Il solito Anablog, specializzato in musica analogica ormai fuori catalogo, pubblica Le Voile D’Orphée, composta da Pierre Henry nel 1953.
Si tratta della prima versione, di 27 minuti. Nel 1958, infatti, venne prodotta una seconda versione, più breve (circa 15′), utilizzata nel balletto di Maurice Bejart “Orpheus”.
Questo brano è uno dei più rappresentativi della prima musica concreta, basata su filtraggi, cambi di velocità e montaggi di nastri.
Qui Henry tratta i suoni concreti in modo quasi sinfonico. A circa 50 anni di distanza, questa musica conserva intatto il senso di mistero che la ispirava.
Dal sito dell’AvantGarde Project si possono scaricare entrambe le versioni del brano in formato flac (compressione senza perdita).
Maybe someone remember this 1973 vinyl (now out of print) called Tibetan Bells by Henry Wolff and Nancy Hennings.
Not so deep from a composer’s point of view but beautiful sounds.
Non so se qualcuno di voi ricorda questo vinile del 1973 ormai fuori catalogo, fatto tutto con campane tibetane e firmato Henry Wolff and Nancy Hennings.
Compositivamente debole, ma gran suono.
from Henry Wolff and Nancy Hennings – Tibetan Bells (1973)
Sul sito di Sakamoto trovate Chain Music, una catena musicale fra vari artisti mantenuta in vita finché continua la guerra in Iraq.
Sakamoto scrive:
In March, 2003, when the US invaded Iraq, I felt that I had to advocate peace over war, so I started this little web project.
Even though the 100,000-plus Iraqi civilian and the 3,000-plus US military lives lost to date can’t be brought back, I want to keep this project alive and open until the war has ended, until peace comes to Iraq.
The idea is to chain musical pieces from one artist to another, like a chain letter.
The purpose is to musically mark the passage of time that Iraq is in a state of war, to mark the steps to peace, to take each day that there is war and build a musical memorial to the desire for peace as well as to mark off the time of war.
So far 22 artists have contributed their musical pieces, adding on to the existing work vertically as well as horizontally, overlaying or extending the existing creation.
There are no rules how to contribute musically, except that the contributor must not eliminate any of the existing music as he or she adds to it, because the existing music is the result of the artistic contribution of the other artists.
Att.ne: il file, si ascolta in linea via flash, ma il caricamento è molto lungo perché il tutto ormai dura 54 minuti. Dovete premere start perché inizi il caricamento. Meglio scaricare l’MP3. Warning: the file is a flash audio/video stream 54 minutes long and it takes a lot to load. Must press start to load. Better download the MP3.
faune & seis tormentas together in this release titled “zone de guerre” (2006) for the netlabels unshell records and pathmusick by Alex Cortex.
faune e seis tormentas insieme in questo “zone de guerre” del 2006 per le netlabel unshell records e pathmusick di Alex Cortex.
Trovo affascinanti queste fasce sonore composte di pochissimi elementi in perpetuo loop, quasi un residuo di qualcosa che è già stato a cui noi non abbiamo assistito e di cui non sappiamo nulla.
In effetti questa situazione mi ricorda un po’ Stalker, non tanto il film di Tarkovskij, quanto il racconto da cui è tratto: quel Picnic sul ciglio della strada (1971) dei fratelli Arkadi e Boris Strugackij
Come dopo un picnic sul ciglio della strada, a metà del viaggio fra una galassia e l’altra, gli extraterrestri hanno mollato i propri avanzi sul prato. “Avanzi” che hanno cambiato radicalmente leggi fisiche e natura di quei luoghi..
The Well-Tuned Piano (iniziato nel 1964, eseguito in prima assoluta a Roma nel 1974 e in fondo sempre in progress) è l’opus magnum di La Monte Young, il lavoro in cui molte delle sue teorie si cristallizzano e prendono forma.
Un pianoforte, il vecchio Bosendorfer dello stesso La Monte Young accordato secondo una delle possibili varianti della scala naturale (just intonation) assume sonorità molto particolari. L’accordatura esatta rimase segreta per 27 anni, fino a quando, nel 1991, Kyle Gann ne decodificò 10 note su 12 usando un computer, un DX7 e un CD player.
Perché solo 10? Perché una nota (il SOL#) non viene mai utilizzata e un’altra, il DO#, appare solo una volta in più di 5 ore di esecuzione. Comunque, a questo punto, l’accordatura venne resa nota e risultò essere come segue (riporto la tabella dal link di cui sopra, aggiungendo una riga):
Notes:
Eb
E
F
F#
G
G#
A
Bb
B
C
C#
D
Ratios:
1/1
567/
512
9/8
147/
128
21/
16
1323/
1024
189/
128
3/2
49/
32
7/4
441/
256
63/
32
Cents:
0
177
204
240
471
444
675
702
738
969
942
1173
Temp Cents:
0
100
200
300
400
500
600
700
800
900
1000
1100
Come si può notare osservando la linea “Cents”, che rappresenta l’accordatura delle singole note espresse in centesimi di semitono (100 cents = 1 semitono temperato), le differenze con l’accordatura temperata (quella comunemente usata, espressa nella linea “Temp Cents”) sono notevoli. Praticamente soltanto la 5a e la 2a maggiore sono invariate.
Vale la pena di ricordare che l’accordatura naturale (just intonation) si ottiene trasponendo all’interno dell’ottava gli armonici naturali. Il punto è che la maggior parte delle note si possono ottenere partendo da parecchi armonici, con intonazione leggermente diversa. La scelta determina la qualità della scala e il grado di frizione degli accordi costruita su di essa.
La sonorità della scala naturale, comunque, è migliore rispetto alla scala temperata (più naturale, appunto). Il prezzo da pagare, però, è immenso, almeno dal punto di vista della musica occidentale: funziona bene solo in una, massimo due tonalità. Addio alle modulazioni, che invece sono una pratica fondamentale nella nostra musica.
In questo estratto di alcuni minuti (sulle quasi 6 ore dell’opera), tratto dalla sezione iniziale, si può sentire come La Monte Young la utilizzi per costruire dapprima armonie ripetitive e poi nuvole di suoni a pedale quasi sempre premuto, dando vita a una serie infinita di risonanze che avvolgono l’intera trama.
Il giorno in cui qualcuno si laurea con una tesi su John Cage seguita e ispirata dal sottoscritto deve essere celebrato, per cui mettiamo questo post.
All’inizio del 1947 John Cage scrisse The Seasons, un Balletto in un atto pensato per la compagnia di Merce Cunningham che la portò in scena nello stesso anno con scene e costumi di Isamu Noguchi.
Il brano prende la forma di una suite in 9 movimenti: Prelude I – Winter – Prelude II – Spring – Prelude III – Summer – Prelude IV – Fall – Finale (Prelude I).
Si tratta di una composizione dolce e lirica che, come le Sonate e Interludi e lo String Quartet, si ispira, concettualmente, all’estetica indiana nella quale l’inverno è visto come uno stato di quiete, la primavera come creazione, l’estate come conservazione e l’autunno come distruzione.
È uno di quei pezzi in cui Cage tenta di “imitare il modo di procedere della natura”, altra idea tratta dalla filosofia indiana e il brano, pur nella sua complessità ritmica, ha un andamento ciclico, con la fine che equivale ad un nuovo inizio. Così anche Cage, come altri compositori, ha le sue stagioni in cui le cose nascono, crescono, mutano e si distruggono, ma qualche volta ritornano.
In realtà The Seasons esiste in due versioni. Quella per piano solo venne composta per prima e in seguito Cage la orchestrò con l’aiuto di Lou Harrison and Virgil Thomson.
Qui potete ascoltare lo stesso estratto (Prelude I e Winter) in entrambe le versioni e apprezzare le differenze di uno stesso testo affidato prima alla concentrazione monotimbrica del pianoforte in cui, proprio per questo, l’interprete deve giocare su sottili sfumature coloristiche e poi alla pluralità di suoni dell’orchestra, più ricca, ma anche meno definita dal punto di vista ritmico e armonico.
John Cage – The Seasons (1947)
solo piano version – Margaret Leng Tan, pianoforte
orchestral version – BBC Symphony Orchestra conducted by Lawrence Foster
Difficile scrivere poche righe su La Monte Young.
Nato nel 1935, considerato come uno dei primi minimalisti e celebrato dalla suddetta scuola, sebbene formalmente abbia molto poco in comune con compositori come Glass e Reich, i suoi lavori sono considerati fra i più importanti e radicali nel panorama dell’avanguardia post-bellica e sperimentale.
Ispiratore del gruppo Fluxus, le sue composizioni concettualmente minimali investono la stessa definizione di musica. Molti dei suoi pezzi, infatti, sono costituiti da un eterno bordone.
Ricordo che, nella mia ormai lontana gioventù, 8) rimasi colpito da una sua partitura costituita unicamente da due note in 5a (mi pare SI e FA#), con la scritta “to be held for a long time”. Probabilmente il brano più lungo con la partitura più corta mai composto.
Rimasi anche colpito da una sua riflessione che investiva la nostra considerazione del tempo:
Se un giro di blues dura 12 battute, perché non può durare 12 giorni? 4 giorni in DO, 2 giorni in FA…..
Autore del Well Tuned Piano (il pianoforte ben temperato), un’opera monumentale per piano solo accordato secondo la scala naturale (just intonation), la cui durata in alcune esecuzioni supera le 6 ore ed è documentata in una edizione in 5 CD da Grammavision (e poi in DVD per la sua etichetta Just Dreams), è stato un pioniere dello studio degli effetti generati da intervalli musicali naturali mantenuti a lungo e insieme con Marian Zazeela ha realizzato una serie di Dream Houses, ambienti in cui si combinano i suoi tappeti di onde sinusoidali in just intonation con le sculture di luce in forme simmetriche e quasi calligrafiche di Zazeela.
Ha anche studiato musica classica indiana con Pandit Pran Nath a cui è dedicato questo brano composto unicamente da un bordone di tampura e messo in linea da AnaBlog.
È lungo e sempre uguale e ricordate, se un suono non vi piace è perché non l’avete ascoltato abbastanza.
Parte di una performance di 19 minuti di Christian Fennesz e Ryuichi Sakamoto in laptop duo + chitarra tenutasi alla Sala Santa Cecilia in Roma il 28 Novembre 2004.
Peccato che questo assaggio finisca brutalmente dopo 4 minuti, proprio quando comincia a diventare emozionante.
L’intera performance è distribuita in EP dalla netlabel Touch Tone.