Halber Mensch

Wow! Su You Tube c’è l’intero film (~ 1 ora) Halber Mensch (aka ½ Mensch, trad. half humans) di Sogo Ishii dedicato agli Einstürzende Neubauten.

Il film documenta la visita in Giappone della band tedesca e include estratti da alcuni concerti, scene girate mentre la band suona nelle rovine di una vecchia ferriera ed esecuzioni accompagnate da danzatori Butoh.

Venne girato nel 1985 e uscì nel 1986 su VHS per essere poi ristampato su DVD solo nel 2005. Pur essendo su DVD la qualità non è il massimo a causa del materiale di partenza in VHS e proprio per questo la band ne ha realizzato una versione rimasterizzata.

Il titolo è quello dell’album degli Einstürzende Neubauten pubblicato lo stesso anno della tournée giapponese. La formazione è:

  • Blixa Bargeld – voce, chitarra
  • N.U. Unruh – percussioni, voce
  • F.M. Einheit – percussioni, voce
  • Mark Chung – basso, voce
  • Alexander Hacke – chitarra

Avevo già parlato di questo film in un post del 2007, ma allora ne avevo trovato solo un breve estratto.

Horror Movie

portal partyUn breve film sui film, anzi un film sui DVD in cui i DVD sono protagonisti e in effetti fa parte di una serie realizzata da Portal Party, un canale You Tube che si presenta così:

PORTAL PARTY consists of Aaron Maurer, Eric Clem, and Dylan Dawson. Together, they make fun, weird videos for the internet and for themselves.

Il titolo della serie è, appunto, Movies Starring Movies.

Questo è il quinto episodio, in perfetto stile weird. Gli altri li trovate qui su You Tube e qualcuno anche su Vimeo. Non snobbatelo. Sotto certi aspetti è geniale.

Il malfunzionamento dell’iperdrive del Millennium Falcon

star-wars-hyperdriveBen Burtt, sound designer, spiega come è stato creato il suono, in parte comico, del malfunzionamento dell’iperdrive del Millennium Falcon in Star Wars.

Il suono in questione è il missaggio di otto suoni diversi, quasi tutti prodotti da false partenze o spegnimento di motori o ingranaggi. Il che dimostra, ancora una volta, che, per fare il sound designer, non serva poi essere degli esperti in tecnologie, quanto essere creativi e soprattutto aver passato così tanto tempo ad ascoltare e sperimentare con il suono da riuscire a capire quale effetto può fare un certo suono, magari iper-amplificato o con la velocità cambiata.

In effetti, in questo esempio, la tecnologia arriva, al massimo, a un mixer e a un registratore a velocità variabile. E di questo è fatto il 98% degli effetti cinematografici più famosi (in Star Wars fa eccezione il suono di R2D2 creato con un sintetizzatore analogico ARP 2600).

Ben Burtt ha creato quasi tutti i suoni di Star Wars mediante missaggi. Per la voce di Chewbacca, per esempio, ha registrato centinaia di suoni di orsi, trichechi, leoni e altri animali. Poi ha cercato di catalogarli in base alle emozioni che trasmettevano e fondendoli insieme, ha creato il linguaggio di Chewbacca.

È interessante, poi, sentire come ha creato il famosissimo suono della spada laser:

Burtt said he could “hear the sound in his head.” At the time, he was still a graduate student at USC and was working as a projectionist. The old projector had an interlocked motor which, when idle, made a “wonderful humming sound.” Burtt recorded it, and it became the basis of the lightsaber sound. But it wasn’t enough — he needed a buzzing sound, and he actually found it by accident. Walking by television set with a live microphone, the microphone picked up the transmission from the unit and produced a buzz. Burtt loved it, recorded it, and combined it with the projector motor, creating a new sound that became the basic lightsaber tone. To achieve the aural effect of a lightsaber moving, he played the hum out of a speaker and waved a microphone by it; doing so created the fascimile of a moving sound, and in this case, the sound of a Jedi or Sith wielding a weapon in battle.

Il tutto fa pensare alla vecchia conferenza di Stockhausen su scoperta e invenzione, la cui essenza è che in campo musicale (e sonoro), alcune cose accadono perché sono state progettate, mentre altre si scoprono per puro caso, spesso lavorando a qualcos’altro.

2001: A Space Odyssey

2001 Odissea nello Spazio, di Stanley Kubrick e Arthur Clarke, ritornerà nei cinema in edizione restaurata. L’uscita in Gran Bretagna è prevista per il 28 Novembre.

È una bella notizia soprattutto per quelli che non hanno potuto vederlo al cinema (il film è del 1968), ma anche per gli amanti del genere. Io, per esempio, credo proprio che andrò a vederlo quando uscirà in Italia (almeno, spero che esca anche qui).

Non ricordo se l’edizione originale qui da noi uscì proprio del 1968 o l’anno dopo. Ricordo solo che ero al liceo, ma ricordo molto bene l’effetto che mi fece. Avevo 14 o 15 anni e alla fine del film rimasi nel cinema per vederlo una seconda volta spostandomi in prima fila, nelle poltrone più vicine allo schermo (e da allora ho sempre avuto la mania di vedere certi film da sotto lo schermo).

Per pubblicizzare l’evento, il British Film Institute (BFI) ha messo in circolazione un nuovo trailer che potete vedere qui sotto e un sito.

Il trailer è notevole. Alcune di queste scene sono entrate a buon diritto nella storia del cinema. Non mi viene in mente un altro film di fantascienza così profondo, bello da vedere e da sentire (grande colonna sonora, da Strauss a Ligeti (anche se quest’ultimo è un po’ manipolato)). E pensate che all’epoca non avevano la computer graphic attuale.

Oltretutto credo sia uno dei pochi film del genere a rispettare la realtà fisica. Non si devono sentire le esplosioni nello spazio o nel vuoto, maledizione!

Noise

noise Katarzyna Kijek e Przemysław Adamski sono animatori polacchi che inseriscono elementi di animazione in riprese vere e proprie creando un gioco di immaginazione strettamente legato al suono.

La loro tecnica è quella dell’ormai desueta stop motion in cui viene impressionato un fotogramma per volta muovendo gli oggetti animati fra uno scatto e l’altro. Dico desueta perché la stop motion, largamente in uso un tempo, è stata ormai sostituita quasi completamente dalla grafica computerizzata. Kijek e Adamski, invece, riescono ancora a trarne situazioni di grande suggestione dove la connessione con il suono è evidente e ricca.

Potete anche vedere il video su vimeo.

Il Dottor Stranamore: titoli alternativi

Dagli archivi di Stanley Kubrick è saltata fuori una paginetta in cui il regista annotava idee per dare un titolo al Dottor Stranamore, famoso film del 1964 liberamente ispirato al romanzo Allarme Rosso (Red Alert, 1958) di Peter George.

Già dai titoli si può intuire una certa differenza fra il romanzo e il film. Mentre il romanzo è molto serio, centrato sulla minaccia nucleare e sulla relativa facilità con cui la catastrofe può essere innescata, il film affronta lo stesso tema in modo semiserio, tanto da poter essere definito una commedia più che un film catastrofico o di fantapolitica.

L’elenco dei possibili titoli è curioso e stranamente non riporta quello che sarebbe poi diventato il titolo reale: Dr. Strangelove or: How I Learned to Stop Worrying and Love the Bomb (Il dottor Stranamore – Ovvero: come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la bomba).

È anche difficile immaginare a che cosa si riferissero alcuni titoli, come, per es. Dr. Strangelove’s Secret Uses of Uranus.

Comunque, ecco un elenco completo:

  • Doctor Doomsday
  • Don’t Knock the Bomb
  • Dr. Doomsday and his Nuclear Wiseman
  • Dr. Doomsday Meets Ingrid Strangelove
  • Dr. Doomsday or: How to Start World War III Without Even Trying
  • Dr. Strangelove’s Bomb
  • Dr. Strangelove’s Secret Uses of Uranus
  • My Bomb, Your Bomb
  • Save The Bomb
  • Strangelove: Nuclear Wiseman
  • The Bomb and Dr. Strangelove or: How to be Afraid 24hrs a Day
  • The Bomb of Bombs
  • The Doomsday Machine
  • The Passion of Dr. Strangelove
  • Wonderful Bomb

ed ecco infine la pagina.
Strangelove

Grazie a Lists of Note

A Boy and His Atom

Ancora sulla miniaturizzazione estrema nel campo dell’informatica.

Quelli che vedete nel video qui sotto sono degli atomi. I ricercatori dell’IBM hanno realizzato questo filmato in stop motion interagendo direttamente con alcune molecole di monossido di carbonio e spostandone gli atomi su una superficie di rame.

Come si può immaginare, il fine di questa ricerca non è artistico. Il punto è che, se è possibile costringere degli atomi ad assumere una determinata configurazione e mantenerla, allora i suddetti atomi possono essere utilizzati per memorizzare delle informazioni e questo significa memorie più piccole di quelle attuali di un enorme ordine di grandezza.

Per dare un’idea dell’impatto di una tale tecnologia, Andreas Heinrich, coordinatore del progetto,  afferma che “se oggi sul tuo smartphone hai un paio di film, in futuro potresti metterci tutti quelli esistenti”. Il che apre le porte a interessanti quanto inquietanti scenari.

In quest’altro video, the making of A Boy and His Atom.