Ci pensavo oggi in treno e così ho deciso di scriverne.
Di solito i post che cominciano così finiscono per essere un assemblaggio di retorica e luoghi comuni. Non questo. Vorrei evitare la retorica, come quella di un po’ di cose che ho letto in giro sulla scomparsa di KS. Gente che fino a ieri non ne parlava neanche di striscio, oggi esce con post che parlano di genio, etc etc.
Generalmente, non tengo un blog per guardarmi l’ombelico, ma stavolta faccio un’eccezione. Allora, cerco di dirvi cos’era per me Stockhausen.
Cosa ammiravo in Stockhausen
- La capacità di innovare e la quantità delle sue innovazioni. Molti dei cambiamenti nella musica dei secondi anni ’50 sono venuti da lui.
Ci sono dei compositori che sono ricordati per uno o due contributi importanti. Quelli di KS sono molti. Un certo tipo di strutturalismo, un diverso modo di vedere il serialismo, la momente form, le nuove sonorità pianistiche, la musica intuitiva, l’idea dell’unità del tempo musicale, la rivisitazione dell’opera e poi l’elettroacustica degli anni ’50, il microfono come strumento, la sua fede nell’elettronica e potrei andare avanti un bel po’… - Il suo coraggio. Coraggio nell’andare fuori dal mainstream e poi essere il mainstream, coraggio nello scrivere in una partitura istruzioni come “…arriva a uno stato di non pensiero…”, coraggio nel chiedere il cielo sul soffitto del Teatro alla Scala…
- La cura posta nell’esecuzione e nella messa in scena delle proprie opere arrivando a volte a rifiutare una esecuzione anche importante se non venivano rispettati tutti i dettagli.
- Infine, anche qualcuno dei suoi deliri. Era quasi simpatico quando sosteneva di venire da Sirio.
Cosa detestavo in Stockhausen
- In una sola parola: lui come persona. Lo dico una buona volta senza usare parafrasi, come quelle dei giornali (tipo: il suo narcisismo gli attirava qualche critica).
Non voglio offendere qualcuno che magari lo amava o lo frequentava quotidianamente, ma, dal punto di vista di uno che ci ha parlato insieme solo qualche volta e leggeva le sue interviste, KS appariva come uno che pretendeva di avere sempre ragione e sputava sugli altri con una facilità unica. Per lui, quasi tutto quello che non era Stockhausen era praticamente privo di valore.
Un esempio fra tanti: intervista con Odifreddi; si parla della musica delle sfere:PO: Cosa pensa dell’opera di Hindemith L’armonia del mondo, costruita appunto in base alla versione kepleriana di questo motto pitagorico?
KS: Mi sembra molto ingenua: quasi la visione musicale di un agricoltore.Ma, porca miseria, è Hindemith. Puoi non essere d’accordo con la musica che ha scritto e motivarlo, ma non puoi farlo fuori dando dell’ingenuo a lui e a tutti gli agricoltori.
Esistono vari aneddoti di questo tipo. Ciò che lui pensava, diventava assoluto e veniva corroborato da esempi spesso assolutamente campati in aria, ma che lui pretendeva fossero corretti:Il pensiero seriale è divenuto parte della nostra consapevolezza e resterà qui per sempre … Anche le stelle sono distribuite in modo seriale …
[cit. in Cott, 1973]Ci sono molte altre storie del genere. Vedi anche le dichiarazioni di Ligeti in “Lei sogna a colori?” oppure l’intera “Intervista sul genio musicale”.
Eppure una persona di tale livello non aveva certo bisogno di tutta questa auto-affermazione, ma probabilmente non sarebbe stato così geniale altrimenti. La sua genialità era sorretta anche dall’incrollabile convinzione di essere sempre nel giusto. Una volta presa una strada, KS non aveva dubbi. E il coraggio che mostrava nelle sue partiture derivava anche da questo atteggiamento.
Se fosse stato un politico sarebbe stato molto pericoloso. Fortunatamente ha fatto il compositore.
D’altronde, spesso la vita è così: bisogna prendere tutto il pacchetto o rinunciare a tutto il pacchetto.