journey for us all – not something you can professionally detach yourself from.

Credits:

A PostPanic Production
Written & directed by Mischa Rozema
Produced by Jules Tervoort
VFX Supervisor: Ivor Goldberg
Associate VFX Supervisor: Chris Staves
Senior digital artists: Matthijs Joor, Jeroen Aerts
Digital artists: Marti Pujol, Silke Finger, Mariusz Kolodziejczak, Dieuwer Feldbrugge, Cara To, Jurriën Boogert
Camera & edit: Mischa Rozema
Production: Ania Markham, Annejes van Liempd
Audio by Pivot Audio , Guy Amitai
Featuring “Helio” by Ruben Samama
copyright 2013 Post Panic BV, All rights reserved

Carta stampata

C’è un’allegoria non tanto nascosta in questo T-Rex fatto di carta stampata che muore entrando in contatto con un nuovo medium.

Un brevissimo (95″) corto di Ken Ottman che mostra una grande padronanza del mezzo e che potete vedere in più alta risoluzione qui.

D’une rare Crudité

D’une rare Crudité (sottotitolo: Histoires douces et cruelles dans un étrange jardin) è il lavoro di diploma di Emilien Davaud – Jérémy Mougel – Marion Szymczak (musica di David De Salle).

Si tratta di una breve opera di animazione che mostra dei frammenti di vita di strane piante in uno strano giardino, mentre il tempo passa e scorrono le stagioni. Il tutto in una atmosfera surreale e un po’ misteriosa.

Lo riporto anche qui, ma vi consiglio di vederlo a risoluzione migliore su Vimeo.

Altri lavori dello stesso autore qui.

Unidisplay

Unidisplay, installazione audio – video di Carsten Nicolai, altrimenti noto come Alva Noto (scusate il bisticcio) all’Hangar Bicocca (Via Chiese, 2, 20126, Milano), è stata prorogata fino a Domenica 6 Gennaio.

Resta solo qualche giorno per vedere questo lavoro che

riunisce in sé i temi più importanti del lavoro di Nicolai: la capacità di rendere percepibile il suono in modo ottico; l’estetica minimale che si traduce nell’uso monotonale del colore (variazioni sul bianco e nero) e delle sonorità; la propensione verso l’astrazione e quella verso l’infinito.

In questo video, sottotitolato in italiano, lo stesso Nicolai spiega Unidisplay e se ne possono vedere anche alcuni frammenti. Qui si possono leggere alcune note sull’opera.

L’arte della Terra

Richat StructureTrovo che le foto aree abbiano una loro particolare bellezza. In immagini come questa il suolo diventa pura forma e colore, quasi un’opera astratta i cui tratti non sono mai banali o ripetitivi, ma sempre diversi pur restando simili.

Quella che vedete è la Struttura di Richat, conosciuta anche come Occhio del Sahara o Guelb er Richat. Si trova in Mauritania, in una parte di deserto sahariano altrimenti vuota. Ha un diametro di più di 40 km e si ritiete sia un formazione geologica risalente al paleozoico (click per ingrandire).

Per la fine del 2012 la NASA ci regala The Earth as Art, un libro con 75 immagini riprese da satellite liberamente distribuito e scaricabile qui in pdf.

Per l’iPad, inoltre, è disponibile questa App gratuita con lo stesso contenuto.

Per gli amanti del genere segnalo anche il sito The Gateway to Astronaut Photography che, semplicemente “hosts the best and most complete online collection of astronaut photographs of the Earth”.

Voyage

Questa immagine fotografa una installazione creata da Aether & Hemera (architect Claudio Benghi and lighting artist Gloria Ronchi) a Canary Wharf (Londra).

Le barchette che vedete non sono di carta, ma di polipropilene, materiale non tossico e riciclabile. Sono collegate fra loro tramite un cavo elettrico subacqueo con dei pesi che le tengono in posizione. Ogni barca è dotata di un led di colore variabile, individualmente indirizzabile e programmabile, il che significa che l’intera flotta si comporta come una matrice luminosa che può essere configurata per creare effetti luminosi, pattern geometrici, onde di colore in movimento.

Le barche sono connesse a formare una rete wireless che consente ai passanti di interagire con la flotta via cellulare modificando colori e pattern.

Per maggiori particolari e immagini, vedi questo sito.

Troma su You Tube

logoIn Italia la Troma Entertainment è poco nota. Si tratta di

una casa di produzione e distribuzione cinematografica indipendente statunitense, fondata da Lloyd Kaufman e Michael Herz nel 1974.

La compagnia produce film indipendenti e a basso costo, che presentano un alto tasso di sequenze splatter e di nudità, politicamente scorretti e irriverenti, molti dei quali sono divenuti dei cult movie. Ha prodotto e distribuito oltre 800 film, tra cui i primi lavori di registi come Trey Parker e Matt Stone, Brian De Palma e Oliver Stone, e attori come Robert De Niro, Kevin Costner, Samuel L. Jackson e Marisa Tomei.

Tra i titoli più famosi prodotti o distribuiti dalla Troma vi sono Il vendicatore tossico, Tromeo and Juliet (rivisitazione in chiave splatter ed erotica di Romeo e Giulietta di William Shakespeare), Sgt. Kabukiman N.Y.P.D., Terror Firmer e Cannibal! The Musical. Fatta eccezione per alcuni la maggior parte dei film della Troma sono rimasti inediti in Italia.

[Leggi la voce su wikipedia]

Oggi la Troma Entertainment ha il proprio canale su You Tube con cui ha distribuito gratuitamente più di 150 film, compresi alcuni fra i più famosi.

Empty America

Empty America è una serie di brevi video realizzati da Thrash Lab. Si tratta di timelapse dedicati ad alcune città americane ripulite da qualsiasi presenza umana, compresi turisti e traffico.

Francamente non so bene come abbiamo fatto. Posso pensare che, essendo timelapse, quindi video non continui, ma formati da immagini a distanza di (poco) tempo montate in serie, siano state selezionati solo i fotogrammi senza persone e traffico. Però nei video ci sono anche luoghi in cui è piuttosto difficile non vedere nessuno.

Inoltre, nel video di San Francisco, c’è (secondo me) un indizio del fatto che le persone c’erano, ma sono state tolte ed è una scala mobile funzionante, ma vuota. Di solito le scale mobili si fermano quando non rilevano nessuna presenza, dopo che hanno completato poco più di un ciclo di salita.

UPDATE

Con qualche ricerca, ho trovato il making of di uno dei video. C’è dietro un notevole lavoro di Photoshop, After Effects, e Premiere. Praticamente si approfitta del fatto che il timelapse è fatto con una camera fissa. Di conseguenza, nel filmato di partenza, il posto che in un fotogramma è occupato da (per es.) un’auto, è vuoto nel fotogramma precedente o in quello successivo. In tal modo è facile prendere un frammento da un fotogramma e copiarlo su un altro per far sparire auto e persone.

Si può vedere il making of qui.

END UPDATE

Le città finora svuotate sono Seattle, San Francisco e New York. La prossima sarà Washington DC. I video hanno prodotto reazioni contrastanti. Alcuni li hanno definiti “eerily disturbing” affermando che “It feels like everyone was abducted by aliens”.

Ammetto che l’idea di un’intera metropoli come un’immensa Mary Celeste può suonare un po’ inquietante, anche perché alcuni dei casi che conosciamo sono collegati a catastrofi, tipo Pryp’yat’, ma io li trovo deliziosi. Solo la musica, in questo contesto, mi suona un po’ irritante.

Ecco i video.

Peter Sellers legge She Loves You

Tanto per mostrare cosa sa fare un grande attore, ecco Peter Sellers che interpreta il testo di She Loves You di Lennon & McCartney nei panni del Dottor Stranamore, da lui interpretato nell’omonimo film di Kubrick del 1964 (faceva 3 parti in quel film: il Dottor Stranamore, il Capitano Lionel Mandrake e il Presidente degli Stati Uniti).

Come se non bastasse, in questo post di Open Culture potete anche vederlo mentre recita lo stesso testo con accento cockney, con accento aristocratico e con accento irlandese.

Infine, a questo link, legge il testo di un altro brano dei Beatles, A Hard Day’s Night, nello stile di un attore shakespeariano, per la precisione imitando Laurence Olivier nel monologo del Riccardo III (quello che inizia con l’inverno del nostro scontento).

Zimoun

Zimoun è svizzero. Crea sculture e installazioni in movimento in cui la componente sonora è essenziale.

Nei suoi lavori, il movimento di una gran quantità di semplici oggetti industriali mossi da piccoli motori crea un flusso sonoro granulare caotico. Come nel Poema Sinfonico per 100 Metronomi di Ligeti, anche qui il flusso è creato dalla sovrapposizione sfasata di molti elementi semplici, tutti uguali, ognuno dei quali ha una pulsazione ritmica regolare.

The Future Forms Of Life

The Future Forms Of Life è un breve, visionario cortometraggio di David Lance basato sulle sculture cinetiche di Theo Jansen, il cui lavoro seguiamo da anni.

L’idea base è efficacemente delineata da questa frase di Lance:

If we work really hard on our dreams sooner or later we will reach our goals. But what if one day our dreams go too far?

e in effetti nel film immagina che le sculture di di Jansen, che già si muovono autonomamente spinte dal vento, un giorno prendano vita.

Lo potete vedere più in grande direttamente su vimeo, da cui lo potete anche scaricare in alta qualità, oppure su you tube,

π nel cielo

Ieri pi greco è apparso nel cielo della Bay Area sotto forma delle sue prime 1000 cifre, quasi come stampate da una vecchia dot matrix printer.
È una installazione effimera, nata nell’ambito del 2012 ZERO1 Biennial, un festival che celebra l’arte e la tecnologia nella Silicon Valley.

L’idea è di ISHKY, un eclettico artista californiano, creatore di installazioni di vasta scala, che ha riunito intorno a sé un gruppo di artisti, programmatori e scienziati.

I numeri vengono creati a circa 3000 metri di altezza da 5 aerei sincronizzati equipaggiati con una non ben identificata “dot matrix technology”, evidentemente un sistema che permette di disegnare delle lettere emettendo sbuffi di fumo, col un sistema analogo a quello di una stampante ad aghi. Ogni cifra è alta circa 400 metri (¼ di miglio).

pi nel cielo

Le città fantasma cinesi

Nel frenetico sviluppo cinese, ogni tanto si fanno errori di progettazione.

Abbiamo già parlato di Kangbashi, una città pensata per un milione di abitanti rimasta praticamente disabitata, ma pensavo che fosse una situazione unica, invece i casi sono parecchi. Un fotografo italiano, Matteo Damiani, ha visitato e documentato Chenggong, una città satellite, la cui costruzione è iniziata nel 2003 poco a sud di Kunming che ha, secondo BBC News, ben 6.5 milioni di abitanti. La zona è il sud-ovest, non lontano dai confini con Myanmar, Laos e Vietnam (Google maps).

A Chenggong sono stati costruiti circa 100.000 appartamenti rimasti praticamente vuoti. È abitata soltanto da una piccola comunità di studenti, lavoratori e guardie della sicurezza. Sia la periferia che il centro sono abbandonati, così come le ville di lusso, lo stadio e i centri commerciali. Ecco alcune foto, belle e impressionanti di Matteo Damiani (click per ingrandire). Le altre sono qui.

Chenggong Chenggong
Chenggong Chenggong

L’articolo di BBC News riporta anche altri casi, seppure di portata inferiore: per esempio un centro commerciale situato ai bordi di una città da 10 milioni di abitanti, rimasto vuoto per carenza di infrastrutture (collegamenti), un parco a tema medievale a nord di Pechino, un rione di Shangai costruito a imitazione della Londra georgiana, utilizzato solo per le foto di nozze e una simil Manhattan in costruzione a Tianjin.

Ma, se in questi casi le ragioni dei fallimenti sono più semplici da individuare, quello delle nuove ghost town cinesi è un fenomeno più difficile da analizzare. In parte è imputabile alla bolla immobiliare che ha colpito anche la Cina facendo lievitare i prezzi, ma non sembra essere l’unica ragione perché non ha dissuaso minimamente gli investitori, tanto che, recentemente, il governo ha dovuto bloccare le autorizzazioni alla costruzione di un’altra ventina di città.

Di conseguenza gli investitori hanno spostato le proprie mire andando a costruire fuori dal paese. Il China International Trust and Investment Corporation (CITIC) ha finanziato la costruzione di Kilamba, in Angola, a una trentina di chilometri dalla capitale, Luanda. Ecco un paio di immagini cliccabili:

Kilamba Kilamba

Kilamba, finanziata dai cinesi ma progettata dai portoghesi, è una città molto moderna anche secondo gli standard europei, ma anch’essa, per ora, è una ghost town a causa dei prezzi: le case costano fra $100.000 e $200.000, mentre i 2/3 degli angolani guadagnano meno di $2 al giorno.

Perché si costruisce allora? Una spiegazione che vale sia per la Cina che per l’Angola, è che le città siano viste come un investimento a lungo termine e si calcoli che, con la crescita del PIL che questi paesi registrano, fra una decina d’anni ci siano acquirenti che possono permettersi questi prezzi. Ma, pur considerando che la visione del mondo orientale è diversa dalla nostra, si tratta di una considerazione poco probabile perché il rischio è elevato.

Il problema della bolla immobiliare cinese, infatti, esiste e gli esperti sono in disaccordo su possibili effetti in caso di esplosione. Alcuni, ricordando che l’attuale crisi è partita con la bolla americana del 2008, temono che, se qualcosa del genere accadessi in Cina, l’effetto potrebbe essere catastrofico. Effettivamente, se si tiene conto del fatto che l’economia cinese ormai possiede titoli e azioni estere in grande quantità, si teme che, nel caso le banche vadano in sofferenza, vendano in massa buona parte dei titoli di cui dispongono.

Ma, nello stesso tempo, gli esponenti dei tre principali costruttori del Paese, China Vanke, China Overseas e Evergrande Real Estate, minimizzano affermando che, nel caso più brutto, la Cina non farà una fine peggiore di Dubai in cui la bolla ha creato delle difficoltà, ma comunque è stata assorbita.

Asako Narahashi

Da più di 10 anni, Asako Narahashi fotografa il mondo dal ciglio dell’acqua, a volte con la macchina in parte sommersa.

In alcune immagini, la prospettiva sembra quella di un naufrago che annaspa fra le onde. In altre, con acqua calma, la vista è quella di un nuotatore che riposa scivolando sull’acqua o facendo il morto.

Click per ingrandire.

Olimpiadi

Olimpiadi 2012Per le Olimpiadi di Londra i pubblicitari hanno avuto abbastanza fondi da potersi scatenare e devo dire che la maggior parte delle loro realizzazioni è tecnicamente egregia e professionalmente ineccepibile (vedi il video qui sotto).

Però sto guardando adesso la cerimonia di apertura. Qualche richiamo storico nella prima parte (Shakespeare, Blake, Milton…) con un’isoletta verde in stile hobbit, per arrivare rapidamente ai Beatles e alla pop music. Gli aspetti culturali più profondi, che con le edizioni di Atene e Pechino avevano raggiunto il massimo, qui sono stati un po’ trascurati. O, almeno, mi è sembrato che, più che per gente come Bacon, Newton o Dowland, gli organizzatori amino ricordare la propria nazione per Mr. Bean, la swingin’ London e la pop music.

Comunque la cerimonia olimpica fa sempre pensare. Sfila la Cina e molto dopo, in ordine alfabetico, sfila Taipei. Passano le due Coree, passa la Siria, sfila l’Arabia Saudita, con un’atleta, donna, tuttora combattuta fra il gareggiare con il velo, come vuole il comitato olimpico del suo paese, oppure senza, come chiede il comitato olimpico internazionale, passa Timor Est, passano gli Stati Uniti, con divise disegnate in America da Ralph Lauren, ma interamente prodotte in Cina, arriva la Gran Bretagna, con Heroes di Bowie come colonna sonora…

01:00 – la sfilata è finita. Adesso suonano le Scimmie Artiche. Glob!

01:39 – per chiudere, dopo discorsi e cerimonie di accensione, Paul McCartney canta, con un po’ di fatica, Hey Jude.

Olympic Stadium – London 2012 from squintopera on Vimeo.

Una fontana …

… un po’ speciale.

Si trova in Giappone, alla Osaka City Station.

A vederla disegnare forme con l’acqua, sembra complicata, ma, in realtà, non è più complessa di una stampante. Immaginate una stampante che abbia una sola linea di ugelli lunga quanto la larghezza del foglio. A questo punto basta che il software prenda una linea della pagina e mandi un 1 (aperto) per ogni pixel nero e uno 0 (chiuso) per ogni pixel bianco, continuando così per tutte le righe. Il software è perfino più semplice di quello di una stampante. Ecco fatto. In fondo è computer art.

C’è, comunque, un messaggio più interessante, dietro ed è l’idea che una società deve favorire e perfino spingere la creatività e l’arte anche nelle sue manifestazioni più normali, come una stazione o l’arredo urbano in genere. Da quanto tempo non vedo un’opera d’arte contemporanea in una stazione?

URBANSCREEN a Sidney

URBANSCREEN è un gruppo tedesco specializzato in proiezioni di larga scala su superfici urbane.

Già famosi per 555 KUBIK – How it would be if a house was dreaming, che utilizzava come schermo la Kunsthalle Hamburg, oggi hanno ricevuto una commissione per lavorare sulla Sydney Opera House, nel quadro della manifestazione Vivid Sydney, un festival di luce, musica e idee.

Vedere le vele dell’Opera House muoversi come mosse dal vento è semplicemente emozionante.

Watch as multi-award winning German design collective URBANSCREEN transform Sydney Opera House with their Lighting of the Sails.

Vivid LIVE at Sydney Opera House is a 10-day celebration of ambitious popular music within the city’s annual Vivid Sydney festival running from 25 May to 11 June 2012.

Musical Chairs

This movie shows an installation by designer Bobby Petersen at the Victoria and Albert Museum in London, where chairs were programmed to play music when visitors sat on them. Each seat represented a different instrument and rhythm, creating a harmony when people sat down together.

Paper

L’artista di Colonia Simon Schubert crea immagini di interni semplicemente piegando un foglio di carta.

Francamente mi è anche difficile immaginare come faccia. I fogli di carta sono piegati, incisi e sgualciti senza nessun segno grafico. Le forme nascono dai differenti rilievi che il foglio assume e sembra siano sempre sul punto di scomparire…

Altre immagini qui.

Cologne artist Simon Schubert creates intricate images of stately homes and palaces simply by folding plain white sheets of paper.

In his paper works Schubert folds and creases the sheets in an extraordinary technique, adding a plastic quality to the plain paper without any graphical aid. Staircases and hallways, insights of stately homes are shown, seemingly on the point of dissolution. The rooms are inhabited by hidden human figures whose ghost-like shadows seem to enter or leave the scene.

The works are made of plain paper. The papers are entirely folded and uncoloured.

Via Deezen

Com’era il vecchio west

Quando passo per qualche luogo che mi piace mi chiedo sempre come è apparso agli occhi dei primi uomini (il senso reale della domanda è com’era prima che la civiltà lo riempisse di insulse casette, strade eccetera). Pensare per esempio a come poteva apparire il lago di Garda a qualcuno che lo vedeva per la prima volta arrivando dalle montagne a nord, è sorprendente: un’immensa distesa di acqua con qualche villaggio e qualche palafitta qui è la.

Adesso il Daily Mail online pubblica una serie di foto scattate da Timothy O’Sullivan nei primi anni del 1870: sono le prime immagini di quelle terre che diverranno note come il selvaggio west (principalmente Arizona, Nevada, Utah).

Qui il link.

The wild west

These remarkable 19th century sepia-tinted pictures show the American West as you have never seen it before – as it was charted for the first time.

The photos, by Timothy O’Sullivan, are the first ever taken of the rocky and barren landscape.

At the time federal government officials were travelling across Arizona, Nevada, Utah and the rest of the west as they sought to uncover the land’s untapped natural resources.

The DailyMail online: Here is the link.

Supersilent + Joshua Light Show

Supersilent è una band norvegese con cui ho avuto il piacere di condividere un concerto al Göteborg Art Sound festival il 12 Maggio. Qui con Stian Westerhus alla chitarra.

Il Joshua Light Show è un team di artisti e tecnici che esiste da più di 40 anni e differenziandosi dai tanti VJ con laptop, porta avanti uno stile legato alle visioni psichedeliche dei roaring sixties, generate da proiezioni di pura luce e trasparenze imbevute di coloranti ad olio, proprio come tanti anni fa.

Eccoli insieme.

Passing Cloud

Perché viaggiare ad alta velocità? Perché avere sempre una destinazione definita?

L’architetto Tiago Barros ha ideato Passing Cloud, una pseudo-nuvola, composta da diversi palloni aerostatici di forma circolare, in grado di fluttuare su un territorio guidata dal vento.

Le immagini del progetto sono molto poetiche. Solo due appunti:

  1. gli omini accennati nella prima immagine, sulle sfere sopra le nuvole, sono quantomeno improbabili: sopra le nuvole la temperatura è alquanto bassa e i venti molto forti;
  2. ovviamente il sistema deve prevedere un qualche tipo di motore, se non altro per scendere e per evitare i tornado.

Altre immagini sul sito.

Douglas Trumbull

Douglas TrumbullDouglas Trumbull è uno dei più prestigiosi creatori di effetti speciali per il cinema. Ha partecipato a film come 2001 Odissea nello Spazio, Blade Runner, Incontri ravvicinati del terzo tipo, Star Trek. Il suo team ha costruito i modellini delle astronavi che ruotano a tempo di valzer e il panorama apocalittico della città di Blade Runner.

Il suo nuovo sito svela come sono stati realizzati molti di questi effetti. Per ora, la maggior parte dei contenuti è relativa a Blade Runner, ma altri saranno aggiunti prossimamente (gira voce che stia preparando il documentario definitivo sul making of 2001). Andate nella pagina dei video.

Il Popolo Migratore

Questa notte hanno dato su RAI1 Il Popolo Migratore, un bel documentario naturalistico che conoscevo da tempo (realizzato da jacques Perrin nel 2001) che racconta le migrazioni stagionali degli uccelli senza pomposità o atteggiamenti infantili, con affascinanti riprese aeree.

Lo sto guardando proprio adesso. La sua diffusione in orari più consoni potrebbe forse convincere qualcuno a non prenderli a fucilate quando passano. Ne trovate qualche stralcio su You Tube, ma la visione in HD su grande schermo è insostituibile.

Un estratto

Sidney’s Siberia

Fra le molte meraviglie del sito Secret Technology di Jason Nelson spicca questa Sidney’s Siberia.

Un’immagine che contiene una breve poesia e un quadrato, mosso dal mouse, per ingrandirne una parte. Quest’azione rivela che l’immagine di partenza è composta da molte piccole immagini, una modalità già ben nota nel web (esistono dei software per farlo).

Ma presto ci si accorge che ogni piccola immagine, ingrandita, contiene un’altra breve poesia e che il procedimento può continuare all’infinito…

Cliccare le immagini per ingrandire.

Steel Cathedrals (repost)

Visto che sembra essere scomparso dal luogo dove lo avevo linkato, ri-posto Steel Cathedrals, un breve film del 1985 di David Sylvian e Yasayuki Yamaguchi (e la voce di Jean Cocteau).

Le scene sono state girate in due giorni del Novembre 1984 vagando per zona industriale di Tokyo. La musica è stata aggiunta da Sylvian con l’apporto di altri musicisti. La formazione:
David Sylvian : keyboards, tapes, digital percussion
Steve Jansen : percussion
Ryuichi Sakamoto : piano, strings
Kenny Wheeler : flugelhorn
Robert Fripp : guitar, frippertronics
Holger Czukay : dictaphone
Masami Tsuchiya : guitar ‘abstruct’

Il video venne pubblicato su VHS in edizione limitata a 2000 copie e poi ristampato nel 1989. Anche la musica uscì dapprima solo su cassetta in un numero limitato di copie nel 1985, per approdare poco tempo dopo al CD, con qualche traccia in più.

Su You Tube lo si trova diviso in due parti.

Kapsis

Kapsis è frutto di una collaborazione fra Edgar Barroso, giovane compositore messicano e Yen-Ting Cho, designer di Taiwan.

Kapsis is a piece for flute, electro-acoustic music, and video art. It portrays the mesmerizing Nahua myth of a young girl who becomes a starfish. The animation will be part of a contemporary opera, which is a collaboration between composer Edgar Barroso, designer Yen-Ting Cho, and filmmaker Aryo Danusiri.

L’autore consiglia di ascoltare con cuffie.

Un nuovo Monopoli

Questo enorme tabellone di un monopoli in versione crisi è apparso fra le tende degli attivisti di Occupy Wall Street.

Si dice che a crearlo sia stato il famoso artista di strada Bansky. Altre e più grandi immagini qui.

Dujardin

Filip DujardinFilip Dujardin è un fotografo belga che si occupa di architettura e che, oltre a fotografare edifici reali, compone immagini di edifici immaginari assemblando frammenti architettonici.

Ne risultano delle architetture che, pur con evidenti anomalie, risultano perlomeno verosimili.

Microworlds

La microfotografia (o nanofotografia) ha la capacità di svelare paesaggi inaspettati e misteriosi, tali da poterci costruire sopra delle storie, come fa Alan Jaras.

Guardatevi questa serie, denominata MicroWorld, partendo dalla prima immagine.

Campi armonici

Pierre Sauvageot distribuisce un migliaio di strumenti eolici su una grande superficie. La fruizione avviene muovendosi all’interno del sito. Si può passare, così, da un’area lunga quasi 400 metri in cui sono sparse più di 300 campane balinesi a uno slalom fra canne di bamboo forate e intonate, per poi finire in uno spazio cosparso di glockenspiel pentatonici azionati da turbine.

Il tutto mosso solo dal vento. Il video si riferisce all’installazione del 2010 a Martigues, nei pressi di Marsiglia.

White Box

White Box by Purform

Audio/Video performance for a tryptic of HD video screens and quadraphonic audio

White Box is a work based on a new way of generating A/V compositions in real time and is a new piece in a cycle that began in 2003 with Black Box. This cycle metaphorically transposes, into sound and images, concepts from systems theory related to black, white and grey boxes.

Visuals: Yan Breuleux
Music: Alain Thibault

Programmers: Jean-Sébastien Rousseau, Peter Dines.

The Singing Ringing Tree

Questa scultura sonora, progettata dagli architetti Anna Liu e Mike Tonkin (Tonkin Liu Ltd), si trova in un luogo remoto non lontano dalla città di Burnley, nell’Inghilterra del nord ed è chiamata The Singing Ringing Tree.

Completata nel 2006, è alta circa 3 metri e formata da canne di acciaio galvanizzato che, grazie al vento, possono produrre una sonorità corale che si estende su varie ottave. Il suono, leggermente dissonante, non è casuale. Alcune delle canne, infatti, sono state forate per accordarle.

Non tutte le canne, inoltre, suonano. Parecchie hanno solo una funzione strutturale o estetica.

Ecco un video in cui potete anche ascoltarla.

Evidence

Questo è un video di Godfrey Reggio, già regista del famoso Koyaanisqatsi e degli altri due film della stessa serie. La parte interessante (e impressionante) inizia circa 1’30”, con i visi di bambini ripresi frontalmente mentre guardano la televisione.

Il video è stato realizzato in Italia da Fabrica, con Angela Melitopoulos e Miroslav Janek e prodotto da Massimo Cortesi.

Partitura

Partitura è un software molto interessante che genera immagini in movimento a partire da una traccia audio.

NB: la generazione non è immediata. Partitura è un linguaggio di programmazione con interfaccia grafica nello stile di MAX/Msp e del suo modulo grafico Jitter.

Il software nasce dalla collaborazione di Abstract Birds e Quayola ed è free per uso non commerciale (la licenza commerciale costa € 500, sconti per quantità). È stato realizzato utilizzando il toolkit vvvv dal cui sito è scaricabile.

Partitura is a custom software built in vvvv.org to generate realtime graphics aimed at visualising sound. The term “Partitura” (score) implies a connection with music, and this metaphor is the main focus of the project. Partitura aims to create a new system for translating sound into visual forms. Inspired by the studies of artists such as Kandinsky, Paul Klee, Oscar Fischinger and Norman McLaren, the images generated by Partitura are based on a precise and coherent system of relationships between various types of geometries. The main characteristic of this system is its horizontal linear structure, like that of a musical score. It is along this linear environment that the different classes of abstract elements are created and evolve over time according to the sound. Partitura creates endless ever-evolving abstract landscapes that can respond to musical structures, audio analysis and manual gestural inputs. It is an instrument that visualises sound with both the freedom of spontaneous personal interpretation/improvisation and at the same time maintaining the automations and triggers of mathematical precision.

Partitura defines a coherent language of its own for the creation of new contemporary abstractions. It is within this system that Partitura creates worlds that expand from a single dot to multiple galaxies, from minimalism to complexity, from rigid to elastic, from solid to liquid, from angular to smoothness, from tentative to boldness, from calm to agitation, from slow to fast, from desaturated to saturation, from dark to lightness, from predictable to unpredictability. Literally ‘everything’ and its opposite… just like a musical flow.

Il mondo attraverso Facebook

Questa immagine è stata creata da Paul Butler, che nella vita si occupa di strutturare i dati raccolti da Facebook, partendo da circa 10.000.000 di coppie di amici.

In pratica, ogni utente è stato geo-localizzato con un punto nella posizione della sua città di residenza. Le varie città sono state poi connesse da linee il cui colore (dal blu scuro al bianco) è funzione del numero di amici che risiedono nelle due città.

Ovviamente non è possibile discernere con chiarezza le singole linee. È invece interessante osservare come il pianeta venga disegnato e soprattutto vedere le zone scure che non sempre sono causate dal digital divide, come è il caso dell’Africa. Spesso, infatti, il vuoto dipende dal fatto che in alcuni paesi, per es. Cina, Russia e Brasile, esistono dei social network locali che Faccialibro non è ancora riuscito a scardinare (rispettivamente QZone, VKontakte e Orkut).

L’immagine è molto grande. Cliccare per ingrandire. Qui l’articolo originale di Paul Butler.

il mondo attraverso facebook

Transfinite

Una installazione in cui Ryoji Ikeda tenta di catturare l’invisibile flusso di dati che scorre attraverso l’intero pianeta. Due enormi schermi affiancati, 13 m. di altezza per 18 di larghezza, ma un’enorme estensione al suolo, su cui scorrono figure generate dal flusso numerico della rete in sincronia con la musica dello stesso Ikeda, fatta di nuvole di rumore, onde sinusoidali, bassi mormorii punteggiati da tintinnii e sibili sulle alte frequenze.

Installata fino all’11 Giugno presso Park Avenue Armory
643 Park Avenue, New York, NY 10065, (212) 616-3930

ikeda - transfinite

ikeda - transfinite

ikeda - transfinite

ikeda - transfinite

Ci spiano a fin di bene?

Le foto digitali contengono un sacco di dati, quasi tutti di carattere tecnico. Il formato utilizzato dalle fotocamere digitali, infatti, va sotto il nome di Exif (Exchangeable image file format). La specifica utilizza i formati esistenti JPEG, TIFF Rev. 6.0, e RIFF, con l’aggiunta di specifiche etichette (tag) di metadati.

Questi metadati, in genere, sono utili perché permettono, anche a distanza di tempo, di visualizzare i valori di tempo, diaframma, risoluzione, data e ora, nonché tutte le impostazioni con cui è stata scattata la foto.

Per vederli, aprite questa pagina e caricate una foto oppure scaricate l’ottimo ExifTool.

Fra questi dati, però, almeno uno può essere utile o dannoso in base alle intenzioni. È il numero di serie della fotocamera, che è unico e quindi, in qualche modo, permette di risalire all’acquirente. Quindi ricordate di eliminare i metadati se, per es., mettete una immagine in internet e non volete essere identificati.

D’altra parte, proprio il serial number può avere un altro utilizzo, più interessante. Supponete che vi rubino la fotocamera e che, alla fine, vada in mano a qualcuno che fa qualche foto e la mette in internet.

Ebbene guardando il serial number di quelle immagini, voi potete dimostrare che sono state scattate con la vostra fotocamera (peraltro il numero dovrebbe essere anche riportato sulla garanzia).

È proprio quello che fa il sito stolencamerafinder che ha raccolto un database di più di un milione di fotocamere. Vi basta avere una immagine non modificata scattata con la vostra fotocamera ormai perduta e il sito può aiutarvi a identificare altre immagini scattate con la stessa, a patto che siano state imprudentemente messe in rete.

Se, poi, per curiosità, volete vedere i dati Exif contenuti in una immagine, ecco qui:

Exif Byte Order                 : Little-endian (Intel, II)
Image Description               : OLYMPUS DIGITAL CAMERA
Make                            : OLYMPUS IMAGING CORP.
Camera Model Name               : SP800UZ
Orientation                     : Horizontal (normal)
X Resolution                    : 72
Y Resolution                    : 72
Resolution Unit                 : inches
Software                        : Version 1.0
Modify Date                     : 2010:10:15 09:15:56
Y Cb Cr Positioning             : Co-sited
Exposure Time                   : 0.3
F Number                        : 4.1
Exposure Program                : Program AE
ISO                             : 400
Exif Version                    : 0221
Date/Time Original              : 2010:10:15 09:15:56
Create Date                     : 2010:10:15 09:15:56
Components Configuration        : Y, Cb, Cr, -
Compressed Bits Per Pixel       : 2
Exposure Compensation           : 0
Max Aperture Value              : 2.8
Metering Mode                   : Multi-segment
Light Source                    : Unknown
Flash                           : Off, Did not fire
Focal Length                    : 36.7 mm
Special Mode                    : Normal, Sequence: 0, Panorama: (none)
Camera ID                       : OLYMPUS DIGITAL CAMERA
Equipment Version               : 0100
Camera Type 2                   : D4434
Focal Plane Diagonal            : 7.665 mm
Body Firmware Version           : 77
Camera Settings Version         : 0100
Preview Image Valid             : No
Preview Image Start             : 1644
Preview Image Length            : 0
Macro Mode                      : Off
Flash Mode                      : Off
White Balance 2                 : Auto
Drive Mode                      : Single Shot
Panorama Mode                   : Off
Image Processing Version        : 0112
Distortion Correction 2         : Off
Face Detect                     : Off; Unknown (0)
Face Detect Area                : (Binary data 383 bytes, use -b option to extract)
Quality                         : SQ (Low)
Macro                           : Off
Black & White Mode              : Off
Digital Zoom                    : 1.0
Resolution                      : 1
Camera Type                     : D4434
Pre Capture Frames              : 0
White Board                     : 0
One Touch WB                    : Off
White Balance Bracket           : 0
White Balance Bias              : 0
Scene Mode                      : Standard
Serial Number                   : 000JAJ248048
Data Dump                       : (Binary data 2540 bytes, use -b option to extract)
User Comment                    :
Flashpix Version                : 0100
Color Space                     : sRGB
Exif Image Width                : 2560
Exif Image Height               : 1920
Interoperability Index          : R98 - DCF basic file (sRGB)
Interoperability Version        : 0100
File Source                     : Digital Camera
Scene Type                      : Directly photographed
Custom Rendered                 : Normal
Exposure Mode                   : Auto
White Balance                   : Auto
Digital Zoom Ratio              : 0
Focal Length In 35mm Format     : 204 mm
Scene Capture Type              : Standard
Gain Control                    : High gain up
Contrast                        : Normal
Saturation                      : Normal
Sharpness                       : Normal
Compression                     : JPEG (old-style)
Thumbnail Offset                : 9216
Thumbnail Length                : 4452
Image Width                     : 2560
Image Height                    : 1920
Encoding Process                : Baseline DCT, Huffman coding
Bits Per Sample                 : 8
Color Components                : 3
Y Cb Cr Sub Sampling            : YCbCr4:2:2 (2 1)
Aperture                        : 4.1
Image Size                      : 2560x1920
Scale Factor To 35 mm Equivalent: 5.6
Shutter Speed                   : 0.3
Thumbnail Image                 : (Binary data 4452 bytes, use -b option to extract)
Circle Of Confusion             : 0.005 mm
Field Of View                   : 10.1 deg
Focal Length                    : 36.7 mm (35 mm equivalent: 204.0 mm)
Hyperfocal Distance             : 60.77 m
Light Value                     : 3.7

Guardate attentamente

questa immagine per un po’…

Non è un video. È una GIF animata. Un formato che, di solito viene utilizzato per fare stupidaggini come quella qui sotto, ma che Jamie Beck e Kevin Burg stanno cercando di elevare a un livello che si avvicini all’arte: “more than a photo but less than a video”.

animated gif

 

Flux

Un metamorfico video di Candas Sisman. che ha realizzato sia il video che l’audio per il Plato College of Higher Education.

Note dell’autore:

A Short Animation Inspired by the Works of İlhan Koman

Plato Art Space is proud to present Candaş Şişman’s video dedicated to famous sculptor İlhan Koman produced for the exhibition İlhan Koman: Hulda Festival, a Journey into Art and Science opening on the 22nd September, 2010.
İlhan Koman’s unique design approach in his form studies also inspires contemporary art works. The video installation Flux by young artist Candaş Şişman can be defined as a digital animation which is inspired from the structural features of some of İlhan Koman’s works like Pi, 3D Moebius, Whirlpool and To Infinity… A red circle, which is colored in reference to the red radiators of Ogre, is traced in a morphological transformation which re-interprets the formal approach of Koman’s works. The continuous movement sometimes connotes the formal characteristics of Pi, 3D Moebius, Whirlpool and To Infinity…, as well as the original formal interpretations of the design principles of the works . In Flux, Koman’s design process in the making of the Pi series has been treated as the emerging of a sphere from a two-dimensional circle by the principle of increasing the surface; and that simple direction is re-interpreted in digital medium. Thanks to this, in the digital animation an entirely different form serial that does not resemble Pi yet remaining its design principle can be followed through the flow of a circle to the sphere. As a conscious attitude of the artist, this work is not designed in a direct visual analogy with Koman’s works. During the animation, none of the moments of the transforming form look like Pi or 3D Moebius, however the subjective reading of Koman’s approach can be observed.

With the integration of the sounds of various materials – which Koman used in his sculptures – Flux turns into an impressive spatial experience. Flux, also exemplifies that Koman’s work can be re-interpreted by the analysis and manipulation of form in the digital medium.

Qui potete vederlo su Vimeo

Ryoichi Kurokawa

Kurokawa Ryoichi composes time based sculpture with digital generated materials and field recorded sources, and the minimal and the complexities coexist there. Kurokawa accepts sound and imagery as a unit not as separately, and constructs very exquisite and precise computer based works with the audiovisual language. That shortens mutual distance, the reciprocity and the synchronization of sound and visual composition. He also performed live-visual for musicians such as HUMAN AUDIO SPONGE(ex.YMO: Sketch Show + Ryuichi Sakamoto). In recent years, Kurokawa is invited to numerous noted international festivals and museums in Europe, US and Asia including TATE MODERN[UK], ARS ELECTRONICA[AT], transmediale[DE], Shanghai eARTS[CN], MUTEK[CA], and SONAR[ES] for concert and exhibition, and he continues to be an active presence on the international stage.

More info: http://www.ryoichikurokawa.com/

Aurora timelapse

Negli ultimi mesi, a causa dell’aumento dell’attività solare, si sono viste aurore spettacolari nei cieli dell’estremo nord. Ecco uno spettacolare timelapse realizzato da Terje Sorgjerd. Immagini prese in Norvegia, presso Kirkenes e al Pas National Park vicino al confine Russo, a 70 gradi nord and 30 gradi est. Temperature di circa -25 Celsius.

Takemitsu Soundtrack Documentary

Su You Tube c’è un bel documentario sulla musica da film scritta da Toru Takemitsu, una parte molto importante e significativa della sua produzione.

Il documentario è sottotitolato in inglese e include varie interviste con il compositore e con alcuni dei famosi registi per cui ha lavorato, oltre a numerosi estratti musicali.

Questa è la prima parte. I link alle altre sono riportati sotto. Purtroppo la parte 2 è stata bloccata dal solito idiota “per motivi di copyright”, ma tutte le altre sono visibili.

Cryoacoustic Orb

Cryoacoustic Orb is a sound installation involving multiple illuminated acrylic orbs filled with slowly melting ice. Hydrophones frozen inside the ice amplify the sounds of the melting process, which are electronically processed and spatialized throughout the darkened gallery space. The result is a unique ambient soundscape that evolves over the course of several hours.

Beam Drop

Beam Drop (1984/2008) is a large-scale sculpture on the top of a hill, made of 71 structural beams dropped by crane from a height of 45 meters into a pit of wet cement over a 12-hour period. The random pattern of the fallen beams formed the piece, making this work an interpretation of the gestural aspects of Abstract Expressionism and a simultaneous deconstruction of modern sculpture. It is the recreation on a larger scale of a work originally installed in 1984 for Art Park in the state of New York and destroyed in 1987.

Rui Gato and Hiraku Suzuki viewed Burden’s work one day in Brazil, returned the next day with a field recorder and began to extract sounds from it. Though broken up into seven tracks, Beam Drop is one recording of an improvisation by Gato and Suzuki in a limited time frame as a bus waited for them in the distance. If one listens carefully you can hear the artists talk about how and what they are creating as well as cries of amazement as different sounds are drawn out of the sculpture. Gato and Suzuki’s beam drop is exciting for me as it is filled with the childhood innocence of banging pans on the kitchen floor.

They say:

coverThe Beam Drop sculpture is a very powerful experience.

This recording is the result of our very short and fast contact with the Beam Drop. Both of us were immediately attracted to the sonic dimension of this work, during the visit to the Inhotim Centre.

We found the sculpture at different moments in the first day, and agreed to go back the next day and try to get some music out of it, and record it.

We did it in one continuous take, due to time limitations of the visit (everybody was waiting for us to get back to the bus), and we are glad it was so.

It is presented to you unedited, only with 7 divisions that seem logic and natural to us when listening.

Download with artwork and photos from Test Tube netlabel.

Excerpts:

Magia delle foto ad alta velocità

La fotografia ad alta velocità (high speed photography) ormai ha raggiunto limiti impensabili (fino a 1/30000 di secondo (0.03 msecs) ed è in grado di produrre immagini come questa che ha anche un risvolto audio perché la superficie rossa da cui emana il liquido è quella di un subwoofer in vibrazione, rosso perché illuminato da un flash con gel rosso.

Quasi tutti credono che, per ottenere queste immagini, ci si serva di macchine fotografiche con otturatori velocissimi, ma non è così, o almeno non sempre. Sebbene gli otturatori abbiano raggiunto la ragguardevole velocità di 1/8000 di secondo, per la fotografia ad alta velocità basta una macchina normale in grado di mantenere l’otturatore aperto per tempi molto lunghi o meglio ancora in posa (B: sempre aperto fino al comando di chiusura).

La foto, infatti, è ottenuta grazie al flash. Alcuni flash, di alta qualità, sono in grado di generare lampi di durata brevissima, fino a 1/30000 di secondo, per cui si mette il tutto in un ambiente buio, con la macchina bloccata ad otturatore aperto e si impressiona il sensore con un singolo, istantaneo lampo di luce.

Il difficile, ovviamente, è sincronizzare il lampo e il fenomeno. In realtà non servono apparecchiature particolarmente esoteriche e si può mettere insieme un buon set anche in casa.

L’immagine di cui sopra è tratta dall’album di Chaval Brasil su Flickr, ma coloro che si dedicano di questo tipo di fotografia sono parecchi (per es. vedi gruppi su Flickr).

Sergei Mikhailovich Prokudin-Gorskii

Qualche anno fa, in questo post, abbiamo parlato delle foto a colori realizzate nel 1909, con una tecnica semplice quanto ingegnosa, dal russo Sergei Mikhailovich Prokudin-Gorskii.

Oggi la collezione delle sue immagini, ricreate in digitale a partire dalle lastre originali, è approdata a Flickr e può essere visualizzata qui.

Eccone alcune. Nella loro semplicità e staticità, le trovo bellissime.

.

Electric Dragon 80.000 V

La mitica, lunga scena tratta da Electric Dragon 80.000 V, film di Gakuryū (Sogo) Ishii del 2001, in cui il protagonista, che si è beccato una mega-scossa da giovane scalando un traliccio, si ritrova in grado di emettere scariche elettriche dai pugni mentre, in stato di intensa eccitazione, rivive le sue esperienze con la corrente e poi si lancia sulla chitarra elettrica (vedi scena da 6’40”).

Vi consiglio vivamente il film. Ecco il plot, demenzialmente tradotto dal giapponese con google translate (del 2010; oggi sperabilmente dovrebbe essere migliore)

Un giovane ragazzo viene scosso con energia elettrica mentre sta salendo un pilone alto cavo. Mentre si invecchia, si inserisce intense esperienze di violenza in cui i bulloni di Burt energia elettrica da pugni. Altrove a Tokyo, c’è un mago dell’elettronica che avviene anche per essere un vigilante con un gusto per le armi elettriche. Quando la coppia di cattura di ogni altro l’attenzione, il risultato è una battaglia che si accende la città

Music television

Morten Riis is a danish composer. His work can be characterized as an electronic music that fuses elements of sound art with a more acousmatic and electro-acoustic approach.

Lately his artistic work has focused around the investigation of the myriad of errors that can arises when workingwith analog and digital systems.
Common for all of Morten Riis’s artistic endeavours is a fascination of working on the limits of what is technological possible when finding new sound material. Pushing computers to there limits to obtain an aesthetic that emphasizes the imperfections of modern technology.

Music television an 8 channel audio/visuel installation for 8 barco cm-33 tv monitors and powerbook g4. The audio inputs from the computer are feed to the video input of the tv monitors thereby creating various patterns on screens. The sound-material (all pure sine tones) is also feed to the build-in speakers in the tv-monitors but because of different distortion phenomena introduced by speakers the original sine tones are shaped in many different ways creating many exiting timbres.
Duration:18min26sec

Out My Window

Out My Window è un film e un documentario interattivo. Diretto da Katerina Cizek e girato nel corso degli anni, Out My Window esplora, con approccio novellistico, la vita in 13 luoghi diversi, sparsi per il pianeta, da Chicago a San Paolo, Bangalore e Johannesburg.

Potete scegliere quali storie vedere fra le 49 disponibili. Tutte partono da un alloggio in un edificio a molti piani (da noi sarebbe un condominio), le case ormai più comuni sul pianeta.

Inizia qui

John Carpenter

John Carpenter nel 2001Non tutti sanno che John Carpenter, regista di pellicole tendenzialmente horror come Halloween, la notte delle streghe (1978), 1997: fuga da New York (1981), La cosa (1982), Il signore del male (1987), Essi vivono (1988), Il seme della follia (1994), Villaggio dei dannati (1995), Fuga da Los Angeles (1996), Vampires (1998), Fantasmi da Marte (2001), scrive e registra anche molte delle colonne sonore dei suoi film (date un’occhiata anche al suo sito: non è niente male).

Potete ascoltare il tema del film del 1994 In The Mouth Of Madness

e vedere la tracklist di un suo album pubblicato da Sacred Bones record.

Qui un’intervista per Resident Advisors e qui sotto un mix delle sue colonne sonore compilato dal suo collaboratore Alan Howarth (John Carpenter Anthology – Movie Themes 1974 to 1998 – Full Album – Vinyl version)

Growth

Bella l’idea delle gocce di inchiostro nell’acqua in questo lavoro di danio catanuto e trovo anche l’abbinamento con la musica discreto e raffinato.

L’autore:

Growth is a vision both of reality and life/growth/death. Ink drops in water are arborescences, inflorescences. Phantasmogorical images which any of us can interpret estetically on basis on one’s own uncounscious, revealing a sometimes dramatic or sometimes symbolic aestethic.
It represents the organicity and behaviour of every form of life that borns, growths and deads in its ambient, among other individuals. Some external umpredictable elements can generate, determinate and modify the course of events.
Music, here, is the scene’s sound, artificially organic, that describes and emotionally interprets the entire narrating form.
The soundscape elements represent three main aspects: the environment ambient (water), the forms’ organic developement (treated piano samples) and the presence of unpredictables and isolated events.
The whole formal aspect comes from the physics of ink drop’s expanding course.

 

Tiny Jungle

Un altro video di Jon Weinel su cui, stavolta, abbiamo qualche informazione

This is my latest audio-visual work, a collage of different material created in Maya, Jitter, After Effects, Flash etc. It Uses hand-drawn animation as source material. The basic concept is to explore the idea of entoptic phenomena (spiral dot patterns experienced in altered states of consciousness), through the audio visual medium.

L’Orologio Astronomico di Praga

Un light show proiettato sull’Orologio Astronomico di Praga per celebrare il suo 600° compleanno. La trovo molto bella, sia dal punto di vista video che da quello del rapporto con il suono.

Da quel che ne so sono stati utilizzati due proiettori Christie Roadster 18k HD da 18000 lumen.

A light show projected onto the Astronomical Clock Tower in Praga to celebrate its 600th birthday.

Mapping: The Macula, Michal Kotek, Lukáš Duběda
Sound: data-live
Production: Tomato Production

Sita Sings the Blues

Sita Sings the Blues (2009) è un film di animazione di Nina Paley che racconta l’epica del Ramayana (la storia di Sita, moglie di Rama, che segue il marito in un periglioso esilio, finendo per essere rapita dal demone Ravana), facendo un parallelo con la vicenda autobiografica di una newyorkese contemporanea in cui marito viene inviato per lungo tempo in India per lavoro e che lei decide di raggiungere. Il tutto condito da una colonna sonora formata da canzoni di Annette Hanshaw, cantante blues degli anni ’20.

Il film è stato osannato dalla critica, sebbene sia stato accusato da alcuni gruppi Hindu di essere irrispettoso nei confronti del Ramayana e della cultura indiana. Il New York Time lo ha recensito come un’opera che

evokes painting, collage, underground comic books, Mumbai musicals and ‘Yellow Submarine’ (for starters)

Sita Sings the Blues è rilasciato in Creative Commons e può essere scaricato liberamente da questa pagina dell’Internet Archive in vari formati e risoluzioni (e quindi dimensioni). Il film ha vinto una enorme quantità di premi.

Ecco, come preview, la versione da You Tube (quelle scaricabili sono meno compresse e di qualità migliore)

Altre rovine contemporanee

Tempo fa, parlando del Ryugyung Hotel a Pyong Yang, dicevo che mi colpiva perché era una rovina contemporanea, pensando che non ce ne fossero molte.

Mi sbagliavo. Una veloce ricerca mi ha fatto scoprire che gli edifici contemporanei abbandonati, figli delle recenti crisi (1998 e 2008) sono parecchi. Alcuni si possono vedere in questo articolo su Web Urbanist. Vero è che molti erano appena iniziati, ma esistono anche casi di edifici abbandonati a costruzione avanzata, come le torri di Bangkok che vedete in figura (foto Javier Ortega Figueiral, click to enlarge) o le Torri Abraham Lincoln a Rio de Janeiro (foto seguente di Rafael Pacheco) destinate, a quanto pare, ad essere demolite nel 2016 in occasione delle Olimpiadi a Rio.

abandoned towers in Bangkok

Halta definizione

occhio

Avete mai visto l’occhio della Venere del Botticelli così vicino? (cliccare per ingrandire)

Halta definizione ha piazzato online alcuni capolavori degli Uffizi in super alta definizione. L’immagine viene acquisita digitalmente con una risoluzione ottica minima di 1500 pixel per pollice, il che significa che in un pollice quadrato (cm 2.542 = cm2 6.4516) c’è un minimo di 2250000 pixel (più di 2 megapixel).

Alla fine ogni immagine ha un totale di circa 28 miliardi di pixel, circa 3000 volte di più di una normale macchina fotografica.

Le trovate qui.

Neozoon

La street-art (graffiti et similia) è ormai storia, tanto da essere uscita dalle strade ed entrata nelle gallerie e come tale ha assunto anche caratteri di auto-celebrazione.

A mio avviso, invece, questo lavoro del gruppo berlinese/parigino Neozoon mantiene intatta una forza evocativa che sembrava perduta. Spettri degli animali che abitavano quei luoghi prima e all’alba dell’uomo, realizzati in materiali di riciclo, vecchie pellicce, parti di vestiario, scampoli di attività umana rigettata.

Oltre a quelle qui sotto, molte altre immagini sono su Flickr.

Chris Jordan

Chris Jordan trasforma dei dati statistici in arte in modo molto creativo e stimolante.

Le serie Running the Numbers, per esempio, partono da dati statistici relativi ai consumi degli americani, nel primo caso, e ai fenomeni di massa, nel secondo, per creare delle immagini che danno un’idea della vastità del fenomeno.

Sulla prima serie, l’autore scrive:

Running the Numbers looks at contemporary American culture through the austere lens of statistics. Each image portrays a specific quantity of something: fifteen million sheets of office paper (five minutes of paper use); 106,000 aluminum cans (thirty seconds of can consumption) and so on. My hope is that images representing these quantities might have a different effect than the raw numbers alone, such as we find daily in articles and books. Statistics can feel abstract and anesthetizing, making it difficult to connect with and make meaning of 3.6 million SUV sales in one year, for example, or 2.3 million Americans in prison, or 32,000 breast augmentation surgeries in the U.S. every month.

This project visually examines these vast and bizarre measures of our society, in large intricately detailed prints assembled from thousands of smaller photographs. Employing themes such as the near versus the far, and the one versus the many, I hope to raise some questions about the roles and responsibilities we each play as individuals in a collective that is increasingly enormous, incomprehensible, and overwhelming.

Le immagini pubblicate sul web sono ingrandibili in modo da rivelare la loro composizione. Qui sotto un esempio dalla prima serie a vari livelli di ingrandimento.

Metri quadrati per persona

square feet per person

Questa immagine schematizza la densità della popolazione in varie aree del pianeta e lo fa calcolando lo spazio disponibile per ogni abitante. Notate che questa superficie è riferita al terreno calpestabile, cioè esclude laghi e fiumi.

Le misure sono in piedi quadrati, ma una veloce conversione in metri quadrati dà (e aggiungo l’Italia):

  • Australia 365961 m2, che equivalgono a un quadrato con il lato pari a circa 605 m
  • Canada 273823, idem 523
  • Russia 120805, 348
  • USA 30158, 174
  • Sud Africa 25009, 158
  • Messico 17491, 132
  • Cina 7035, 84
  • Italia 4969, 70
  • Gran Bretagna 3965, 63
  • Giappone 2944, 54
  • Bangladesh 872, 30
  • Hong Kong 156, 12.5
  • Monaco 59, 7.7

ma l’immagine esprime meglio le differenze.

Tutto questo significa anche che, se gli esseri umani fossero distribuiti con la massima regolarità, in Australia sarebbero a circa 605 m l’uno dall’altro come minimo, mentre nel Principato di Monaco ognuno avrebbe 4 immediati vicini a circa 7.7 m di distanza.

Ovviamente bisogna anche pensare che, se è vero che, per es., in Australia, ognuno dispone di 365961 m2, gran parte di questo territorio è costituito da deserti difficilmente abitabili, così come in Canada buona parte del terreno è gelato.

Però la presenza di un territorio così vasto ha un effetto. Quando guidavo in Russia o in Canada avevo spesso la percezione della vastità in gran parte vuota che iniziava subito al di là dei confini della città, mentre ad Hong Kong (prima del ritorno alla Cina), mi rendevo conto che era impossibile sfuggire alla folla.

Una sensazione simile, seppure meno opprimente, mi accompagna anche qui, in Italia. Andando su e giù per la pianura Padana o per la valle dell’Adige, ma anche salendo sulla montagna trentina, è quasi impossibile non vedere costruzioni e altri segni evidenti di presenza umana.

E non è un caso, secondo me, che i più visionari progetti di land art nascano dalla mente di persone che vivono nei paesi a bassa densità abitativa.

Jim Denevan

L’immagine rappresenta un recente lavoro di Jim Denevan, land artist di cui ci siamo già occupati.

Ombre

Una rimarchevole iniziativa dell’artista giapponese Tatsuo Miyajima.

Memore delle persone vaporizzate dall’atomica su Hiroshima, che di loro ha lasciato solo un’ombra su un muro, ha creato il Peace Shadow Project, un sito a cui tutti possono inviare la propria foto che viene poi trasformata in un’ombra e firmata (in seguito si può visionare l’immagine e anche cambiarla).

Il sito è un impressionante slide show delle immagini di tutte queste persone che si trasformano gradualmente in un’ombra blu, accompagnato da una gradevole musica d’ambiente. Un’idea semplice, realizzata in modo raffinato (c’è un team non banale, dietro) che, senza tante complicazioni, trasmette un’emozione immediata.

Un’ottima dimostrazione di come si possa utilizzare il web per fini creativi, artistici e sociali.

Peace Shadow Project

Here is a remarkable initiative by the Japanese artist Tatsuo Miyajima.

Mindful of the people of Hiroshima vaporized by the atomic bomb leaving only a shadow on a wall, she created the Peace Shadow Project, a website where everyone can send his photo that is converted into a shadow and signed.

The site is a very impressive slide show made by the pictures of all these people gradually transforming into a blue shadow, with a pleasant ambient music. A simple idea, very well realized and arousing a deep feeling.

David Byrne at the Roundhouse

In occasione del suo passaggio alla Roundhouse di Londra (7-31 Agosto), abbiamo una immagine un po’ più accurata dell’installazione Playing the Building di David Byrne di cui abbiamo parlato in febbraio.

It’s all mechanical. There’s no speakers, there’s no electronics, or any of that modern rubbish.

È un po’ buffo che Byrne chiami “rubbish” quello con cui ha giocato fino all’altro ieri. Ma forse questo approccio si adatta alla struttura vittoriana della Roundhouse, che, in origine, era un capannone adibito alla riparazione di motori a vapore.

In realtà Byrne sfrutta, con grande spiegamento di mezzi, idee che girano come minimo dagli anni ’70 (se non prima) e hanno raggiunto una certa notorietà all’epoca delle performance Fluxus (far suonare gli oggetti). Cioè, in questo caso quello che fa non è farina del suo sacco. Però almeno, grazie alla sua notorietà, ha il merito di proporre le suddette idee a un pubblico che altrimenti non le avrebbe mai conosciute…

Ed ecco anche un nuovo video

10 Beautiful Modern Ruins

The Coolist ha una bella rassegna fotografica delle 10 più belle e sorprendenti rovine moderne (alcune le abbiamo già segnalate), fra cui colpisce, non per la sua bellezza, ma per quanto è recente (le altre hanno almeno 50 anni), questo incredibile fabbricato: il Ryugyung Hotel a Pyong Yang (Corea del nord) che potrebbe essere uno dei più grandi fallimenti architettonici del XX° secolo.

Iniziato nel 1987 e bloccato nel 1992 per mancanza di fondi da parte del governo coreano, la costruzione è ripresa nel 2008, ma, data la segretezza governativa, è difficile, per ora, capire se i lavori siano solo di facciata o se l’edificio sarà portato a termine anche all’interno.

Qui su wikipedia.


If you find beauty in urban decay, in the crumbling and abandoned places of yesteryear, you’ll want to read on.  The Coolist publish a gallery of 10 of the most amazing, beautiful and creepy abandoned places in the modern world.

Here on wikipedia.


ryugyong-hotel


Guardate anche questo video di Ross Ching Labs su una Los Angeles vuota…

BLADE RUNNER revisited

Video artist François Vautier made an experimental film in tribute to Ridley Scott’s legendary film “Blade Runner” (1982).
This film was made as a unique picture with a resolution of 60.000 x 60.000 pixels (about 3.6 gigapixels)
It was made with 167,819 frames from ‘Blade Runner’.

The artist explain

  1. first step : the “picture” of the film
    I extracted the 167,819 frames from ‘Blade Runner’ (final cut version,1h51mn52s19i)
    then I assembled all these images to obtain one gigantic image of colossal dimensions : a square of approximately 60,000 pixels on one side alone, 3.5 gigapixels (3500 million pixels)
  2. second step : an illusion
    I placed a virtual camera above this big picture. So what you see is like an illusion, because contrary to appearances there is only one image. It is in fact the relative movement of the virtual camera flying over this massive image which creates the animated film, like a film in front of a projector.

source : Blade Runner de Ridley Scott (the final cut)
duration : 1h51mn52s19i > 167819 frames >>
one picture / format psb : 60 000  X 60 000 : 3 540 250 000 pixels >> 3,5 gigapixels
compositing> logiciel : Combustion. Mac pro 2X 2.26 GHz Quad-Core Intel Xeon. nombre de layers : 1!

Note by me: 3.600.000.000 are 3.515.625 mega-pixels, so the title should be “> 3.5” not 3.6. But it’s only an academic question.

In my opinion, the interesting fact is that this is a whole film in a single image. All the 167819 frames from the film are in this mammoth image.

Edgar Mueller 3d painting

Now Moscow has a waterfall. It’s first Project (called Duality) of Edgar Mueller‘s new series “Unconditional Love” that took place under extreme environmental conditions in Moscow. Location: Tepli-Stan Mega Mall main entrance.

See also the video below.

Augmented Shadow

Augmented Shadow is a design experiment created by Joon Moon producing an artificial shadow effect through the use of tangible objects, blocks, on a displayable tabletop interface. Its goal is to offer a new type of user-experience. The project plays on the fact that shadows present distorted silhouettes depending on the light. Augmented Shadows take the distortion effect into the realm of fantasy. Shadows display below the objects according to the physics of the real world. However, the shadows themselves transform the objects into houses, occupied by shadow creatures. By moving the blocks around the table the user sets off series of reactions within this new fantasy ecosystem.

In this installation, the shadows exist both in a real and a virtual environment simultaneously. It thus brings augmented reality to the tabletop by way of a tangible interface. The shadow is an interface metaphor connecting the virtual world and users. Second, the unexpected user experience results from manipulating the users’ visual perceptions, expectations, and imagination to inspire re-perception and new understanding. Therefore, users can play with the shadows lying on the boundary between the real, virtual, and fantasy.

Augmented Shadow utilizes this unique interface metaphor for interactive storytelling. Maximizing the magical amusement of AR, it is embedding an ecosystem where imaginary objects and organic beings co-exist while each of them influences on each other’s life-cycle, even though it is not in use by users. Light and shadow play critical roles in this world’s functions causing chain reactions between virtual people, trees, birds, and houses.

More on Joon Moon site

Il vuoto oltre la siepe

Dopo qualche giorno di riposo in una casa in collina senza internet, ma con giardino e piscina, rieccoci in linea con qualche idea di viaggio.

Contrariamente ai molti che si lanciano in affollate città d’arte o si ammassano su spiagge più o meno esotiche, quello che vi proponiamo è un luogo decisamente poco frequentato.

A cinque anni dall’inizio della sua costruzione, infatti, il distretto di Kangbashi, a 25 km dall’antica città mineraria di Ordos (Mongolia interna, Cina), rimane quasi completamente disabitato.
Pensato per 1 milione di persone e dotato sia di lussuose ville da 1000 mq, che di villette da pochi appartamenti fino ad abitazioni più popolari in stile post-sovietico migliorato, questo luogo ha come unici abitanti gli operai che lavorano tuttora alla sua costruzione.
L’area dispone anche di grattacieli adibiti a uffici, centri amministrativi, musei, teatri e impianti sportivi, come testimoniano le belle immagini di M. C. Brown per Time. (piazzate il mouse sull’immagine per leggere il commento, cliccate le immagini per ingrandire)

In effetti, la maggior parte delle proprietà è stata venduta, ma gli acquirenti sono quasi esclusivamente società che si occupano di investimenti immobiliari.

Proprio costoro sembrano essere fra le cause principali del fallimento di Kangbashi. La principale lamentela della gente, infatti, è che le abitazioni sono troppo care, ma il problema vero è che la Cina vive contemporaneamente in due mondi: si tenta di vendere case occidentali a chi ha salari cinesi.
Naturalmente, il mercato, prima o poi, normalizzerà anche questa situazione: i prezzi caleranno fino o anche sotto il costo perché chi ha investito sarà costretto a salvare il salvabile.

Intanto, soltanto un pugno di automobili guidate per lo più da impiegati governativi si dirige il mattino verso Kangbashi. Gente che, comunque, preferisce non risiedervi perché non si può vivere in una città vuota in cui un passante occasionale sembra essere un miraggio.

Tutto questo testimonia la difficoltà di governare lo sviluppo cinese lasciando fare al mercato. In tempi non troppo remoti, il governo avrebbe semplicemente spostato un milione di persone in nome di una qualche modernizzazione. Oggi, semplicemente non può.

Mammoth Earth image

If you desire high-resolution images of the Earth, the good folks at Unearthed Outdoors have made available the 250m True Marble image set for a free download with a Creative Commons Attribution 3.0 license. It’s a map of the Earth made up of 32 tiles, where each tile is a 21,000 pixel square, available in png and tif formats. There’s also a series of smaller files that may be more useful — in case you don’t need a map of the Earth that ends up being 84,000 pixels tall and 168,000 pixels across. Printed at 600 dpi, that’s about 12 feet by 24 feet (m 3.66 x 7.31)!

Click here to reach the download page.

More Tarkowsky

Thanks to the Film Annex, you can now watch the complete collection of Tarkovsky films online for free in original language with english subtitles.

The soundtrack of three films, Solaris, The Mirror and Stalker, has been written and recorded by the russian electronic composer Eduard Artemiev.

From Open Culture

AnthroPosts

anthropostAnthroPosts organizes a growing collection of found Post-it notes in a variety of views, which colorful and symmetrical, evoke the simple beauty of a mandala. The project also features sound recordings of anonymous online workers (solicited through Amazon’s Mechanical turk) reading the notes. The inferred significance of these notes contrasts our current age of shortened communication “bursts”, and causes the viewer to find a new appreciation in the individuality of the notes themselves. Additionally, he is provided with a renewed perspective on contemporary society: it’s pace and consumption, and the double-edged sword of technology, at once enabling communication and isolating (some of) us from one another.

Noah Pedrini is a digital artist interested in exploring the changing face of community in contemporary society through interactive works.

Click the image to go.

The Mandelbulb

Take a look at this 3D rendering of Mandelbrot set, slightly modified to work in 3D spherical coordinates instead of 2D polar.

The story start around 20 years ago with a guy named Rudy Rucker, an American mathematician, computer scientist and science fiction author (and in fact one of the founders of the cyberpunk science-fiction movement). Back then of course, the hardware was barely up to the task of rendering the 2D Mandelbrot, let alone the 3D version – which would require billions of calculations to see the results, making research in the area a painstaking process to say the least.

So the idea slumbered for 20 years until around 2007 when the researcher, Daniel White, independently pictured the same concept and published the formula for the first time in November 2007 at the fractalforums.com web site. The basic idea is that instead of rotating around a circle (complex multiplication), as in the normal 2D Mandelbrot, we rotate around phi and theta in 3 dimensional spherical coordinates (see here for details). In theory, this could theoretically produce our amazing 3D Mandelbrot, but there was some mathematical problems to be solved. Then the work of other fractal explorers and mathematicians, like Paul Nylander and David Makin, gave life to the Mandelbulb, the 3D version of Mandelbrot set.

In this Daniel White’s page you can find the whole story, links to the mathematical concepts and many beautiful images.

Piano Migrations Installation

Installation by Kathy Hinde
The inside of an old upright piano, rescued from destruction, is transformed into a kinetic sound sculpture. Video projections move across the surface of the piano strings, triggering small machines to twitch and flutter causing the strings to resonate. The video is visually akin to a musical score or piano roll, and this installation can also become the site for a live performance.
The video is analysed by a MaxMSP patch which divides the screen into a 5×5 grid to correspond to the motors and solenoids which are also arranged in a 5×5 grid on the piano. Movement or any change sensed in the video triggers a device in the corresponding square of the grid – the result is that the fluttering and movement of a bird triggers a device closest to it on the piano.
MaxMSP programming by Matthew Olden
Commissioned by Lumin, May 2010

Is anything real?

UPDATE 2024:
Così scrivevo 14 anni fa e anche il video ha la stessa età

Con tecnologia digitale verrà un momento in cui nessuna foto e nessun film saranno più ammissibili come prova in un processo. Date un’occhiata qui.

The digital technology will ban photos and films from the trials, some day.

Sun Boxes

Sun Boxes is a sound installation created by Craig Colorusso.

It’s comprised of twenty speakers operating independently each powered by solar panels. There is a different guitar sample in each box all playing together making the composition. The guitar samples are all of different lengths so the whole piece keeps evolving.

Participants are encouraged to walk amongst the speakers. It sounds different inside of the array.  There is a different sense of space inside. Certain speakers will be closer and louder therefore the piece will sound different to different people in different positions throughout the array. Creating a unique experience for everyone.

There are no batteries involved. The Sun Boxes are reliant on the sun. When the sun sets the music stops. The piece changes as the length of the day changes making the participants aware of the cycle of the day.

It’s a very interesting idea. I would like to know how powerful each speaker is. 5 Watt? 10?

Silophone

Silophone combines sound, architecture, and communication technologies to transform a significant landmark in the industrial cityscape of Montreal, Canada.

By telephone, or even the internet, they will send the sound of your choice echoing through the incredible acoustics of abandoned rusted halls and corridors of this imposing building.

Silo #5 is an abandoned grain storage facility in the port of Montréal. A quarter of a mile long and over twenty storeys high, it has a total capacity of five million bushels, or enough wheat to make 230 million loaves of bread. The building was constructed in several stages between 1903 and 1958. The newest part of the building was designed to last for generations, however due to changes in the global grain market and to the general trend of de-industrialization in North America at the end of the 20th century, the building became redundant less than forty years after its completion. Since 1994, Silo #5 has stood empty, and its fate has been hotly debated. The building is situated in one of Montréal’s oldest industrial districts, now rapidly being gentrified and renovated for high-tech commercial, luxury residential, and tourism/leisure industry uses.

The portion of the structure used by Silophone is constructed entirely of reinforced concrete, measures 200 metres long, 16 metres wide and approximately 45 metres at its highest point. The main section of the building is formed of approximately 115 vertical chambers, all 30 metres high and up to 8 metres in diameter. These tall parallel cylinders, whose form evokes the structure of an enormous organ, have exceptional acoustic properties: most notably, a stunning reverberation time of over 20 seconds. Anything played inside the Silo is euphonized, made beautiful, by the acoustics of the structure. All those who have entered have found it an overwhelming and unforgettable experience.

telephone access
Using your telephone, you can enter into — and participate in — the acoustic world of the Silo. More than one person can use the telephone system at once, so when you telephone you may find somebody else already in the Silo. This teleconference system was specifically adapted for use in the Silophone by engineers from Bell’s Emerging Technologies Group.
To call the Silophone from North America: 1.514.844.5555
From the rest of the world: 001.514.844.5555
Wait until the second ring, then start talking.

audio website
Go to the play page of this website to access the on-line dimension of the Silophone musical instrument. From this page, you can send pre-recorded sound files into Silophone by browsing through the thousands of uploaded sounds, or by uploading your own soundfile.

Whenever anyone is playing the Silophone over the telephone, the web, or the sonic observatory, you can hear the results by tuning into our live RealAudio stream. To hear the Silophone stream now, click the “hear Silophone” link at the bottom left hand corner of the page.

silophone 1 silophone
silophone silophone

Sonar

Sonar from Renaud Hallée on Vimeo.
Rhythmic cycle w/ abstract animation. 2009
Basic keyframe animation using flash, without scripting.
Official selection :
Annecy International Animation Film Festival – Out of competition
Sommets du cinéma d’animation de Montréal : Quebec-Canada
Festival des Films de la Relève

ToBeContinued…

ToBeContinued...ToBeContinued…
Mercoledì 24 marzo dalle ore 0:00 alle 24:00 (GMT+1)

In occasione della giornata mondiale della lotta alla tubercolosi, l’Officina Globale della Salute di Topolò presenta ToBeContinued, concerto live in streaming della durata di 24 ore con artisti provenienti da tutto il mondo. Per ascoltare basta collegarsi al sito www.stazioneditopolo.it

24 ore di suoni e musiche che percorrono il mondo e che si potranno ascoltare dalla propria casa collegandosi a un sito ora in preparazione. TBC è evidente acronimo di ToBeContinued e anche di Tubercolosi, malattia che uccide 4.500 persone ogni giorno; trascurata perché ritenuta sconfitta, in verità sempre più presente anche nei Paesi più sviluppati. L’Officina Globale della Salute, diretta da Mario Raviglione, autorità mondiale nel campo della lotta a questo flagello, intende creare un ponte tra il mondo della ricerca artistica e le problematiche legate alla salute. La Giornata Mondiale per la lotta alla Tubercolosi ci vede impegnati, lo facciamo a modo nostro, nell’informare circa i danni che la TBC comporta. Nelle 24 ore si ascolteranno suoni e musiche di generi molto diversi ma il flusso non cesserà mai. Per l’occasione la Stazione/Postaja si trasferirà a Trieste, ospitata negli spazi del Teatro Miela che ringraziamo. A coordinare i collegamenti, Antonio Della Marina (che ha dato l’incipit all’idea) e Moreno Miorelli. A breve, la scaletta degli interventi e altre info.


Live from 00.00 hours of March 24th to the midnight of the same day (GMT+1), in occasion of the World TBC Day. Topolo’s Global Health Incubator creates a musical medley linking live the Topolonauts shattered around the Planet… Go to www.stazioneditopolo.it

24 hours of sounds and music that will cover the World and will be listenable from anywhere through the Internet connection to a website we are currently setting up. TBC is obviously the acronym of both, ToBeContinued and Tuberculosis, the sickness that is responsible for 4.500 deaths every day, ignored because it has been considered defeated, it is actually spreading even in highly developed countries.

The Global Health Incubator wants to create a bridge between the world of artistic research and the one of health related issues. The World TBC Day is for us, and we will do it in our own way, an occasion to inform about the reality of this terrible disease. During the 24 hours there is going to be an uninterrupted stream of various sounds and musical genres. For the occasion Stazione/Postaja will move to Trieste, kindly hosted by Teatro Miela, which we thank. The coordination of the connections will be in the hands of Antonio Della Marina (who started the idea) and Moreno Miorelli. The program of the event and more information will soon be available.

Tokyo/Glow

Written and directed by Jonathan Bensimon and produced by Jonas Bell Pasht, Tokyo/Glow follows the nighttime journey of an illuminated man from a crosswalk sign as he embarks on an adventure through the streets of Tokyo. Shot on location throughout Tokyo using thousands of individual digital stills, the short film features original music by indie rock band Kidstreet, who recently signed with Nettwerk Records and will be releasing their debut album worldwide in 2010.

To achieve the striking effect of the illuminated man, an original light suit was constructed using hundreds of feet of high-voltage LED rope lights and a translucent nylon outer shell. Michael Lambermont, executive producer at Alter Ego in Toronto, oversaw the effects-heavy post-production process, which included weeks of extensive rotoscoping and compositing in the facility’s two Flame suites, plus a final colour grade, once the effects were complete. Geoff Ashenhurst, editor at Stealing Time, was charged with bringing the thousands of digital stills to life with director Bensimon.

Australian spaces

The wide landscapes of Australia are the new spaces of contemporary sculpture

Neil Dawson’s Horizons, made of welded steel, is an imposing 15m high and 36m long.

Anish Kapoor’s Untitled is 25m long, 8m high and made of mild steel tube and tensioned fabric.

Andy Goldsworthy’s Arches was created in 2005. It is partly submerged at high tide. It consists of 11 5m-high sandstone arches.

George Rickey’s Column of Four Squares Gyratory III is 15m high.

Richard Serra’s 257m-long, 6m-high Te Tuhirangi looks delicate from above, but up close become as imposing as the wall of a full dam.

From The Australian

Playing the building

Playing the Building is a sonic project by ex-Talking Head David Byrne that came to London in 2009. You could sit down at an “antique organ” and hit whatever keys or chords your heart desired—but you wouldn’t be producing notes.

You would instead trigger a “series of devices,” as Byrne describes them: hammers and dampers distributed throughout the building in which you sat. Distant windowpanes and metal cross-beams, hooked up to wires, would begin to vibrate, tap, and gong. Imagine someone like this sitting in the darkness beneath Manhattan, causing haunted musics and unexplained knocks inside rooms and abandoned buildings around the city. Now, even urban infrastructure will be musicalized.

The Ocean of Light

The Ocean of Light project explores the creative and immersive possibilities of light-based visualisation in physical space. It uses bespoke hardware to create dynamic, interactive and three-dimensional sculptures from light.

Surface is the first artwork to be exhibited using the Ocean of Light hardware. It uses minimal visuals and sound to evoke the essence of character and movement. Autonomous entities engage in a playful dance, negotiating the material properties of a fluid surface.

The Ocean of Light project is a collaborative research venture, led by Squidsoup and supported by the Technology Strategy Board (UK). Partners include Excled Ltd and De Montfort University. Additional support and resources have been provided by Oslo School of Architecture and Design (Norway), Massey University, Wellington (New Zealand) and Centre for Electronic Media Art, Monash University (Aus).

Squidsoup is a digital arts group specialising in immersive interactive installations within physical 3D space. Their work combines sound, light, physical space and virtual worlds to produce immersive and emotive headspaces. They explore the modes and effects of interactivity, looking to make digital experiences where meaningful and creative interaction can occur.

Recreating the Philips Pavilion

Prof. Vincenzo Lombardo, from the Department of Computer Science of the University of Turin, and his team have done an extraordinary job of unearthing the secrets of the legendary Philips Pavilion.

In 1958, Philips Industries commissioned Le Corbusier to build their pavilion for the World’s Fair to be a showcase of their technology. Iannis Xenakis was working for Le Corbusier at the time and ended up designing the building as well as writing music for some of the spaces (Concret P.H.).

Le Corbusier designed the visuals for the inside and chose Edgar Varèse to create the music for the main space. It was an extremely complex installation with 350 speakers, all sorts of lights, slide and film projectors, sculpture and more. Xenakis’ music and architecture was heavily based on mathematics, especially hyperbolic paraboloid shapes.

Edgar Varèse worked in Philips new sound studio in Eindhoven with two full-time technicians to create the main musical piece. Le Corbusier worked with his firm to create the visuals.

Now, the virtual recreation by Prof. Lombardo and his team give new life to this legendary space. His site it’s well worth a (long) visit enjoying all the materials archived online.

Philips Pavilion

The Ghostvillage Project

The Ghostvillage Project was created over 3 days on the west coast of Scotland. Six artists – Timid, Remi/Rough, System, Stormie Mills, Juice 126, Derm – were given free reign to paint in an abandoned 1970s village. Working together on huge collaborative walls and individually in hidden nooks and crannies all over the site the artists realised long held dreams and were inspired by the bleakness and remoteness of the site. Drawing on the history of the village the artists’ stated intent on completion of the project was to populate the Ghostvillage with the art and characters that it deserved.

The Ghostvillage Project from Agents Of Change on Vimeo.

Pubblicato in Arte

Two videos, same music

A music video which was derived from the visuals for the Insen Live Tour of Alva Noto & Ryuichi Sakamoto where it was generated in realtime and shown on a LED Screen on the stage.

The same music as soundtrack of a video showing the City of Berlin seen from the window of a train.

Ballentine the bird

coverBy Bradley Carter:

Ballentine the bird is a digital drawing about 20,000 pixels tall and 30,000 pixels wide (roughly 20×30 feet @72ppi). She was drawn using one-pixel wide scribble lines colored red, yellow, blue, white, and black. Because she is so big, I’ve used the OpenLayers mapping API (similar to Google Maps) to allow zoom and scrolling features.

The concept behind the drawing is based on the idea that digital images can be infinite in size. Drawing her entirely of one-pixel wide lines (labor-intensive) is an attempt on my part to undermine the idea that drawing on the computer is merely a shortcut. She was drawn in Photoshop using a Wacom tablet.

Launch Artwork

From Rhizome Artbase

Muxicall

At a first sight Muxicall seems to be another piano on the net like many others. But there is an important and interesting difference: all the people connected play together and everyone can hear all the notes.

All the users connected share the same instrument and a sort of collective improvisation can arouse. Interesting concept, but the reaction time can be a problem: the users can experience a sensible latency due to flash and the network itself.

Muxicall was created by Diana Antunes as part of her work for the New Technologies of Communication degree at the University of Aveiro (Portugal).

Melting men

Brazilian artist Nele Azevedo created hundreds of sitting figures out of ice. The installation lasted until the last one melted in the heat of the day. Impressive.

Shigeru Ban e il Conservatorio dell’Aquila

Qualcuno sa qualcosa di più di questa storia, di cui, per ovvii motivi, si parla poco?

Da Il Capoluogo.com del 4/11/2009

Dal prestigioso Auditorium di “carta” del grande architetto giapponese di fama internazionale Shigeru Ban ai MUSP di una ditta di carpenteria metallica: storia di un progetto per il Conservatorio dell’Aquila che “non s’ha da fare”…

La vicenda è pressoché nota. Ma riassumiamola, con dovizia di particolari. All’indomani di un’immane tragedia che ha distrutto una città e sconvolto la vita di migliaia di persone, un illustre architetto giapponese – per la precisione – Shigeru Ban (uno dei progettisti delle torri gemelli, studio a Tokio, New York e Parigi, docente all’Università Key, membro del Voluntary Architecs Network) si interessa a L’Aquila (viene due volte l’11 giugno e il 12 agosto) ed elabora un disegno, che gli costerà diversi mesi di lavoro, per la riqualificazione della rimessa della ex metropolitana situata a Pettino, abbandonata e mai utilizzata. Il progetto, gratuito, realizzato da Ban con il suo Studio e il suo attuale team di collaboratori costituito da professionisti e docenti dell’Università dell’Aquila, di Genova, di Parma e di Perugia, oltre che da specialisti francesi e giapponesi, prevedeva una struttura all’avanguardia da donare al Conservatorio. Shigeru Ban è noto in tutto il mondo per utilizzare, nelle sue complesse architetture, materiali poveri come il legno, la carta, il cartone (da qui il nome Auditorium “di carta”) anche prodotti con processi di recupero e di riciclo. Per questo motivo ha operato con estrema efficacia in quei paesi devastati da eventi drammatici, come il terremoto appunto, in Giappone, nelle Filippine, in Turchia e in Cina.

Il punto focale del progetto prevedeva una Sala per Concerti capace di ospitare fino a 550 persone, tra pubblico e professori d’orchestra, con una superficie di circa 600 metri quadrati, definita da una curva perimetrale di colonne di cartone di varia sezione (era stata già individuata una ditta di Chieti per la fornitura dei casseri e il preventivo si aggirava sugli ottantamila euro) che ne avrebbero delimitato lo spazio. Le pareti, come anche il soffitto, erano state pensate in modo tale da garantire un perfetto isolamento acustico e termico, oltre che una barriera al fuoco. L’illuminotecnica era stata tarata a seconda delle esigenze: ogni aula avrebbe avuto un’illuminazione diversa. Accanto alla Sala Concerti era prevista la Sala Prove in forma ellittica (150 metri quadrati), inoltre una biblioteca di 145 metri quadrati, una sala di recitazione (60 metri quadrati), uno spazio per la terapia musicale (70 metri quadrati), uno spazio per il ricovero degli strumenti musicali (100 metri quadrati), una sala privata a servizio dell’orchestra (100 metri quadrati) e una superficie di circa 300 metri quadrati ad uso uffici per l’organizzazione e la gestione della didattica e delle iniziative culturali del Conservatorio di Musica. La realizzazione di questo complesso era stata definita per la fine di ottobre. Durante il G8 il primo ministro giapponese Taro Aso dona il modellino di plastica al nostro premier Silvio Berlusconi. La Protezione Civile indica, come somma approssimativa messa a disposizione per il Conservatorio dell’Aquila, sette milioni di euro.

Il progetto di Shigeru Ban costa cinque milioni e mezzo più IVA. Perfetto. Il 3 agosto viene espropriato il terreno per i lavori con tanto di targa. L’8 agosto viene bloccato tutto. Perché? Perché un progetto senza problemi economici, senza problemi tecnici, senza problemi strutturali e senza problemi inaugurali (per la cerimonia d’inaugurazione si sarebbe scomodato niente popò di meno che il giapponese Seiji Ozawa, uno dei massimi direttori d’orchestra al mondo) è stato buttato via così? Quante cose dette e poi negate…un mistero.

Il Direttore del Conservatorio Bruno Carioti chiede spiegazioni a Bertolaso e si dice preoccupato che un progetto di tale rilevanza, in grado di connubiare funzionalità e prestigio, sia stato accantonato per privilegiarne un altro che, quasi sicuramente, sarà di una normalissima ditta edile. Addirittura Renzo Piano telefona a Carioti per capire come sia stato possibile rifiutare un’opportunità del genere.

La Protezione Civile replica che non si è ancora deciso nulla e in data 11 settembre 2009 indice un Bando di gara – si legge nel sito – “per la selezione di operatori economici ai quali affidare la progettazione, i lavori, la fornitura, il trasporto e la posa in opera di Moduli Provvisori ad Uso Scolastico (MUSP) per il Conservatorio A. Casella dell’Aquila”. Risponderanno in quindici. Il 22 settembre si conclude la procedura. All’apertura delle buste vince una ditta per un ribasso anomalo. La Protezione Civile si insospettisce e, dopo ulteriori approfondimenti, conferma l’aggiudicazione dell’appalto. A Collesapone i lavori per i MUSP del Conservatorio partono il 15 ottobre; dovrebbero finire per il mese di novembre.

Ma perché si è preferito un progetto qualsiasi al progetto di Shigeru Ban? Perché? Lo chiediamo al Capo della Protezione Civile Guido Bertolaso, lo chiediamo al Sindaco dell’Aquila Massimo Cialente, lo chiediamo a chiunque sia in grado di fornirci una risposta. Soddisfacente. Intanto speriamo che la faccenda non si concluda qua, speriamo che il governo giapponese insista, speriamo che il governo italiano, Bertolaso e Cialente si interessino a far sì che qualcosa si smuova, speriamo che sia stato un errore, anzi un brutto sogno. Speriamo che l’Italia non faccia questa brutta figura e che L’Aquila e gli aquilani non si debbano accontentare solo un prefabbricato. Noi del Capoluogo.it lo speriamo. Noi, insieme a molti aquilani, ancora speriamo. Dopotutto domani è un altro giorno.

di Eleonora Egizi

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ANSA ore 12,44
TERREMOTO: L’AQUILA; STOP A SALA CONCERTI GIAPPONESE, STAMPA

(ANSA) – TOKYO, 4 NOV – Il progetto di costruzione di una sala concerti all’Aquila, che doveva essere finanziata per metà dal Giappone nell’ambito degli aiuti internazionali di ricostruzione post terremoto, è stato sospeso per mancanza di fondi e rischia di creare frizioni tra Roma e Tokyo. Lo riferisce lo Yomiuri Shimbun, il più diffuso quotidiano del Sol Levante con più di 12 milioni di copie nella sola edizione del mattino, nella corrispondenza da Roma di Kazuki Mazuhara (“assistenza giapponese sospesa unilateralmente”). Il progetto, illustrato lo scorso luglio dall’ex premier nipponico Taro Aso al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi in occasione del summit del G8, prevedeva la realizzazione in due mesi di una sala concerti innovativa, soprattutto per l’uso di cartone compresso, dell’architetto giapponese, Shigeru Ban. Il costo, in particolare, era ipotizzato in un milione di euro, di cui la metà a carico del governo nipponico e l’altra coperta con la raccolta di fondi. Stime italiane, invece, ipotizzano, considerando le infrastrutture accessorie (parcheggi e viabilità), costi per circa 3,6 milioni di euro. “Manca il budget”, è il commento dei responsabili per la ricostruzione post terremoto, riferisce il quotidiano nipponico. “La sospensione è fuori dal senso comune della diplomazia perché si tratta di una cosa decisa tra i capi di governo dei due Paesi”, è il commento dell’ambasciatore giapponese a Roma, Hiroyasu Ando.

ANSA ore 13,23
TERREMOTO: PROT. CIVILE, DONAZIONE TOKIO POCO PER AUDITORIUM – BERTOLASO VEDRA’ AMBASCIATORE GIAPPONESE PER SCELTA ALTRA OPERA

L’Auditorium dell’Aquila non si farà, o almeno non è possibile in questo momento e si dovrà trovare un accordo per far confluire su un’altra opera la donazione del governo giapponese. Lo confermano fonti della protezione civile nazionale, interpellate dall’ANSA a proposito della notizia pubblicata da un giornale giapponese, Yomiuri Shimbun, che lamentava lo stop all’opera al quale il governo di Tokio intendeva partecipare con una donazione di 500 mila euro e un progetto firmato dall’architetto Shigeru Ban. “L’Auditorium – spiegano le fonti della Protezione civile – costerebbe chiavi in mano 4 milioni di euro. Il problema è che per attuare tutte le opere nel territorio stiamo procedendo attraverso gare di appalto. E questo ovviamente non sarebbe possibile farlo per un’opera già progettata. Dovremmo procedere attraverso assegnazione diretta, ma questo noi stiamo cercando sempre di evitarlo. Non potendo procedere ad assegnazione tramite gara, servirebbero ulteriori finanziamenti. I 500mila euro offerti dal governo nipponico sono insufficienti”. Quindi l’opera non si farà? “No, al momento non è possibile. Bertolaso – annunciano le stesse fonti – ha già preso appuntamento per la prossima settimana con l’ambasciatore giapponese per trovare una soluzione alternativa che consenta con la donazione nipponica di realizzare un’opera completa”.(ANSA)

Foto da iPhone

iPhone 3GS imageKoichi Mitsui è un fotografo professionista giapponese. Quando non è al lavoro per qualche rivista, gira per Tokyo facendo foto con il suo iPhone 3GS.

The iPhone has a single-focus lens with no zoom, and this simplicity keeps me devoted to only composition and the perfect photo opp

Sebbene queste immagini non abbiano la perfezione e la risoluzione a cui ci hanno abituato le attuali fotocamere digitali, a mio modesto avviso alcune sono molto belle.

Questo il link.

The Feast of Trimalchio

Un estratto (10 min.) dal video The Feast of Trimalchio realizzato dal collettivo russo AES+F e presentato alla Biennale di quest’anno (2009). Una fantastica visione neo-barocca degli stereotipi del lusso nel terzo millennio. Il nostro presidente del consiglio lo amerebbe perché lo prenderebbe sul serio.

Occhio (orecchio) alla musica che secondo me è inserita benissimo e agisce da elemento estraniante non banale.

Questo è il trailer

Questo, invece, è un estratto (~10 min.) di come il pubblico lo vedeva alla Biennale in una saletta con 9 schermi (girato dal vivo, si vede anche il pubblico).

Comments from the authors:

In the ‘Satyricon’, the work of the great wit and melancholic lyric poet of Nero’s reign, Gaius Petronius Arbiter, the best preserved part is ‘The Feast of Trimalchio’ (Cena Trimalchionis). Thanks to Petronius’s fantasy, Trimalchio’s name became synonymous with wealth and luxury, with gluttony and with unbridled pleasure in contrast to the brevity of human existence.

We searched for an analogue in the third millennium and Trimalchio, the former slave, the nouveau riche host of feasts lasting several days, appeared to us not so much as an individual as a collective image of a luxurious hotel, a temporary paradise which one has to pay to enter.

The hotel guests, the ‘masters’, are from the land of the Golden Billion. They’re keen to spend their time, regardless of the season, as guests of the present-day Trimalchio, who has created the most exotic and luxurious hotel possible. The hotel miraculously combines a tropical coastline with a ski resort. The ‘masters’ wear white which calls to mind the uniform of the righteous in the Garden of Eden, or traditional colonial dress, or a summer fashion collection. The ‘masters’ possess all of the characteristics of the human race – they are all ages and types and from all social backgrounds. Here is the university professor, the broker, the society beauty, the intellectual. Trimalchio’s ‘servants’ are young, attractive representatives of all continents who work in the vast hospitality industry as housekeeping staff, waiters, chefs, gardeners, security guards and masseurs. They are dressed in traditional uniforms with an ethnic twist. The ‘servants’ resemble the brightly-colored angels of a Garden of Eden to which the ‘masters’ are only temporarily admitted.

On one hand the atmosphere of ‘The Feast of Trimalchio’ can be seen as bringing together the hotel rituals of leisure and pleasure (massage and golf, the pool and surfing). On the other hand the ‘servants’ are more than attentive service-providers. They are participants in an orgy, bringing to life any fantasy of the ‘masters’, from gastronomic to erotic. At times the ‘masters’ unexpectedly end up in the role of ‘servants’. Both become participants in an orgiastic gala reception, a dinner in the style of Roman saturnalia when slaves, dressed as patricians, reclined at table and their masters, dressed in slaves’ tunics, served them.

Every so often the delights of ‘The Feast of Trimalchio’ are spoiled by catastrophes which encroach on the Global Paradise…

Ocean & Cricket Music

Walter De Maria (nato ad Albany, in California, nel 1935) è uno dei principali esponenti della corrente artistica detta Land Art alla quale è passato dopo un’iniziale esperienza di scultore nell’ambito della Minimal Art (alcune sue opere di questo periodo, come “Balldrop” del 1961, si trovano al Guggenheim Museum di New York).

Tra gli anni ‘60 e ‘70 inizia a intervenire direttamente sul territorio con le sue monumentali earth sculptures: nel 1968, per esempio, disegna con la calce delle linee parallele all’interno del Mojave Desert, in California, mentre nel 1977, in occasione di documenta, la grande rassegna di arte contemporanea che si svolge a Kassel, in Germania, ogni cinque anni, fa penetrare nel terreno un’asta metallica per un chilometro.

La sua opera più famosa, però, rimane senza dubbio “The Lightning Field” (1977): in questa monumentale installazione posta in un angolo remoto del deserto del New Mexico De Maria cerca la complicità della natura per mettere in scena un evento sempre straordinario. Dopo aver conficcato in verticale nel terreno 400 pali metallici appuntiti su un’area di circa 3 chilometri quadrati, ne sfrutta l’effetto-parafulmine durante i temporali raccogliendo e moltiplicando la potenza dei fulmini a servizio di un grandioso spettacolo di luce (nell’immagine).
[da Wikipedia]

Non tutti sanno, però, che De Maria ha anche firmato alcune opere sonore in cui lui stesso suona la batteria e la mixa con field recording, ora disponibili su UbuWeb.

La piscina alchemica ;-) di Osarizawa

Questa immagine (clicca per ingrandire), che a me ricorda un po’ un antico sito Inca con profonde pozze circolari come quelle dei Maya, è in realtà una miniera abbandonata di oro e rame, nei pressi di Osarizawa, in Giappone.

Le prime attività estrattive nella zona risalgono a circa 1300 anni fa. In epoca moderna è stata sviluppata la miniera, poi chiusa nel 1978.

La zona, che sembra essere piuttosto inquinata. è attualmente di proprietà della Mitsubishi ed è interdetta al pubblico. Ciò nonostante l’autore delle foto, Michael John Grist, è riuscito a intrufolarsi nell’impianto, pagando una multa di 1000 yen.

C’è anche un breve video su You Tube.

From Out of Ruins, dove potete vedere altre immagini.

Fuga da Dubai

È molto interessante e istruttivo osservare gli effetti della crisi mondiale a Dubai. Questo paese ha costruito il grattacielo più alto del mondo (Burj Dubai, di cui abbiamo già parlato) e altri milioni di metri cubi, con l’idea di investire nel mattone i fiumi di petrodollari che affluiscono nelle casse dell’Emirato.

Il punto è che la crisi ha colpito duramente il settore immobiliare e a Dubai la maggior parte degli investimenti è proprio in questo settore. Di conseguenza si sono generati due effetti.

Il primo consiste nel crollo del valore degli investimenti. Fino a qualche anno fa, i prezzi degli appartamenti anche di livello più basso erano in costante crescita. Secondo Il Sole 24 Ore, “quello che nel 2002 nella torre Terrace (Dubai Marina) costava 1.600 euro al metro quadrato è salito a 4.100 nel 2006 e oggi [marzo 2008] vale 6mila euro”.

Ovviamente i prezzi salivano via che ci si avvicinava alle zone più esclusive, fino al mitico Burj Dubai in cui gli appartamenti di lusso venivano proposti a 30.000 euro al m2.
Ora tutti questi prezzi sono calati dal 20 fino al 50%, sbriciolando milioni di dollari di investimenti.

Ma il secondo effetto è stato anche peggio. Quando, nel novembre 2008, le banche hanno chiuso i rubinetti dei finanziamenti, molte imprese sono state costrette a rallentare i piani di costruzione e a licenziare pesantemente. Parecchi progetti di costruzione (per un valore totale di 582 miliardi di dollari) sono stati messi in attesa o cancellati. Fra le perdite, la torre Donald Trump che prometteva di essere “the ultimate in luxury”.

Il fatto è che, sebbene a Dubai non si applichi integralmente la legge islamica, le pene per gli insolventi sono molto dure: si va dritti in galera. Di conseguenza, gli stranieri, che ammontano all’80% della popolazione, mentre solo il 20% è locale, se perdono il lavoro hanno una sola possibilità: trasferire rapidamente i liquidi nel conto di casa e prendere il primo aereo con un biglietto di sola andata. Le rate già pagate del mutuo, quelle del leasing dell’auto, le carte di credito che laggiù hanno un tetto medio mensile intorno ai 50mila euro, tutto è perduto.

Negli ultimi mesi, il sistema di posta elettronica di Dubai era ingolfato di email tipo “New Jaguar – need to sell before the end of the week.”

All’aeroporto, centinaia di auto sono state abbandonate nel giro di poche settimane. La polizia sostiene di averne contate tremila solo negli ultimi mesi (La Stampa). Le chiavi lasciate nel cruscotto, le carte di credito ormai spremute buttate sul sedile e qualche volta, una lettera di scuse nel cassetto. Non che così uno possa liberarsi dai debiti, ma almeno, nel proprio paese, non finisce in galera.

A Dubai, però, c’è anche una maggioranza invisibile di veri perdenti.
Taxi driver dall’Egitto, Yemen e Iraq. Gente del subcontinente indiano che ha fatto per mesi lavori pericolosi nella costruzione degli edifici guadagnando 80 euro al mese. L’ambasciata indiana ha dichiarato di aver rimpatriato almeno 20.000 persone.

Per correttezza, devo anche dire che alcuni siti più o meno ufficiali, smentiscono tutto ciò.

Fonti: New York Times, Guardian, VOA News, Reuters

Loci_

Loci_ is another audio-visual project by Blake Carrington.

“Loci_” is a series of prints generated by a custom sound-to-image visualizer.  Audio field recordings are fed into the system, then manipulated into abstract imagery that brushes against architectural and topographic representation.  The project deals with perceptual analogues to the conversion of audiovisual data, and is motivated by a statement from R. Murray Schafer: “All visual projections of sounds are arbitrary and fictitious”.

The author is currently working on re-writing the Max/MSP/Jitter patch to accommodate a much larger physical scale. The imagery is created in real-time and relies much on feedback loops of matrix data to create the forms. Possible developments for the future include vinyl mural prints and audiovisual performance with widescreen high-definition projection.

Suomenlinna Ornithological Society

At the core of “Suomenlinna Ornithological Society” is the invention of new bird species with electronic birdsongs. The concrete sources of these birdsongs are samples taken from a Suomenlinna museum film about the history of the island. Explosions, cannonball whistles, and grisly vocal narrations are re-shaped into the rhythms, timbres and frequencies of birdsong. This transformation references the Electronic Voice Phenomenon (EVP), a supposedly paranormal occurrence where voices of the dead are heard via electronic technology.

The project has thus far been realized in three different forms:

  1. The Society’s Website archives the invented bird species as well as a number of real species found in Finland. A curious presence can also be detected by the inquisitive visitor.
  2. An “electro concrète” remix of the archive was commissioned by MUU Gallery for their net radio series Audio Autographs. This is an excerpt from the upcoming full-length album titled Ghost Cycle~, to be released under the moniker Suomenlinna Ornithological Society.
  3. Three small audio devices were created with the Arduino board + Waveshield by Adafruit Industries. These devices were placed in trees and gun shafts in the environment, playing the artificial birdsongs.

Project by Blake Carrington
Blake Carrington is an artist based in New York, exploring the interstices of geography and phenomenology. He recently completed residencies at HIAP in Helsinki and Atlantic Center for the Arts with Carsten Nicolai, and received an MFA in the Department of Transmedia at Syracuse University. With his two collaborators in the artist group Avalanche Collective, he co-founded Urban Video Project, a public arts initiative that used the post-industrial landscape of Syracuse as context for multimedia projections. Before coming to New York he lived in Japan for two years, working for the Japan Exchange and Teaching Programme.

View more work at http://blakecarrington.com

Birds

Chiamarla computer art è eccessivo, ma è notevole quello che si può fare con una semplice immagine e per di più senza colori né livelli di grigio, ma in puro e semplice bianco/nero

birds

Sonorità Liquide

Sonorità Liquide è una proposta del gruppo Handmade Music, dedito alla progettazione e costruzione di strumenti elettroacustici e sculture sonore.

Il filmato, che spiega anche il funzionamento delle sculture sonore, si riferisce alla rassegna del 2007, rinnovata, con altre installazioni, pochi giorni fa, il 15 luglio, sempre alla Casa da Música a Porto.

I patch di composizione algoritmica e di sintesi sono sviluppati in Max/MSP mentre i sensori sono stati elaborati basandosi sull’Arduino board. Ideazione e realizzazione di Rui Penha con la collaborazione di Luís Girão.

SOCIAL [net.work music]

logoDrawing influence from both contemporary DJ culture and the Fluxus musicial traditions of artists like Ben Vautier and John Cage, SOCIAL [net.work music] is a new improvised network sound project and performance which utilizes the MySpace Music social network as its core sound library.

Recently, I’ve been interested in the the aural connections created through the MySpace Music social network. By navigating the “Friends Space” link section on each member’s page, reminiscent of web 1.0 webrings, the user can access an interconnected network of each artists influences, friends and label mates, allowing them to discover new artists and different genres of music. Most of the pages feature a jukebox with samples of the musicians work which automatically begin to play once the page has finished loading.

The SOCIAL [net.work music] project and performance begins on my own MySpace Music page. I select at random an artist from my “Friends Space” list and allow the page to load. Once the music begins to play, i select a friend link from that artist’s list and open the page in a new tab. This permits the music to layer over top of the previous track. The process continues until, eventually from the inability to handle the incoming data load, the browser crashes, bringing the composition to an end.

Each performance yields a spontaneous and unique, layered score without the use of  sample preparation, sophisticated hardware or software. All of the resulting audio produced in each performance is unedited and live in the moment. These works can be created  and performed anywhere at anytime with simply a web browser and internet connection. I sculpt the layered audio on my end with a hacked kaoss pad, to add my own color to the sonic collage.

[Jason Sloan]

Jason Sloan is a new media artist, electronic musician, composer and professor at the Maryland Institute College of Art in Baltimore, Maryland.

Go to SOCIAL [net.work music] to listen.

Riappropriarsi di ciò che è vuoto

logoIl 12 Giugno 2009 le ultime TV americane che trasmettevano in analogico hanno spento per sempre i loro trasmettitori, passando al digitale.

Nella stessa data, The End of Television ha acceso i propri trasmettitori diventando l’unica TV analogica attiva negli USA.

Utilizzando un medium praticamente obsoleto, The End of Television ha rilanciato il mai sopito ideale del “broadcast yourself” trasmettendo una rassegna di 22 ore di video realizzati da più di 40 artisti.

The End of Television continua le proprie trasmissioni restando l’unica TV sul territorio americano visibile senza l’apposito decoder.

PacBell Building

PacBell buildingQuesta incredibile costruzione Art Deco di 26 piani, con tanto di aquile che le danno un aspetto quasi neo gotico, si trova a San Francisco ed è vuota.

Costruito nel 1925 su progetto di Miller and Pflueger, il Pacific Bell Building è stato abbandonato nel 2005. Due anni dopo, la proprietà è passata nelle mani di una nota società di investimenti locale. La sua attuale destinazione non è chiara e varie incursioni fotografiche mostrano già chiari segni di degrado degli interni.

Le rovine di Detroit

Yves Marchand & Romain Meffre sono fotografi che si occupano di archeologia urbana e industriale.

Sul loro sito esibiscono tre bellissime gallerie dedicate rispettivamente alle rovine di Detroit, alle vestigia industriali della Germania Est e ai teatri abbandonati d’America. Sono tutte belle, ma la prima, per me, è la più interessante.

Sviluppatasi con il boom economico del dopoguerra legato principalmente all’automobile, Detroit era arrivata a 2 milioni di abitanti negli anni ’50, diventando la quarta città degli Stati Uniti. Oggi, con la General Motors molto vicina al fallimento, Detroit ha perso la metà dei suoi abitanti e la de-industrializzazione ha lasciato enormi monumenti alla decadenza che non vengono riconvertiti perché non ci sono investimenti in una città in decadenza. Semplicemente rimangono, tracce di uno splendido passato, monumenti sopravvissuti alla perdita della loro funzione.

Amo quella foto con il pianoforte…

Lego recreation

Prendete una serie di foto famose, ricostruitele in Lego e otterrete, per esempio, questo.

La quasi intera collezione è qui.

lego

lego

lego

lego

PS: il vedere gli omini della Lego impegnati a mimare queste azioni storiche mi dà una strana sensazione, un misto fra l’ilarità e l’incazzatura. Il punto è che gli omini Lego non hanno alcuna espressione, o meglio, hanno sempre la stessa espressione giocherellona e producono una scissione schizoide rispetto all’immagine originale. La cosa è particolarmente evidente nel caso di situazioni drammatiche come questa. This Associated Press photograph, “General Nguyen Ngoc Loan executing a Viet Cong prisoner in Saigon,” (February 1, 1968) won a 1969 Pulitzer prize for its photographer Eddie Adam (from wikipedia)

In questo senso segue la linea tracciata da molta arte pop postmoderna, come le varie versioni dell’Ultima Cena o la corrente cult following.

Sculture semoventi

Delle sculture semoventi mosse dal vento di Theo Jansen abbiamo già parlato 3 anni fa.

Questo scultore olandese ha delle idee geniali. Progetta e costruisce le sue opere con tubi di plastica e bottiglie abbandonate (sempre in plastica, materiali leggeri) e gli oggetti che ne risultano esibiscono movimenti sempre più naturali. Adesso ha un bel sito ricco di immagini che potete ammirare qui.

Un video di 10 minuti con particolari costruttivi

Sculture Sonore

sound sculpturesContinuo’s weblog recupera una bella incisione Wergo del 1985, ormai fuori catalogo, dedicata alle sculture sonore.

I costruttori degli oggetti sonanti rappresentati nel disco appartengono tutti all’area austro-tedesca, selezionati dal critico Klaus Hinrich Stahmer. Vi si trovano compositori come Anestis Logothetis, di origini greco/bulgare, naturalizzato austriaco, già noto per le sue partiture grafiche degli anni ’70, o costruttori di strumenti come Hans-Karsten Raecke, fino a Herbert Försch-Tenge, con un bel brano generato suonando le proprie sculture.

I singoli brani si possono ascoltare su UbuWeb, l’opera completa su Continuo’s weblog.

Alcuni estratti:

 

Piano Etudes

Piano Ètudes by Jason Freeman è un altro esempio di opera aperta via web in cui l’utente crea un brano seguendo un percorso fatto di frammenti. Andate qui.

Notate:

  • dopo aver scelto uno studio, cliccando “settings” potete vedere le note o il piano roll
  • cliccando “sharing” potete salvare la vostra creazione
  • potete apporre il vostro nome come autore accanto a quello di Jason Freeman cliccando “Anonymous”

Note dell’autore:

Inspired by the tradition of open-form musical scores, I composed each of these four piano etudes as a collection of short musical fragments with links to connect them. In performance, the pianist must use those links to jump from fragment to fragment, creating her own unique version of the composition.

The pianist, though, should not have all the fun. So I also developed this web site, where you can create your own version of each etude, download it as an audio file or a printable score, and share it with others. In concert, pianists may make up their own version of each etude, or they may select a version created by a web visitor.

I wrote Piano Etudes for Jenny Lin; our collaboration was supported, in part, with a Special Award from the Yvar Mikhashoff Pianist/Composer Commissioning Project. Special thanks to Turbulence for hosting this web site and including it in their spotlight series and to the American Composers Forum’s Encore Program for supporting several live performances of this work. I developed the web site in collaboration with Akito Van Troyer.

ArtBabble

Apre le porte in modo ormai stabile ArtBabble, un sito creato dall’Indianapolis Museum of Art e destinato a ospitare video dedicati all’arte provenienti da varie istituzioni (MoMA, SFMOMA, PBS, the New Public Library, etc).

Il sito esisteva in forma sperimentale dal 24 Gennaio, ma ormai ha brillantemente superato il periodo di prova e si pone come un punto di riferimento per i video artistici o dedicati ad argomenti collegati (interviste, profili, etc…).

Video di tal fatta, attualmente, esistono già su internet, per es. in You Tube, ma il fine di ArtBabble è quello di renderli disponibili in forma meglio organizzata e più pulita. Inoltre, gran parte del materiale è in alta definizione.

Insect Lab

Mike Libby costruisce insetti. Si definisce

a multi-disciplinary artist who makes highly detailed sculptures, models, collages and drawings. Through diverse materials and methodologies, I explore themes of science, nature, fantasy, history and autobiography; highlighting illogical and acute correspondences between the real and unreal. For the past 8 years, alongside my other body of work, I have enjoyed developing the work presented here as Insect Lab.

e sulla nascita di questa passione, afferma

One day I found a dead intact beetle. I then located an old wristwatch, thinking of how the beetle also operated and looked like a little mechanical device and so decided to combine the two. After some time dissecting the beetle and outfitting it with watch parts and gears, I had a nice little sculpture.

insect lab

Sito di riferimento: Insect Lab.

WOW!

Per una volta permettetemi un post un po’ personale…

Questo video l’ho cercato per te. Undici ikebana numerici, dallo 0 al 10, lanciati in uno spazio che è tempo. Sì, la musica è un po’ melensa, ma in fondo non sta male…

Realizzato da wowinctokyo

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Aaron Ristau

Aaron Ristau è uno scultore che lavora con detriti tecnologici di vari tipi. Nel suo sito dichiara:

Technology surrounds us. Products are obsolete within an ever decreasing amount of time, putting an increasing strain on our ability to deal with man made waste. Mans recyclable and manufactured surplus as a sculptors medium lends itself to an infinite variety of possibilities, which creates a whole new genre for sculptors’. By intricately integrating and redefining the purpose of reclaimed components, the completion of a sculpture is a triumph over obsolescence and the reward of creative vision.

Maschere

Essendo carnevale, mi pregio di suggerirvi una di queste maschere steampunk create da bob basset, che suppongo sia il tipo con occhiali che vedete nella prima immagine e che, nonostante il nome, è ucraino.

Particolare attenzione a questa temibile Cthulhu Mask di recente creazione, ma anche le altre sono bellissime e anche più originali. Sono così belle che le metto, impropriamente in “scultura”.

Cthulhu-Mask

Google Earth al Prado

Se ne parla parecchio in questi giorni. Google ha digitalizzato 14 opere del Museo del Prado fra cui capolavori di Rubens, van der Weyden, Velasquez, Bosch, con una risoluzione di 14 gigapixel (14.000 milioni di pixel) e le ha messe in Google Earth dentro una ricostruzione 3D del museo.

Ora, selezionando 3D Buildings fra le opzioni a sinistra (sotto Layers) e scrivendo Museo del Prado è possibile entrare nel museo e vedere queste opere ad altissima risoluzione (cliccate l’immagine).

prado

Nota per l’uso: una volta arrivati al modellino del Prado, non è necessario entrarci materialmente (anche se è possibile). Basta cliccarlo (un solo click, non due) e apparirà una finestra per scegliere l’opera. Poi il software vi porterà dentro. Il video, qui, rende l’idea.

Nanopaesaggi

Michael Olivieri si occupa, fra le altre cose, di nanofotografia (fotografia al microscopio) e scopre dei paesaggi in composti chimici e prodotti di lavorazione. È autore di una serie chiamata Innerspace:

In collaboration with nano scientists Dr. Zhengwei Pan and his research group at the University of Georgia, I have created a new series of work called “innerspace”. These micrograph images are taken directly from their theoretical lab samples. While the scientists observe the nano structures as objects, I am approaching them as subjects and discovering new micro and macro relationships.

Using current photographic technology and a Scanning Electron Microscope (SEM) I have created grand scale micrograph interpretations of their research. In this series I selected perspectives of unusual microscopic happenings within the actual nano structure samples to blur scale into seemingly familiar human settings.

Sono stato molto indeciso su quali immagini mettere perché sono tutte molto belle e soprattutto nuove, fantascientifiche, ma reali. Alla fine ho optato per queste due. Andate a vedere sia le immagini che i panorami qui.

Reciprocity

Alan Jaras (aka “Reciprocity”) captures surreal refraction patterns of light, passing through molded plastic.

These are light refraction patterns or ‘caustics’ formed by a light beam passing through a shaped and textured plastic form. The pattern is captured directly on to 35mm film by removing the camera lens and putting the transparent object in its place. The processed film is digitally scanned for uploading. Please note these are not computer generated images but a true analogue of the way light is refracted by the objects I create.

Return

Energie!

Energie! è un corto sperimentale di Thorsten Fleisch realizzato nel 2007.

Le immagini sono state ottenute esponendo della carta fotografica alla luce emessa da una scarica elettrica incontrollata a 30000 volts emessa da una bobina di Tesla. Le singole immagini sono state poi organizzate in sequenza.
Quindi, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, si tratta di un prodotto che utilizza una tecnologia quasi obsoleta per creare delle immagini altamente sperimentali.
La musica è di Jens Thiele.

Scritte dal cielo

Quelle che vedete sono probabilmente alcune delle più antiche scritte sulla terra visibili da Google Earth/Maps e si trovano in Russia. Sono state create intervenendo in modo appropriato sulla vegetazione per celebrare anniversari dello stato sovietico e sono vere e proprie opere di land art.

La prima, che recita 100 anni di Lenin è del 1970, mentre le altre, che celebrano i 50 e 60 anni di Russia sovietica, sono del 1967 e 1977. Le dimensioni sono enormi e da terra non ci si rende conto di cosa rappresentano: in base alla scala di Google Maps, per es., la prima è lunga circa 500 m.

Come al solito le immagini sono cliccabili. Andate a vederne altre su English Russia.

Burj Dubai

Cliccate l’immagine. Mi gira sempre un po’ la testa quando la vedo…

Burj Dubai (in arabo برج دبي “torre di Dubai”) è un grattacielo attualmente in fase di costruzione a Dubai, Emirati Arabi Uniti (EAU). Al suo completamento sarà la più alta struttura umana mai creata di ogni tipologia con un significativo margine di supremazia.

Il 5 febbraio 2008 il Burj Dubai ha raggiunto quota 608,9 metri sorpassando di fatto l’edificio finora più alto al mondo, il Taipei 101. Alla fine di novembre l’edificio aveva raggiunto l’altezza di 739.3 metri. Il costruttore del Burj Dubai è l’Emaar Properties.

Il Burj Dubai è il centro di un vasto complesso che si svilupperà nel centro di Dubai, costituito, tra gli altri, dal più alto hotel del mondo, il Burj al-Arab, la più grande marina artificiale del mondo, la Dubai Marina, le più grandi isole artificiali, le Palm Islands e le World Islands, il Dubai Waterfront e il più grande centro commerciale al mondo, il Dubai Mall. L’intera zona dovrebbe diventare così (le isole sono artificiali, cliccatela):

dubai

Gli architetti dicono che il Burj Dubai riporterà nel Medio Oriente l’onore di ospitare la più alta struttura del mondo, titolo perso circa nel 1300, quando la cattedrale di Lincoln (Inghilterra) superò la grande piramide di Giza in Egitto. L’altezza finale del Burj Dubai è mantenuta segreta per motivi di competizione; ciò nonostante, planimetrie rilasciate da partners commerciali sembrerebbero confermare un’altezza di 818 m.

Guardate anche queste altre immagini impressionanti (sempre cliccabili)

 

dubai

dubai

dubai

dubai

Google LIFE photo archive

Ultimamente non sembrano esserci grandi iniziative in campo musicale, ma ce sono in quello dell’immagine (comunque domani torneremo alla musica).

Google sta portando sul web l’immenso archivio fotografico di LIFE Magazine. Già 2 milioni di immagini sono online e altri 8 milioni sono in arrivo.

L’arco temporale coperto dall’archivio spazia dalla guerra di secessione americana fino ai nostri giorni e sono quasi tutte immagini di alta qualità e risoluzione elevata (cliccate su questa antica barca sullo Yang-tse).

La pagina di riferimento è qui, ma Google intende inserire l’intero archivio nel proprio motore di ricerca delle immagini.

Film Storici

Parecchi film storici di produzione europea della prima metà del ‘900 sono visibili integralmente online sul sito European Film Gateway. Al momento attuale sono 40.

L’iniziativa è realizzata nell’ambito del progetto Treasures from European Film Archives curato dall’Unione Europea.

Visto il successo che ha avuto un’altra iniziativa analoga, Europeana, di cui abbiamo già parlato, non possiamo che plaudere a queste aperture culturali della UE.

Liu Bolin

Liu Bolin è un artista cinese che ha fatto del mimetismo la propria strategia di approccio al reale: si fonde in modo mirabile con l’ambiente, a volte scomparendo in esso, altre volte diventandone parte.

Now, in the real material world, the world views of different people’s are also different. Each person chooses his/her own way in the process of contacting outside world. I choose to merge myself into the environment. Saying that I am disappeared in the environment, it would be better to say that the environment has licked me up and I can not choose active and passive relationship.

Cliccate le foto qui sotto. Qui potete leggere un’intervista

SYNKEN

synkenAn evolving, resonating journey through splintering landscapes and mysterious characters. Abstractions and forms are reverberated in fragile soundscapes of chaotic planes and unsettling arrhythmic patterns. Is it film or an improvised VJ cut-up? Is it visualized music feeding back into images, or images generating music? SYNKEN pushes the limitations and restrictions of genres. Synchronized sinking as SYNKEN is Transforma and O.S.T.’s collective creative experience.

With a mix of abstract images, graphic animation, digital image effects and complex film sequences, SYNKEN creates a fantastically spaced out, darkly romantic image-world. Forests filled with distorted organic forms are contrasted against an architectural abyss, as strange and fantastic characters try to make sense of their surroundings. A mysterious vagabond works as a medium between these parallel worlds, transporting artefacts that become recurring symbols in the dual system and means of communication between the creatures which inhabit them.

Produced in parallel to the images, O.S.T.‘s arrhythmic crackling electronic 5.1 surround soundtrack bathes the images in an eerily hypnotic flow. As sound and image merge and fall apart again over time, they form a synergy that opens up subtle leads which can never be read only as linear. As plot fragments refract and reoccur, SYNKEN continuously confronts the viewer with a modular narrative that can be potentially combined to create any number of interpretations. in the live performance version, Transforma and O.S.T.‘s real-time decisions will use this potential to develop further one-off versions of SYNKEN.


O.S.T.

American electronic music maverick O.S.T. has been releasing and performing since 1992 as O.S.T., rook vallade, Dalglish, and other aliases. After more than 10 albums and numerous singles under his various monikers, Douglas remains well outside the established parameters of electronic music. His work is a malevolent mutation of techno into arrhythmic patterns, interwoven digital textures, and amorphous melodies. He is known, somewhat notoriously, as an artist who is unrelentingly true to what creativity, emotion, and passion are to music. In 2003 O.S.T. was invited by Autechre to play at their curated All Tomorrows Parties. After performing around Europe he decided to settle in Berlin where after a few years of coming down, he uses this project to start again.

Transforma

Berlin video artist collective Transforma (Baris Hasselbach, Luke Bennett and Simon Krahl) combine the momentum of VJ improvisation with the power of highly composed imagery and narrative. Transforma started producing experimental video art in 2001 and have been taking their imageworld and production processes to higher levels of absurdity ever since. They have worked on promos, concert video and live cinema approaches, in collaboration with Apparat and Funkstörung among others, and have VJed in clubs in Berlin and around Europe.


SYNKEN site (with trailers)

Listen to or download the music


Transforma (www.transforma.de) / O.S.T. (www.amhain.net)
www.cimatics.com
/ www.shitkatapult.com / www.visualkitchen.org

Zoom!

Questo video è uno zoom di proporzioni epiche in quella zona dell’insieme di Mandelbrot chiamata The Seahorse Valley (la valle dei cavallucci marini) a causa delle codine, simili a quelle delle suddette bestiole, che si formano sulla frontiera dell’insieme.

Industrial Landscapes

Le immagini di archeologia industriale sono fra le mie preferite. In realtà questa non è propriamente archeologia perché queste installazioni sono tuttora attive, ma hanno comunque un certo fascino.

L’autore è Dave Bullock e le trovate sul suo sito.

Fibonacci in Turku

fibonacci

Incredibilmente in Turku (Finlandia) esiste una ciminiera con sopra parte della serie di Fibonacci (cliccate sull’immagine) che, di notte, è illuminata e splende nel buio come l’unica cosa visibile (o quasi).

Si tratta, in realtà di una installazione di Mario Mertz del 1997, il cui titolo è “Fibonacci Sequence 1-55” e il sottotitolo “Metafora della ricerca dell’uomo di ordine e armonia nel caos”.

Ah Pook Is Here

Ah PuchInfine parliamo anche di William S. Burroughs (1914 – 1997), uno degli scrittori che amo di più.

Ah Pook Is Here (trad. È arrivato Ah Pook, SugarCo) era stato progettato in origine (1970) come un libro illustrato sul modello dei superstiti codici maya. L’artista inglese Malcolm Mc Neill doveva disegnare le illustrazioni e Burroughs il testo.

Cominciò ad essere pubblicato con il titolo di The Unspeakable Mr. Hart sotto forma di fumetto sulla rivista Cyclops. Quando Cyclops chiuse, Burroughs e Mc Neill continuarono a sviluppare il progetto che divenne un libro fatto di testo e immagini di circa 120 pagine, alcune delle quali erano solo testo, altre solo immagini e altre ancora miste. In questa versione venne pubblicato nel 1971 da Straight Arrow Books in San Francisco.

In seguito (1973-1975), Mc Neill raggiunse Burroughs in America  per continuare a lavorare al libro, ma nel frattempo Straight Arrow Books chiuse e i due non riuscirono a trovare un editore per quest’opera dal formato così strano di cui alla fine, nel 1978, venne pubblicato il solo testo. La versione italiana è interessante perché contiene anche varie pagine di illustrazioni, sia pure in formato ridotto.

Ah Pook del titolo è una translitterazione di Ah Puch, dio della morte nella cultura Maya e re di Metnal, il nono livello del mondo sotterraneo Xibalba, luogo di oscurità e freddo. L’intero testo è sulla morte e come altri testi di Burroughs, è incredibilmente ricco di idee e suggestioni, tanto da ispirare altri artisti.

Qui, infatti, vediamo un breve film di animazione diretto da Philip Hunt nel 1994 con l’ormai famosissima voce di Burroughs e la musica tratta dall’album “William S. Burroughs – Dead City Radio“, Track 4 – “Ah Pook The Destroyer / Brion Gysin’s All-Purpose Bedtime Story“, composta ed eseguita da John Cale.
Il film rappresenta bene parte dell’universo immaginifico e paranoico di Burroughs ed è stato premiato al Dresden Film Festival 1995 e all’Ottawa International Animation Festival 1994.

Foto a colori nel 1909

immagineNel 1909 le pellicole a colori non esistevano, tuttavia un geniale personaggio chiamato Sergei Mikhailovich Prokudin-Gorskii, in Russia, aveva trovato il modo di riprendere e vedere immagini a colori.

La tecnica era ingegnosa. Fotografava la stessa scena tre volte in rapida successione ponendo davanti all’obiettivo un filtro di un diverso colore primario, rispettivamente rosso, verde e blu (RGB: lo stesso sistema degli attuali monitor). In tal modo otteneva tre immagini nelle quali mancavano rispettivamente il rosso, il verde e il blu, perché assorbiti dal filtro. Ovviamente di trattava di lastre negative in bianco/nero che però erano caratterizzate dall’assenza del contributo di quel colore. Ovvero, nella prima, al posto del rosso risultava bianco e così era nelle altre per il verde e il blu.
A questo punto proiettava le lastre su un muro bianco, sovrapponendole con 3 proiettori davanti ai quali applicava gli stessi filtri, rosso, verde e blu, ricreando, così, l’immagine a colori.

In questo modo otteneva delle splendide immagini, come quella a lato (cliccatela) che oggi sono state ricreate digitalmente a partire dalle sue lastre e sono conservate presso la Library of Congress e visibili su internet.

Il Golem

golem

Molte immagini di robots su Dark Roasted Blend. Alcuni sono veri e in azione, altri sono realizzazioni sperimentali, mentre in altri casi si tratta di creazioni artistiche.

Dalla sinagoga Staronova, il mito del Golem cresce e si moltiplica assumendo mille facce.

Film di ferragosto

Visto il tempo, abbiamo passato il ferragosto impegnati a guardare film e in altre attività di cui non vi faccio la recensione. Ecco alcuni dei film.

stacy

Stacy – The Attack of the schoolgirls Zombie – Naoyuki Tomomatsu – 2001
Japgore malato, sanguinolento e divertentissimo. Avete presente le studentesse giapponesi, quelle in camicetta bianca, gonnelline scozzesi e calzine bianche? Ecco. Di colpo queste graziose ragazzine muoiono inspiegabilmente per poi trasformarsi in zombies (chiamati Stacy).
È un po’ una parodia della Notte dei Morti Viventi, tanto che le squadre di eliminazione delle zombies si chiamano Romero Repeat Kill Troops
Smembramenti, mattanze e una storia d’amore fra un marionettista e una delle ragazzine zombie. Per menti malate come il sottoscritto.

electroma

Daft Punk’s Electroma è un film del 2006, diretto da Thomas Bangalter e Guy-Manuel de Homem-Christo, i Daft Punk. Vagamente fantascientifico. Privo di dialoghi, solo colonna sonora.
Due robot cercano di diventare umani mediante ogni mezzo. Non male.
hellevator The Bottled Fools (aka Hellevator, orig. Gusha no bindume) – Hiroki Yamaguchi – 2004
In un prossimo futuro l’umanità vive sottoterra e si sposta fra i piani grazie a grandi ascensori pubblici. Uno di questi, spostandosi, raccoglie una serie di sconcertanti personaggi, compresi due prigionieri (assassini psicopatici) con polizia al seguito. In seguito a una esplosione, l’ascensore si blocca e i prigionieri prendono il controllo della situazione…
Grande film. Non un horror e nemmeno un poliziesco con ostaggi, ma una storia con grande tensione. Assolutamente anormale e meravigliosamente claustrofobico.

Dark City – Alex Proyas – 1998
Fantascienza. Bellissimo film. Quasi un Matrix ante litteram.
John si risveglia e scopre con orrore che una donna è stata uccisa nel suo appartamento, ma lui non ricorda più nulla della propria vita, se non alcune immagini confuse. Scappa immediatamente dalla propria abitazione e tenta di ricostruire poco a poco il suo passato, mentre la polizia gli dà la caccia. Nel suo pellegrinaggio nella città scopre però degli strani avvenimenti: la notte ad esempio i palazzi cambiano forma e chiunque tranne lui in città cade in un sonno profondo. Solo alcuni strani individui vestiti di nero, da cui è inseguito, sembrano immuni al potere sovrannaturale che piega gli abitanti della cittadina al proprio volere…

Pistol Opera – Seijun Suzuki – 2001
Da vedere assolutamente.
Riporto la recensione di OffScreen che condivido:
Seijun Suzuki è un tranquillo signore di settantotto anni, con alle spalle una filmografia sterminata e un lungo periodo di inattività, interrotto solo negli anni ottanta. Pistol Opera è proprio una sorta di remake de La farfalla sul mirino, il film del 1967 che gli procurò l’esilio dall’industria del cinema giapponese, pur diventando uno dei suoi titoli più celebri e arrivando ad essere distribuito anche in Italia. È quasi impossibile rendere conto di quello che succede nel film, incentrato sulle gesta di Miyuki, “Gatta Randagia”, uno dei killer pronti a combattersi l’un l’altro per la supremazia all’interno di un clan: con una gamma di riferimenti che spazia dal kabuki a 007 e con un ritmo altalenante tra sospensioni e accelerazioni improvvise, Seijun Suzuki compone una sinfonia caleidoscopica di suoni e colori, in cui ogni angolo illuminato e ogni centimetro di surround acquista un valore preciso. Vertiginosamente stilizzato, violento e beffardo, Pistol Opera è un’esperienza sensoriale al limite dello stordimento, che suona come il monito sensazionale di un vecchio maestro pronto a ricordarci le infinite (e infinitamente trascurate) possibilità espressive della macchina cinema.

Night Visions

Troy Paiva è un fotografo ed esploratore urbano, che gira per gli USA e non solo, immortalando rovine e luoghi desolati con la sua tecnica preferita: foto notturne prese in luce naturale con pose molto lunghe (fino a 6 minuti) e a volte dei piccoli flash spesso colorati a illuminare alcuni particolari.

Ora ha raccolto i suoi scatti in un libro, Night Visions, di cui potete ammirare qui una selezione. Eccone alcuni esempi (clicca per ingrandire).

L’effetto è incredibile. I cieli sono splendidi e a volte le tracce lasciate dalle stelle rivelano le lunghe pose, mentre gli oggetti, differenziati dalla luce dei flash, sembrano entità aliene.

 

 

Vuoti e/o abbandonati

Non so voi, ma io sono affascinato dai grandi ambienti vuoti e/o abbandonati.

Il fatto è che, anche se non si notano, le città ne sono piene ed esistono dei gruppi di persone il cui hobby è scoprirli ed entrarci per puro spirito esplorativo e di documentazione. Mi sono imbattuto per la prima volta in una di queste “bande” verso il 1990/91 a Mosca e ho fatto un po’ di giri nei sotterranei della città.

Alla fine ho scoperto che ci sono anche dei blog e dei siti che se ne occupano, alcuni stabilmente, altri saltuariamente. Qui su Dark Roasted Blend, per esempio, potete vedere le immagini di

  • una miniera di sale abbandonata in Romania
  • una base sottomarina sovietica
  • la metropolitana abbandonata di Cincinnati

Ma quello che mi ha colpito di più sono gli enormi spazi scavati sotto Tokyo per far defluire le acque di una eventuale inondazione o di un tifone. Sono tenuti puliti e in ordine, con la consueta precisione giapponese. Click to enlarge.

Dementia 13

Dementia 13 è un film horror scritto e diretto da Francis Ford Coppola nel 1963 che ora è disponibile su youtube con sottotitoli anche in italiano.

Rock Renaissance

Il sito Worth 1000, che si occupa di arti visuali, ha alcune gallerie in cui gli utenti sono invitati a ritoccare con Photoshop (ma io direi pure “taroccare”) quadri famosi seguendo un tema.

Qui vi metto alcuni gustosi estratti da quella intitolata Rock ‘n’ Ren (ma il titolo è indicativo perché i quadri non appartengono solo al rinascimento – click to enlarge)

Pubblicato in Arte

Video senza videocamere

L’ultimo video dei Radiohead, “House of Cards”, è stato realizzato senza videocamere e luci e tuttavia non si tratta di una scena completamente ricostruita al computer. Al contrario, è ricco di elementi reali.

Sono state utilizzate alcune recenti tecnologie di scannerizzazione tridimensionale che acquisiscono informazioni sulle forme e le distanze degli oggetti, generando una serie di dati che costituiscono una descrizione geometrica della scena analoga a quella di plotting 3D.
Non si tratta di una immagine tradizionalmente intesa, cioè una foto digitale, ma della posizione di una serie di punti a partire dai quali si genera l’immagine tramite un rendering.

Si capisce molto meglio guardando il video: si vede benissimo che l’immagine è un insieme di singoli punti.
Notate anche come, alla fine del video, mentre l’ultimo accordo sfuma, anche parte dell’immagine si sfaldi con i punti che fuggono via.

Il vantaggio di questa tecnica è che la scena non è fissa, ma si può manipolare, ruotare, vedere da diversi punti di vista, entrarci dentro, etc: tutte le cose che normalmente sono possibili con i software di 3D rendering.

Le tecnologie utilizzate sono di Geometric Informatics per i volti e Velodyne LIDAR per le scene a campo lungo.

Qui potete vedere il video da You Tube

Apocalypse Now

apocalypse nowTornato un po’ tardi da Trento (dove piove), mi trovo catapultato in mezzo ad Apocalypse Now Redux (la versione del 2001), trasmesso sul terzo.

Non riesco mai a staccarmi da questo film quando lo vedo. Penso che sia uno dei film più potenti dell’intera storia del cinema. Credo di averlo visto ormai almeno 30 volte, non perché lo rimetta su continuamente (capita solo quando lo qualcun altro, tipicamente più giovane di me, lo vuol vedere), ma proprio perché non riesco a cambiare canale quando lo fanno in TV. Ormai so le battute a memoria.

La guerra del Vietnam non è stata solo storia per me. È iniziata quando avevo 10 anni ed è finita quando ne avevo 21. Sono andato a decine di funerali a quell’epoca. Padri e fratelli maggiori dei ragazzini americani con cui giocavo. Ho scritto altrettante lettere di partecipazione e condoglianze. Ho sentito i racconti di quelli che sono tornati, al punto da sognarmela.

Secondo me, la nuova versione del film, con tutte le scene che erano state tagliate nella versione precedente, non aggiunge un gran che al lavoro di Coppola, ma ha un pregio: lo rende più lungo e la storia del capitano Willard che risale il fiume su una PBR (una barchetta di plastica, peraltro ben armata) dall’assurdo nome in codice di “Street Gang”, ha bisogno di tempo.

Willard, risalendo il fiume in cerca di Kurtz, ad ogni passo, perde parte della sua umanità. I suoi compagni, uno dopo l’altro, perdono la vita, tranne uno che riesce ad astrarsi sufficientemente da restare vivo.

O forse no. Sono ancora indeciso.

Willard, risalendo il fiume in cerca di Kurtz, ad ogni passo, recupera parte della sua umanità andando oltre ogni convenzione sociale, ogni ipocrisia, ogni finta pietà, laggiù, dove Kurtz è già andato. La storia dei bambini vietnamiti vaccinati dagli americani a cui i vietcong tagliano il braccio vaccinato è tanto crudele quanto perfetta (“E allora ho capito che loro erano più forti di noi…”).
Willard matura il suo Cuore di Tenebra. Quello che, forse, sarebbe dovuto essere il vero titolo del film, come il romanzo di Joseph Conrad (uno dei più grandi scrittori in lingua inglese, che era, in realtà, polacco) da cui il film dice di essere “liberamente tratto” (così liberamente che in certi punti sono uguali perfino le battute).

Comunque, è solo per questo che alla fine riesce ad uccidere Kurtz. E quando esce, per tutti è il nuovo Kurtz secondo una consuetudine tribale che ha salde radici nella parte rettiliana del nostro cervello, largamente usata nei romanzi e nel cinema (e.g. “Chi uccide un capo Necromonger diventa il nuovo capo Necromonger”, The Chronicles of Riddick).

Ma Willard sfugge alla regola. Recupera Lance, l’unico sopravvissuto ormai perduto in un suo mondo allucinato, risale sulla PBR e punta la prua, dove?? Ridiscende il fiume tornando alla pseudo-civiltà che lo aveva spedito ad uccidere un colonnello dei berretti verdi, un suo compatriota, perché “I suoi metodi sono … malsani”, oppure si dirige contro corrente, verso la sorgente del fiume, verso il nulla?

Infine, due parole su RAI3 che riesce ad avere qualche sprazzo di intelligenza, ma per il resto si allinea alla spazzatura imperante.
Vi sembrerà un discorso inutile, ma, per me, vedere la pubblicità in questo film è come imbattersi in una merda in mezzo a una mostra di Kandinsky e non merda d’artista, ma merda e basta. L’idea, poi, di piazzarci in mezzo il TG testimonia della bassa considerazione, non solo del film, ma soprattutto del pubblico.
E alla fine, come ormai fanno tutti, niente più titoli di coda.

Jim Denevan

Jim Denevan è un land artist. Disegna su sabbia e su laghi salati asciutti. E disegna forme colossali interamente a mano, camminando per miglia e miglia, senza accurati strumenti di misura.

Con il suo intervento marca un luogo, stabilisce relazioni di distanza, crea un paesaggio da percepire ed esplorare in un ambiente altrimenti piatto. Un paesaggio la cui esistenza è effimera perché le sua tracce vengono cancellate dall’acqua e dal vento e alla fine non ne resta nulla.


Jim Denevan makes freehand drawings in sand. At low tide on wide beaches Jim searches the shore for a wave tossed stick. After finding a good stick and composing himself in the near and far environment Jim draws– laboring up to 7 hours and walking as many as 30 miles. The resulting sand drawing is made entirely freehand w/ no measuring aids whatsoever. From the ground, these drawn environments are experienced as places. Places to explore and be, and to see relation and distance. For a time these tangible specific places exist in the indeterminate environment of ocean shore. From high above the marks are seen as isolated phenomena, much like clouds, rivers or buildings. Soon after Jim’s motions and marks are completed water moves over and through, leaving nothing

Senbazuru

craneIn Giappone la gru è un animale mistico e si dice che possa vivere per 1000 anni.

Un’antica leggenda giapponese promette il realizzarsi di un desiderio a chiunque sia in grado di fare 1000 origami a forma di gru, chiamati Senbazuru.

Questo sito web farà i 1000 origami per voi. Esprimete un desiderio e premete Enter. Un po’ banale, ma poetico.


The crane in Japan is one of the mystical or holy beasts and is said to live for a thousand years. An ancient Japanese legend promises that anyone who folds a thousand origami cranes, known as a Senbazuru, will be granted a wish by a crane.

This website will fold a thousand cranes for you.

By Ann-Marie James

Voyage Into The Unknown

start

Voyage Into The Unknown è una avventura multimediale in cui l’utente rivive il famoso viaggio lungo il fiume Colorado di John Wesley Powell nel 1869. Si tratta della prima seria esplorazione di questo immenso territorio che comprende anche il Grand Canyon.

Si svolge su una mappa annotata con osservazioni, diari, eventi e strade. Non è impegnativo. Non è un gioco e nemmeno uno spazio virtuale tipo Second Life. È semplicemente una ricostruzione delle tappe e degli accadimenti di un viaggio che, alla fine, può essere vista anche come una re-invenzione basata su dati storici.

Io l’ho trovato affascinante. È free ed è in rete


Voyage Into The Unknown is a multimedia adventure in which users join John Wesley Powell’s famous journey down the Colorado River beginning May 25 1869. You will discover a landscape dotted with observations, competing diary notes, and side routes – some of which may be deadly… You will travel across writing modes as well as spaces. Knowledge comes in integrating many such modes. Here, first comes the adventure, then comes its representation. Much later, comes critical examination, and, perhaps, as a whole, re-invention…

This work is free and on-line.

Finale alternativo

Grazie a Lemi per aver segnalato questo finale alternativo del film Io sono leggenda, che, peraltro, sembra essere quello vero, cioè quello che era nelle intenzioni originali del regista prima che la produzione lo facesse a pezzi. Così il film diventa più sopportabile. Ciò nonostante resta sempre chilometri lontano dal libro di Richard Matheson, ma probabilmente non è corretto confrontare libri e relativi film.

È interessante, comunque, osservare alcune differenze fra libro e film, magari secondarie, ma certamente significative. Per esempio

  • nel libro, Neville (il protagonista) è un fumatore e un alcoolizzato; nel film è politically-correct;
  • nel libro Neville ascolta Beethoven; nel film Bob Marley;
  • il libro non offre speranze alla razza umana: Neville è veramente l’ultimo essere umano.

Ma la differenza maggiore sta proprio nel finale. Nel libro c’è uno splendido colpo di teatro: il romanzo si chiude con un papà “mostro” che sta raccontando al figlioletto “mostriciattolo” la storia di Neville, l’ultimo essere umano che ha ucciso tanti di loro e che per questo è stato catturato e giustiziato. Così i “mostri”, che nel libro sono veri e propri vampiri e non generici simil-zombie, si rivelano capaci di provare sentimenti e costruire una struttura sociale.

Proprio questa è la spiegazione del titolo: Neville diventa una leggenda per i “mostri”, mentre nel film lo è per gli umani superstiti che ricostruiranno la nostra civiltà.

Questo finale, invece, si avvicina un po’ più alle tesi del libro, riconoscendo ai mostri una sia pur minima capacità di provare dei sentimenti.

Infine, vi segnalo un altro film la cui trama è molto simile a Io sono leggenda, ma in cui il tema è affrontato con maggior realismo. Si intitola 28 giorni dopo. (ma il trailer non gli rende giustizia e come al solito, è migliore il libro.

La via più breve

Se non fosse per il fatto che, come in Inghilterra, si viaggia dalla parte sbagliata della strada, guidare in Giappone sarebbe bellissimo. Ma il problema della sinistra non esiste sulle tangenziali, dove le corsie sono separate da un muro.

Quando la densità abitativa raggiunge i livelli giapponesi, l’unico modo di costruire strade a percorrenza veloce è farle passare sopra le case. Le cosiddette tangenziali viaggiano in aria e il traffico scorre in un limbo gestito da divinità lontane.

osakaUna tendenza che deve fare sempre i conti con lo sviluppo verticale delle grandi città. Così le strade girano intorno alle costruzioni, si avvolgono su sé stesse, si dividono e si ritrovano in un flusso che sembra liquido.

Ma, a volte, l’edificio non può essere aggirato né demolito e così non resta altro che passarci attraverso. Qui, a Osaka, la società che costruiva la tangenziale ha semplicemente affittato tre piani e ci ha fatto passare la strada.

Cliccate sulle immagini per ingrandire. Vedi anche Googlesighting.

Via Darwin

Grand pianos on the beach 2

Questi pianoforti immensi abbandonati sulla spiaggia dell’isoletta olandese di Schiermonnikoog, mi piacciono sempre di più.

Rispetto al post dello scorso luglio, ho nuove informazioni. L’autore è Florentijn Hofman e il titolo è Signpost 5 (Paal 5 in fiammingo) perché l’opera è stata concepita per celebrare il quinto anniversario dell’International Chamber Music Festival che si tiene sull’isola.

Update: avete notato, nella prima immagine, la scritta Hofman & Sons?

Mi fa piacere notare che i pianoforti sono sopravvissuti all’inverno, alle piogge e alle maree. Ecco delle nuove immagini e un grande panorama (cliccate le immagini per ingrandire).

Spettro Elettromagnetico

Non male questo atlante dello spettro elettromagnetico (l’originale era interattivo).

An interactive visualization of the Radio Spectrum, and a database of artistic and social interventions that have been developed in the last decades that employ radio technologies. Projects are catalogued according to the frequencies they occupy.

AES was designed and developed by Bestiario with Irma Vila and Jose Luis de Vicente for the AV festival (New Castle) and CCCB (Barcelona).

 

Io però ho qualche perplessità sull’effettivo significato artistico di una operazione di questo tipo. È un’ottima visualizzazione, ma non c’è nessuna interpretazione. Praticamente mi comunica dei dati scientifici in una bella forma, godibile. Potrebbe essere una nuova interfaccia per ricevitori, ma ogni tanto ho la sensazione che l’etichetta di arte venga applicata con estrema facilità.

D’altra parte, l’arte informativa esiste e ha un senso evidenziare dei dati di fatto sconosciuti ai più (anche qui ne abbiamo parlato). In un suo scritto nemmeno tanto recente, Eno proponeva l’installazione di enormi schermi che mostrassero in tempo reale i dati sul pianeta e sul cambiamento climatico.

Per finire, questa è una buona introduzione allo spettro elettromagnetico, senza alcuna velleità artistica. Si tratta di una playlist in 8 parti di origine NASA, con commento tradotto in italiano dall’INAF (Istituto Nazionale di Astrofisica). Cliccate l’icona in alto a dx per vedere le altre parti).

Barcode

Questo è il mio barcode.

Non c’è dentro il mio nome, ma ci sono sesso, nazionalità, età, altezza, peso.

Trattasi di un lavoro di Scott Blake:

Scott Blake takes barcodes and turns them into art – art that is simultaneously pop and op, intellectual and personal, minimal and ocular. Blake uses the black and white icon of our data-drenched existence to stimulate thought on topics from consumerism to religion and individual identity. He urges the viewer to consider the limitations of digitized human expression and to appropriate these symbols of commodity.

C’è un intero sito dedicato al lavoro di Scott Blake sui barcode.

Autumn Enso

John Kannenberg’s Autumn Enso is a long-form video painting. Originally premiered at the 2006 Spark Festival in Minneapolis, this quietly evolving series of images combines still photography, video, traditional drawing and meticulously manipulated animation with a live performance of the original album’s sonic source material. Inspired by the circular enso paintings of zen buddhism, Autumn Enso’s delicate balance between representation and abstraction immerses the viewer in a celebration of the cyclical nature of the autumn season.

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Un video sui colori dell’autunno, con musica e immagini, realizzato da John Kannenberg e pubblicato dalla netlabel stasisfield.

OK, mi arrendo…

Non sapevo che le versioni dell’Ultima Cena fossero così tante.

Il blog Popped Culture ne ha un cinquantina, in crescita. Onore al merito. Qui vi metto quella di Topolino

quella di Doctor House (che mi piace molto, ma chi è Giuda?)

quella di Tarantino

una di quelle della Lego

e una in versione zombie (questo è il mio corpo, questo è il mio sangue…)

Per il resto, andate a vedervele su Popped Culture dove potete anche ingrandirle.

E se qualcuno ritiene che queste imagini siano blasfeme, cominci a prendersela con questa su McDonald in cui il personaggio che sta al posto di Cristo dice “questo è il mio sangue, questo è il mio corpo e questo è il giocattolo gratuito che ci trovate dentro”.

Un’altra!?

L’ondata dei “cult artist”, cioè coloro che riproducono oggetti o persone famosi, spesso utilizzando lo schema di opere altrettanto famose, non accenna a placarsi.

Ecco un’altra Ultima Cena, questa volta opera di Eric Deshamps con i personaggi di Star Wars. Cliccate sulla figura in alto per ingrandirl

Ma la cosa più incredibile è che, vista l’opera, il suo compagno di stanza, Avinash Arora, ne ha fatto un mosaico composto da uno miriade di piccole immagini. Sul sito dell’autore potrete ammirarne i dettagli.

UPDATE
Ma questo è niente! Vedrete domani!!

Retro Sabotage

Retro Sabotage si diverte a riscrivere la storia dei videogame realizzandone anche delle versioni sabotate con cui giocare in rete.

Così Pac-Man diventa un sistema per incitare i giovani giapponesi a consumare di più per evitare la recessione e poi, nella versione Nord Coreana, si trasforma in un gioco che si auto-gioca, mentre si può giocare a Tetris con tanto di sfondo di minareti e bombe americane che cadono.

City Lights

I’ve started CityLights nearly two years ago [2005, nota mia]. It mostly deals with random night shots that are meant to be worked on the computer in order to reenact its original meaning/shape. CityLights has been gradually evolving from a basic folder into the latest set (which comprises more than 600 High Resolution Digital Photos). The traces of Light and its colours make the central composition of the whole work. As in the music of Brian Eno (Ambient Music) CityLights also aims to create new Landscapes to be interacted by everyone’s impressions.
[Joao Santos]

Suguru Goto

Suguru Goto is a composer/performer, an inventor and a multimedia artist and he is considered one of the most innovative and the mouthpiece of a new generation of Japanese artists. He is highly connected to technical experimentation in the artistic field and to the extension of the existing potentialities in the relation man-machine. In his works the new technologies mix up in interactive installations and experimental performances; he is the one who invented the so called virtual music instruments, able to create an interface for the communication between human movements and the computer, where sound and video image are controlled by virtual music instruments in real-time through computers. Lately, he has been creating the robots, which perform acoustic instruments, and he is gradually constructing a robot orchestra.

Di Suguru Goto vi presentiamo due video. Il primo, “Robotic Music”, presenta dei robot percussionisti cioè il tipo più studiato, essendo il più semplice da costruire e controllare (e il termine “semplice” è riduttivo perché si tratta sempre di una faccenda complessa).
Qui il valore musicale è relativo, essendoci anche un importante lavoro di ricerca. In ogni caso, come solo di batteria non è poi male.

Il secondo, invece, è una performance più complessa in cui un esecutore umano che veste una tuta che incorpora dei sistemi di controllo, “dirige” una esecuzione robotica e interagisce con un video in cui una figura parzialmente umana esegue le sue stesse mosse.
I due, un corpo “aumentato” e un corpo virtuale, sono praticamente complementari.
L’aurore afferma:

“Augmented Body and Virtual Body” is conceived as a music theater piece, that the elements cross and hybridize themselves in continual links/ratios of exchanges and flow without fixing itself towards any directions. The idea would be that what is real, which is artificial, what is virtual, on the verge of themselves, and to create relations of pure intensities, which degrees zero of expression without its value of positive or negative.

 

LEDs

Austrian-born artist Erwin Redl uses LEDs as an artistic medium. Working in both two and three dimensions, his works redefine interior and exterior spaces. Born in 1963, Redl began his studies as a musician, receiving a BA in Composition and Diploma in Electronic Music at the Music Academy in Vienna, Austria. In 1995, he received an MFA in Computer Art at the School of Visual Arts in New York, where he now lives.

Redl’s works have received attention both nationally and internationally. With his piece Matrix VI (detail), he lit the face of New York’s Whitney Museum of American Art for its 2002 Biennial Exhibit. Works such as Matrix II, which was shown in New York, Germany, France, Austria, and Korea, and Fade I, which animated the Eglise Sainte-Marie Madeleine in Lille, France, explore volume and allow people to move through lit spaces.

Photos from “Ecstasy: In and About Altered States” (2005)

Via Unidentified Sound Object

Ballet Mécanique

Il Ballet Mécanique (1924) era un progetto del compositore americano George Antheil (che viveva a Parigi) e del filmaker Fernand Léger, con la partecipazione di Man Ray.
Dal punto di vista musicale, si trattava di un brano per strumenti meccanici che suonano senza intervento umano. Visti i tempi, è un’idea tipicamente dadaista, come del resto è il film

Tuttavia è difficile dire chi dei due lavorò sull’opera dell’altro. Léger affermò di aver iniziato il film già nel 1923, ma altre fonti dicono che fu lui a contattare Antheil quando quest’ultimo stava già componendo la musica.

Nello stesso modo, è difficile capire cosa andò male, ma fra i due non doveva esserci molta comunicazione perché, alla fine, la musica durava 30 minuti e il film solo 17.

Forse Antheil si lasciò prendere la mano, ma è innegabile che le due opere siano collegate. Alla prima del film, senza musica, nel 1924 a Vienna, venne fatto esplicito riferimento alla musica di Antheil.
Da allora, però, le due opere sono state presentate separatamente con una eccezione nel 1935 in cui il film venne accompagnato da una riduzione pianistica eseguita dal vivo. La difficoltà principale sembra risiedere nel fatto che con i mezzi dell’epoca era impossibile sincronizzare una pellicola e una musica di questo tipo, anche se fosse stata eseguita da strumentisti umani, cosa che non era nelle intenzioni del compositore. Intenzioni che, comunque, erano destinate a rimanere sulla carta semplicemente perché all’epoca non si era in grado di costruire meccanismi che, pur non essendo collegati, restassero perfettamente sincronizzati su tempi lunghi.

In concerto, il balletto è creato da strumenti musicali meccanici: pianoforti automatici, campanelli elettrici, marimbe meccaniche, motori ad elica e altre macchine.
Come si può immaginare, una strumentazione siffatta non può produrre una partitura tradizionale. Il brano è estremamente percussivo e pieno di suoni non intonati.

L’orchestrazione del 1927 prevede 18 pianole (pianoforti automatici a rullo) in 4 parti, 2 pianoforti normali, 3 xilofoni, 7 campanelli elettrici, 3 motori ad elica, sirena, 4 casse e un tam-tam. Nello stesso anno, Antheil ne arrangiò la prima parte per piano-roll che fu eseguito alla “Deutsche Kammermusik Baden-Baden 1927” (il rullo è poi andato perduto) mentre nel 1953 ne realizzò una versione abbreviata con un organico ridotto.

Film e partitura vennero messi insieme solo negli anni ’90. La versione del 1927 venne eseguita soltanto nel 1999 dall’Università del Massachusetts e dal Lowell Percussion Ensemble utilizzando sistemi MIDI con un computer centrale che inviava i dati a tutte le macchine, assicurando il sincronismo. In pratica, un gigantesco MIDIFile con 1240 battute, 630 cambi di tempo e circa 200.000 note (NB: suddivise fra 24 parti).

Nel 2000 la musica e il film furono definitivamente accostate e dal 2005 esiste anche un DVD.

Quella che vi mostriamo in questo film (in formato mov = quicktime) è la performance “live” della musica, cioè con le macchine che eseguono la partitura dal vivo senza il film, installata nel 2006 presso la National Gallery of Art di Washington DC e realizzata da Paul Lehrman and LEMUR (League of Electronic Musical Urban Robots).
Il video è di circa 41 Mb, ma ne vale la pena: il brano è storico e di grande energia.

Su wikipedia trovate anche una breve analisi musicale del brano. Qui un sito dedicato all’opera.

George Antheil – Ballet Mécanique in una esecuzione totalmente meccanica (MIDI)

Questo è il film originale, restaurato

 

The Kenny G Eliminator

Whoa!

Un clarinetto trasformato in una pistola steampunk! Questo il sito. E se non vedete questa figura scrollate IN SU ↑

Il commento dice ±:

Se sono anni che provi a suonare il clarinetto e ancora non sei riuscito a combinare nulla, puoi sempre trasformarlo in una pistola retrò…

The Human Clock

Questa è decisamente notevole. Una grande idea di Craig Giffen. Sono rimasto colpito a guardare la pagina per un bel po’ (sì, sono affascinato dagli orologi almeno quanto gli antichi cinesi, anche se li odio (gli orologi, non i cinesi), così come odio il tempo che passa).

The Human Clock è un orologio fatto di immagini, migliaia di immagini da tutto il mondo, ognuna delle quali ha dentro di sé un orario (ora:minuti).

Poi un software provvede a selezionare una delle foto che mostrano l’ora locale a chi si collega. C’è anche un pannello di controllo che permette di specificare la propria time zone e di scegliere fra la versione digitale e quella analogica. Semplice ed efficace.
The Human Clock esiste dal 2001, per cui forse qualcuno di voi lo conosceva già, ma internet è grande. Ora Craig Giffen è imprgnato nella realizzazione dello Human Calendar.
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Here is The Human Clock by Craig Giffen.

It’s a clock made by pictures, a thousand shots from many countries, each showing the time in the format hour:minute. Then a software selects a picture showing the local time.

Christopher Conte

Christopher Conte è un norvegese trapiantato a New York. Ha studiato arte, anatomia e lavora nel campo delle protesi.

Combinando scultura, medicina e biomeccanica, aiuta gli altri, ma ha anche modo di costruire cose come queste… che per di più si muovono…
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Christopher Conte was born in Bergen, Norway where he began drawing at age 3. At 6, shortly after moving to New York, he began taking college art classes at Hofstra University following a recommendation from his first grade teacher.
While still in high school he attended St. John’s University and in the eleventh grade received a scholarship to Pratt Institute in Brooklyn, New York. Once at Pratt, he also studied human anatomy at Columbia Presbyterian Hospital through a program sponsored by Columbia University.
After earning a Bachelors Degree in Fine Art (BFA) from Pratt Institute, he entered the prosthetics field and began making artificial limbs for amputees in New York. Combining an abiding love for sculpture, medical science and biomechanics, the field enables Chris to apply his natural talents to help others in less fortunate situations, which he still does to this day.
Creating sculpture that served no practical purpose beyond being art remained his greatest diversion. In 2007, Chris began offering these unique pieces for sale to the public for the first time.

La città delle tenebre

HakNam, la città delle tenebre, l’antica città murata di Kowloon è stata finalmente demolita 15 anni fa, nel 1983. Si trattava di un impressionante agglomerato urbano di 200 x 100 metri di solido cemento, con costruzioni alte 10, 12 e in qualche caso anche 14 piani, che era arrivato ad ospitare fino a 50000 persone.

Nato ai tempi della dinastia Song (960-1279) come avamposto per la difesa del sud, l’insediamento di Kowloon è ben più vasto della città murata. Il suo nome, Kau-lung (Traditional Chinese: 九龍, Simplified Chinese: 九龙) significa “nove dragoni” e deriva dagli otto picchi che la circondano (il nono era l’imperatore medesimo).
Quella che sarebbe diventata la città murata (o fortificata) era stata costruita come fortino a metà dell’800, ai tempi dell’annessione inglese dell’isola di Hong Kong con il trattato di Nanchino (1842).

Nel 1898, poi, l’enclave inglese di Hong Kong venne estesa ai cosiddetti Nuovi Territori sul continente, ceduti per 99 anni, escludendo, comunque, la città fortificata, che allora ospitava 700 persone. La Convenzione per l’estensione dei territori di Hong Kong stabiliva che la Cina avrebbe potuto tenervi truppe, purché non interferissero con il potere britannico sulla penisola.
Con il rispetto della parola data che distinse l’Impero Britannico, l’esercito inglese attaccò il forte solo un anno dopo, per trovarlo, però, completamente deserto.

Da quel momento, la questione della sovranità sulla città fortificata rappresentò sempre un buco nero diplomatico. Gli inglesi se ne disinteressarono, usandola al massimo come un luogo turistico in cui respirare un po’ di aria della vecchia Cina, mentre la popolazione ricominciò a crescere fino alla IIa guerra mondiale, quando i giapponesi occuparono Hong Kong e sfrattarono gli abitanti.
Dalla fine della guerra in poi la popolazione cinese riprese possesso della città che divenne il rifugio di migliaia di profughi in fuga di fronte alla rivoluzione comunista e di molti criminali comuni.

Il vero boom, però, si ebbe dal 1974 in poi, dopo che una spedizione di 3000 poliziotti fece piazza pulita dei componenti di una Triade che aveva stabilito la propria sovranità su quel luogo.
Libera dalla malavita organizzata e priva di qualsiasi controllo statale, Kowloon ricominciò a crescere come un’entità biologica. Le costruzioni si svilupparono l’una sull’altra senza alcun piano e vennero eseguite anche moltissime modifiche praticamente senza nessun intervento da parte di architetti o ingegneri. Migliaia di metri cubi vennero semplicemente assemblati in un patchwork monolitico, riducendo gradualmente gli spazi fino ad arrivare a situazioni paradossali in cui finestre si aprono letteralmente sul muro o sulle finestre del vicino.

In breve tempo, le strade come noi le conosciamo scomparvero dalla città murata. Gli unici spazi fra gli edifici si ridussero a stretti vicoli in cui raramente riusciva ad filtrare un raggio di sole.
Nel 1987 Kowloon raggiunse l’incredibile cifra di circa 50000 abitanti stipati in 0.026 km2 che corrisponde all’iperbolica densità di 1.500.000 esseri umani per km2.

Ciò nonostante, l’idea che la città delle tenebre fosse solo un luogo ad elevato tasso di criminalità è totalmente errata. Era sicuramente un luogo di illegalità diffusa: case da gioco, droga, prostituzione erano comuni a Kowloon, più o meno al livello di una qualsiasi metropoli. Ma la cosa notevole è che un luogo del genere sia riuscito ad esistere per tanto tempo privo di qualsiasi intervento statale.
La corrente elettrica veniva semplicemente rubata alla rete di Hong Kong, con un intrico di cavi e impianti autogestiti per distribuirla e soltanto alla fine degli anni ’70, dopo un incendio, le autorità intervennero installando delle linee quasi regolari. Per molti anni gli abitanti si procurarono l’acqua scavando una settantina di pozzi entro il perimetro della città e solo negli ultimi 20 anni il governo aveva installato delle tubature che portavano acqua pulita e controllata fino ai limiti della zona.

In realtà, la città murata è stata per molto tempo una TAZ, una zona temporaneamente autonoma, sganciata dai poteri locali e auto-organizzata in cui fiorivano una serie di attività come negozi, piccole fabbriche, studi medici e perfino scuole e asili nido, tutti privi di alcun permesso, ma necessari e professionali. C’erano anche molti ristoranti, un tempio e uno “yamen”, un ufficio in cui un saggio amministrava la giustizia e dirimeva le controversie, relitto di un lontano passato cinese.

E così la vita andava avanti, la gente si muoveva all’interno della città murata svolgendo servizi e raggiungendo il posto di lavoro, mentre i bambini, dopo la scuola, venivano portati a godere di un po’ di sole nei giardini sui tetti.

Il punto è che il tutto era organizzato e sostenuto autonomamente dalla cittadinanza a dispetto delle diversità e dei conflitti che in un luogo a così alta densità abitativa potevano facilmente esplodere, dimostrando così un incredibile spirito di adattamento e di tolleranza.

Non sono moltissimi i siti che ricordano ancora la città delle tenebre. Come tutte le TAZ, il potere, di qualsiasi tipo esso sia, cerca di lasciar sfumare il suo ricordo.
Oltre a wikipedia, c’è il il sito di una spedizione giapponese, ultima a visitarla dopo lo sgombero e prima della demolizione. C’è anche un ottimo post con molte immagini su Bizzarro Bazar.
Altre testimonianze su YouTube qui e qui.

viral symphOny

Post-conceptual digital artist and theoretician Joseph Nechvatal pushes his experimental investigations into the blending of computational virtual spaces and the corporeal world into the sonic register.

Realtime “field recordings” of the audio manifestations of his custom created computer viruses have been reworked and reprocessed by Andrew Deutsch and Matthew Underwood, resulting in the sonic landscape of the ‘viral symph0ny’.

With resonances of Yasunao Tone, Fluxus, Oval, and Merzbow, this 28-minute composition is supplemented by a further 50 minutes of audio, comprising the original raw data field recordings.

Listen to: viral symphOny – 1st mvt

Joseph Nechvatal : original concept viral structures
Mathew Underwood : nano, micro, meso and macro structures
Andrew Deutsch : meso and macro structures
Stephane Sikora : C++ programming

Joseph Nechvatal site and blog

Download viral symphOny from Internet Archive

Ancora morphing

Fantastico! Ce ne sono altri due, più brevi, dedicati a Van Gogh e Picasso.
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Incredible! Two more morphing videos showing Van Gogh and Picasso portraits.

MunArt

Per il centenario di Bruno Munari, un sito a lui dedicato.

Ci ho trovato questa poetica citazione di Buzzati sulle macchine inutili:

…ciascuna ha una sua speciale personalità; alcune hanno persino i loro estri bizzarri, un giorno sono vivaci e agitatissime, e il giorno dopo cadono in un incomprensibile letargo… Una volta lasciate a se stesse, le macchine inutili si sottraggono al controllo umano acquistando una esistenza autonoma e lo stesso Munari che le ha create, candido negromante, non riesce più a signoreggiarle. Ancora al buio più nero esse continuano a girare.
Noi dormiamo e loro no. Ci svegliamo e sono ancora là che ruotano, accompagnando con dolcezza l’irreparabile fuga del tempo
[Dino Buzzati, 1948]

Donne nel cinema

Con le stesse modalità di cui abbiamo parlato due giorni fa (l’autore è lo stesso), ecco un video sulle donne nel cinema. Questa volta l’elenco completo è qui sotto.
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Another morphing video. This time about women in film.

The list:
Mary Pickford, Lillian Gish, Gloria Swanson, Marlene Dietrich, Norma Shearer, Ruth Chatterton, Jean Harlow, Katharine Hepburn, Carole Lombard, Bette Davis, Greta Garbo, Barbara Stanwyck, Vivien Leigh, Greer Garson, Hedy Lamarr, Rita Hayworth, Gene Tierney, Olivia de Havilland, Ingrid Bergman, Joan Crawford, Ginger Rogers, Loretta Young, Deborah Kerr, Judy Garland, Anne Baxter, Lauren Bacall, Susan Hayward, Ava Gardner, Marilyn Monroe, Grace Kelly, Lana Turner, Elizabeth Taylor, Kim Novak, Audrey Hepburn, Dorothy Dandridge, Shirley MacLaine, Natalie Wood, Rita Moreno, Janet Leigh, Brigitte Bardot, Sophia Loren, Ann Margret, Julie Andrews, Raquel Welch, Tuesday Weld, Jane Fonda, Julie Christie, Faye Dunaway, Catherine Deneuve, Jacqueline Bisset, Candice Bergen, Isabella Rossellini, Diane Keaton, Goldie Hawn, Meryl Streep, Susan Sarandon, Jessica Lange, Michelle Pfeiffer, Sigourney Weaver, Kathleen Turner, Holly Hunter, Jodie Foster, Angela Bassett, Demi Moore, Sharon Stone, Meg Ryan, Julia Roberts, Salma Hayek, Sandra Bullock, Julianne Moore, Diane Lane, Nicole Kidman, Catherine Zeta-Jones, Angelina Jolie, Charlize Theron, Reese Witherspoon, Halle Berry

500 anni di arte

Questo notevole video mostra, in un sorprendente gioco di morphing, circa 500 anni di pittura.

Lo fa concentrandosi su un genere: quello del ritratto femminile, sacro e profano, passando attraverso 90 opere ordinate più o meno storicamente: da un’icona di Novgorod della fine del 12mo secolo fino a un Picasso del 1946. Qui trovate l’elenco completo.

La colonna sonora è la sarabanda dalla Suite no. 1 per violoncello solo di J. S. Bach, esecutore essendone Yo-Yo Ma.
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Here is a morphing video showing the evolution of female portrait in western art, from a Novgorod icon (2nd half of the 12th c.) to Picasso. Click here for the complete list.

Better resolution version:

100 Immagini

Anna FrankDigital Journalist, un sito affiliato all’Università del Texas, ha pubblicato le 100 foto che hanno cambiato il mondo, tratte da LIFE Magazine (il link di entrata è in fondo alla pagina introduttiva).

Al di là della retorica nel titolo, la mostra, perché di mostra si tratta, è bellissima, emozionante e a tratti scioccante. Sono quasi tutte immagini storicamente significative e fanno pensare.
Questa è la prima: la ragazzina un po’ malinconica, qui a destra, è Anna Frank.
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Digital Journalist, a web site affiliated with the University of Texas, has posted 100 world-changing photographs by the iconic LIFE magazine. You can read the introduction to the collection here, or start with the first powerful image and then advance through a sampling of the other impact-filled images that topped their list.

from Open Culture

HD Map

hd map

Con i nuovi hard disk da centinaia di Gb il file manager tradizionale sta entrando in crisi. È sempre più difficile trovare qualcosa in una lista sterminata di directory e sotto-directory.
Se pensate che per il 2011 sono annunciati nuovi HD da 4 Terabytes, capite che la questione si farà seria.
L’immagine che vedete è la mappa del mio hard disk fatta da questo programma di mapping. Quadrati e rettangoli sono file il cui tipo è evidenziato con il colore. P.es. i rettangoli azzurri sono file audio, i gialli sono immagini, il rosso è un video, ecc. La grandezza del blob riflette la dimensione del file.

Andandoci sopra con il mouse esce il nome del file e naturalmente esiste uno zoom. Il prossimo passo è implementare una serie di azioni sul file e si avrà un nuovo tipo di file manager.
Il modo in cui vediamo il computer sta cambiando.

Chris Gilmour

Chris Gilmour è un artista inglese che vive a Udine.

I suoi materiali sono cartone e colla con cui crea riproduzioni di oggetti reali, spesso a grandezza naturale.

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Chris Gilmour is an english artist living in Udine, Italy.

He creates lifesize replicas of everyday objects solely out of cardboard and glue.

Nuvole

Nel suo libro sui sistemi caotici (Caos, la nascita di una nuova scienza – 1987, Rizzoli), James Gleick spiega che la forma delle nuvole è considerata dagli scienziati un problema profondo perché è un fenomeno caotico, imprevedibile nei particolari, ma governato da regole coerenti, ricorrenti e prevedibili nel loro insieme.
A quanto pare, se ne occupò anche Goethe e non dal punto di vista poetico, ma da quello scientifico: La forma delle nuvole e altri saggi di meteorologia – J. Wolfgang Goethe, Archinto, 2000.
Non ci si stupisce, quindi, che siano nati anche dei gruppi di appassionati osservatori delle medesime, in grado di mostrarci incredibili immagini come questa, immortalata presso Anstruther Harbour, Fife, Scotland.
Trovate l’originale, più grande, sul sito della Cloud Appreciation Society.

nuvola

Light_Paper_Sound

Light_Paper_Sound è una installazione in cui dei video vengono proiettati su superfici tridimensionali di carta che in tal modo assumono varie colorazioni e sfumature che cambiano nel tempo. Nello stesso tempo delle tracce audio sono diffuse da altoparlanti.

This exhibition is an installation using randomly selected video projected on three dimensional paper surfaces synced with audio tracks played on speakers in the environment. The overall effect creates a unique environment of dynamic color and sound.

The works collaborators are artists Joseph Gray (sculpture/video) and Gabriel Herbertson (audio) with original music by Beth Fleenor (clarinet) and Paris Hurley (violin).

Giger + Arcimboldo

Salad

Salad: un’immagine di Till Nowak che omaggia Giger e Arcimboldo.
Nella realtà ha l’aspetto di un dipinto, ma è una stampa su tela passata poi con una speciale vernice (grazie Vinz per la correzione).

In November 2006 Till Nowak created the image “Salad“. For this image he created 12 digital vegetable models in 3ds max using photographic references. They were combined to become a tribute to the fantastic biomechanical creations of H.R. Giger and the vegetable portraits of Giuseppe Arcimboldo.

FlyGuy

Questo, nel 2007, era FlyGuy di Trevor van Meter.
Forse è un po’ pretenzioso metterlo sotto Arte Visuale, in fondo era solo una animazione flash di un tipo con l’aria da impiegato che volava sotto il vostro controllo (lo si guidava semplicemente con le frecce) e incontrava persone e oggetti con cui a volte interagiva.
Ma era così fiabesca, naïve e sorprendente che valeva la pena di perderci un po’ di tempo.
In fondo, una poltrona con le ali che ti offre il the, un guru seduto su una nuvola con una massima diversa ogni volta e una fotocopiatrice volante non si incontrano tutti i giorni.
La musichetta di fondo, poi, era banale, ma deliziosa e l’UFO che si trovava volando molto in alto (dove il cielo diventa nero e stellato) era una gag sorprendente.

È morto, con Flash, nel 2001. Ora si ritrova su youtube con una voce di commento, ma non è più controllabile, oppure sul solito Internet Archive dove funziona in toto via emulatore Flash

Grand pianos on the beach

pianosVicino a Schiermonnikoog, Friesland (Netherlands, 53º 30′ 2.74″ N 6º 9′ 50.46″ E) si trovano (trovavano?) questi enormi pianoforti abbandonati sulla spiaggia, immortalati in una foto di Gerard Kip.
Qui l’immagine in dimensioni originali.

Near Schiermonnikoog, Friesland (Netherlands, 53º 30′ 2.74″ N 6º 9′ 50.46″ E) there are (was?) this big grand pianos on the beach. Photo by Gerard Kip.
Click here for a larger image.

Vento sul Web

WindMaker is an ambient weather widget that applies the current wind conditions to your Web site. First, it uses a United States ZIP Code to grab local conditions from the Yahoo Weather RSS feed. Second, it parses your Web site into individual pieces such as text blocks and images. Finally, WindMaker sets the pieces in motion according to the strength of the wind.

Se volete muovere tutto sulla vostra pagina web, andate in WindMaker e lanciatelo scrivendo l’url della pagina vi interessa e uno zip code (al limite lasciate quello che c’è).
L’effetto è bellino e non è definitivo. È solo una prova.
Lo Zip code serve per andare a leggere le condizioni del vento in quella località e muovere il tutto di conseguenza. Se ne volete un tot, mettete quello di Chicago, la città ventosa: 60601.
Se poi vi piace, ci sono anche le istruzioni per renderlo permanente.

Att.ne: lo script di prova non può funzionare sulle pagine generate dinamicamente in PHP. In questo caso funziona solo se lo inserite nel codice.

Zur Farbenlehre

Zur Farbenlehre (the theory of colours) is a film by Steven Jones.
The footage for this film was shot entirely using the video camera on a Nokia N73 mobile phone. The footage was subsquently repeatedly rendered and effected through software on a standard PC, prior to editing. The soundtrack is ‘Vladivostok’ by Sonmi451.

Date un’occhiata a questo filmato. L’ho trovato abbastanza affascinante nella sua lentezza.
Il titolo significa “la teoria dei colori”. Le immagini sono state girate da Steven Jones con la videocamera di un cellulare Nokia N73 e successivamente virate ed elaborate via software.
La colonna sonora è “Vladivostok”, un brano di Sonmi451.

[via Rhizome.org Artwork]

KPN Telecom building

L’edificio della KPN Telecom, situato a Rotterdam e progettato da Renzo Piano è dotato di uno schermo monocromatico di 2922 m2 formato da 896 lampade quadrate disposte in una griglia di 22*41 che creano una immagine o animazione di m 37.8 di larghezza e 72 m di altezza.

The KPN Telecom building, situated in Rotterdam NL and designed by Renzo Piano, is equiped with a unique monochrome, 2922 m2 screen consisting of 896 square lamps in a 22*41 grid creating a w37.8m * h72m image or animation.

Valentine for Perfect Strangers

Valentine for Perfect StrangersCercando su YouTube ho trovato questo delizioso S.Valentino per perfetti sconosciuti caricato da tale BrooklynFeralCat che, a quanto sembra, è il video-artista Ben Coonley (era troppo bello per essere di uno qualsiasi, il sospetto mi è venuto quando ho visto la citazione di Benjamin).

Searching YouTube I found this Valentine for Perfect Strangers by BrooklynFeralCat that seems to be the video-artist Ben Coonley.

Weird Fields

weird fields

The whorls and swirls of color may look like something by art nouveau painter Gustav Klimt, but the winning images from MIT’s annual 8.02 “Weird Fields” contest are really computer-generated visualizations of vector fields.
To help students understand electromagnetic force fields, Professor of Physics John Belcher and colleagues at the MIT Center for Educational Computer Initiatives developed a computer applet into which students put the mathematical expressions that describe a given field. “It then pops out a visual representation of what the field looks like,” he said.
And the most striking image wins.
See this page for othr images.

L’immagine che vedete è di Dan Yuan ed è stata creata immettendo particolari equazioni in un programma nato per visualizzare i campi elettromagnetici.
Al MIT, infatti, esiste il concorso “Weird Fields” che premia la più bella immagine ricavabile da equazioni di campo. Vi partecipano gli studenti del corso di elettricità e magnetismo ed è un bel modo per aggiungere un aspetto divertente a un corso non facile.
Chi non ha pensato a Klimt alzi la mano.
Questo post è stato sollecitato da una interessante discussione a che si sta sviluppando su Tertium Auris.
Qui trovate altre immagini di questo tipo.

Caligraft

caligraft

Caligraft (2006) is a generative art work which consists of a series of interactive pieces exploring the limits of representation in typographies and texts.

Caligraft è un sito che gioca con le lettere che voi premete sulla tastiera.
Con una serie di applet interattivi, genera disegni che evolvono dinamicamente quando gli inviate caratteri.
La calligrafia è una delle cose che mi affascinano, ma che non ho tempo di fare.
Arte generativa.

Via Rhizome.org

Immagini con il fumo

smoke
Graham Jefferey of Sensitive Light takes miraculous photographs of smoke.
Jeffery says

“In my opinion, the key technical factor is to adequately light the smoke so that it stands out from the background.”
“I am not trying to create pictures of smoke; I am trying to create pictures by using smoke”.

Smoke gallery is here. (scroll down)

Graham Jefferey of Sensitive Light ha messo a punto un sistema per prendere queste bellissime immagini del fumo.
Secondo Graham, il trucco sta nell’illuminarlo adeguatamente e fa anche notare che il suo fine non è fotografare il fumo, ma creare belle immagini per mezzo del fumo.
Altre immagini qui.. (scroll down)

From Boing Boing

Arte Informativa

trace
Le rappresentazioni della scienza spesso sfiorano l’arte.
Questa immagine tratta dal Washington Post, che potete vedere ingrandita qui, è stata realizzata dal Professor Barbara Block della Stanford’s Hopkins Marine Station per tracciare gli spostamenti di varie creature marine e alcune specie di uccelli attraverso il pacifico.
Trovo che sia un bellissimo esempio, per quanto artisticamente ingenuo, di arte informativa. Una categoria che forse non esiste, ma che dovrebbe esistere. Un’arte che, pur producendo anche qualcosa di bello da vedere, ci dia delle informazioni su quanto accade sul pianeta.
È così difficile piazzare nelle grandi città degli schermi che si aggiornano in tenpo reale e rappresentano, con forme e colori, una serie di dati che impattano sulla nostra realtà quotidiana o futura?
Cosa ne dite di una mappa delle temperature rilevate in tutti gli aeroporti del mondo (i dati sono già su internet, aggiornati ogni 6 ore circa) con la possibilità di veder scorrere gli ultimi 10 o più anni in un minuto? Forse così il riscaldamento globale sarebbe percepito da tutti.
E una immagine dell’andamento della borsa un po’ meno squallida di quella serie di numeri che scorre a Wall Street? E il procedere delle spese governative suddiviso per comparti per cui tutti, passando di lì, possano vedere in che proporzioni il governo distribuisce le nostre tasse?
Ma anche cose meno drammatiche, come la migrazione delle balene nel pacifico o il fiorire dei ciliegi in giappone…

La Madonna è Angelina Jolie

Secondo l’artista neo-rinascimentale Kate Kretz, la madonna ha il viso (e non solo) di Angelina Jolie.
Il quadro in olio e acrilico su lino, è di grandi dimensioni (223 x 152) e si intitola “Blessed Art Thou” (“Sia benedetta tu…”, tratta dall’Ave Maria).
Sul suo blog, Kate afferma che

Angelina Jolie was chosen as the subject because of her unavoidable presence in the media, the world-wide anticipation of her child, her “unattainable” beauty and the good that she is doing in the world through her example, which adds another layer to the already complicated questions surrounding her status.
The “Virgin” and Zahara figures are loosely based on a Van Dyck Virgin painting, and the Maddox figure’s pose is borrowed from a Raphael painting.

L’opera è stata esposta allo stand della Chelsea Galleria alla fiera dell’arte di Miami e ha una quotazione di $50.000.
Ecco un ingrandimento.

iPod Building

iPad

Dubai-based real estate firm Omniyat Properties plans to construct a tall building in Dubai modeled after the Apple iPod. The name of the 24-story tower: iPad. Architects James Law Cybertecture International will design, and the structure will sit over a six-degree-angled “docking station,” just as the ipod does on its docking station.

Doveva succedere.
La Omniyat Properties, società costruttrice di immobili, dovrebbe costruire a Dubai un edificio, progettato dagli architetti della James Law Cybertecture International con un look ispirato all’iPod.
L’edificio di 23 piani si chiamerà iPad e avrà una inclinazione di circa 6 gradi, uguale a quella che l’iPod assume nella sua docking station. Spero almeno che i pavimenti siano dritti.
Comunque, io lo trovo carino.
Mi chiedo solo quanto ci vorrà prima che qualcuno progetti l’iCar (auto piatta in cui i passeggeri stanno distesi come sardine).

Via Boing Boing

Christo!

christo

Il distinto signore che vedete in questa immagine è Christo Javacheff, noto più semplimente come Christo.
Dal 1958 fino agli anni ’90 lui e la sua partner Jeanne-Claude (i due sono nati nello stesso anno e stesso giorno; loro dicono anche stessa ora…) hanno imballato qualsiasi cosa capitasse sottomano, senza spaventarsi per le dimensioni. Nulla sfuggiva al loro furore imballatorio.
Iniziando da piccoli oggetti, sono passati poi alle grandi architetture fra cui Pont Neuf a Parigi (1985, 40000 m² di tessuto sintetico), la costa della baia di Sidney (1969, 9300 m² di sintetico e 56 km di corde), undici piccole isole della Baia Biscayne (Miami, 1983, 603850 m² di polipropilene) e infine il Reichstag a Berlino (1995).reichstag
Oggi i due si dedicano a forme di land-art non meno colossali. Da notare che il tutto è finanziato in gran parte con la vendita dei disegni preparatori, eseguiti dallo stesso artista, che ormai raggiungono quotazioni a 5/6 zeri.
Il National Geographic (versione italiana) di questo mese pubblica una bella intervista che potete anche leggere, in inglese, qui.

Ricordo una divertente storiella su un mio conoscente che, negli anni ’70, possedeva un’opera di Christo che già allora valeva qualche migliaio di dollari. Si trattava di una bottiglia incartata e sigillata con carta e spago piombato che è andata poi distrutta ad opera della nuova collaboratrice domestica, la quale, trovando l’oggetto su un mobile in salotto, ha pensato bene di dar prova del proprio zelo scartandola e rimettendola esattamente nello stesso punto.

Decomporre

Guardate cosa fa Picasso con l’immagine di un toro (da sinistra a destra e poi dall’alto al basso).
Quando lo vedo, mi viene sempre in mente il Webern atonale. Quello che, dal 1909 al 1914, raggiunge il massimo della concisione riducendo all’osso la propria scrittura, fino all’ultimo dei Tre Piccoli Pezzi per violoncello e piano in cui sfiora il silenzio, ma è un silenzio che non è vuoto.

Webern

Non siamo d’accordo

Afrodite
Forse i nostri media non lo dicono (o forse mi è sfuggito), ma quelli americani ne parlano.
Il nostro paese sta litigando con il Getty Museum di Los Angeles nel tentativo di farsi restituire 52 pezzi d’arte antica che appaiono come materiale illegalmente scavato e esportato senza permesso.
Fra questi è compresa la magnifica statua di Afrodite che vedete a sinistra, acquisita dal Getty Museum nel 1988 per $18 milioni e un bronzo di giovane eroe attribuito a Lisippo, acquisito nel 1977 (valore $4 milioni).
Il Getty Museum si dichiara d’accordo nel restituire soltanto 24 oggetti che, ovviamente, non sono fra quelli di maggior pregio.

Italian media don’t talk about, but the italian goverment is disappointed beacause of the Getty Museum in LA.
The museum refuse to return dozens of art objects that appear to be illegaly excavated and spirited out of the country.
The talks have bogged down in recent weeks as a dispute has deepened over other important pieces on the list, including a rare fifth-century B.C. limestone statue of a Greek deity, possibly Aphrodite, acquired by the Getty in 1988; and a fourth-century B.C. bronze statue of a heroic youth sometimes attributed to the Greek sculptor Lysippos, acquired in 1977.
All the story here.

Complexification

 

Complexification è un gran sito.
Nato dalla fertile mente di Jared Tarbell, coniuga arte e scienza creando affascinanti immagini con algoritmi più o meno complessi.
Paesaggi umani e disumani, microscopie di dettaglio infinito, biologie ipotetiche frutto del calcolo. Il tutto in un sito incredibilmente dinamico che cambia sotto i voltri occhi (lanciate gli applet) e spinge a esplorare (per i programmatori, quasi tutto è scritto in Processing).

John Whitney

Animation
John Whitney (1917 – 1995) è stato uno dei pionieri della computer graphic collegata alla musica.
Dopo aver iniziato con film sperimentali in 8 e 16 mm, Whitney teorizzò un collegamento diretto, su basi matematiche, fra la serie armonica e una serie di forme in movimento (tutto questo nel suo testo più importante, Digital Harmony, pubblicato da McGraw-Hill nel 1980).
Il suo lavoro può apparire un po’ naïf adesso, ma è stato penalizzato dalla poca potenza dei computer dell’epoca. Oggi abbiamo questo sito, segnalato da Federico, in cui alcune delle idee di Whitney prendono la forma di animazioni flash che uniscono immagine e suono.
Le animazioni funzionano come segue: le sferette colorate che partono insime viaggiano su traiettorie circolari con velocità legate alla serie armonica. Se la sfera più grossa fa un giro in, poniamo, 2 minuti, quella immediatamente più piccola, nello stesso tempo fa 2 giri; la seguente fa 3 giri, l’altra 4 e così via, esattamente come, nal caso degli armonici, mentre la fondamentale fa 1 ciclo, il primo armonico ne fa 2, il secondo 3 eccetera. Inoltre, ogni volta che una sfera attraversa la linea orizzontale, emette la nota ad essa collegata, che dipende dal tipo di esempio che scegliete.
Tutte le figure che si formano sono generate unicamente dai rapporti delle velocità. Quando le sfere sono allineate, gli armonici sono in fase.
Potete verificare il tutto lanciando l’ultima variazione (hand cranked) in cui il movimento viene controllato manualmente con una simpatica manovella.

Unabomber può essere arte?

Bible bomb

Fin dalla metà degli anni ’80, Gregory Green ha prodotto performance e lavori che esplorano l’evoluzione del concetto di abilitazione, nel senso di acquisizione del potere, del controllo. In questa ottica Green considera sia la violenza che le alternative alla violenza e l’accessibilità alla tecnologia e all’informazione come veicoli per il cambiamento sociale e politica.
Nuclear device
In breve, Gregory Green fabbrica oggetti e strategie terroristiche. Bombe sia convenzionali che nucleari, missili, armi chimiche, tutti perfettamente funzionanti a meno del materiale ultimo: l’esplosivo, che è assente, ma è possibile inserirlo con facilità.
Ma non si ferma qui. I suoi lavori più recenti sono virus informatici e unità di trasmissione pirata. Possono sembrare meno cruenti, ma sono anche più eversivi.

Il lavoro di Green, quindi, suggerisce dei metodi per compromettere lo status quo e favorire un cambiamento sociale. Chi dice che l’arte deve essere innocua?

Fiddle Farmers

Octobasse
È molto bella questa pagina di Lois Siegel, fotografa, piena di immagini di strumenti ad arco e di quelli che li suonano in epoche e situazioni fra le più diverse.
L’oggetto di ammirazione della bambina è l’octobasso, costruito nel 1849 da Jean Baptiste Vuillaume.
Alto circa 4 metri, aveva 3 corde accordate all’ottava sotto al contrabbasso. La corda più bassa è un Do, non un Mi, e vibra alla temibile frequenza di 16.35 Hz. Si tratta del Do sotto al La basso dei pianoforte (che qualche piano ha).

Mi sembra doveroso aggiungere che la foto è di Marc Chaumeil

Animali del deserto mossi dal vento

Il clima sta cambiando e il riscaldamento globale è ormai un dato di fatto con il quale faranno i conti le prossime generazioni.
Theo Jansen ci prepara alla desertificazione costruendo questi bellissimi animali mossi dal vento, in grado di camminare sulla sabbia e scalare le dune. Scheletri di sottile plastica gialla, presagi di una nuova natura.
A volte, li lascia liberi in branco sulle spiagge così che possano vivere la propria vita.

Since about ten years Theo Jansen is occupied with the making of a new nature. Not pollen or seeds but plastic yellow tubes are used as the basic matierial of this new nature. He makes skeletons which are able to walk on the wind. Eventualy he wants to put these animals out in herds on the beaches, so they will live their own lives.

Brandon Bird

Brandon Bird è un artista californiano che, se fossimo negli anni ’60, sarebbe senz’altro considerato ‘pop’, mentre oggi viene definito ‘cult following’ per la sua tendenza a dipingere icone della cultura popolare come Christopher Walken, Chuck Norris o Abramo Lincoln in situazioni assurde, oppure a ispirarsi a show televisivi come Law&Order.
Ecco la sua versione dell’Ultima Cena di Leonardo con tutti James Wood tranne un Robocop che occupa il posto di Giovanni (cliccate sull’immagine per ingrandire).
Last Supper

WTC Outline Project

WCT Outline

Questo è un lavoro di Fynnegan Sloyan, artista residente a Brooklyn. Il vuoto ha una sua poetica. Qui si rende evidente un’assenza.
Un turista alieno che ignora quello che è successo non noterebbe niente di strano guardando la skyline di Manhattan. Qui una skyline cancellata si può scaricare in pdf per essere riportata su un acetato e comunicare l’assenza e (parte de) i sentimenti che ne derivano.
Non so come lo leggiate voi. Per me questa è una di quelle idee che solo un artista poteva avere. È per quello che esistiamo (almeno, una delle ragioni).

This is a work by Fynnegan Sloyan, artist based in Brooklyn. The void has its poetica. The perception of an absence.
An alien tourist ignoring what has happened would notice nothing strange looking at the Manhattan’s skyline. Here an erased skyline can be downloaded in pdf to be brought back on an acetate and communicate the absence and (part of) the connected feelings.
I do not know what do you think about. IMHO this is an idea that only an artist can have. It’s why we exist (at least, one of the reasons).

Steve Hubback

Steve Hubback si autodefinisce “Percussionist and Metal Sculptor”. Nato come batterista, dal 1990 Hubback costruisce strumenti per se stesso e per altri percussionisti.
Le sue creazioni, oltre ad avere un bel suono, sono anche esteticamente apprezzabili, tanto da essere utilizzate anche per installazioni in cui si fondono con la natura, come in questo live al No Noise Festival 2023.
Il suono è affascinante, come testimonia un esempio tratto da questa pagina in cui ne potete trovare molti altri.

Steve Hubback’s Site

Media Art Net

Oggi vi propongo qualche sito da visitare. Media Art Net contiene una buona serie di articoli sull’arte e i nuovi media (installazioni, interazioni etc…) con possibilità di leggere e vedere video. Nota: andate con il mouse sul rettangolo a puntini a destra per visualizzare i menu.