Suguru Goto

Suguru Goto is a composer/performer, an inventor and a multimedia artist and he is considered one of the most innovative and the mouthpiece of a new generation of Japanese artists. He is highly connected to technical experimentation in the artistic field and to the extension of the existing potentialities in the relation man-machine. In his works the new technologies mix up in interactive installations and experimental performances; he is the one who invented the so called virtual music instruments, able to create an interface for the communication between human movements and the computer, where sound and video image are controlled by virtual music instruments in real-time through computers. Lately, he has been creating the robots, which perform acoustic instruments, and he is gradually constructing a robot orchestra.

Di Suguru Goto vi presentiamo due video. Il primo, “Robotic Music”, presenta dei robot percussionisti cioè il tipo più studiato, essendo il più semplice da costruire e controllare (e il termine “semplice” è riduttivo perché si tratta sempre di una faccenda complessa).
Qui il valore musicale è relativo, essendoci anche un importante lavoro di ricerca. In ogni caso, come solo di batteria non è poi male.

Il secondo, invece, è una performance più complessa in cui un esecutore umano che veste una tuta che incorpora dei sistemi di controllo, “dirige” una esecuzione robotica e interagisce con un video in cui una figura parzialmente umana esegue le sue stesse mosse.
I due, un corpo “aumentato” e un corpo virtuale, sono praticamente complementari.
L’aurore afferma:

“Augmented Body and Virtual Body” is conceived as a music theater piece, that the elements cross and hybridize themselves in continual links/ratios of exchanges and flow without fixing itself towards any directions. The idea would be that what is real, which is artificial, what is virtual, on the verge of themselves, and to create relations of pure intensities, which degrees zero of expression without its value of positive or negative.

 

Ballet Mécanique

Il Ballet Mécanique (1924) era un progetto del compositore americano George Antheil (che viveva a Parigi) e del filmaker Fernand Léger, con la partecipazione di Man Ray.
Dal punto di vista musicale, si trattava di un brano per strumenti meccanici che suonano senza intervento umano. Visti i tempi, è un’idea tipicamente dadaista, come del resto è il film

Tuttavia è difficile dire chi dei due lavorò sull’opera dell’altro. Léger affermò di aver iniziato il film già nel 1923, ma altre fonti dicono che fu lui a contattare Antheil quando quest’ultimo stava già componendo la musica.

Nello stesso modo, è difficile capire cosa andò male, ma fra i due non doveva esserci molta comunicazione perché, alla fine, la musica durava 30 minuti e il film solo 17.

Forse Antheil si lasciò prendere la mano, ma è innegabile che le due opere siano collegate. Alla prima del film, senza musica, nel 1924 a Vienna, venne fatto esplicito riferimento alla musica di Antheil.
Da allora, però, le due opere sono state presentate separatamente con una eccezione nel 1935 in cui il film venne accompagnato da una riduzione pianistica eseguita dal vivo. La difficoltà principale sembra risiedere nel fatto che con i mezzi dell’epoca era impossibile sincronizzare una pellicola e una musica di questo tipo, anche se fosse stata eseguita da strumentisti umani, cosa che non era nelle intenzioni del compositore. Intenzioni che, comunque, erano destinate a rimanere sulla carta semplicemente perché all’epoca non si era in grado di costruire meccanismi che, pur non essendo collegati, restassero perfettamente sincronizzati su tempi lunghi.

In concerto, il balletto è creato da strumenti musicali meccanici: pianoforti automatici, campanelli elettrici, marimbe meccaniche, motori ad elica e altre macchine.
Come si può immaginare, una strumentazione siffatta non può produrre una partitura tradizionale. Il brano è estremamente percussivo e pieno di suoni non intonati.

L’orchestrazione del 1927 prevede 18 pianole (pianoforti automatici a rullo) in 4 parti, 2 pianoforti normali, 3 xilofoni, 7 campanelli elettrici, 3 motori ad elica, sirena, 4 casse e un tam-tam. Nello stesso anno, Antheil ne arrangiò la prima parte per piano-roll che fu eseguito alla “Deutsche Kammermusik Baden-Baden 1927” (il rullo è poi andato perduto) mentre nel 1953 ne realizzò una versione abbreviata con un organico ridotto.

Film e partitura vennero messi insieme solo negli anni ’90. La versione del 1927 venne eseguita soltanto nel 1999 dall’Università del Massachusetts e dal Lowell Percussion Ensemble utilizzando sistemi MIDI con un computer centrale che inviava i dati a tutte le macchine, assicurando il sincronismo. In pratica, un gigantesco MIDIFile con 1240 battute, 630 cambi di tempo e circa 200.000 note (NB: suddivise fra 24 parti).

Nel 2000 la musica e il film furono definitivamente accostate e dal 2005 esiste anche un DVD.

Quella che vi mostriamo in questo film (in formato mov = quicktime) è la performance “live” della musica, cioè con le macchine che eseguono la partitura dal vivo senza il film, installata nel 2006 presso la National Gallery of Art di Washington DC e realizzata da Paul Lehrman and LEMUR (League of Electronic Musical Urban Robots).
Il video è di circa 41 Mb, ma ne vale la pena: il brano è storico e di grande energia.

Su wikipedia trovate anche una breve analisi musicale del brano. Qui un sito dedicato all’opera.

George Antheil – Ballet Mécanique in una esecuzione totalmente meccanica (MIDI)

Questo è il film originale, restaurato

 

Ancora morphing

Fantastico! Ce ne sono altri due, più brevi, dedicati a Van Gogh e Picasso.
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Incredible! Two more morphing videos showing Van Gogh and Picasso portraits.

500 anni di arte

Questo notevole video mostra, in un sorprendente gioco di morphing, circa 500 anni di pittura.

Lo fa concentrandosi su un genere: quello del ritratto femminile, sacro e profano, passando attraverso 90 opere ordinate più o meno storicamente: da un’icona di Novgorod della fine del 12mo secolo fino a un Picasso del 1946. Qui trovate l’elenco completo.

La colonna sonora è la sarabanda dalla Suite no. 1 per violoncello solo di J. S. Bach, esecutore essendone Yo-Yo Ma.
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Here is a morphing video showing the evolution of female portrait in western art, from a Novgorod icon (2nd half of the 12th c.) to Picasso. Click here for the complete list.

Better resolution version:

Zur Farbenlehre

Zur Farbenlehre (the theory of colours) is a film by Steven Jones.
The footage for this film was shot entirely using the video camera on a Nokia N73 mobile phone. The footage was subsquently repeatedly rendered and effected through software on a standard PC, prior to editing. The soundtrack is ‘Vladivostok’ by Sonmi451.

Date un’occhiata a questo filmato. L’ho trovato abbastanza affascinante nella sua lentezza.
Il titolo significa “la teoria dei colori”. Le immagini sono state girate da Steven Jones con la videocamera di un cellulare Nokia N73 e successivamente virate ed elaborate via software.
La colonna sonora è “Vladivostok”, un brano di Sonmi451.

[via Rhizome.org Artwork]

Valentine for Perfect Strangers

Valentine for Perfect StrangersCercando su YouTube ho trovato questo delizioso S.Valentino per perfetti sconosciuti caricato da tale BrooklynFeralCat che, a quanto sembra, è il video-artista Ben Coonley (era troppo bello per essere di uno qualsiasi, il sospetto mi è venuto quando ho visto la citazione di Benjamin).

Searching YouTube I found this Valentine for Perfect Strangers by BrooklynFeralCat that seems to be the video-artist Ben Coonley.

Media Art Net

Oggi vi propongo qualche sito da visitare. Media Art Net contiene una buona serie di articoli sull’arte e i nuovi media (installazioni, interazioni etc…) con possibilità di leggere e vedere video. Nota: andate con il mouse sul rettangolo a puntini a destra per visualizzare i menu.