Edgar Froese è morto a Vienna il 20 Gennaio, ma l’annuncio è stato dato solo il 23.
Unico membro stabile dei Tangerine Dream e a tratti anche unico membro tout court, nel senso che numerose pubblicazioni uscite a nome Tangerine Dream sono in realtà lavori solisti di Froese stesso, è stato l’ispiratore delle sonorità più sperimentali del gruppo, quelle dei primi album legati alla cosiddetta Kosmische Musik degli anni ’70, ispirata da un lato alla psichedelia e dall’altro alla musica minimale e alle composizioni strumentali del Ligeti degli anni ’60 da cui i primi Tangerine Dream pescavano a piene mani.
2001 Odissea nello Spazio, di Stanley Kubrick e Arthur Clarke, ritornerà nei cinema in edizione restaurata. L’uscita in Gran Bretagna è prevista per il 28 Novembre.
È una bella notizia soprattutto per quelli che non hanno potuto vederlo al cinema (il film è del 1968), ma anche per gli amanti del genere. Io, per esempio, credo proprio che andrò a vederlo quando uscirà in Italia (almeno, spero che esca anche qui).
Non ricordo se l’edizione originale qui da noi uscì proprio del 1968 o l’anno dopo. Ricordo solo che ero al liceo, ma ricordo molto bene l’effetto che mi fece. Avevo 14 o 15 anni e alla fine del film rimasi nel cinema per vederlo una seconda volta spostandomi in prima fila, nelle poltrone più vicine allo schermo (e da allora ho sempre avuto la mania di vedere certi film da sotto lo schermo).
Per pubblicizzare l’evento, il British Film Institute (BFI) ha messo in circolazione un nuovo trailer che potete vedere qui sotto e un sito.
Il trailer è notevole. Alcune di queste scene sono entrate a buon diritto nella storia del cinema. Non mi viene in mente un altro film di fantascienza così profondo, bello da vedere e da sentire (grande colonna sonora, da Strauss a Ligeti (anche se quest’ultimo è un po’ manipolato)). E pensate che all’epoca non avevano la computer graphic attuale.
Oltretutto credo sia uno dei pochi film del genere a rispettare la realtà fisica. Non si devono sentire le esplosioni nello spazio o nel vuoto, maledizione!
Un numero sempre maggiore di pianisti si cimenta con lo studio num. 13 dal secondo libro degli studi per pianoforte di Gyorgy Ligeti.
Come scrivevo un po’ di tempo fa, l’Escalier du Diable sta veramente diventando il brano virtuosistico per antonomasia del XXI° secolo anche grazie al fatto che, oltre ad essere difficile, è bello.
La cosa più interessante, secondo me, è vedere come, nonostante il tecnicismo estremo, resti ancora molto spazio per l’interpretazione. Si potrebbe pensare che, considerando anche il fatto che questo pezzo è musica contemporanea, che spesso richiede una visione rigorosa della partitura, e per di più è molto difficile, le qualità virtuosistiche necessarie per eseguirlo riducano drasticamente lo spazio interpretativo. Invece non è vero e al di là del dibattito sull’esecuzione migliore, che su You Tube è addirittura feroce, è bello sentire come, fermo restando il fatto che tutti gli esecutori sono tecnicamente ben preparati, altrimenti non potrebbero eseguirlo, le diverse sensibilità diano vita a delle esecuzioni molto diverse, alcune che personalmente apprezzo, altre perfino fastidiose in qualche momento, ma tutte rispettabili.
L’esecuzione di Anderson. considerata da molti la migliore
Quella di Aimard
Quella di Libetta, il cui video era scomparso e adesso riappare
Quella di Chuan Qin
Quella di Denis Kozhukhin, purtroppo, è scomparsa da youtube. Aveva ricevuto molti commenti positivi. Ma molte altre esecuzioni sono apparse…
Da un vinile del 1965 ormai fuori catalogo, Leonard Bernstein Conducts Music of Our Time, Bernstein dirige la New York Philharmonic in Atmosphères di Gyorgy Ligeti, un brano di cui abbiamo già parlato qualche tempo fa, ma che è sempre emozionante riascoltare.
La direzione di Bernstein è sorprendentemente chiara, ma quello che mi ha sconvolto è che è altrettanto sorprendentemente breve. Solo 6’30” contro i circa 8’30” di altre esecuzioni. Due minuti di differenza sono tanti, così ho tirato fuori la partitura. Il calcolo della durata totale non è immediato perché il tempo cambia spesso da 40 a 60 alla semiminima, ma un po’ di conti mi danno come risultato 8’34”.
Così ho confrontato i file audio dell’esecuzione di Bernstein e di quella di Nott usando Audacity e il risultato è questo. Sopra Nott e sotto Bernstein (click per allargare):
Come vedete l’esecuzione di Bernstein è temporalmente compressa, oltre ad essere dinamicamente più alta. Sembra che vada all’incirca il 25% più veloce. Qui sotto le due esecuzioni
Negli anni ’70, Rainer Wehinger ha creato una partitura analitica e d’ascolto per Artikulation, un lavoro elettronico di Ligeti, composto nel 1958 allo studio di Colonia.
Un volonteroso il cui nick è d21d34c55, ha passato il tutto allo scanner e ha creato un video sincronizzato con l’audio, mettendolo poi su YouTube.
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In the 70’s, Rainer Wehinger created a visual listening score to accompany Gyorgy Ligeti’s Artikulation.
A person whose nick is d21d34c55 has scanned the pages and synchronized them with the music, posting the video on YouTube.
Idil Biret esegue gli studi di Ligeti, Libro I° (1985), fre cui il nr. 6, questo bellissimo “Automne à Varsovie” che, al di la della difficoltà, è quasi nostalgico.
Potete comunque ascoltare quello che volete cliccando il menu in alto a destra.