Sita Sings the Blues

Sita Sings the Blues (2009) è un film di animazione di Nina Paley che racconta l’epica del Ramayana (la storia di Sita, moglie di Rama, che segue il marito in un periglioso esilio, finendo per essere rapita dal demone Ravana), facendo un parallelo con la vicenda autobiografica di una newyorkese contemporanea in cui marito viene inviato per lungo tempo in India per lavoro e che lei decide di raggiungere. Il tutto condito da una colonna sonora formata da canzoni di Annette Hanshaw, cantante blues degli anni ’20.

Il film è stato osannato dalla critica, sebbene sia stato accusato da alcuni gruppi Hindu di essere irrispettoso nei confronti del Ramayana e della cultura indiana. Il New York Time lo ha recensito come un’opera che

evokes painting, collage, underground comic books, Mumbai musicals and ‘Yellow Submarine’ (for starters)

Sita Sings the Blues è rilasciato in Creative Commons e può essere scaricato liberamente da questa pagina dell’Internet Archive in vari formati e risoluzioni (e quindi dimensioni). Il film ha vinto una enorme quantità di premi.

Ecco, come preview, la versione da You Tube (quelle scaricabili sono meno compresse e di qualità migliore)

BLADE RUNNER revisited

Video artist François Vautier made an experimental film in tribute to Ridley Scott’s legendary film “Blade Runner” (1982).
This film was made as a unique picture with a resolution of 60.000 x 60.000 pixels (about 3.6 gigapixels)
It was made with 167,819 frames from ‘Blade Runner’.

The artist explain

  1. first step : the “picture” of the film
    I extracted the 167,819 frames from ‘Blade Runner’ (final cut version,1h51mn52s19i)
    then I assembled all these images to obtain one gigantic image of colossal dimensions : a square of approximately 60,000 pixels on one side alone, 3.5 gigapixels (3500 million pixels)
  2. second step : an illusion
    I placed a virtual camera above this big picture. So what you see is like an illusion, because contrary to appearances there is only one image. It is in fact the relative movement of the virtual camera flying over this massive image which creates the animated film, like a film in front of a projector.

source : Blade Runner de Ridley Scott (the final cut)
duration : 1h51mn52s19i > 167819 frames >>
one picture / format psb : 60 000  X 60 000 : 3 540 250 000 pixels >> 3,5 gigapixels
compositing> logiciel : Combustion. Mac pro 2X 2.26 GHz Quad-Core Intel Xeon. nombre de layers : 1!

Note by me: 3.600.000.000 are 3.515.625 mega-pixels, so the title should be “> 3.5” not 3.6. But it’s only an academic question.

In my opinion, the interesting fact is that this is a whole film in a single image. All the 167819 frames from the film are in this mammoth image.

Is anything real?

UPDATE 2024:
Così scrivevo 14 anni fa e anche il video ha la stessa età

Con tecnologia digitale verrà un momento in cui nessuna foto e nessun film saranno più ammissibili come prova in un processo. Date un’occhiata qui.

The digital technology will ban photos and films from the trials, some day.

Tokyo/Glow

Written and directed by Jonathan Bensimon and produced by Jonas Bell Pasht, Tokyo/Glow follows the nighttime journey of an illuminated man from a crosswalk sign as he embarks on an adventure through the streets of Tokyo. Shot on location throughout Tokyo using thousands of individual digital stills, the short film features original music by indie rock band Kidstreet, who recently signed with Nettwerk Records and will be releasing their debut album worldwide in 2010.

To achieve the striking effect of the illuminated man, an original light suit was constructed using hundreds of feet of high-voltage LED rope lights and a translucent nylon outer shell. Michael Lambermont, executive producer at Alter Ego in Toronto, oversaw the effects-heavy post-production process, which included weeks of extensive rotoscoping and compositing in the facility’s two Flame suites, plus a final colour grade, once the effects were complete. Geoff Ashenhurst, editor at Stealing Time, was charged with bringing the thousands of digital stills to life with director Bensimon.

Film Storici

Parecchi film storici di produzione europea della prima metà del ‘900 sono visibili integralmente online sul sito European Film Gateway. Al momento attuale sono 40.

L’iniziativa è realizzata nell’ambito del progetto Treasures from European Film Archives curato dall’Unione Europea.

Visto il successo che ha avuto un’altra iniziativa analoga, Europeana, di cui abbiamo già parlato, non possiamo che plaudere a queste aperture culturali della UE.

Film di ferragosto

Visto il tempo, abbiamo passato il ferragosto impegnati a guardare film e in altre attività di cui non vi faccio la recensione. Ecco alcuni dei film.

stacy

Stacy – The Attack of the schoolgirls Zombie – Naoyuki Tomomatsu – 2001
Japgore malato, sanguinolento e divertentissimo. Avete presente le studentesse giapponesi, quelle in camicetta bianca, gonnelline scozzesi e calzine bianche? Ecco. Di colpo queste graziose ragazzine muoiono inspiegabilmente per poi trasformarsi in zombies (chiamati Stacy).
È un po’ una parodia della Notte dei Morti Viventi, tanto che le squadre di eliminazione delle zombies si chiamano Romero Repeat Kill Troops
Smembramenti, mattanze e una storia d’amore fra un marionettista e una delle ragazzine zombie. Per menti malate come il sottoscritto.

electroma

Daft Punk’s Electroma è un film del 2006, diretto da Thomas Bangalter e Guy-Manuel de Homem-Christo, i Daft Punk. Vagamente fantascientifico. Privo di dialoghi, solo colonna sonora.
Due robot cercano di diventare umani mediante ogni mezzo. Non male.
hellevator The Bottled Fools (aka Hellevator, orig. Gusha no bindume) – Hiroki Yamaguchi – 2004
In un prossimo futuro l’umanità vive sottoterra e si sposta fra i piani grazie a grandi ascensori pubblici. Uno di questi, spostandosi, raccoglie una serie di sconcertanti personaggi, compresi due prigionieri (assassini psicopatici) con polizia al seguito. In seguito a una esplosione, l’ascensore si blocca e i prigionieri prendono il controllo della situazione…
Grande film. Non un horror e nemmeno un poliziesco con ostaggi, ma una storia con grande tensione. Assolutamente anormale e meravigliosamente claustrofobico.

Dark City – Alex Proyas – 1998
Fantascienza. Bellissimo film. Quasi un Matrix ante litteram.
John si risveglia e scopre con orrore che una donna è stata uccisa nel suo appartamento, ma lui non ricorda più nulla della propria vita, se non alcune immagini confuse. Scappa immediatamente dalla propria abitazione e tenta di ricostruire poco a poco il suo passato, mentre la polizia gli dà la caccia. Nel suo pellegrinaggio nella città scopre però degli strani avvenimenti: la notte ad esempio i palazzi cambiano forma e chiunque tranne lui in città cade in un sonno profondo. Solo alcuni strani individui vestiti di nero, da cui è inseguito, sembrano immuni al potere sovrannaturale che piega gli abitanti della cittadina al proprio volere…

Pistol Opera – Seijun Suzuki – 2001
Da vedere assolutamente.
Riporto la recensione di OffScreen che condivido:
Seijun Suzuki è un tranquillo signore di settantotto anni, con alle spalle una filmografia sterminata e un lungo periodo di inattività, interrotto solo negli anni ottanta. Pistol Opera è proprio una sorta di remake de La farfalla sul mirino, il film del 1967 che gli procurò l’esilio dall’industria del cinema giapponese, pur diventando uno dei suoi titoli più celebri e arrivando ad essere distribuito anche in Italia. È quasi impossibile rendere conto di quello che succede nel film, incentrato sulle gesta di Miyuki, “Gatta Randagia”, uno dei killer pronti a combattersi l’un l’altro per la supremazia all’interno di un clan: con una gamma di riferimenti che spazia dal kabuki a 007 e con un ritmo altalenante tra sospensioni e accelerazioni improvvise, Seijun Suzuki compone una sinfonia caleidoscopica di suoni e colori, in cui ogni angolo illuminato e ogni centimetro di surround acquista un valore preciso. Vertiginosamente stilizzato, violento e beffardo, Pistol Opera è un’esperienza sensoriale al limite dello stordimento, che suona come il monito sensazionale di un vecchio maestro pronto a ricordarci le infinite (e infinitamente trascurate) possibilità espressive della macchina cinema.

Dementia 13

Dementia 13 è un film horror scritto e diretto da Francis Ford Coppola nel 1963 che ora è disponibile su youtube con sottotitoli anche in italiano.

Apocalypse Now

apocalypse nowTornato un po’ tardi da Trento (dove piove), mi trovo catapultato in mezzo ad Apocalypse Now Redux (la versione del 2001), trasmesso sul terzo.

Non riesco mai a staccarmi da questo film quando lo vedo. Penso che sia uno dei film più potenti dell’intera storia del cinema. Credo di averlo visto ormai almeno 30 volte, non perché lo rimetta su continuamente (capita solo quando lo qualcun altro, tipicamente più giovane di me, lo vuol vedere), ma proprio perché non riesco a cambiare canale quando lo fanno in TV. Ormai so le battute a memoria.

La guerra del Vietnam non è stata solo storia per me. È iniziata quando avevo 10 anni ed è finita quando ne avevo 21. Sono andato a decine di funerali a quell’epoca. Padri e fratelli maggiori dei ragazzini americani con cui giocavo. Ho scritto altrettante lettere di partecipazione e condoglianze. Ho sentito i racconti di quelli che sono tornati, al punto da sognarmela.

Secondo me, la nuova versione del film, con tutte le scene che erano state tagliate nella versione precedente, non aggiunge un gran che al lavoro di Coppola, ma ha un pregio: lo rende più lungo e la storia del capitano Willard che risale il fiume su una PBR (una barchetta di plastica, peraltro ben armata) dall’assurdo nome in codice di “Street Gang”, ha bisogno di tempo.

Willard, risalendo il fiume in cerca di Kurtz, ad ogni passo, perde parte della sua umanità. I suoi compagni, uno dopo l’altro, perdono la vita, tranne uno che riesce ad astrarsi sufficientemente da restare vivo.

O forse no. Sono ancora indeciso.

Willard, risalendo il fiume in cerca di Kurtz, ad ogni passo, recupera parte della sua umanità andando oltre ogni convenzione sociale, ogni ipocrisia, ogni finta pietà, laggiù, dove Kurtz è già andato. La storia dei bambini vietnamiti vaccinati dagli americani a cui i vietcong tagliano il braccio vaccinato è tanto crudele quanto perfetta (“E allora ho capito che loro erano più forti di noi…”).
Willard matura il suo Cuore di Tenebra. Quello che, forse, sarebbe dovuto essere il vero titolo del film, come il romanzo di Joseph Conrad (uno dei più grandi scrittori in lingua inglese, che era, in realtà, polacco) da cui il film dice di essere “liberamente tratto” (così liberamente che in certi punti sono uguali perfino le battute).

Comunque, è solo per questo che alla fine riesce ad uccidere Kurtz. E quando esce, per tutti è il nuovo Kurtz secondo una consuetudine tribale che ha salde radici nella parte rettiliana del nostro cervello, largamente usata nei romanzi e nel cinema (e.g. “Chi uccide un capo Necromonger diventa il nuovo capo Necromonger”, The Chronicles of Riddick).

Ma Willard sfugge alla regola. Recupera Lance, l’unico sopravvissuto ormai perduto in un suo mondo allucinato, risale sulla PBR e punta la prua, dove?? Ridiscende il fiume tornando alla pseudo-civiltà che lo aveva spedito ad uccidere un colonnello dei berretti verdi, un suo compatriota, perché “I suoi metodi sono … malsani”, oppure si dirige contro corrente, verso la sorgente del fiume, verso il nulla?

Infine, due parole su RAI3 che riesce ad avere qualche sprazzo di intelligenza, ma per il resto si allinea alla spazzatura imperante.
Vi sembrerà un discorso inutile, ma, per me, vedere la pubblicità in questo film è come imbattersi in una merda in mezzo a una mostra di Kandinsky e non merda d’artista, ma merda e basta. L’idea, poi, di piazzarci in mezzo il TG testimonia della bassa considerazione, non solo del film, ma soprattutto del pubblico.
E alla fine, come ormai fanno tutti, niente più titoli di coda.