FaceOSC

FaceOSC è un tool per Mac che consente di usare l’espressione facciale rilevata da una webcam come MIDI controller. È stato realizzato da Kyle McDonald e si appoggia sul sistema Osculator, nato per collegare vari tipi di controllers a programmi audio e video.

A mio avviso, queste cose sono solo “giochini”, però lo segnalo perché non dubito che qualcuno che ci crede più di me saprà trovare una qualche applicazione interessante.

Ecco quanto riferisce l’autore, con i link da cui scaricare i software (FaceOSC e Osculator), nonché un breve video

FaceOSC is a tool for prototyping face-based interaction. It’s built on non-commercial open source FaceTracker code from Jason Saragih.

FaceOSC comes as an example app with the ofxFaceTracker addon for openFrameworks. You can download an OSX/Win binary at github.

OSCulator is an excellent program for routing OSC and MIDI. Download it at osculator.net/

Some of the “face gestures” (or metrics) are more stable than others. Lighting can also have a huge influence on the stability of your values: even lighting from the front coupled with a dark background can give the best results.

Other demos on Youtube

White Box

White Box by Purform

Audio/Video performance for a tryptic of HD video screens and quadraphonic audio

White Box is a work based on a new way of generating A/V compositions in real time and is a new piece in a cycle that began in 2003 with Black Box. This cycle metaphorically transposes, into sound and images, concepts from systems theory related to black, white and grey boxes.

Visuals: Yan Breuleux
Music: Alain Thibault

Programmers: Jean-Sébastien Rousseau, Peter Dines.

Love in the Asylum

Michael McNabb è sempre stato portatore di una elettronica che definirei “leggera”, il che non significa che non abbia fatto della sperimentazione, anzi, l’ha fatta e spesso anche molto avanzata, ma le sue composizioni non hanno mai abbandonato delle suggestioni post-tonali con funzioni prettamente emozionali.

Qui vi presentiamo Love in the Asylum del 1981, un brano che, al suo apparire, mi aveva colpito per la sua liquidità e per le continue mutazioni del materiale audio. Il pezzo è idealmente diviso in vari movimenti e sottosezioni:

  1. Mad as Birds
    illusorio
    allegro ridendo
    accelerando perpetuamente
  2. Pirouette
    vivace
  3. The Magician’s Daughter
    inquieto
    amoroso
    carosello
    lontano

Queste le note dell’autore:

Love in the Asylum is a love song to the calculated insanity and spontaneous magic that one must sometimes call upon in order to live in this strange universe of ours. It features an orchestra of familiar instrumental and vocal sounds, new sounds drawn from the imagination, and—perhaps most expressively—sounds that fluidly shift between the two. The work, which critic Paul Lehrman called “one of the most devastatingly beautiful pieces of electronic music I have ever heard”, is built of two psychological layers. Foremost is a layer of cheerful confidence and exuberance, colored and occasionally overpowered by a dark emotional undercurrent of anxiety and psychological imbalance.

All sounds in Love in the Asylum were synthesized except for the laughter and the player calliope music. It includes a number of musical quotations, including quotations from other works of electroacoustic music. The spatial sound paths at the beginning of the first movement are from Turenas (1972) by John Chowning, who was a primary mentor, and influenced McNabb’s decision to specialize in electroacoustic music and performance.

Love in the Asylum premiered on November 2, 1981, at the Monday Evening Concert Series in Los Angeles.

Love in the Asylum has been realized on the Systems Concepts digital synthesizer at the Center for Computer Research in Music and Acoustics (CCRMA) at Stanford University.

L’originale è in quattro canali. Qui ascoltate la riduzione stereo curata dall’autore.

Altra musica e video di McNabb sono disponibili sul suo sito.

Dialogues

Jean Claude Risset – Dialogues (1975), per ensemble e suoni sintetici

In questo brano il compositore cerca di costruire un ponte fra i suoni strumentali e quelli sintetici. Queste due realtà a tratti dialogano, a volte si scontrano, ma i momenti, a mio avviso, più interessanti sono quelli in cui i suoni strumentali e quelli sintetici si fondono creando situazioni ambigue da cui, improvvisamente, emerge un suono chiaramente sintetico o strumentale.

Flauto : Renaud François
Clarinetto : Michel Arrignon
Piano : Carlos Rogue Alsina
Percussioni : Jean-Pierre Drouet
Direttore : Michel Decoust
Suoni sintetici realizzati via computer al Centre Universitaire de Marseille-Luminy.

Paint Box

Anna Clyne è una delle figure più interessanti fra i giovani compositori contemporanei. Inglese, nata a Londra nel 1980, ha studiato a Edimburgo, prima di trasferirsi in Canada e infine a New York, dove risiede dal 2002.

Particolarmente interessata all’elettroacustica, qui potete ascoltare Paint Box del 2006, per cello, music box, voice & tape. Altri brani fra i Related Posts.

Paint box by annaclyne

RIP Max Mathews

maxheadPessima giornata il 21 Aprile. All’età di 84 anni si è spento Max Mathews. Non un vero compositore, ma praticamente l’inventore della computer music, avendo ideato e scritto, nel 1957, il primo software che permettesse ad un elaboratore di emettere suoni.

Per raccontarlo con le sue parole:

Computer performance of music was born in 1957 when an IBM 704 in NYC played a 17 second composition on the Music I program which I wrote. The timbres and notes were not inspiring, but the technical breakthrough is still reverberating. Music I led me to Music II through V. A host of others wrote Music 10, Music 360, Music 15, Csound and Cmix. Many exciting pieces are now performed digitally. The IBM 704 and its siblings were strictly studio machines – they were far too slow to synthesize music in real-time. Chowning’s FM algorithms and the advent of fast, inexpensive, digital chips made real-time possible, and equally important, made it affordable.

Starting with the Groove program in 1970, my interests have focused on live performance and what a computer can do to aid a performer. I made a controller, the radio-baton, plus a program, the conductor program, to provide new ways for interpreting and performing traditional scores. In addition to contemporary composers, these proved attractive to soloists as a way of playing orchestral accompaniments. Singers often prefer to play their own accompaniments. Recently I have added improvisational options which make it easy to write compositional algorithms. These can involve precomposed sequences, random functions, and live performance gestures. The algorithms are written in the C language. We have taught a course in this area to Stanford undergraduates for two years. To our happy surprise, the students liked learning and using C. Primarily I believe it gives them a feeling of complete power to command the computer to do anything it is capable of doing.

Eccolo in un video del 2007 mentre ascolta Daisy Bell (A Bycicle Build for Two), eseguita e cantata nel 1961 da un elaboratore IBM 7094 grazie al software di John Kelly, Carol Lockbaum e dello stesso Mathews.

Telemusik

In Telemusik, composto e realizzato in Giappone su commissione della NHK, Stockhausen intende integrare degli elementi musicali ideati da diverse civiltà, in qualsiasi epoca storica e in qualunque luogo.

Detta così, si potrebbe pensare che quest’opera sia una specie di collage, ma invece il risultato sonoro è lontanissimo da una forma del genere. Ascoltando Telemusik, si sentono, invece, degli eventi sonori apparentemente elettronici, difficilmente riconducibili alla musica tradizionale.
Il fatto è che qui Stockhausen utilizza largamente il modulatore ad anello (ring modulator), un sistema in grado di modificare radicalmente il timbro, ma anche la melodia e il ritmo di un evento sonoro.

Il profano può considerarlo come un “distorsore” estremamente controllabile, con cui è possibile intervenire sui vari parametri del suono in base alle onde con cui l’evento sonoro in input viene modulato. Stockhausen utilizza, per esempio, la modulazione ritmica in cui una musica assume in parte gli accenti e il ritmo di un’altra, oppure la modulazione armonica in cui un suono elettronico si muove interagendo con le altezze di una musica registrata, o ancora la modulazione in ampiezza dove il volume di una musica cambia seguendo il profilo di ampiezza di un’altra.

Il risultato è un affresco elettronico derivato dalle musiche di tutto il mondo, che, però, non risultano sensibili come tali, ma danno vita a suoni spesso permeati dalla qualità timbrica tipica delle trasmissioni in onde corte (la radio, in effetti, utilizza un processo analogo).

Aldo Clementi, 1925 – 2011

Il compositore Aldo Clementi, ultimo rappresentante della scuola italiana storica insieme a personaggi come Maderna, Berio, Nono, Donatoni, è deceduto il 3 Marzo all’età di 86 anni.

Superando il serialismo e lo strutturalismo, Clementi ha elaborato una metodologia compositiva basata su brevi frammenti, spesso diatonici, a volte storici, la cui pregnanza melodica, però, viene annullata da una stratificazione massiccia in forma canonica, con trasposizioni e variazioni metronomiche, fino a formare un flusso sonoro continuo.

Qui potete ascoltare la Fantasia su roBErto FABbriCiAni (1980/81), per flauto e nastro magnetico, basata su un materiale ridotto, una serie composta dalle note tratte dal nome dell’esecutore: SIb, MI, FA, LA, SIb, DO, LA.

In questo brano, uno dei due lavori di Clementi a cui ho avuto il piacere di collaborare realizzando la parte elettronica, il flauto, suonato dal vivo, emerge, con discrezione, da un magma sonoro creato dalla sovrapposizione di quattro frammenti registrati dal flauto e sovrapposti più volte, via computer, con trasposizioni anche microtonali.

  • Aldo Clementi – Fantasia su roBErto FABbriCiAni (1980/81), per flauto e nastro magnetico.
    Roberto Fabbriciani, flauto
    Nastro realizzato da Mauro Graziani presso il CSC Un. di Padova.

Milton Byron Babbitt (May 10, 1916 – January 29, 2011)

Milton BabbittMilton Babbitt non era fra i miei compositori preferiti, ma ne riconosco l’indubbia importanza come pioniere. Ha incarnato il serialismo integrale post weberniano negli USA ed è stato uno dei primi a credere seriamente nella musica elettroacustica fin dagli anni ’50. Qui abbiamo le Occasional Variations, scritte fra il 1968 e il ’71 per il sintetizzatore Mark II della RCA (vedi anche il Synth Museum), una macchina ancora analogica, ma la prima ad essere programmabile via nastro perforato.

Born in 1916 in Philadelphia Pennsylvania, has been one of the most prominent musical figures of the 20th century. His pioneering work with electronic tape, synthesized sounds, and his development of serial composition have established an essential place for him in musical history. As composer, writer, and teacher, he has greatly influenced the most important composers of his time, as well as created controversy, challenging his audience to rethink their very definition of music, and the relationship between a creative artist and his public.

Babbitt studied violin, clarinet, and saxophone as a child, but wished to follow his father’s footsteps and become a mathematician. He began his studies in math at the University of Pennsylvania, but soon felt a pull towards music as a career, these aspirations taking him to New York University where he studied composition, becoming very interested in the twelve-tone music. His studies then took him to Princeton University where he was a student of Roger Sessions.

He soon developed his own method of composing with the twelve-tone techniques of the Second Viennese School. In addition to pitch, he arranged other musical elements into a series, such as dynamics and rhythm, creating a “total serialism.” That and the introduction of other complex mathematical principals result in a dense and highly textured music. His innovations invited the attention of musicians, composers, and historians around the world, although these “complex, advanced, and problematical activities,” as he would call them, tended to alienate the public.
Babbitt has strong beliefs about his creative process and his relationship to his audience. He adopted the philosophy of Roger Sessions, who said that composers must:

abandon resolutely chimerical hopes of success in a world dominated overwhelmingly by ‘stars’, by mechanized popular music, and by the box-office standard, and set themselves to discovering what they truly have to say, and to saying it in the manner of the adult artist delivering his message to those who have ears to hear it. All else is childishness and futility.