Addio Norman Mailer

armies of night Il fine ultimo dell’arte è intensificare e se necessario, esasperare la coscienza morale della gente.
[Western Review No. 23 (Winter 1959)]

Con la fierezza dell’artista, devi sempre suonare la piccola tromba della tua sfida contro le mura di ogni potere che esiste.
[The Eternal Adam and the New World Garden (1968)]

In un matrimonio ci sono quattro fasi. Dapprima c’è la festa, poi il matrimonio, poi i figli e infine la quarta fase senza la quale non puoi dire di conoscere una donna: il divorzio.
[News summaries (31 December 1969)]

L’orrore del XX° secolo è la dimensione di ogni nuovo evento e la pochezza della sua risonanza.
[A Fire on the Moon (1970)]

Ho sentito qualcosa muoversi verso l’omicidio dentro di me. Mi sono sentito come un fuorilegge, un fuorilegge psichico, e mi piaceva…
[Dichiarazione dopo il rifiuto di pubblicare The Deer Park a causa di sei righe che non ha voluto rimuovere (1985)]

Cell

CellNella bolgia dei libri d’autunno, la mia bolgia, perché l’autunno è un momento in cui compro molti libri, soltanto adesso sono riuscito a leggere questo Cell di Stephen King.
King ha immaginazione. E non costringendosi entro le mura della realtà, la sua immaginazione può creare paesaggi affascinanti e/o terrorizzanti.

In Cell, un segnale trasmesso simultaneamente su tutta la rete dei cellulari spazza via in un istante qualsiasi substrato culturale dal cervello di chi fa una chiamata, riducendolo agli istinti primordiali: uccidere e sopravvivere. Una colossale formattazione gobale.
Naturalmente, data la diffusione di questi malefici oggetti, l’umanità rimasta tale è in minoranza e costretta a nascondersi e a spostarsi di notte per sfuggire all’aggressività dei “phoners”, i quali, però, non rimangono a lungo a questo livello neanderthaliano. Si scopre in breve che quello che hanno subito è stato un reboot, una ripartenza con un programma nuovo. Comunicano per via telepatica, si riuniscono in stormi, come gli uccelli che si muovono in gruppi sincronizzati, apparentemente senza comunicazione alcuna.

In questo caos, si muove il protagonista, come al solito, in King, un alter ego dell’autore (stavolta non è un romanziere del Maine, ma un fumettista del Maine) il cui scopo è attraversare il paese per raggiungere e sperabilmente salvare il figlio, un ragazzino di 10 anni, probabilmente ormai un phoner integrale, mentre quel che resta dell’umanità normale viene indirizzata verso una zona in cui non c’è campo.
Ma il cuore del romanzo non è la resistenza al cambiamento e nemmeno la ricerca della salvezza. Sono loro, i phoners. Una nuova umanità creata per via tecnologica, una nuova razza.

Un romanzo simpatico, facile e a tratti affascinante, di cui si possono dare innumerevoli interpretazioni, dall’apocalittico all’integrato.
Ma anche se non viaggia sulla rete dei cellulari, non possiamo fare a meno di notare che un segnale capace di riformattare il cervello esiste già e si chiama televisione.

Alla nuova luna

Una poesia di Quasimodo (da “La terra impareggiabile”, 1958) scritta in occasione del lancio dello Sputnik-I, prima Luna artificiale.

Alla nuova Luna

In principio Dio creò il cielo
e la terra, poi nel suo giorno
esatto mise i luminari in cielo,
e al settimo giorno si riposò.
Dopo miliardi di anni l’uomo,
fatto a sua immagine e somiglianza,
senza mai riposare, con la sua
intelligenza laica,
senza timore, nel cielo sereno
d’una notte d’ottobre,
mise altri luminari uguali
a quelli che giravano
dalla creazione del mondo. Amen.

Il soccombente

cover
Sebbene legga molto, sono sempre stato restio a scrivere di libri perché c’è già tanta gente che lo fa, probabilmente meglio di me. Ogni tanto, però, ci pensavo. Adesso ci provo con un libro che affonda le sue radici nella musica, o almeno in un certo modo di vedere la professione di esecutore, anche se in realtà di musica si parla ben poco.
Ho da poco terminato Il soccombente di Thomas Bernhard, scritto nel 1983 e pubblicato da Adelphi.

Un libro profondo e nello stesso tempo uno dei più deprimenti che abbia mai letto.
La trama ruota intorno ad un semplice, ma cruciale evento: a un corso tenuto da Horowitz a Salisburgo nel 1953 si incontrano e fanno amicizia tre giovani pianisti. Due sono brillanti e promettenti. Il terzo è Glenn Gould: qualcuno che non brilla e non promette, perché è.
Da quel momento la vita dei primi due rotola inesorabilmente verso la tragedia.
I due si trovano a frequentare come loro pari un genio che suona lo stesso strumento in un modo per loro inarrivabile. La grandezza di Gould è troppo per essere sopportabile e le loro menti, che sembravano essere quelle di due giovani musicisti avviati a una brillante carriera, non reggono il confronto con colui che è, forse, il più importante virtuoso del pianoforte del secolo scorso.
Come artisti, essi miravano all’eccelso, con in testa quell’ideale romantico di tracciare i confini della perfezione che è il sogno impossibile di molti giovani esecutori e che, per loro, prima di quell’incontro, sembrava quasi raggiungibile.
Invece quell’esperienza rivela la loro fragilità, l’incapacità di accettare i propri limiti che si manifesta dapprima con l’abbandono dell’attività musicale e il rifiuto assoluto di avvicinarsi ancora allo strumento e infine con l’atto estremo del più debole dei due – il soccombente, appunto – che non riesce a concepire il sopravvivere a Glenn Gould, sorpreso da un ictus al pianoforte mentre suonava, forse, le sue Variazioni Goldberg.

L’intera storia è raccontata dall’unico superstite in un modo non lineare, per cui la trama non è l’elemento portante (ed è per questo che mi sono permesso di raccontarla). La prosa non facile ma profonda di Bernhard, in un flusso da subito ininterrotto, descrive invece la tragedia del non riuscire ad essere, di fronte a qualcuno che, invece, è. E, nota bene, forse non è così per suo merito (nonostante l’indiscutibile impegno di Gould che passava al piano l’intera giornata e parte della notte, dormendo pochissimo), quanto piuttosto per grazia ricevuta.
Vi si trovano inoltre le tematiche care a Bernhard: l’autodistruzione e l’invettiva contro Salisburgo.
Personalmente, nonostante non fosse nelle intenzioni dell’autore, ci vedo anche una dimostrazione dei nefasti effetti dell’ideale romantico in musica. I due giovani, infatti, sarebbero sicuramente diventati degli ottimi pianisti se solo fossero stati in grado di abbandonare quella tensione verso l’assoluto, responsabile ultima della loro autodistruzione.

Libri autunnali

Ieri ero di buon’umore e sono andato a comprare i libri per sopravvivere in autunno (per di più è ricominciato il calcio… non si può vivere…).
Stranamente sono tutti romanzi (di solito leggo anche saggi).
Vi metto anche qualche nota di copertina.
Da quale inizio?

  • Andrei Kurkov – I pinguini non vanno in vacanza
    Sulle reazioni dei russi al crollo dell’Unione Sovietica
    I pinguini sono animali programmati per vivere in gruppo.
    Anche i sovietici erano animali collettivi.
    Poi il crollo…
  • J.G. Ballard – Il mondo sommerso
    Ricercatori e scienziati perlustrano intere città sommerse in seguito allo scioglimento delle calotte polari causato dal riscaldamento globale. Fantascienza, per ora. Ma è del 1962.
    Uno dei pochi libri di Ballard che non mi ricordo e che quindi forse non ho letto
  • Kenzaburo Oe – Il salto mortale
    I personaggi fanno parte di una setta millenarista a Tokyo. Dio, terrorismo, sesso, creatività, futuro.
  • David Foster Wallace – Oblio
    Otto racconti. Indipendentemente dalla trama, DFW è bravo da morire.
  • Ilja Stogoff – Boys don’t cry
    Da San Pietroburgo a Kuala Lampur. Romanzo di non formazione. Risse e sesso orale a 30° sotto zero.
  • Luke Rhinehart – L’uomo dei dadi
    Uno psicanalista manda a puttane una vita ordinata e si affida al caso prendendo decisioni sulla base del lancio dei dadi.
  • Kawabata Yasunari – Bellezza e tristezza
    Ognuno dei personaggi appare dominato da un’idea ossessiva e su tutti incombe un presagio di tempesta…
    Ormai un classico. L’ho letto da piccolo (Kawabata si è suicidato del 1972), ma mi piace l’idea rileggerlo da grande.
  • David Foster Wallace – Infinite Jest
    Un libro di 1300 pagg. che in gran parte ho già letto, ma non era mio. Adesso è uscito in economica.
  • Neal Stephenson – Snow Crash
    Già letto, ma in prestito. Mi piace averlo.

reality and madness, time and death, sin and salvation

philip k dickSul New Yorker, Adam Gopnik, lui stesso scrittore, pubblica una bella celebrazione di Philip K. Dick, lo scrittore che, secondo Ursula K Le Guin, “ci intrattiene parlando di realtà e pazzia, tempo e morte, salvezza e peccato”.
E anche quello che, in certi giorni, mi permette di dire che “mi sento come in un romanzo di Philip Dick”.

In the current issue of the New Yorker, Adam Gopnik has a beautiful essay celebrating the surrealist science fiction author Philip K. Dick.

Libri Liberi – Free Books

Per chi legge l’inglese, segnaliamo alcuni libri di vario genere distribuiti con licenza Creative Commons, che si possono liberamente scaricare da internet in vari formati (pdf, postrscript, html).
In genere, nello stesso sito, si può anche ordinare il libro stampato.
Ovviamente si tratta di libri recenti. I classici sono disponibili da tempo su Project Gutenberg, Free-Books, Liber-Liber,
Classici Stranieri e altri.

Here are some books published under a Creative Commons license and freely available on the net.
Often you can also order a printed copy from the same site.
Of course, this are new books. The classics are all available from Project Gutenberg, Free-Books and other sites.

from : classicistranieri.com

Canti di Innocenza e di Esperienza

Tyger
I Canti di Innocenza e di Esperienza di William Blake (28 novembre 1757 – 12 agosto 1827), poeta e artista visionario inglese possono essere scaricati liberamente da Project Gutenberg o ascoltati all’Internet Archive grazie a Librivox.

The Songs of Innocence and ExperienceWilliam Blake (November 28, 1757 – August 12, 1827) was an English poet, visionary, painter, and printmaker. Largely unrecognized during his lifetime, Blake’s work is today considered seminal and significant in the history of both poetry and the visual arts. He was voted 38th in a poll of the 100 Greatest Britons organized by the BBC in 2002.
You can freely download The Songs of Innocence and Experience from Project Gutenberg or listen in audio form from Librivox at the Internet Archive.

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Ascolta / Listen to
The Tyger
Read by: Gord Mackenzie

The Tyger


Tyger ! Tyger! Burning bright
In the forests of the night,
What immortal hand or eye
Could frame thy fearful symmetry?

In what distant deeps or skies
Burnt the fire of thine eyes?
On what wings dare he aspire?
What the hand dare seize the fire?
And what shoulder, and what art,
Could twist the sinews of thy heart?
And when thy heart began to beat,
What dread hand? And what dread feet?

What the hammer? What the chain?
In what furnace was thy brain?
What the anvil? What dread grasp
Dare its deadly terrors grasp?

When the stars threw down their spears,
And water’d heaven with their tears
Did he smile his work to see?
Did he who made the Lamb make thee?

Tyger! Tyger! Burning bright
In the forests of the night,
What immortal hand or eye,
Dare frame thy fearful symmetry?

La Tigre
traduzione di G.Ungaretti


Tigre! Tigre! Divampante fulgore
Nelle foreste della notte,
Quale fu l’immortale mano o l’occhio
Ch’ebbe la forza di formare la tua agghiacciante simmetria?

In quali abissi o in quali cieli
Accese il fuoco dei tuoi occhi?
Sopra quali ali osa slanciarsi?
E quale mano afferra il fuoco?
Quali spalle, quale arte
Poté torcerti i tendini del cuore?
E quando il tuo cuore ebbe il primo palpito,
Quale tremenda mano? Quale tremendo piede?

Quale mazza e quale catena?
Il tuo cervello fu in quale fornace?
E quale incudine?
Quale morsa robusta osò serrarne i terrori funesti?

Mentre gli astri perdevano le lance tirandole alla terra
e il paradiso empivano di pianti?
Fu nel sorriso che ebbe osservando compiuto il suo lavoro,
Chi l’Agnello creò, creò anche te?

Tigre! Tigre! Divampante fulgore
Nelle foreste della notte,
Quale mano, quale immortale spia
Osa formare la tua agghiacciante simmetria?

LibriVox

lapide

Per chi ama la poesia in lingua originale, segnalo LibriVox, un sito il cui sottotitolo dice tutto: acoustical liberation of books in the public domain.
LibriVox offre un vasto catalogo di letture di testi i cui diritti sono ormai scaduti. La maggior parte è in inglese perché sono loro ad avere questa bella tradizione del reading poetico. Ma non c’è solo poesia, anche romanzi, saggi e testi di tutti i tipi.

From LibriVox
Henry Wadsworth Longfellow – The Siege of Kazan – Read by: Peter Yearsley


Black are the moors before Kazan,
And their stagnant waters smell of blood:
I said in my heart, with horse and man,
I will swim across this shallow flood.
longfellow
Under the feet of Argamack,
Like new moons were the shoes he bare,
Silken trappings hung on his back,
In a talisman on his neck, a prayer.

My warriors, thought I, are following me;
But when I looked behind, alas!
Not one of all the band could I see,
All had sunk in the black morass!

Where are our shallow fords? and where
The power of Kazan with its fourfold gates?
From the prison windows our maidens fair
Talk of us still through the iron grates.

We cannot hear them; for horse and man
Lie buried deep in the dark abyss!
Ah! the black day hath come down on Kazan!
Ah! was ever a grief like this?

The Last Messages (1000 SMS)

smsA novel whose narrative consists entirely of mobile phone text messages has been published in Finland.
“The Last Messages” tells the story of a fictitious information-technology executive in Finland who resigns from his job and travels throughout Europe and India, keeping in touch with his friends and relatives only through text messages.
His messages, and the replies — roughly 1,000 altogether — are listed in chronological order in the 332-page novel written by Finnish author Hannu Luntiala. The texts are rife with grammatical errors and abbreviations commonly used in regular SMS traffic.
Hard work for translators.

Questo è il materiale di cui è composto il nuovo romanzo dello scrittore finlandese Hannu Luntiala.
“The Last Messages” racconta la storia di un funzionario di una compagnia informatica finlandese che lascia il proprio lavoro e viaggia attraverso l’Europa e l’India, mantenendosi in contatto con amici e parenti soltanto via SMS.
I suoi messaggi e le relative risposte, in totale circa 1000, sono riportati in ordine cronologico nelle 332 pagine del romanzo così come sono, con errori, locuzioni gergali e abbreviazioni.
Sarà dura per i traduttori.

From Yahoo News

Era una notte buia e tempestosa

This is about a site inspired to an italian book called “Era una notte buia e tempestosa” (It Was A Dark And Stormy Night). The first words of the Snoopy’s romance become the title of a book that collects the first words from 1430 famous books.
Now there is a site called “Incipit” that collects the incipit of 3197 books, many in original language with italian translation.

Anni fa mi sono molto divertito con un libro dall’improbabile titolo di “Era una notte buia e tempestosa” (chi si ricorda Snoopy?), che altro non era che una raccolta di 1430 incipit di altrettanti romanzi (per chi fosse interessato al libro, i curatori sono Papi e Presutto, l’editore Baldini Castoldi, collana Le formiche, prezzo circa € 12).
Qualche giorno fa Nicola mi ha segnalato un sito chiaramente ispirato a quel libro: “Incipit” raccoglie le prime parole di 3197 opere letterarie di 1294 autori, molte delle quali in lingua originale con traduzione a fronte.

Qual’è il vostro incipit preferito? Il mio resta sempre “Call me Ishmael!” (anche se l’incipit di “Le Due Città”, pur di altro tipo, è incredibile).
E i finali? Nessuno ha pensato a raccogliere l’ultimo periodo dei romanzi? Così di brutto mi viene in mente il finale più definitivo possibile: “Inutile aggiungere una sola parola”, Kerouac, Big Sur.

Tomba di Oggi, 30/11

wilde
Da morto come da vivo, Oscar Wilde si fa notare.
La sua tomba è opera dello scultore americano Jacob Epstein ed è stata eretta 3 anni dopo la sua morte (avvenuta il 30/11/1900 in un hotel di Parigi) quando i suoi resti sono stati traslati nel prestigioso cimitero parigino di Père Lachaise dalla loro sede originaria (Bagneaux).
La parte sotto la scultura è segnata da molte impronte di labbra con rossetto, presumibilmente non tutte femminili. Sembra sia una consuetudine.

Di Wilde si ricordano migliaia di aneddoti, ma uno dei più simpatici, a mio avviso, è questo: quando, durante una cena, gli fu chiesto di fare un breve discorso sullo stato della letteratura, si alzò e disse

Signori, la letteratura versa in pessime condizioni: Omero è morto, Shakespeare è morto e anch’io non mi sento molto bene.

La vita umana è breve ma io vorrei vivere sempre

mishima
36 anni fa, in questo giorno, Mishima Yukio (三島 由紀夫, pseudonimo di Hiraoka Kimitake), dopo aver consegnato al suo editore l’ultimo volume della tetralogia “Il mare della fertilità” (豊穣の海 – Hōjō no Umi) e scritto la bellissima frase che dà il titolo a questo post, andò a suicidarsi seguendo l’antico rituale del seppuku.
Con i suoi seguaci del Tate-no-kai (Associazione dello scudo), occupò il Quartier Generale Ichigaya dell’armata dell’est e arringò la folla leggendo il suo “Manifesto”, un proclama di sollevazione diretto ai membri dell’esercito giapponese, affinché lo spirito nipponico si risollevasse nelle sue tradizioni, nella sua combattività, per ridare all’imperatore il ruolo che gli era stato tolto e per restituire al Giappone la dignità perduta con la sconfitta subita alla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Deriso e schernito dagli ufficiali presenti, Mishima, il samurai, una volta rientrato, tolse con calma la giacca e la camicia dell’uniforme, si slacciò i pantaloni ed assunse la posizione di seiza, ovvero si inginocchiò a terra. Poi prese la spada corta, e fece harakiri. Si tagliò l’addome secondo la tradizione dei samurai. Tutto era già stato predisposto. Aveva anche già scelto il suo Kaishaku, ovvero il suo “secondo”, colui che per mettere fine alle sue sofferenze dopo l’harakiri avrebbe dovuto decapitarlo con un solo colpo di spada. Il suo secondo era il fido Morita, che però fallì il taglio per ben tre volte. Il coraggio del suo Maestro non scorreva altrettanto forte in lui. Mishima fu decapitato alla fine da Hiroyasu Koga. Morita tentò di seguire il suo Maestro almeno nell’effettuare harakiri. Anche qui, però, il coraggio gli mancò. Riuscì ad infliggersi solo una ferita superficiale all’addome, ma fu quello che bastò a Koga per adempiere al suo ruolo di Kaishaku anche su di lui. Lo decapitò senza esitazione.

Questa descrizione di un gesto che colpì l’intero Giappone (in buona parte tratta da un bell’articolo di Elisabetta Garboni) rivela una delle due facce di Mishima, quella del samurai, di un samurai oppresso dalla vergogna dell’esonero dal servizio militare per sintomi di tbc, che gli aveva impedito di combattere per il Giappone, mentre i suoi amici morivano nella seconda guerra mondiale.
Poi esiste l’altra, quella dello scrittore dallo stile ricercato e prezioso, introspettivo, ma in certi frangenti, caratterizzato anche da una tenerezza infinita, da grande sensibilità e da una profonda malinconia. Era la faccia che amavo quando lo leggevo da giovane e che mi sembrava in totale contraddizione con il suo essere guerriero.
In realtà, dopo aver visto qualcosa (ma sempre troppo poco) della realtà giapponese, posso intuire quanto la difficile fusione fra questi due aspetti e la tensione che ne risulta costituiscano una delle chiavi per la comprensione del Giappone, sospeso fra tradizione e modernità, fra il fiore di ciliegio e il samurai.

Tomba di Oggi, 22/11

kennedy
Giornata storica oggi.
L’omicidio Kennedy. Mi ricordo bene quando è successo. Avevo 9 anni e giocavo a casa di qualche amichetto americano (famiglie di militari di una caserma che c’era qui vicino). Improvvisamente dalla TV, che già allora era sempre accesa, scompaiono i cartoni e arriva uno speaker con la faccia seria. Io non capivo niente, ma tutti si sono precipitati ad ascoltare. Scene di panico. Qualche bambino si mette a piangere…
Poi ricordo bene anche il film in super-8 di Zapruder che girava su tutte le TV, anche sulla nostra. E improvvisamente, dopo averlo visto un tot di volte, ho realizzato che quello era un omicidio vero! Era il primo che vedevo.
Oggi, con le tecniche digitali, mettendo a confronto le migliori copie esistenti con il filmato originale, e facendo una vera e propria operazione di restauro, gli esperti dei National Archives sono riusciti a ricavare una versione completa, ricca di particolari e di informazioni, che permettono di concludere che Kennedy è stato ucciso da più killer e che la teoria dell’assassino solitario sostenuta dalla Commissione Warren non ha validità scientifica.
Qui, the Kennedy Assassination page.
Notare che, solo 2 giorni dopo, tutti abbiamo potuto assistere a un altro omicidio in diretta (Lee Harvey Oswald).
Kennedy riposa nel Cimitero Nazionale di Arlington, Virgina.

Poi ci sono due scrittori: Jack London e Anthony Burgess (Arancia Meccanica e molti altri libri). Uno dei miei preferiti. Purtroppo non ho la foto della sua tomba.

Tomba di Oggi, 20/11

tolstoi
Oggi, fra i miei preferiti, è morto solo Tolstoi (a parte Mr. Tranquilino Luna, politico americano di fine ‘800, che ha un nome così buffo che vale la pena citarlo).
Comunque la tomba di Leo merita. È nella sua casa, a Yasnaya Polyana, in Russia.