Gli esempi contenuti in questa pagina mostrano chiaramente l’aumento della compressione e del volume portato fin oltre il limite del clipping, di cui abbiamo parlato qui.
Il titolo è chiaro: “The Death Of Dynamic Range”.
A quanto sembra, ormai la musica pop viene mixata e compressa nello stesso modo della pubblicità: range dinamico quasi nullo e alto volume fisso stabile nel tentativo di bucare la radio.
Lo stesso articolo rileva anche un’altra cosa interessante: a volte lo stesso pezzo viene compresso in modo diverso per il mercato occidentale rispetto a quello asiatico, il che suggerisce che si prenda in considerazione qualche parametro a me sconosciuto (il livello medio delle radio? le abitudini del pubblico?) nella realizzazione del master. Ma, pensandoci, potrebbe anche essere un caso: un tecnico di masterizzazione diverso che interpreta secondo il suo giudizio le istruzioni della dirigenza.
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Un problema di deciBel?
Recentemente è apparsa una lettera aperta di un executive dell’industria musicale che ha sollevato un caso. Questo signore, tale Angelo Montrone, è il vice presidente del dipartimento A&R (Artists & Repertoire) della One Haven Music, che fa parte della Sony.
In breve, lui lamenta l’eccesso di compressione e di riempimento, con conseguente incremento di volume, nelle incisioni attuali, rispetto, per es., a quelle degli anni ’80. Il tutto condurrebbe a un eccessivo affaticamento dell’orecchio, che comporterebbe una prematura sensazione di stanchezza degli ascoltatori.
Cito un estratto:
There’s something . . . sinister in audio that is causing our listeners fatigue and even pain while trying to enjoy their favorite music. It has been propagated by A&R departments for the last eight years: The complete abuse of compression in mastering (forced on the mastering engineers against their will and better judgment).
Fra le altre prove, porta due incisioni dello stesso gruppo, Los Lonely Boys, a vari anni di distanza. Ascoltate i Lonely Boys vari anni fa e oggi. Notate che effettivamente le canzoni sono simili, ma l’arrangiamento attuale è molto più pieno e il livello medio è più alto.
La cosa mi ha incuriosito perché anch’io a volte ho questa sensazione.
Ci sono due modi di misurare l’ampiezza di un suono (quello che viene generalmente chiamato volume): l’ampiezza di picco e l’ampiezza RMS.
Il primo misura l’ampiezza istantanea dei picchi, cioè i punti con il volume più alto che però hanno durata minima. Fisiologicamente il dato è importante perché sono proprio i picchi improvvisi molto alti che possono provocare danni al timpano (il meccanismo difensivo del timpano, infatti, impiega circa 1/10 di secondo per entrare in azione).
Il secondo, invece, è una media che ha senso su lunghe durate (anche 1 minuto o più). Dal punto di vista fisiologico, un alto livello di ampiezza RMS affatica il sistema uditivo. Chiaramente è quest’ultimo che viene tirato in ballo da Mr. Montrone.
Trattandosi di CD, cioè di cose che non hanno un volume assoluto perché dipendono dall’amplificazione, tutte le misurazioni si fanno rispetto rispetto al massimo teorico del CD, che è uguale per tutti i dischi ed è la massima ampiezza possibile usando 16 bit, lo standard del CD audio.
Di conseguenza, si misura la distanza dal massimo possibile, definito come 0 dB. Si guarda, cioè, quanto l’incisione ha saturato l’ampiezza disponibile e per quanto tempo.
A questo punto, sono partite le misurazioni. Si è scoperto che, nella seconda metà degli ’80, l’ampiezza media (RMS) dei dischi di pop music era intorno ai -15 dB, cioè 15 deciBel sotto il massimo possibile. Attualmente, invece, la media si è alzata a valori he vanno da -12 a -9 dB, cioè l’incisione è molto più saturata (pensate che una differenza di 6 dB equivale al doppio).
Le mie misurazioni confermano questa tendenza. Bisogna considerare che io non ho molti dischi recenti e che in ogni caso i miei gusti sono un po’ particolari. Le cose più normali che ho sono i King Crimson o Peter Gabriel, mentre servirebbero dischi da top 10.
Comunque, posso aggiungere che, se effettivamente i dischi dei tardi anni ’80 sono incisi a circa -15 dB di media, nei primi ’80 eravamo a circa -19 e negli anni ’70 (rimasterizzati) a -22 dB.
La corsa al rialzo, quindi, non è solo recente, ma esiste da sempre.
Cos’è, è semplice dirlo. Si tratta del modo di comprimere. In pratica l’incisione viene prima compressa, riducendo le differenze fra i piano e i forte, poi la media viene alzata per occupare la parte superiore del range di ampiezza. Adesso, con la registrazione a 24/32 bit, si può fare ancora meglio.
In tal modo, il brano suona più forte, più grintoso, ma anche più piatto, con meno differenze dinamiche.
È più difficile, invece, capire perché sia nata questa mania. Non dipende solo da un mutamento di genere. Stiamo parlando delle top 10, non del punk.
Sembra dipendere, più che altro, dal modo di fruire la musica. Oggi si ascolta in un modo diverso da 20/30 anni fa. In macchina, in treno, mentre si corre, dal computer, etc. E così la musica deve competere con altri suoni. Forse.
74 minuti
Mi sento da schifo. Mal di gola, forse febbre. L’arrivo del caldo mi ha fregato. Immaginando che non ve ne freghi più di tanto, vi passo una curiosità sul CD e vado a dormire.
Dunque, la durata del CD Audio è fissata dagli standard in 74 minuti. Questo non significa che tutti i CD debbano durare tanto, ma che un supporto, per aderire allo standard CD Audio, deve avere determinate caratteristiche che, fra l’altro, fanno sì che possa ospitare almeno 74 minuti di audio stereo, 16 bit, SR 44100 (i CD da 80 sono arrivati dopo e 74 min. è sempre rimasta la durata minima; notare che il prototipo Philips era un disco da cm 11.5 invece di 12 e di durata 66 min.).
Ma perché proprio 74 minuti? Forse perché era il massimo possibile o ragionevole all’epoca? No. Sarebbe stato facile arrivare anche a 75 o 76. D’altra parte, se il problema era di non stringere troppo le tracce, 72 o 70 minuti sarebbero stati più ragionevoli. Perché proprio 74?
La leggenda, riportata da molte fonti come vera, racconta che Philips/Sony scelsero 74 semplicemente per farci stare l’intera 9a Sinfonia di Beethoven che, nelle esecuzioni dell’epoca, aveva una durata che si avvicinava a questo limite.
In realtà alcune esecuzioni duravano anche di più. Per esempio, la versione di Kubelik del ’74 arriva a 77’16”. Quindi il problema si sposta a quale versione si voleva mettere in un solo CD.
Qui le leggende divergono. Una prima versione afferma che si trattava di una versione di Karajan di circa 73′ incisa per Polygram che allora era parte di Philips. Questo spiegherebbe la volontà di Philips di pubblicare l’esecuzione di uno dei propri artisti più famosi in un solo CD. La cosa è stata confermata dallo stesso Karajan in una intervista. Ma la stranezza è che l’esecuzione in mio possesso, su CD DG del ’77 dura solo 67′. Esiste una versione di Karajan che supera i 70′?
La seconda versione ne dà una spiegazione più banale/romantica, in base ai punti di vista. Secondo quest’ultima, la versione della 9a era quella preferita dalla moglie di Norio Ohga, altissimo dirigente Sony e presidente dal 1982. Anche in questo caso, la leggenda è avallata da un’intervista del 1992 allo stesso Ohga.
Comunque sia, è certo che la 9a di Beethoven è stata presa in considerazione nella definizione dello standard CD Audio perché vari documenti Philips dell’epoca la consigliano come opera di test della qualità di un supporto, sia per l’escursione dinamica che per la durata “vicina al massimo teorico”.
Convolution for fun & profit
Un po’ di auto-pubblicità non guasta.
A tutti gli amanti e i lavoratori dell’audio digitale consiglio di andare a leggersi il mio ultimo articolo sulla creazione di riverberi mediante convoluzione, sistema che, a mio avviso, dà risultati nettamente superiori ai tradizionali riverberatori a più stadi.
Ascoltate gli esempi e fatemi sapere.
Campionamenti strumentali
L’Università dell’Iowa mette a disposizione campionamenti strumentali di buona qualità liberamente scaricabili. Per ogni strumento trovate vari file in formato aiff, ognuno contenente una scala di una 8va oppure singole note, tali da coprire l’intera estensione. Tutti i file, inoltre, sono disponibili 3 dinamiche (pp, mf, ff).
Trovate il tutto in questa pagina.
Sound Seeker
Avete presente le webcam? Quelle simpatiche videocamere che ci permettono di vedere in tempo reale qualche luogo lontano combinando il fascino tecnologico del delirio da onnipresenza con il piacere del voyerismo?
Bene. Adesso, per iniziativa del World Forum for Acoustic Ecology (WFAE) e della sua sezione di New York (NYSAE), abbiamo anche un equivalente acustico. Il progetto Sound Seeker, per ora limitato alla città di New York, consiste in una serie di microfoni piazzati in vari punti della città che l’utente può selezionare ricevendo uno stream audio in presa diretta.
Il sistema è stato sviluppato in collaborazione con Google Maps le cui immagini vengono utilizzate come sfondo su cui sono posizionate le icone dei microfoni da selezionare.
Il WFAE esiste in forma di associazione non-profit dal 1993 e si occupa del monitoraggio dei paesaggi sonori del pianeta e dello studio dell’influenza umana su di essi. L’associazione nasce dallo sviluppo dell’ormai famoso WorldSoundscape Project che per primo si è sforzato di studiare a fondo gli ambienti acustici ed elevare il livello di attenzione sul loro stato.