L’altra faccia della realtà

millemondi_48È il titolo dell’Urania che sto leggendo (Millemondi num. 48, estate 2009, titolo originale Year’s Best SF #11).

31 racconti brevi (a volte molto brevi) e una introduzione, per 475 pagine, il che dà una media di 14.84375 pagine per racconto. Ma la varianza è elevata: ci sono racconti di 2.5 pagine; solo alcuni arrivano a 20; soltanto uno arriva a 50. Prezzo ragionevole: €5.50. L’ideale per la spiaggia, oppure per chi, come il sottoscritto, viaggia in treno tenendo corsi estivi di informatica musicale.

Il panorama degli autori è notevole, anche se, con la solita infamia tipica di Mondadori, il sottotitolo meriterebbe una condanna per pubblicità ingannevole. Infatti recita: “i migliori racconti dell’anno”, facendo pensare, ovviamente, all’anno scorso, mentre, né in copertina né in quarta si accenna al fatto che l’anno è il 2005. Te ne accorgi solo attaccando l’introduzione che, peraltro, è quella originale dei curatori David G. Hartwell e Kathryn Cramer.

Al di là di questa “piccola idiozia”, che comunque testimonia uno scarso rispetto per il lettore, i racconti sono piuttosto belli, stimolanti e rappresentativi delle tendenze recenti della SF.

Sono molti anni, ormai, che la fantascienza non è più una rivisitazione della vecchia contrapposizione cowboy contro indiani, ma negli ultimi tempi le sue ramificazioni si sono moltiplicate e allargate a dismisura. Se da Dick in poi, SF è anche un presente alternativo, da Gibson in poi, SF è anche un presente tout court, una possibile piega di un domani molto vicino.

Così i racconti di questa raccolta vanno dalle utopie possibili, agli effetti delle droghe sintetiche fino ai problemi della comunicazione aliena e alle tematiche più classiche della fantascienza di avventura e di esplorazione. D’altra parte, il racconto è sempre stato la spina dorsale della SF ed è così anche oggi grazie alle riviste online.

Fra i nomi spiccano Bruce Sterling, Greg Bear, Gregory Benford, Peter F. Hamilton, Vonda N. McIntyre, Rudy Rucker, Ted Chiang, Stephen Baxter, Joe Haldeman e altri, meno affermati, ma spesso sorprendenti.

A tutti gli autori è dedicata una pagina di presentazione completa di indicazione del loro sito.

Un paese di spie

guerrerosOgni tanto è giusto parlare un po’ anche di libri, visto che la lettura è la mia seconda attività asociale, dopo il computer.

Come mi ha fatto giustamente notare un amico, ormai Gibson ambienta le sue storie in un quasi-presente invece che in un più o meno lontano futuro. Io aggiungo che sembra molto più interessato a fare saggistica piuttosto che narrativa, cioè a spiegare come si muovono o funzionano alcune cose, più che raccontare storie. Con questo, i suoi libri non diventano meno leggibili: semplicemente cambiano genere e sono più interessanti che coinvolgenti.

Qui, in Guerreros, troviamo quattro individui di diversa estrazione: una ex cantante rock riciclatasi come giornalista che si trova a lavorare per una nuova rivista che forse non è solo una rivista; un tossico di fascia alta in mano a una non ben determinata agenzia governativa; un piccolo delinquente esule cubano che trasporta informazioni per una non specificata mafia e un programmatore di alto bordo, esperto in realtà virtuali e applicazioni geospaziali, che non dorme mai nello stesso quadrato di una griglia gps (e non “nello stesso posto”, come dicono 3/4 dei commentatori e le stesse note di copertina).

Tutti costoro sono impegnati a seguire le tracce di uno stramaledetto container che qualcun altro sta spostando continuamente. Il perché viene rivelato solo alla fine, quindi non ve lo dirò, però è interessante notare come la storia e quindi anche il finale, in fondo siano secondari rispetto alla descrizione dei personaggi e dell’ambiente in cui si muovono.

Se vogliamo, l’intreccio, la storia, è debole. Non lo è, invece, la descrizione degli effetti socioculturali della tecnologia. L’idea dell’arte locativa, in pratica una scultura virtuale che la gente vede soltanto recandosi in un certo luogo e indossando un apposito casco collegato a un PC, per esempio, è notevole. In effetti, lo stesso Gibson dichiara

If the book has a point to make where we are now with cyberspace, is that cyberspace has colonized our everyday life and continues to colonize everyday life.

Anche l’integrazione degli Orisha nella storia, una invenzione dell’autore fin da Giù nel Ciberspazio, raggiunge qui un livello significativo e non forzato, come poteva sembrare nei lavori precedenti.

La forma è quella attualmente prediletta da Gibson, tipica più della TV che del film: storie parallele narrate frame by frame, un pezzettino per ciascuna che, se ci pensate, è la forma delle soap opera da Dallas in poi. Storie parallele che a tratti si incrociano, si toccano o semplicemente si sfiorano, per unirsi solo nel finale.

Anche in questo senso il romanzo è debole. Ci si aspetterebbe una forma non dico innovativa, ma almeno un po’ più contemporanea. Però è quella che ultimamente va di moda nella fantascienza.

Infine, due parole su questa demenziale abitudine, non solo italiana, di cambiare i titoli senza alcuna ragione apparente (in Francia si intitola Code Source). Sicuramente, nella testa di un executive della casa editrice, una qualche ragione ci sarà, ma a me sfugge. Non mi sembra nemmeno che il titolo italiano sia più bello o più evocativo. Il titolo originale è Spook Country che, a mio avviso, non significa Un Paese di Spettri, come molti traducono. Spook vuol dire, sì, fantasma in inglese, ma in americano ha assunto il significato di spia, così la traduzione è Un Paese di Spie. L’essenza di un libro in cui tutti spiano e sono spiati. Molto più bello.

Ah Pook Is Here

Ah PuchInfine parliamo anche di William S. Burroughs (1914 – 1997), uno degli scrittori che amo di più.

Ah Pook Is Here (trad. È arrivato Ah Pook, SugarCo) era stato progettato in origine (1970) come un libro illustrato sul modello dei superstiti codici maya. L’artista inglese Malcolm Mc Neill doveva disegnare le illustrazioni e Burroughs il testo.

Cominciò ad essere pubblicato con il titolo di The Unspeakable Mr. Hart sotto forma di fumetto sulla rivista Cyclops. Quando Cyclops chiuse, Burroughs e Mc Neill continuarono a sviluppare il progetto che divenne un libro fatto di testo e immagini di circa 120 pagine, alcune delle quali erano solo testo, altre solo immagini e altre ancora miste. In questa versione venne pubblicato nel 1971 da Straight Arrow Books in San Francisco.

In seguito (1973-1975), Mc Neill raggiunse Burroughs in America  per continuare a lavorare al libro, ma nel frattempo Straight Arrow Books chiuse e i due non riuscirono a trovare un editore per quest’opera dal formato così strano di cui alla fine, nel 1978, venne pubblicato il solo testo. La versione italiana è interessante perché contiene anche varie pagine di illustrazioni, sia pure in formato ridotto.

Ah Pook del titolo è una translitterazione di Ah Puch, dio della morte nella cultura Maya e re di Metnal, il nono livello del mondo sotterraneo Xibalba, luogo di oscurità e freddo. L’intero testo è sulla morte e come altri testi di Burroughs, è incredibilmente ricco di idee e suggestioni, tanto da ispirare altri artisti.

Qui, infatti, vediamo un breve film di animazione diretto da Philip Hunt nel 1994 con l’ormai famosissima voce di Burroughs e la musica tratta dall’album “William S. Burroughs – Dead City Radio“, Track 4 – “Ah Pook The Destroyer / Brion Gysin’s All-Purpose Bedtime Story“, composta ed eseguita da John Cale.
Il film rappresenta bene parte dell’universo immaginifico e paranoico di Burroughs ed è stato premiato al Dresden Film Festival 1995 e all’Ottawa International Animation Festival 1994.

Il mondo senza di noi

Vedo che non sono l’unico ad avere di queste curiosità.

È uscito in paperback il libro “The World without us” del divulgatore scientifico Alan Weisman. Le sue profezie sono decisamente pessimistiche:

With no one left to run the pumps, New York’s subway tunnels would fill with water in two days. Within 20 years, Lexington Avenue would be a river. Fire- and wind-ravaged skyscrapers would eventually fall like giant trees. Within weeks of our disappearance, the world’s 441 nuclear plants would melt down into radioactive blobs, while our petrochemical plants, ‘ticking time bombs’ even on a normal day, would become flaming geysers spewing toxins for decades to come… After about 100,000 years, carbon dioxide would return to prehuman levels. Domesticated species from cattle to carrots would revert back to their wild ancestors. And on every dehabitated continent, forests and grasslands would reclaim our farms and parking lots as animals began a slow parade back to Eden.

Cell

CellNella bolgia dei libri d’autunno, la mia bolgia, perché l’autunno è un momento in cui compro molti libri, soltanto adesso sono riuscito a leggere questo Cell di Stephen King.
King ha immaginazione. E non costringendosi entro le mura della realtà, la sua immaginazione può creare paesaggi affascinanti e/o terrorizzanti.

In Cell, un segnale trasmesso simultaneamente su tutta la rete dei cellulari spazza via in un istante qualsiasi substrato culturale dal cervello di chi fa una chiamata, riducendolo agli istinti primordiali: uccidere e sopravvivere. Una colossale formattazione gobale.
Naturalmente, data la diffusione di questi malefici oggetti, l’umanità rimasta tale è in minoranza e costretta a nascondersi e a spostarsi di notte per sfuggire all’aggressività dei “phoners”, i quali, però, non rimangono a lungo a questo livello neanderthaliano. Si scopre in breve che quello che hanno subito è stato un reboot, una ripartenza con un programma nuovo. Comunicano per via telepatica, si riuniscono in stormi, come gli uccelli che si muovono in gruppi sincronizzati, apparentemente senza comunicazione alcuna.

In questo caos, si muove il protagonista, come al solito, in King, un alter ego dell’autore (stavolta non è un romanziere del Maine, ma un fumettista del Maine) il cui scopo è attraversare il paese per raggiungere e sperabilmente salvare il figlio, un ragazzino di 10 anni, probabilmente ormai un phoner integrale, mentre quel che resta dell’umanità normale viene indirizzata verso una zona in cui non c’è campo.
Ma il cuore del romanzo non è la resistenza al cambiamento e nemmeno la ricerca della salvezza. Sono loro, i phoners. Una nuova umanità creata per via tecnologica, una nuova razza.

Un romanzo simpatico, facile e a tratti affascinante, di cui si possono dare innumerevoli interpretazioni, dall’apocalittico all’integrato.
Ma anche se non viaggia sulla rete dei cellulari, non possiamo fare a meno di notare che un segnale capace di riformattare il cervello esiste già e si chiama televisione.

Il soccombente

cover
Sebbene legga molto, sono sempre stato restio a scrivere di libri perché c’è già tanta gente che lo fa, probabilmente meglio di me. Ogni tanto, però, ci pensavo. Adesso ci provo con un libro che affonda le sue radici nella musica, o almeno in un certo modo di vedere la professione di esecutore, anche se in realtà di musica si parla ben poco.
Ho da poco terminato Il soccombente di Thomas Bernhard, scritto nel 1983 e pubblicato da Adelphi.

Un libro profondo e nello stesso tempo uno dei più deprimenti che abbia mai letto.
La trama ruota intorno ad un semplice, ma cruciale evento: a un corso tenuto da Horowitz a Salisburgo nel 1953 si incontrano e fanno amicizia tre giovani pianisti. Due sono brillanti e promettenti. Il terzo è Glenn Gould: qualcuno che non brilla e non promette, perché è.
Da quel momento la vita dei primi due rotola inesorabilmente verso la tragedia.
I due si trovano a frequentare come loro pari un genio che suona lo stesso strumento in un modo per loro inarrivabile. La grandezza di Gould è troppo per essere sopportabile e le loro menti, che sembravano essere quelle di due giovani musicisti avviati a una brillante carriera, non reggono il confronto con colui che è, forse, il più importante virtuoso del pianoforte del secolo scorso.
Come artisti, essi miravano all’eccelso, con in testa quell’ideale romantico di tracciare i confini della perfezione che è il sogno impossibile di molti giovani esecutori e che, per loro, prima di quell’incontro, sembrava quasi raggiungibile.
Invece quell’esperienza rivela la loro fragilità, l’incapacità di accettare i propri limiti che si manifesta dapprima con l’abbandono dell’attività musicale e il rifiuto assoluto di avvicinarsi ancora allo strumento e infine con l’atto estremo del più debole dei due – il soccombente, appunto – che non riesce a concepire il sopravvivere a Glenn Gould, sorpreso da un ictus al pianoforte mentre suonava, forse, le sue Variazioni Goldberg.

L’intera storia è raccontata dall’unico superstite in un modo non lineare, per cui la trama non è l’elemento portante (ed è per questo che mi sono permesso di raccontarla). La prosa non facile ma profonda di Bernhard, in un flusso da subito ininterrotto, descrive invece la tragedia del non riuscire ad essere, di fronte a qualcuno che, invece, è. E, nota bene, forse non è così per suo merito (nonostante l’indiscutibile impegno di Gould che passava al piano l’intera giornata e parte della notte, dormendo pochissimo), quanto piuttosto per grazia ricevuta.
Vi si trovano inoltre le tematiche care a Bernhard: l’autodistruzione e l’invettiva contro Salisburgo.
Personalmente, nonostante non fosse nelle intenzioni dell’autore, ci vedo anche una dimostrazione dei nefasti effetti dell’ideale romantico in musica. I due giovani, infatti, sarebbero sicuramente diventati degli ottimi pianisti se solo fossero stati in grado di abbandonare quella tensione verso l’assoluto, responsabile ultima della loro autodistruzione.

Libri autunnali

Ieri ero di buon’umore e sono andato a comprare i libri per sopravvivere in autunno (per di più è ricominciato il calcio… non si può vivere…).
Stranamente sono tutti romanzi (di solito leggo anche saggi).
Vi metto anche qualche nota di copertina.
Da quale inizio?

  • Andrei Kurkov – I pinguini non vanno in vacanza
    Sulle reazioni dei russi al crollo dell’Unione Sovietica
    I pinguini sono animali programmati per vivere in gruppo.
    Anche i sovietici erano animali collettivi.
    Poi il crollo…
  • J.G. Ballard – Il mondo sommerso
    Ricercatori e scienziati perlustrano intere città sommerse in seguito allo scioglimento delle calotte polari causato dal riscaldamento globale. Fantascienza, per ora. Ma è del 1962.
    Uno dei pochi libri di Ballard che non mi ricordo e che quindi forse non ho letto
  • Kenzaburo Oe – Il salto mortale
    I personaggi fanno parte di una setta millenarista a Tokyo. Dio, terrorismo, sesso, creatività, futuro.
  • David Foster Wallace – Oblio
    Otto racconti. Indipendentemente dalla trama, DFW è bravo da morire.
  • Ilja Stogoff – Boys don’t cry
    Da San Pietroburgo a Kuala Lampur. Romanzo di non formazione. Risse e sesso orale a 30° sotto zero.
  • Luke Rhinehart – L’uomo dei dadi
    Uno psicanalista manda a puttane una vita ordinata e si affida al caso prendendo decisioni sulla base del lancio dei dadi.
  • Kawabata Yasunari – Bellezza e tristezza
    Ognuno dei personaggi appare dominato da un’idea ossessiva e su tutti incombe un presagio di tempesta…
    Ormai un classico. L’ho letto da piccolo (Kawabata si è suicidato del 1972), ma mi piace l’idea rileggerlo da grande.
  • David Foster Wallace – Infinite Jest
    Un libro di 1300 pagg. che in gran parte ho già letto, ma non era mio. Adesso è uscito in economica.
  • Neal Stephenson – Snow Crash
    Già letto, ma in prestito. Mi piace averlo.

Libri Liberi – Free Books

Per chi legge l’inglese, segnaliamo alcuni libri di vario genere distribuiti con licenza Creative Commons, che si possono liberamente scaricare da internet in vari formati (pdf, postrscript, html).
In genere, nello stesso sito, si può anche ordinare il libro stampato.
Ovviamente si tratta di libri recenti. I classici sono disponibili da tempo su Project Gutenberg, Free-Books, Liber-Liber,
Classici Stranieri e altri.

Here are some books published under a Creative Commons license and freely available on the net.
Often you can also order a printed copy from the same site.
Of course, this are new books. The classics are all available from Project Gutenberg, Free-Books and other sites.

from : classicistranieri.com