Video senza videocamere

L’ultimo video dei Radiohead, “House of Cards”, è stato realizzato senza videocamere e luci e tuttavia non si tratta di una scena completamente ricostruita al computer. Al contrario, è ricco di elementi reali.

Sono state utilizzate alcune recenti tecnologie di scannerizzazione tridimensionale che acquisiscono informazioni sulle forme e le distanze degli oggetti, generando una serie di dati che costituiscono una descrizione geometrica della scena analoga a quella di plotting 3D.
Non si tratta di una immagine tradizionalmente intesa, cioè una foto digitale, ma della posizione di una serie di punti a partire dai quali si genera l’immagine tramite un rendering.

Si capisce molto meglio guardando il video: si vede benissimo che l’immagine è un insieme di singoli punti.
Notate anche come, alla fine del video, mentre l’ultimo accordo sfuma, anche parte dell’immagine si sfaldi con i punti che fuggono via.

Il vantaggio di questa tecnica è che la scena non è fissa, ma si può manipolare, ruotare, vedere da diversi punti di vista, entrarci dentro, etc: tutte le cose che normalmente sono possibili con i software di 3D rendering.

Le tecnologie utilizzate sono di Geometric Informatics per i volti e Velodyne LIDAR per le scene a campo lungo.

Qui potete vedere il video da You Tube, ma è stata creata questa pagina in Google Code in cui si può trovare un “making of”, peraltro presente anche su You Tube, ma anche esplorare gli insiemi di dati e manipolarli direttamente.


In Radiohead’s new video for “House of Cards”, no cameras or lights were used. Instead, 3D plotting technologies collected information about the shapes and relative distances of objects. The video was created entirely with visualizations of that data.

Technologies are by Geometric Informatics and Velodyne LIDAR. Geometric Informatics scanning systems produce structured light to capture 3D images at close proximity, while a Velodyne Lidar system that uses multiple lasers is used to capture large environments such as landscapes. In this video, 64 lasers rotating and shooting in a 360 degree radius 900 times per minute produced all the exterior scenes.

Go to: http://code.google.com/ to find additional pieces of data to create your own visualizations

I Radiohead saltano il fosso

Da vari giorni, ormai, tutti parlano dell’iniziativa dei Radiohead che hanno deciso di tagliare fuori le major del disco e vendere il nuovo disco, In Rainbows, direttamente dal proprio sito.
Hanno colpito anche le modalità della vendita, con il pubblico chiamato a fare un’offerta libera per la versione digitale del disco.
In breve, i prodotti in vendita sul sito radiohead.com sono due, l’uno fisico, l’altro digitale:

  • quello fisico è un lussuoso discbox comprendente due CD e due vinili con materiale inedito. Uno dei CD è un mixed con alcuni brani, immagini e artwork vario. L’acquisto include anche la versione digitale del disco.
    Il box è a prezzo fisso: £ 40 (circa € 60) e sarà spedito a partire dal 3 dicembre (si accettano prenotazioni).
  • Il prodotto digitale, invece, è il nuovo disco senza il materiale extra contenuto nel box. Suppongo che il formato sia MP3, ma ne ignoro la qualità (nulla è riportato sul sito; sarebbe bello poter scaricare anche un formato senza perdita). Soprattutto, però, non si specifica se il formato digitale è affetto da DRM (protezione contro la copia). I download inizieranno il 10 ottobre, ma anche qui si può prenotare.
    Il punto interessante di questa seconda opzione, però, è il prezzo: come si dice sul sito, “really, it’s up to you”. Trattasi, cioè, di offerta libera: l’acquirente può offrire un prezzo qualsiasi scrivendolo nelle apposite caselline. Il minimo è nulla (ma se scrivi £ 00.00 finisci in una lunga coda, poi passi; non ho provato ad andare avanti, al limite si può offrire 1 penny + 45 pence di commissione carta di credito).

Non si tratta di una novità: gia la netlabel Magnatune (di cui abbiamo già parlato) e il negozio canadese Sheeba, fanno così (anche se Magnatune ha un’offerta minima di € 4). Quello che è importante, però, è che a farlo sia una delle più famose band del pianeta, il che dà coraggio anche agli altri e se non bastasse, offre alla gente un argomento sensato: “questo significa che vendere un disco a pochi soldi è possibile, quindi, perché dovremmo pagare € 18?”.
In effetti, come riferisce il Times, la notizia, annunciata con 4 righe sul blog della band, ha lasciato attoniti parecchi dirigenti delle major. Sempre secondo il Times, uno di loro ha dichiarato:

Sembra un’altra campana a morto; se la migliore band del mondo vuole andare avanti senza di noi, qual è il futuro del business musicale?

Fra le star, aveva cominciato Prince, vendendo il proprio disco come allegato a un periodico, anche se in cambio di un sostanzioso assegno.
Ora Thom Yorke ricara la dose spiegando la posizione della band con parole educate, ma pesanti (all’inglese):

I like the people at our record company, but the time is at hand when you have to ask why anyone needs one. And, yes, it probably would give us some perverse pleasure to say ‘F___ you’ to this decaying business model.

Trad. mia
Mi piace la gente della nostra compagnia discografica, ma è venuto il momento di chiedersi se qualcuno ha ancora bisogno di loro. E sì, probabilmente c’è anche un certo piacere perverso nel mandare questo decadente modello di business a farsi fottere.