Avatar

Avatar is video for a dance performance that conveys the formation of the human body into the avatar on the computer screen while it is inprocess of questionning it . Avatar exposes some occasions such as “loading” and “Disconnected” through its own way, while using the internet .

Avatar, 10 min. ,2009

Visuals: Candas Sisman – csismn.com
Sound design: Mert Kizilay – myspace.com/mertkizilay
Choreography: Yigit Daldikler
Concept: Neylan Ogutveren
Performance: Yigit Daldikler

Anime Salve… in terra e in mare

Arriva a Verona, dopo i successi riscontrati all’estero, lo spettacolo di danza contemporanea “Anime Salve… in terra e in mare”, ideato e realizzato da allievi italiani della Rotterdam Dance Academy, una delle più prestigiose in Europa.

Per la prima volta viene creata una coreografia ispirata ad un intero album di Fabrizio De Andrè, “Anime Salve” del 1996.

Nell’opera poetico-musicale di De Andrè i 12 danzatori, tra i quali la nostra saltuaria collaboratrice Valeria Bergamini, hanno individuato tematiche e riflessioni molto vicine alla propria sensibilità artistica e personale, e grazie alla forza comunicativa della danza e al linguaggio artistico che hanno sviluppato in Olanda, basato sull’onestà emotiva e sulla potenza espressiva del movimento, vogliono proporre la loro rilettura delle canzoni di “Anime Salve” ad un pubblico italiano.

mercoledì 21 luglio alle ore 21, al Castello di Montorio

Un estratto:

RIP Merce Cunningham

Nato nel 1919 a Centralia, nello stato di Washington, inizia la sua formazione alla Cornish School of Performing and Visual Arts di Seattle. Nel 1939 Merce Cunningham si reca a New York dove diventa solista nella compagnia di Martha Graham, la sua collaborazione con la grande danzatrice (sua insegnante) durerà fino al 1945. Durante la sua permanenza a New York incontra il grande compositore John Cage con cui stringerà un profondo sodalizio artistico e di vita che durerà circa 50 anni; insieme hanno proposto una serie di innovazioni radicali nel paesaggio artistico, tra le più note è la rivoluzione relativa al rapporto fra musica e danza che diventeranno due elementi concepiti come indipendenti, che vengono sovrapposti solamente nel momento della performance. Nel 1947, infatti, viene messa in scena “The Seasons“, le cui coreografie vengono elaborate nel silenzio, mentre Cage compone la musica che sarà associata con la danza soltanto la sera del debutto.

Nel 1944 presenta a New York la sua prima coreografia su musica di Cage, e nel 1953 fonda la “Merce Cunningham Dance Company” che è considerata una delle più importanti compagnie di danza, e per quasi quarant’anni, fino alla sua morte (1992) John Cage ne è stato il direttore musicale.

È interessante notare anche il nome dei direttori artistici: fino al 1968, Robert Rauschenberg; dal 1968 al 1980, Jasper Johns. Proprio su suggestione di quest’ultimo, utilizza come scenario per un suo spettacolo intitolato “Walkaround Time“, un opera di Duchamp “Il Grande Vetro” come una sorta di omaggio, nell’anno della sua scomparsa, alla sua arte.

Sempre in questo periodo il suo interesse si riversa anche verso la realizzazione di alcuni film e video sulla danza, ciò gli permette di declinare in nuove forme artistiche la sua straordinaria visione della danza. Si dedica in particolare e con grande interesse alle possibilità creative della cinepresa, soprattutto riguardo al modificare il punto di vista consueto sul movimento, una sorta di anticipazione di quello che realizzerà in futuro attraverso l’uso di particolari software.

Nel 1966 realizza con Stan Van Der Beek, Variations che si svolge in uno spazio scuro in cui dei ballerini attivano dei sensori interrompendo un raggio luminoso, innescando inserti musicali di Cage, mentre su alcuni schermi sono riprodotte immagini di film o di vita quotidiana. Nel 1973 fa ingresso all’Opéra di Parigi con la creazione Un jour ou deux.

A partire dagli anni settanta Cunningham coltiva questo suo interesse che vede l’interazione tra danza e video, realizza infatti le coreografie di numerosi video e documentari collaborando con diversi film maker tra i quali Frank Stella, Andy Warhol, Robert Morris, Charles Atlas e Elliot Caplan. Nel 1986 crea insieme a Cage, Life Forms, primo software di notazione dei movimenti di danza. Nel 1989 crea con Elliot Caplan, Changing steps (rielaborazione di uno spettacolo del 1975).

Nel 1999 la collaborazione con Atlas ha dato vita alla produzione del documentario Merce Cunningham: A Lifetime in Dance.

Sito web: merce.org

Butoh

Butoh è il nome di varie tecniche e forme di danza contemporanea ispirate dal movimento Ankoku-Butoh (ankoku=tenebre) attivo in Giappone negli anni ’50. Aspetti tipici del butoh sono la nudità del ballerino, il corpo dipinto di bianco, le smorfie grottesche ispirate al teatro classico giapponese, la giocosità delle performance, l’alternarsi di movimenti estremamente lenti con convulsioni frenetiche. Non esiste una messa in scena tipica del butoh. Le sue origini vengono fatte risalire a Tatsumi Hijikata ed a Kazuo Ohno. [wikipedia]

 

Ka mate, Ka mate! Ka ora, Ka ora!

all blacksIl governo neozelandese ha finalmente riconosciuto ai Maori la proprietà intellettuale sulla Haka eseguita dagli All Blacks prima delle loro partite.

Questa particolare Haka – una fra molte, infatti Haka è uno stile di danza con accompagnamento urlato eseguita in gruppo – fu inventata dal capo guerriero Te Rauparaha, che la eseguì per la prima volta all’inizio del XIX secolo, dopo esser scampato alla morte mentre era inseguito dai nemici.

Racconta il mito maori che Tama Nui Tora, il dio Sole, avesse due mogli: una d’estate, Hine Raumati, e l’altra per l’inverno, Hine Takurua. Dalla prima nacque un figlio, Tane Rore, la cui danza rappresentava il tremore dell’aria nei giorni infuocati dalla calura estiva: di qui nacque questa Haka, danza per soli uomini la cui “proprietà intellettuale” e i cui “diritti commerciali” sono stati attribuiti alla tribù Ngati Toa. Il riconoscimento, che sana una disputa vecchia di 160 anni, prevede anche un indennizzo di 121 milioni di dollari neozelandesi (quasi 64 milioni di dollari Usa) e una parte del territorio che si trova tra la zona inferiore dell’isola settentrionale e quella superiore della meridionale. Negli ultimi 10 anni Ngati Toa aveva cercato più volte di imporre un diritto d’autore sulla Haka per limitarne gli abusi a fini commerciali, soprattutto nei casi in cui l’impiego per scopi pubblicitari ne mortificava il valore culturale (come nel caso dello spot della FIAT di qualche anno fa per il quale la Nuova Zelande chiese spiegazioni all’ambasciata italiana e che, secondo l’ANSA fu sanato con una munifica sponsorizzazione da parte dell’Iveco).

Sugli stili

Gli stili di danza sono numerosi e si devono principalmente alle varie intepretazioni date da tribù maori diverse e ai differenti rituali durante i quali la danza viene ripetuta.

Ka Mate
Una delle versioni più celebri è, ovviamente, la Ka Mate, il tipo di Haka tipico degli All Blacks, che la ripetono ad ogni partita, dopo gli inni nazionali, per intimorire gli avversari. La Ka Mate è un tipo di Haka molto corto, interpretata quando ci si sente bene e lo si vuole esprimere in modo libero. Si esegue senza l’uso di armi. Non è, infatti, una danza di guerra, come si è solitamente portati a credere.
Peruperu
La Peruperu è, invece, una variante di Haka tipica di guerra. In questo caso le armi si usano, ed è caratterizzata da un salto alto, a gambe ripiegate, alla fine del rituale. Questo salto è stato aggiunto dagli All Blacks alla fine della loro esibizione della Ka Mate, provocando alcune critiche, per rendere la loro esibizione più scenografica e impressionante.
Kapa o Pango
Questa nuova haka è stata inventata dagli All Blacks per le occasioni speciali. È stata creata insieme ad un gruppo di esperti delle tradizioni maori e ci è voluto quasi un anno per crearla. Più che sostituire la Ka Mate questa Haka la completa. Le parole della Kapa O Pango fanno più esplicitamente riferimento al team di rugby perché parlano di guerrieri in nero con la felce argentata. E’ considerata molto più aggressiva della Ka Mate e con un più spiccato senso di sfida agli avversari.
Il testo di questa versione è qui.

Il testo della Haka, versione Ka Mate

Ringa pakia
Uma tiraha
Turi whatia
Hope whai ake
Waewae takahia kia kinoKa mate, Ka mate! Ka ora, Ka ora!
Ka mate, Ka mate! Ka ora, Ka ora!
Tenei te tangata puhuruhuru
Nana i tiki mai whakawhiti te ra!
A hupane, a hupane
A hupane, kaupane whiti te ra!Hi!
Batti le mani contro le cosce
Sbuffa col petto
Piega le ginocchia
Lascia che i fianchi li seguano
Sbatti i piedi più forte che puoi.È la morte, È la morte! È la vita, è la vita!
È la morte, È la morte! È la vita, è la vita!
Questo è l’uomo dai lunghi capelli
è colui che ha fatto splendere il sole su di me!
Ancora uno scalino, ancora uno scalino, un altro
fino in alto dove il sole splende!Hi!

Tomba di Oggi, 06/01

nureyev
Rudolf Hametovich Nureyev.
Giace al cimitero di Sainte Genevieve Des Bois, Esson, France.
Non è un musicista, ma basta e avanza.

Dedicata a Valeria e Valentina.

Ultima Vez

Valeria ci scrive dalla terra dell’acqua di sotto e di sopra. Fortunatamente gli spettacoli sono molti. Questa è la prima di una breve serie da Rotterdam.

ultima vez
Ebbene sì, cominciamo con Ultima Vez, di Wim Vandekeybus: hanno portato un best of, che era già strepitoso di per sè, quindi non oso immaginare come sia uno spettacolo intero!!

È un tipo di danza decisamente fisico, e con fisico intendo che usano molto il peso e la massa del loro corpo fino agli estremi raggiungibili.
Per esempio nel primo pezzo erano tutte coppie che facevano prese di contact fuori balance, che vuol dire che l’asse del corpo era completamente in diagonale anziché essere dritto in verticale. In pratica mentre loro erano agganciati con le spalle i loro piedi si trovavano a due metri di distanza, formando un triangolo. In queste posizioni poi si muovevano, giravano, magari mentre correvano si prendevano per le spalle e uno saltava e facendo leva sull’altro danzatore raggiungeva la stessa posizione fuori asse!
Non so se la descrizione rende l’idea, ma chi ha provato a fare questo tipo di giochetti sa perfettamente quanto sono pesanti!

In un’altra parte c’erano tre donne che continuavano a “fare cadute” sul pavimento, come ubriache, correvano, e non erano certo corse da schiaccianoci, poi si lanciavano letteralmente sul pavimento tipo a un metro e mezzo di distanza, rotolavano e poi si alzavano sfruttando la spinta e la dinamica che avevano, e tutto questo per quasi dieci minuti…

Ho anche molto apprezzato i cambi, spesso repentini, di atmosfera, dall’ironico e leggero a un clima di tensione e violenza, come in quella scena in cui c’erano dietro a una tenda semi-trasparente tre uomini che si sono spogliati e facevano la doccia, e davanti un quarto che ha tagliato a metà delle arance. Poi tutti i danzatori sono entrati vestiti eleganti con queste metà di arance in mano, e platonicamente cercavano la loro metà, ma senza danzare. Era una scena recitata, e lì il pubblico si è scompisciato con tutti i giochi di coppia, omosessuali, eterosessuali, trio, che si sono creati!

ultima vez
Un altro pezzo incredibile è stato quello con i mattoni!! Finito il pezzo precedente, i cinque ballerini che erano in scena hanno preso al volo cinque mattoni (bianchi, lunghi circa mezzo metro larghi trenta e alti venti centimetri) che gli sono volati sulla testa, cosa che se si fossero sbagliati di venti centimetri…!! e con questi mattoni ne hanno poi fatte di tutti i colori. Alcune ballerine camminavano e si spostavano per il palco solo su questi mattoni, senza mai mettere i piedi per terra, oppure facevano giochi del tipo: un danzatore lanciava un mattone in aria esattamente sopra la sua testa e poi rimaneva lì; quando il mattone era a dieci centimetri dalla sua testa, un altro danzatore lo spingeva e prendeva il mattone, lo rilanciava e così via,
O ancora in tre: uno lanciava un mattone a un secondo che si stava mettendo la giacca di spalle, così il terzo interveniva e prendeva lui il mattone, sempre all’ultimo momento ovviamente, e lo lanciava a un altro che nel frattempo si stava anche lui mettendo la giacca di spalle, così interviene il secondo a prendere il mattone e così via…e dopo questo caotico pezzo dove avevo il cuore in gola costantemente per un quarto d’ora, finché i danzatori pulivano il palco, perché ovviamente il pezzo è andato in crescendo e hanno rotto i mattoni e così via, è caduta una piuma, e un danzatore ci ha giocato per cinque minuti buoni, facendo si che non cadesse per terra…
Poi la cosa comica è che è finita in mezzo al pubblico, e anche il pubblico ha provato a soffiare per far volare la piuma…ma è durata trenta secondi forse.

ultima vezL’ultima cosa che racconto, è stata la sedia per aria! Hanno appeso una sedia a circa due metri dal palco, ma a testa in giù, e i danzatori la usavano tipo trapezio, si arrampicavano, e si sedevano con le gambe incrociate, in una posizione perfettamente quotidiana, ma al rovescio, poi si tiravano giù a vicenda senza troppa delicatezza, oppure cadevano quasi a peso morto, poi si aggrappavano e dondolavano come fosse un’altalena…insomma…mi dispiace un sacco che l’unica tappa in italia sia a roma…

Un altra Bella Addormentata

Quando qualcuno riesce a prendere un classico e metterci dentro qualcosa che non si era mai visto prima…
Il Cullberg Ballet con coreografie di Mats Ek sulla Bella Addormentata di Piotr Ilič Čaikovskij (1999).

When someone can take a classic work and put in something new…
The Cullberg Ballet, Mats Ek choreographer dancing on Pyotr Ilyich Tchaikovsky’s Sleeping Beauty (1999).

Dansen op de straten

MG: Abbiamo una nuova corrispondente dal 51° parallelo. Valeria è a Rotterdam per studiare danza contemporanea. Oltre alla passione (artistica), ci unisce il fatto che entrambi siamo nati nel giorno dell’icona lontana.
Valeria ci aggiornerà, in modo informale, sugli spettacoli e gli eventi delle terre basse, lassù, dove il vento spazza le dune fra spruzzi di pioggia, gli animali di plastica camminano sulla sabbia e la gente comunica con versi tipo hoop aan van der eek.
Dato che anche a me piace parlare di danza, infilerò qui e la delle note in corsivo.

Uno dei primi spettacoli che ho visto è stata Krisztina de Châtel. Ha fatto lavorare dei danzatori, in modo molto meccanico e ripetitivo, come dei netturbini e le macchine che usano loro. Il tutto, infatti, era ambientato in una specie di vecchia stazione abbandonata..
Penso che la provocazione fosse se al giorno d’oggi anche il più semplice dei lavori si possa considerare arte, o se l’arte al giorno d’oggi venga considerata come uno dei lavori più semplici se non addirittura come spazzatura….

MegPoi ho visto la scandalosa Meg Stuart!!!
È molto, molto sperimentale, decisamente ai confini con il teatro. Ha trattato la malattia mentale, ma è stato da brivido..è stato troppo astratto è violento da guardare e raccontare, fai conto che alla fine non avevo neanche l’energia per applaudire, ma per renderti l’idea, l’atmosfera era da nido sul cuculo…forse anche più forte…se non per il fatto che hai delle persone in carne ed ossa davanti al naso!!

MG: Grande Meg Stuart. Americana emigrata a Bruxelles (credo che attualmente stia temporaneamente a Berlino). Non è ottimista e lo dimostrano i nomi che sceglie: il suo gruppo si chiama Damaged Goods, lo spettacolo di cui ho visto delle foto in prova si intitolava It’s not funny, un altro spettacolo era Crash Landing e così via.
Lei cerca di unire danza, teatro, arte visuale, architettura, coreografie sociali.

Poi lo Scapino Ballet… Che roba, quanti soldi sprecati, e sono la compagnia più famosa di Rotterdam!!
Bravi i ballerini, per carità, ma sembrava più che altro il saggio di una scuola..tutti pezzi staccati, scollegati, che puntavano solamente a far vedere quanto bravi erano i ballerini che bei salti e che belle gambe….va beh, buon per loro!! 😮

MG: In effetti il loro sito sembra quello di qualche maledetto modaiolo. Quando la danza sconfina nella pura ginnastica, yuri chechi è meglio…
Comunque, può essere un caso, nel senso che una compagnia a volte lo fa perché è in un momento di transizione fra uno spettacolo e l’altro. Quando il vecchio è stato abbandonato e il nuovo non è ancora pronto, si fa un po’ di roba di repertorio. Non si dovrebbe, però a volte capita…

Infine Van Daele. Molto forte anche questo perché era ballato da quattro donne molto animalesche, a tratti accompagnate da una cantante-musicista. Era tutto basato sulla rabbia (in effetti erano incazzate come iene), sulla costante tensione di una volontà che vuole più di ogni altra cosa ribellarsi dal giogo di una forza superiore che la sfrutta di continuo e la costante sottomissione per debolezza…

Per ora è tutto,
Saluti da Rotterdam