Osmo

Osmo è un ambiente costituito da una grande sfera (9 metri) gonfiabile in materiale sintetico leggero. Al suo interno è illuminata da raggi laser che simulano le stelle allo scopo di creare un ambiente isolato dall’esterno, apparentemente enorme perché il materiale è una pellicola in parte riflettente.

Ideato da Loop.pH, un laboratorio sperimentale londinese che lavora nell’area del design, dell’architettura e delle scienze che peraltro ha fatto varie installazioni interessanti, come si può vedere qui.

 

Stereopublic

Stereopublic è un progetto lanciato dal sound artist australiano Jason Sweeney. Il fine è quello di individuare e segnalare i punti più tranquilli di una città e condividerli. Sweeney, inoltre, compone un breve brano di ambient music per ogni luogo segnalato.

Si tratta di un progetto a libera partecipazione, nel senso che, dopo essersi registrato, chiunque può segnalare un luogo in qualsiasi città. Sulla mappa si vedono già parecchie città. Nell’immagine, alcuni luoghi di Londra.

È stata anche sviluppata una applicazione per cellulare, purtroppo solo per iPhone/iPad, il che limita notevolmente le potenzialità di un progetto di questo tipo, che invece conta molto sulla partecipazione pubblica.

stereopublic: crowdsourcing the quiet is a participatory art project that asks you to navigate your city for quiet spaces, share them with your social networks, take audio and visual snapshots, experience audio tours and request original compositions made using your recordings.

stereopublic

Lost Elevator Programs

Brent & Ryan Hibbett, the alchemical duo behind the Gutta Percha moniker, returns with yet another amazing and much wanted new production, entitled ‘Lost Elevator Programs’. This new album is an eeringly interesting and somewhat unorthodox new approach to the ‘muzak’ concept and ideology.

From the artists’ liner notes:

This album offers four tracks, each in the streamed “medley” form of commercial music programming, for both historical and imagined elevators. Just as one, encapsulated within elevator walls, travels blindly under the illusion of stasis, the aesthetic is a drifting one, moving even through repetition in unpredictable directions. It also intends to offer the strange blend of comfort and uncertainty experienced by early elevator riders, whose distrust of the newfound contraption businesses tried to offset with streams of innocuous, piped-in tunes. Toward these ends, we’ve looped, filtered, and otherwise manipulated obscure bits of instrumental music, and infused them with found sounds and additional instrumentation.

Free download from Test Tube site.

Excerpt:

Program I: For King Louis’ flying chair

Suoni della natura su You Tube

You Tube si rivela  ogni giorno più impressionante. C’è gente che carica ore e ore di field recording (che non pone nemmeno problemi di copyright).

Cercando “sounds of nature” (senza virgolette) questi video saltano fuori e se si mette anche la chiave -music (con il meno davanti), si eliminano tutte quelle sconcezze formate da suoni naturali con sopra nefanda musichetta ambient.

Occorre solo stare attenti alla frequenza di campionamento: alcuni, per risparmiare spazio e quindi tempo di caricamento, la riducono a 22050, ma altri riescono a tenerla a 44100 anche su video lunghi.

Visto il tempo di questi giorni, non ce sarebbe bisogno, comunque, a titolo di esempio, ecco 10 (dieci!) ore di pioggia e tuoni (magari l’estate prossima vi viene buono…)

8 Breaths Of Different Lengths

Non si cerca la varietà in un brano di Steve Roden.

Anche artista visuale, pittore, scultore, creatore di installazioni, Roden è stato fra i primi esponenti del movimento lowercase, una forma estrema di minimalismo ambientale in cui suoni molto flebili si alternano a lunghi silenzio, Roden si è poi evoluto in uno stile sonoro più continuo, fatto di un drone sottile, quasi granulare, composito, irregolare ma di vasto respiro.

Come in questo 8 Breaths Of Different Lengths, tratto da Three Roots Carved To Look Like Stones edito dalla netlabel francese Sonoris nel 2003.

Ascoltatelo nel silenzio. Non alzate il volume. Note di programma (all’intero disco):

this work was originally an installation presented at inmo gallery, in chinatown/los angeles, december 2000. the work was created using 3 objects purchased at chinatown giftshops: a toy wooden flute, a small aluminum wind chime, a small paper accordion. each track was created using one of these objects as the only sound source. some of the sounds have been processed electronically. the installation was created in response to: the generic sounding ‘muzak’ playing in most of the public spaces of chinatown; the private landscape of chinatown lingering unnoticed in alleys and second floor windows; and, a book on the history of chinese philosopher’s stones. the audio was installed in front of a large picture window facing the chinatown pedestrian area.

Weightless

Secondo studi non ben identificati (sembrano essere della British Academy of Sound Therapy) Weightless, della band Marconi Union. sarebbe il brano più rilassante mai realizzato, in grado di ridurre l’ansia e i battiti cardiaci.

All’ascolto è un incrocio fra il primo Eno e i Pink Floyd vecchio stile. Sembra comunque che la band di Manchester abbia lavorato con dei terapisti per produrlo. I particolari in questo articolo del Daily Mail.

Intanto ascoltatelo (ma vi consiglio di procurarvelo in originale, piuttosto che basarvi sull’audio compresso di YouTube in versione da 10 ore)

Campi armonici

Pierre Sauvageot distribuisce un migliaio di strumenti eolici su una grande superficie. La fruizione avviene muovendosi all’interno del sito. Si può passare, così, da un’area lunga quasi 400 metri in cui sono sparse più di 300 campane balinesi a uno slalom fra canne di bamboo forate e intonate, per poi finire in uno spazio cosparso di glockenspiel pentatonici azionati da turbine.

Il tutto mosso solo dal vento. Il video si riferisce all’installazione del 2010 a Martigues, nei pressi di Marsiglia.

The Singing Ringing Tree

Questa scultura sonora, progettata dagli architetti Anna Liu e Mike Tonkin (Tonkin Liu Ltd), si trova in un luogo remoto non lontano dalla città di Burnley, nell’Inghilterra del nord ed è chiamata The Singing Ringing Tree.

Completata nel 2006, è alta circa 3 metri e formata da canne di acciaio galvanizzato che, grazie al vento, possono produrre una sonorità corale che si estende su varie ottave. Il suono, leggermente dissonante, non è casuale. Alcune delle canne, infatti, sono state forate per accordarle.

Non tutte le canne, inoltre, suonano. Parecchie hanno solo una funzione strutturale o estetica.

Ecco un video in cui potete anche ascoltarla.

Strutture Abbandonate

coverStrutture abbandonate sono quelle che vengono alla mente ascoltando questa release per Test Tube di Philip Croaton, russo, così come viene in mente Tarkovsky.

Vengono anche in mente le strutture musicali abbandonate, come è tipico di molta musica di questo tipo.

In effetti, non è che l’ambient mi dispiaccia. All’ascolto è godibile. Ma poi rimango sempre a bocca asciutta per l’assenza di qualsiasi sviluppo. Musicalmente viene stabilita un’atmosfera che poi non cambia mai. È come se uno mi raccontasse una storia in cui non succede nulla.

Solo in pochissimi casi si riesce a raccontare in modo interessante una storia in cui non accade nulla e di solito è perché, ad una lettura più attenta, si scopre che in realtà accadono molte cose. Un esempio letterario: Rumore Bianco di Don Delillo. Un esempio musicale: il primo brano di Music for Airport che procede sempre con lo stesso mood, ma almeno il gioco della sovrapposizione delle parti temporalmente sfasate è motivo di interesse.

Ora, prendo atto che quella della continuità e del non sviluppo è proprio la poetica dell’ambient, però ci sono molte cose che mi lasciano perplesso. La più inquietante è che una musica come questa potrebbe benissimo essere generata direttamente da un computer. Non avrei problemi a scrivere un software che produca automaticamente gran parte dell’ambient che sento in giro.

Naturalmente, poi, non inventerebbe niente. Semplicemente ogni brano continuerebbe così, in un continuum armonicamente definito dai dati di partenza. Con un piccolo sforzo di programmazione, potrebbe anche cambiare e introdurre altri eventi, secondo regole che, dopo un po’, diventerebbero alquanto prevedibili per un ascoltatore attento, ma è questo quello che vogliamo?

Eppure questa è la filosofia dell’ambient. Come scrisse Eric Satie nei “Quaderni di un mammifero“:

Bisognerebbe comporre una musica d’arredamento, che conglobasse i rumori dell’ambiente in cui viene diffusa, che ne tenesse conto. Dovrebbe essere melodiosa, in maniera da addolcire il suono metallico di coltelli e forchette, senza troppo imporsi, senza volervisi sovrapporre. Riempirebbe i silenzi, a volte pesanti, fra i commensali. Risparmierebbe il solito scambio di banalità. Neutralizzerebbe, nello stesso tempo, i suoni della strada che penetrano, indiscreti, all’interno.

Ottima idea. Perfino piacevole. Ma adesso abbiamo visto come funziona. Passiamo ad altro, per favore.

Per finire, non ce l’ho con il disco di Croaton (liberamente scaricabile qui e di cui potete assaggiare degli estratti qui sotto), che è un gradevole massaggio con un fondo di malinconia. Ce l’ho con la moltitudine.

Estratti:

Minimal States

cover cover

Thomas Carter has yet another musical project called Minimal States, where he explores ambient soundscapes based on collected samples and field recordings.
Like A Photograph‘ is the first set of a trilogy that Thomas intends to release on test tube.

This first work is heavily based on samples taken from the well known Fm3 Buddha Machine and CC field recordings taken from the Quiet American website. With 15 minutes spent with each piece – ‘Circadian Rhythms’ and ‘Stereopsis’ – Minimal States embraces the full spectrum of landscape generative ambient in its true form.

The second album in the trilogy is ‘Liberty Hoax’. Firmly based in the urban, developed and political world, far from the timelessness of the forest and natural world of the first album, it examines the vast, densely populated spaces of the inner-city and the physical and cultural wastelands that surround it.

Moreover, the album is concerned with the place of the individual amongst the masses, and with the concept of identity itself in a world where companies and the State have ever-increasing powers to access and regulate personal data. The album questions whether personal freedom is still a priority for governments and legislators, or if it is now merely a glass wall, a façade, or a mirage that will vanish when approached

Download the first part here and the second here.

Excerpts:

Torment of the Metals

coverThe sound of Akashic Crow’s Nest begins with the use of an image synthesizer which turns very long photographic images into audio output, in the manner of a piano roll. The initial part of composing this music is thus designing the picture. For this latest project, the first audio output is converted to midi and run through a different softsynth, before being subjected to a battery of effects to get to the sounds you hear on this album.

Download from Webbed Hand Records

Excerpt:

Generative Music for iPhone

bloom, trope, airBloom, Trope and Air are three applications developed by Brian Eno and the musician / software designer Peter Chilvers that brings to the iPhone the concept of generative music popularized by Eno.

Part instrument, part composition and part artwork, Bloom’s innovative controls allow anyone to create elaborate patterns and unique melodies by simply tapping the screen. A generative music player takes over when Bloom is left idle, creating an infinite selection of compositions and their accompanying visualisations.

Darker in tone, Trope immerses users in endlessly evolving soundscapes created by tracing abstract shapes onto the screen, varying the tone with each movement.

Air is described as “An endless Music for Airports”. It assembles vocal and piano samples into a beautiful, still and ever changing composition, which is always familiar, but never the same.
Air features four ‘Conduct’ modes, which let the user control the composition by tapping different areas on the display, and three ‘Listen’ modes, which provide a choice of arrangement. For those fortunate enough to have access to multiple iPhones and speakers, an option has been provided to spread the composition over several players.

Buy here.

Symphonies of the Planets 1

coverIn the August and September 1977, two Voyager spacecraft were launched to fly by and explore the great gaseous planets of Jupiter and Saturn.
Voyager I, after successful encounters with the two, was sent out of the plane of the ecliptic to investigate interstellar space.
Voyager II’s charter later came to include not only encounters with Jupiter (1979) and Saturn (1981), but also appointments with Uranus (1986) and Neptune (1989).
The Voyagers are controlled and their data returned through the Deep Space Network, a global spacecraft tracking and communications system operated by the JPL for NASA.

Although space is a virtual vacuum, this does not mean there is no sound in space. Sound does exist as electronic vibrations. The especially designed instruments on board of the Voyagers performed special experiments to pick up and record these vibrations, all within the range of human hearing.

These recordings come from a variety of different sound environments, e.g. the interaction of the solar wind with the planet’s magnetosphere; electromagnetic field noise; radio waves bouncing between the planet and the inner surface of the atmosphere, etc.

In 1993 NASA published excerpts from these recordings in a set of 5 CD (30 minutes each) called Symphonies of the Planets (now out of print).

This is the CD 1.

Eno for wine

coverLong Now (aka Pelissero Wine)” is a rare, limited edition promotional CD by Brian Eno, produced in 2002 to celebrate an Italian wine and offered to wine sellers. The wine is the Pelissero’s Long Now, so named in honour of the Long Now Foundation.

It features five unreleased tracks, in the same mood as his 2003 album, “January 07003: Bell Studies for the Clock of the Long Now“: these compositions experiment possible melodies and atmospheres for bell towers.

Relying on digital bell sounds (from FM synthesizers such as the Yamaha DX7), processed through various reverbs and delays, these compositions create strange and hypnotic soundscapes, between ambient and experimentation, with cycles of repetition ruled by mathematical laws.

The Azienda Agricola Pelissero is a family-run vine-growing estate located in the district of Treiso, in the heart of the zone of production of Barbaresco [in Piemonte, Italy].

Here we can hear excerpts from tracks 1 and 3.

Commute

Description by Off Land (aka Tim Dwyer, the author):

coverLet’s go back to 2006.
I used to hate my job, the dead-end brainless work.
Even more, I used to hate my commute.
An hour by subway what would take 20 minutes by car if I had owned one.
Everyday I walked to the subway, switching lines in town and took a 2nd line to the end.
I dreamed that one day the subway would take me past the last stop, just keep going.
Or maybe I would end up somewhere else, somewhere new.
Music was my salvation, my soundtrack, those two hours each day.
With or without music the commute was a score I listened to countless times.
On two occasions, for posterity, I recorded the commute.
Now it’s 2009 and my life has changed so much.
I look back into the dust of times and accompany a soundtrack to those days of travel.
This was my commute.

The Process: Commute is an experimental concept album about commuting. The album is the length of my commute in 2006. I recorded my commute four times (2 out and 2 back), overlapping all four audio recordings into one 68 minute sound collage. This soundscape became the foundation of the composition and the subtle ambiance heard throughout Commute. Tones were designated to various sounds; watery piano for people & chimes, dulcimer drones for cars, drums for rain & subway tracks, low drones for subway cars, and synths for general ambient noise. The structure was entirely in the hands of the field recording collage. It was my conscious decision however to break Commute up into three sections. Each section represents a different leg of the commute (1 – The walk to the subway / 2 – The ride downtown / 3 – The 2nd line outbound).

Published by Resting Bell netlabel. Download from here.

  1. Commute Part 1
  2. Commute Part 2
  3. Commute Part 3

bewilderment

coverSylvie Walder and entia non (James McDougall) are well-known names in the netlabel-world and beyond. Sylvie Walder released collaboration-albums with Phillip Wilkerson, Siegmar Fricke, and “_” (as Kakitsubata). entia non has released solo-works on test tube, IOD, u-cover, Resting Bell and contributions on compilations for duckbay and Slow Flow Recs.

On “bewilderment“ Sylvie and James create a rich and deep organic sound-cosmos. Droning background-layers, instrumental fragments, field recordings, voices, athmospheric glitches and crackles, all assembled to a breathing, living collage. Especially the first three tracks work with this sound-model. Based on Sylvie’s piano recordings, James built up an impressive ambience by processing, re-arranging and re-structuring the material. The last track “le petit lac“ is more guided by Sylvie’s piano playing with only very subtle accouterments and mastering by James. The artists cooperate together over the huge distance between France and Australia, but the result actually sounds like they have sit together in the same studio and knew eath other since their school days.

Published by Resting Bell netlabel. Download from here.

Excerpts:

Dea Varanus

coverMatúš Mikula, aka 900piesek, è slovacco, uno dei giovani musicisti elettroacustici europei che creano una sorta di science fiction ambient con un po’ di nostalgia degli anni ’70.

L’album, dal titolo Dea Varanus, è pubblicato da Test Tube ed è scaricabile qui.

All four tracks emanate sound through a dense and foggy underwater-like world… as if we were in a different dimension. Audio data is served to you using computers and machines from another time. Referencially, this is ambient electronics circa 1970’s, while some keyboards sound definitely like Vangelis, Blade Runner period, which is actually very appropriate.

Dear listener, we recommend the use of headphones throughout this journey, as the fine subtleties of the atmospheric and environmental audio pieces you’re hearing will surely gain much detail simply because of their use.
This is a ‘vintage modern classic’, with drones. Enjoy.

[Pedro Leitão]

Excerpts: Ra

Music for Prague

coverOk, un po’ di tranquillità dopo lo sforzo organizzativo del Premio Nazionale delle Arti.

Eno ha concepito questa musica nel 1998 per una installazione realizzata in collaborazione con Jiri Prihoda a Praga. Il CD risultante è stato poi venduto a un’asta di beneficenza per £ 400 nel Gennaio 2001.

Si tratta di una lunga traccia ambient (un’ora di musica) in cui varie linee melodiche in loop con durate diverse vengono sovrapposte casualmente, nel classico stile della musica generativa di Eno. Il risultato sonoro è simile a Music for Airport, ma privo di loop sensibili e con la differenza che qui gli interventi sono ancora più radi. Ne risulta un insieme che evolve molto lentamente, sempre diverso ma sempre uguale.

Ve ne proponiamo un estratto di circa 15 minuti.

Brian Eno – Excerpt from Music for Prague (1998)

paint

Sleeping in the Forest

Ben Stepner costruisce atmosfere meditative tramite chitarra e computer. Semplice ambient music, sotto molti aspetti banale, ma vengo sempre colpito dal potere della consonanza.

Qui non si parla di tonalità e nemmeno di modalità, ma solo di sovrapposizioni di armonici che a volte (non a tutti) inducono uno stato di relax.

Sleeping in the Forest è distribuito via Soundcloud.

Un brano come esempio:

  • Ben Stepner – 05

Music for Airports reloaded

coverBrian Eno’s Music for Airports (1978) played a very important part in the concept and development of ambient music. One could say that ambient music is not a music to be listened to, but a music to be heard, as a subliminal background creating a soundscape for various places or buildings. Supermarkets and elevators are usually places where a poor music is played, one calls it muzak. Brian Eno’s idea was to conceive a sophisticated musical soundscape instead of this anonymous FM music, and he chose airports as the best places where such a music could be heard and understood, creating an unusual and quiet sonic background among all the noises and announcements of a airport terminal.

Music for Airports is a masterpiece, with its subtle piano tracks, its complex electronic treatments, its choral parts, and its slow and organic development.

In 1998, Point Music, a label directed by Philip Glass, released this amazing interpretation of Music for Airports by Bang on a Can: Robert Black (bass), Lisa Moore (piano, keyboards), Evan Ziporyn (clarinet, bass clarinet), Maya Beiser (cello), Steven Schick (percussion), a choir of female voices and additional musicians playing pipa, flute, horn, trumpet, trombone, violin, cello, mandolin and mandocello.

This chamber music ensemble plays Eno’s compositions with fidelity and creativity at the same times. The acoustic instruments create a rich harmonic soundscape and add a very original touch to the original recording.

This peaceful, quiet and slow music is very evocative and poetic: the cover version is as beautiful as the original…

Excerpt from Brian Eno – Music for Airports 1.1 – played by Bang on a Can

Via Just Another Garden

Ubeboet

coverSearching the old releases from Test Tube, I found this EP by Ubeboet, a sound artist based in Madrid involved in electronic/experimental music since mid 90’s. This work, titled Bleak EP, is dated 2004.

Bleak EP, by Ubeboet, is one of those kind of releases that lives on lasting relationships and on constant reintegration processes, achieving ‘that’ multidimensionality (big word) typical of the acoustic universe, giving so much freedom to the listener, that he (or she) will diminish or amplify the particular singularities of the sound particles that go in and out of the brain.
This work could be very easily integrated into the art of installationism, although never leaving the ‘soundscape’ genre. A constant struggle to arrive (or at least try to) an ideal of ‘musique concrète’. Holding itself to the capturing of sound landscapes, submitting them to a low-frequency treatment, Ubeboet breathes a comforting ‘less is more’ ambient, (re)created and integrated into unhabited sound habitats, or sometimes directly injected into the overcrowded urban territory. Ubeboet rests in the complex world of the ‘anti-fast listening’, where the perception and the raw and naked power of the music are intimately connected. A not-easy, not-clear and not-resolved world, into which we are forced to submerge and seek for the unknown. Highly recommended.
[Bruno Barros]

Two excerpts

Dowload the whole EP here.

David Fungi

coverQualche novità dalla netlabel test tube. Per una volta c’è un italiano.

David Fungi, from Varese, Italy, is clearly inspired by nature. Field recordings pop up from the initial sounds of “aal_sentieri”, blended with synthetic and metallic electronic sounds which produce the kind of ambience one might recognize from William Basinski. It is this razor edge that defines the strong personality of this recording. Even though “Aal_sentieri” is ambient music, it is also restless, menacing, provokes the listener and gives him a sense of travelling through a mysterious and dark forest. As the piece unfolds through its 23 minutes, the sound layering becomes more complex, while one can only guess the origin of the animal noises underneath. When the path comes to an end, a climax appears in the last 4 minutes, first with a burst of industrial noise and finally an orchestral and cinematic climax, finishing the track. “aal_sentieri” leaves the listener in the company of silence, which in a strange kind of way almost works as a reverberation of the track.  It is not easy to capture one’s imagination like this, but David Fungi has that skill to mix disparate sounds in a coherent manner, making “aal_sentieri” a fine and peculiar release.»
[César A. Laia]

L’album è liberamente scaricabile qui.

Krypton

Krypton

Krypton is a solo project of Krzysztof Berg from Szczecin in Poland (born in 1986). He’s been fascinated in sounds since 1999, when he recorded his first track on some popular music software in that times.

Krzysztof Berg about Krypton:

It’s hard to consider krypton’s music – mostly it’s electronic music with enormous variety of deep & atmo sounds. Most often krypton experiments with many different sounds simultaneously, that’s why many people consider his music little “strange”. For a while now, he’s been more focused on the silent & dark melodies, structure and arrangement of his songs. His music is for all people but not for everyone.

The last work by Krypton is “Silent Drama” published by the netlabel Test Tube.

From Silent Drama

Download the whole album

Personalmente, questa musica eterea mi piace e la ascolto volentieri, ma da un po’ ho dei dubbi sull’artisticità della faccenda. Con i sistemi attuali, mettere in piedi pezzi del genere è maledettamente semplice e non particolarmente innovativo.

Non che la semplicità in sé sia un problema. Anche comporre come Cage era semplice, ma all’epoca aveva un suo senso. Anche i loop del primo Eno erano semplici, ma erano una novità.

D’altra parte, Krypton è piuttosto raffinato, per cui lo segnalo. Chi vivrà vedrà…

A simple process

Century of Aeroplanes, di cui ci siamo già occupati, ha prodotto un nuovo EP, “A simple process” che

is a collection of 6 compositions, each of which is based around a simple melodic fragment. These fragments are then altered by various processes (i.e. adding notes, transposing, shifting the beat placement). The compositions end when the process has run its course

Il risultato è un tranquillo ambient, con evidenti reminiscenze di un vecchio Eno, ma non è male e la progettualità compositiva applicata a del materiale di estrazione praticamente pop gli vale una citazione.

L’intero disco è scaricabile qui.

Sonmi451

Bella e quieta questa Vladivostock, del belga Bernard Zwijzen, aka Sonmi451, tratta dal suo “The Quiet EP” (appunto), quattro tracce che mescolano ambient e a modo suo, melodia.

Sonmi451 – Vladivostok

Sorry, I forgot the site. The whole EP can be downloaded from here.

Sonic Map of Battersea Park

Molto bella questa mappa sonora di Battersea Park (Londra). Bella perché di solito nella mappe sonore ci si limita a collegare delle registrazioni a dei punti su una mappa geografica per dare all’ascoltatore un’idea realistica dell’ambiente.

Qui, invece, non c’è alcun ambiente realisticamente ricostruito, se non sotto l’aspetto sonoro. Si sente quello che accade, ma non lo si vede. L’ascoltatore si muove in un ambiente buio da cui emerge una moltitudine di eventi sonori che suggeriscono l’atmosfera di un parco. Ma non si vede mai nulla e così l’ascoltatore è invitato a costruirsi un paesaggio mentale orientando il microfono verso le sorgenti sonore e camminando attraverso il parco.
Bello anche l’effetto stereo.

L’idea è analoga alla Dark Room realizzata dal sottoscritto, con l’aiuto di Lemi, per Verona Risuona 2006. Anche là una stanza buia in cui spuntavano suoni dal nulla, con gli ascoltatori invitati a “farsi il proprio film”.


Attenzione: quando la mappa si avvia, la prima cosa da fare è cliccare con il mouse nella finestra nera, perché a volte l’oggetto non si attiva da solo e bisogna farlo anche ogni volta che si rientra dopo avere eventualmente cambiato finestra.
I punti bianchi, fermi o in movimento, sono sorgenti sonore. Per muovere il cerchio rosso, che è il microfono, si usano le frecce, non il mouse. Le frecce sin/des (←→) orientano il microfono sul cerchio, mentre quelle alto/basso (↑↓) lo fanno avanzare nella direzione in cui è orientato (un po’ come guidare l’auto).

Altre info su questa realizzazione di Gaya Gajewska

nest

cover

Nest is the collaborative project of Otto Totland and Huw Roberts. The two started working together after forging a strong friendship as former members of the Miasmah label. This self-titled EP is their first work publicly released.
Both pianists, there is little wonder that after exploring a plethora of musical styles, the two find themselves most at home writing traditionally structured pieces, with the ivories a major element throughout. The EP demonstrates clearly the innate ability the two have for song writing, borrowing from the world of film soundtracks and contemporary classical composers to craft delicate instrumental compositions.
Alongside their favoured instrument can be variously heard the plucked strings of the Welsh harp, violins, woodwind instruments, field recordings, percussion and a heady dose of mind wobbling effects.

The album is available from the Serein netlabel in 320kbps MP3

Listen to
Lodge
Trans Siberian

Polina Voronova

https://encrypted-tbn0.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcSK_ZM3_qLS1_rJ8V8-nEUhf-oGfQ5LAC2i4wTV3lFlFhw72c8klpJtcm9MAw&s
Russian sound artist Polina Voronova creates shimmering tapestries that walk the fine line between pretty and mystical. Minimal and drone oriented, her compositions are often delicate and full are bell-like tones; a city of chimes and tuning forks.
The album is free available from the Excentrica netlabel in 320kbps MP3.

Download all album in from here.

Nakjaarna

Nakjaarna è il progetto di musica d’ambiente di Kris Tilbury, una compositrice americana che elabora elettronicamente strumenti comuni, come un dulcimer, la voce e percussioni leggere per creare dei bordoni dal sapore artico.
Questo è il suo ultimo lavoro, Frozen Industry, per la netlabel Negative Sound Institute da cui si può scaricare in toto.

Rain

https://ia800306.us.archive.org/7/items/wh028/wh028_disk.jpg

Rain è una serie di CD collegati a uno stesso concetto prodotti sotto gli auspici della netlabel Webbed Hand Records. Ogni CD è un brano ambient pensato per il relax, il lavoro o la socializzazione. Tipicamente le registrazioni che fanno parte di questa serie sono paesaggi minimalisti, con motivi eseguiti ciclicamente e ripetutamente, più che progressivamente, in modo da indurre uno stato di relax.

Questo CD è il contributo di Djinnestan. Traduco le note di programma:

Si tratta di un brano di 74 minuti, sottile e incantato. Come in un sogno vi trovatea passeggiare in una foresta di fate, scura e nebbiosa, abitata dalle fantasie di una immaginazione infantile. Questo album è ideale per la meditazione, la trance e le attività più tranquille. Si raccomanda di suonarlo a basso volume per un ascolto periferico, non diretto.

Personnel:
C.P. McDill – sound wave manipulations

DjinnestanListen to RainDownload

Anche qui sono consigliate delle buone casse.

Mystified

https://ia801603.us.archive.org/26/items/wh039/wh039_cover.jpg
Mystified è una eclettica band, che definisce il proprio stile come

quite varied, including ambient, industrial, minimal, illbient, dark ambient, world, experimental, phonography, noise and other genres

Qui ascoltiamo The Hush, distribuito dalla netlabel Webbed Hand Records.
Vi consiglio di ascoltarlo con delle casse decenti.

Program notes:
The Hush is a 45-minute ambient soundscape of a darker nature than Emanate (previous release). This is an extended voyage, perhaps experienced from within the engine room of an intergalactic vessel. A throbbing, soporific bass is punctuated by echoing metallic sounds, and the auditory space is sometimes graced by mellow but alien melodies and harmonic drones. Other mysterious sounds make periodic visits, and the whole effect is a pleasant mix of slowly cycling highs and lows.

Mystified – The HushDownload

Out of the Mouths of a Thousand Birds

berry

“I work with blocks of sound in the same way a zen koan might work, in the sense that these “blocks” are supposed to be “triggers” which though they do not contain enough information in themselves to impart enlightenment, may possibly be sufficient to unlock the mechanisms inside one’s mind that leads to enlightenment”.
[Keith Berry]

Io lavoro con blocchi di suono nello stesso modo in cui lavora un koan zen, nel senso che questi “blocchi” possono essere considerati come dei “grilletti” che, nonostante nessuno di essi contenga abbastanza informazione da portare all’illuminazione, è possibile che riescano a sbloccare quel meccanismo nascosto nella mente che conduce all’illuminazione.

Una dichiarazione maledettamente pretenziosa questa del musicista inglese Keith Berry, così come è pretenzioso il suo sito.
Ma questo fa parte del cammino personale di ciascuno e se Berry ha bisogno di queste suggestioni per produrre i suoi cluster ambientali e quasi organici, faccia pure. È il suono che mi interessa…

Sospeso in una bolla immobile

Sospeso nella bolla immobile del ferragosto in una città che sembra totalmente ferma. Dondolante su un’amaca in un quartiere deserto, questa mi sembra la musica adatta. È una mia composizione del 1980 pensata come arredamento per un appartamento vuoto.
Io suono al piano brevissime frasi diatoniche (da 1 a 6 note) generate da un processo casuale, ogni frase per una sola volta. Un eco di 6 secondi le ripete e le fonde costruendo forma, ritmo, tensioni, risoluzioni, eventualmente emozioni.

Mauro Graziani – Morning Grill (1980) – for piano and delay

639 anni di Cage

In realtà succede per caso, però sono molto contento di aprire questo blog parlando di John Cage.
Nella piccola chiesa di St. Burchardi, in Halberstadt (Germania), è in corso l’esecuzione di Organ2/ASLSP di Cage, iniziata nel 2001, la cui durata prevista è di 639 anni (finirà nel 2639).
In breve 🙂 la storia è questa.

La Composizione

L’ASLSP originario è un brano del 1985 per pianoforte solo: 4 pagine manoscritte, nello stile sparso e delicato dell’ultimo Cage. Il titolo è insieme una indicazione esecutiva e un riferimento al sempre presente Finnegan’s Wake:

The title is an abbreviation of ‘as slow as possible.’ It also refers to ‘Soft morning, city! Lsp!’ the first exclamations in the last paragraph of Finnegans Wake (James Joyce).
(Cage, note collegate alla partitura)

Si tratta di un lavoro in 8 sezioni, una delle quali, all’atto dell’esecuzione, deve essere omessa e sostituita con una qualsiasi altra, che, quindi, viene ad essere eseguita due volte.
La notazione è quella tipica di molti lavori di Cage, con parti non correlate fra le due mani, ma da eseguirsi simultaneamente. Le altezze sono scritte in modo preciso, mentre le durate devono essere calcolate, con una certa approssimazione, in base alla distanza fra le note. Il tempo e la dinamica sono liberi (ma quest’ultima dovrebbe essere soft). Nelle diverse esecuzioni, la durata varia fra 6 e 25 minuti.
Nel 1987, su suggerimento dell’organista Gerd Zacher, l’indicazione strumentale venne estesa all’organo e il titolo divenne Organ2/ASLSP. Chiaramente, la versione per organo è radicalmente diversa da quella per piano. Da un lato, infatti, scompare quel delicato gioco di risonanze generato da alcuni tipici manierismi cagiani, come quello degli accordi eseguiti in staccato, tranne una nota che può essere tenuta anche oltre l’estinzione e vibra per simpatia come un pedale tonale. Dall’altro, però, il cambiamento investe in modo sostanziale l’interpretazione dell’indicazione “as slow as possibile” che può essere estesa praticamente all’infinito, grazie alle note tenute. Se, con il pianoforte, tenere un accordo per 10 minuti non ha senso o, al massimo, ha un senso cagiano (l’irrompere dei suoni esterni nello spazio che si crea nella composizione), con l’organo siamo al bordone potenzialmente infinito alla La Monte Young.
In effetti, nel 1997, a Trossingen, organisti e musicologi riuniti a congresso si trovarono a dibattere, fra l’altro, dell’interpretazione di quel “as slow as possibile”, contemplando anche la tesi estrema di una composizione che trascende i limiti non solo del tempo di un concerto tradizionalmente inteso, ma del tempo stesso (il desiderio di eternità è connaturato alla specie umana). Di qui, il progetto.

Il Progetto

Il progetto è quello di una esecuzione, localizzata in Halberstadt, della durata di 639 anni. Perché Halberstadt e perché 639 anni?
Semplicemente perché la cattedrale di Halberstadt ospita il primo organo liturgico di cui si abbia notizia, il Blockwerk organ di Nikolaus Faber. Questo strumento è anche il più antico organo esistente con tastiera a 12 note organizzata secondo lo schema di quelle attuali, il che comunque non comporta una accordatura temperata. La suddetta tastiera risale, infatti, al 1361, cioè 639 anni prima del 2000, anno del secondo millennio e della presentazione del progetto.
C’è, dunque, un collegamento simbolico, un passaggio di testimone fra uno degli organi più antichi e il più popolare compositore contemporaneo (oggi, su Google, John Cage ha 26.800.000 reference, Stockhausen 3.170.000, Boulez 2.520.000, Schoenberg 5.130.000, Webern 1.520.000 e il sottoscritto meno di un migliaio. Per confronto, l’intera famiglia Bach ne ha 78.300.000).
Il luogo dell’esecuzione è la cappella sconsacrata di St. Burchardi, una delle più antiche d’Europa (ca. 1050), più volte semidistrutta e ricostruita e attualmente lasciata in stato di degrado. Si è reso, quindi, necessario un restauro. Nella stessa, inoltre, è stato anche piazzato un nuovo organo che è tuttora in via di ampliamento (nuove canne vengono installate via via che si rendono necessarie altre note).
L’esecuzione è iniziata nel 2001, il 5 Settembre, data di nascita di Cage, il cui spirito ironico si è manifestato alla cerimonia di apertura quando l’organista si è limitato ad avviare lo strumento e andarsene, in quanto la partitura inizia con una pausa la cui durata, fatti i debiti calcoli, risulta essere di un anno e mezzo.
Solo nel febbraio 2003 si sono sentite le prime note: una triade SOL#,SI, SOL# alla quale, nel 2004, si sono aggiunti due MIb in 8va, destinati a terminare il 5 Maggio di quest’anno. Il 2006 è comunque un anno ricco di eventi perché il 5 Gennaio quel che rimaneva del primo accordo era stato sostituito dal secondo: LA, DO, FA# (ovviamente i tasti vengono bloccati con dei pesi).
Per convenzione, tutti i cambiamenti vengono eseguiti il 5 di ogni mese alle 5 pm, sia per ricordare il giorno di nascita del nostro, che per facilitare la vita ai turisti.
Infine, per la modica cifra di € 1000, potete dare il vostro nome a un anno e sponsorizzare parte del progetto (anche in condivisione): una targa metallica viene piazzata sul posto con il vostro nome e una frase di vostra scelta. Gli anni fino al 2010 e anche altri nell’arco di una vita umana, sono già stati venduti. Più avanti nel tempo c’è ancora molto posto, sebbene alcuni ottimisti abbiano già acquistato il 2639.

Qualche riflessione

IMNHO (in my never humble opinion), credo che i sospetti di strumentalizzazione che nascono inevitabilmente di fronte a operazioni di questo tipo, possano essere messi da parte. Se, da un lato, è vero che la connessione con Cage può apparire forzata e gratuita (ci sono vari autori contemporanei più significativi per l’organo rispetto a lui, per es. Messiaen, e la stessa idea di composizioni che durano anni è di La Monte Young), è anche vero che nessuno ha proposto sfide visionarie come il nostro e che con questo progetto si raggiungono alcuni risultati apprezzabili:

  • si restaura una chiesa del 1050
  • si crea un ambiente tranquillo con un bordone di sottofondo
  • si ricorda John Cage
  • si stimola qualche discussione

Soprattutto quest’ultimo punto mi interessa. Perché, se a qualche mente limitata una composizione di 639 anni può sembrare solo un’idea balzana, per una che fa lavorare la propria immaginazione è una bella fonte di riflessione.
Innanzitutto, il senso musicale. Anche con durate di gran lunga inferiori a 639 anni, il senso della composizione svanisce. Come insegna la psico-acustica, quando un evento dura abbastanza da “bucare” la capacità della memoria a breve termine (inferiore al minuto), la sua connessione con il tutto si perde. In pratica, se si suona una banale progressione armonica tenendo ogni accordo per un tempo superiore al minuto, non si ha più la sensazione di una progressione, ma ogni accordo tende a diventare un mondo a sè.
Così, entrando nella chiesa di St. Burchardi non si ascolta una parte di una composizione, almeno non nel senso che diamo comunemente a queste parole. Piuttosto si entra in un ambiente che in quel momento è in quello stato. Magari il bordone è una 8va tranquilla, mentre tornando 6 mesi dopo c’è una dissonanza raccapricciante ed è bella l’idea di un ambiente sonoro che si evolve come un ambiente biologico.
Quindi, dal punto di vista sonoro, si tratta di una esperienza che, per la maggior parte della gente, è nuova, e questa è una delle funzioni dell’arte.
Veniamo adesso alla durata. 639 anni sono un sacco di tempo. In passato, simili distese temporali erano prese in considerazione solo dalle religioni (…nei secoli dei secoli…) o dagli imperi (l’imperatore dei 10.000 anni), come metafora di eternità e quindi di potenza, ma il loro unico vero scopo era quello di arginare il grande buio, di spingere l’uomo a progettare nonostante la morte, a pensare al di là non solo del contingente, ma della propria vita, cosa che, a quanto ne sappiamo, è la vera caratteristica unica dell’homo sapiens sapiens.
Adesso, nella nostra civiltà che evolve rapidamente, non siamo più abituati a pensare e a progettare in questi termini di tempo. Quale fra le cose costruite nel dopoguerra è stata progettata per durare 639 anni? Certamente non il condominio in cui vivo, ma nemmeno grandi cose come il nuovo aeroporto di Tokyo o Postdamer Platz a Berlino.
In realtà, mi chiedo se lo abbiamo mai fatto. Molto probabilmente i romani, quando costruivano arene e acquedotti, non immaginavano che sarebbero state ancora qui dopo più di 2000 anni e gli stessi costruttori della più grande opera in muratura della storia, la Grande Muraglia, non costruivano certo per i millenni, ma solo per tener lontani i barbari, peraltro con scarsi risultati. Mi chiedo anche se i progettisti delle piramidi guardassero ai millenni chiudendo gli occhi e immaginando la piana di Giza o pensassero solo a una tomba imponente per il faraone/dio.
Paradossalmente, le uniche opere moderne progettate per durare non secoli, ma decine di millenni non sono destinate alla gloria della specie umana, ma alla testimonianza della sua idiozia: sono i depositi delle scorie radioattive che decadono in 10 o 20.000 anni o il sarcofago di Chernobyl che racchiude 190 tonn. di uranio e una di plutonio, mortali per chiunque si avvicini.
Il Cage-OrgelProjekt, invece, è una costruzione culturale che non ha bisogno di grandi mezzi, ma è specificamente progettata sulla durata.
Una delle cose più intriganti di questo progetto, sempre ammesso che riesca, è proprio questa. Ripeto, 639 anni sono un sacco di tempo. Come cambieranno il mondo e la stessa razza umana in tutto questo tempo? Chi ci sarà, se mai ci sarà qualcuno, a vedere il rilascio dell’ultimo tasto? Sarà ancora umano?
E poi, che significato assumerà questo luogo in cui risuona un eterno bordone, fra 3 o 400 anni? E cosa ci sarà intorno? Sembrano domande banali, ma pensando alle sfide che ci aspettano, riscaldamento globale, conflitti economici, risorse naturali, ma anche tecnologia, spazio, ingegneria genetica, etc, mi fa un po’ rabbia il non saperlo.
Penso anche che la cappella di St. Burchardi e il suo eterno bordone siano un buon tema per un racconto di fantascienza (ho suggerito agli organizzatori di creare un concorso).
Qualcuno dice che una vita troppo lunga non ha senso, ma essere fra il pubblico alla fine mi piacerebbe, credetemi. Firmerei subito. Ho le mie ragioni.

Qui il sito del Cage-OrgelProjekt