La funzione della musica

the function of music is to comfort the disturbed and to disturb the comfortable

from Renewable Music

UPDATE
In verità ho postato questa definizione solo perché la trovo curiosa in quanto dà luogo a una reductio ad infinitum e mi chiedo se l’inventore (che non so chi sia) o qualche lettore se ne sia reso conto.
Infatti, secondo la definizione, se qualcuno è disturbato (disturbed), la musica lo rimette a suo agio (comfortable). Ma a questo punto, essendo a proprio agio, la musica lo dovrebbe disturbare, e così via…

…Amo l’immensa superficie del silenzio

If music were to assume human form and explain its essence, it may say something like this: “…I love the vast surface of silence; and it is my chief delight to break it.”

Se la musica potesse assumere forma umana e spiegare la propria essenza, direbbe qualcosa come: “…Amo l’immensa superficie del silenzio; e il mio principale piacere consiste nell’interromperla”. [trad. mia]

Carl Nielsen (1865-1931), compositore danese
from The Rest is Noise

La citazione, tratta dal blog di Alex Ross, è molto bella e poetica, ma io non la condivido. È inconsistente. Sono solo belle parole messe in fila.
Prima di tutto perché ripropone l’antica contrapposizione fra suono e silenzio, che Cage ha mostrato essere illusoria.
Finché c’è un mezzo che trasporta il suono, il silenzio, infatti, non esiste. Cage racconta la parabola della camera anecoica nella quale, chiuso in una stanza ermetica al suono, egli cominciò a sentire i suoni prodotti all’interno del proprio corpo: il basso hum della circolazione sanguigna e il beep del sistema nervoso.
Allora qualcuno ha tentato di risolvere l’impasse affermando che dove c’è vita c’è suono, ma nemmeno questo è vero. Nel deserto più deserto possibile, la sabbia si riscalda e poi si raffredda emettendo un leggerissimo sibilo e una quantità di altrettanto flebili crick. E i deserti di ghiaccio sono ancora più rumorosi.
Bisogna andare fuori da qualsiasi atmosfera per trovare il silenzio, ma qui nemmeno la musica ha spazio. Il suono e quindi il non-silenzio è la condizione perché la musica esista.
Allora la musica non emerge dal silenzio, può solo emergere dalla non musica. Quindi la musica è suono organizzato, come affermava Varèse?
Forse, ma organizzato da chi? O da cosa? Il vento che soffia fra due montagne in una valle dimenticata o il disgelo della Dvina sentito dall’alto di una collina producono della musica coerente, che trova in sé stessa la propria giustificazione e arriva a degli estremi di dolcezza e di forza con cui le nostre composizioni non possono nemmeno competere…

Se ne è accorto perfino Bob Dylan:
Lay down your weary tune, lay down, Lay down the song you strum
And rest yourself ‘neath the strength of strings, No voice can hope to hum
The ocean wild like an organ played, The seaweed wove its strands
The crashing waves like cymbals clashed, Against the rocks and the sand

The best answer

Il violoncellista Eric Edberg, nel suo blog, racconta di aver chiesto a sua madre, insegnante di pianoforte in pensione, quale fosse, secondo lei, la qualità più importante per un musicista di successo.
La risposta di questa signora è stata semplicemente “La voglia di suonare bene”.
Penso che sia una risposta fantastica, la migliore possibile.

The classical and improvising cellist Eric Edberg on his blog tells this short story:

I once asked my mother, who recently retired as the piano professor at the University of Tampa, what the most important quality is for a successful musician. At the time, I was surprised by her answer: “the desire to play well.”

[Read original post]

Well, it’a beautiful answer, really the best I ever heard.