Mi sbagliavo. Una veloce ricerca mi ha fatto scoprire che gli edifici contemporanei abbandonati, figli delle recenti crisi (1998 e 2008) sono parecchi. Alcuni si possono vedere in questo articolo su Web Urbanist. Vero è che molti erano appena iniziati, ma esistono anche casi di edifici abbandonati a costruzione avanzata, come le torri di Bangkok che vedete in figura (foto Javier Ortega Figueiral, click to enlarge) o le Torri Abraham Lincoln a Rio de Janeiro (foto seguente di Rafael Pacheco) destinate, a quanto pare, ad essere demolite nel 2016 in occasione delle Olimpiadi a Rio.
Avete mai visto l’occhio della Venere del Botticelli così vicino? (cliccare per ingrandire)
Halta definizione ha piazzato online alcuni capolavori degli Uffizi in super alta definizione. L’immagine viene acquisita digitalmente con una risoluzione ottica minima di 1500 pixel per pollice, il che significa che in un pollice quadrato (cm 2.542 = cm2 6.4516) c’è un minimo di 2250000 pixel (più di 2 megapixel).
Alla fine ogni immagine ha un totale di circa 28 miliardi di pixel, circa 3000 volte di più di una normale macchina fotografica.
d’incise (al secolo Laurent Peter, svizzero) è uno di quei musicisti i cui lavori, per quanto astratti, hanno per me sempre una certa componente emozionale.
Vi segnalo questo suo album del 2008 (con tzii) di natura elettroacustica e concreta. Un collage sonoro di suoni elettronici e naturali spesso elaborati, a tratti anche inquietante, ma mai banale.
Oggi è terminata la Banned Books Week (BBW), una settimana in cui, negli USA, si ricorda che la censura sui libri è esistita ed esiste tuttora.
È stata approntata anche una Google Map che mappa ed elenca 460 tentativi di eliminare dei libri dalle scuole o dalle biblioteche registrati in USA dal 2007 al 2010.
Per l’occasione, l’Internet Archive ha messo in linea 74 libri un tempo banditi. Si va da testi d’autore come l’Ulisse di Joyce o il Mondo Nuovo di Huxley, a libri per bambini come Il Mago di Oz, fino a scritti più discutibili come Mein Kampf. Questo perché la BBW, in pratica, celebra il primo emendamento cioè la libertà di parola, di qualsiasi opinione si tratti.
I testi sono scaricabili in vari formati, dal PDF fino agli eBooks (fra cui Kindle, Daisy, EPUB), tutti in lingua originale.
L’accadico (akkadû) era una lingua semitica parlata nell’antica Mesopotamia, in particolare dagli Assiri e dai Babilonesi. Utilizzava la scrittura cuneiforme che era stata inventata dai Sumeri. Il sumerico, una lingua non-semitica isolata, influenzò l’accadico sul piano del lessico, e lo segnò con la sua impronta culturale. Nell’impero accadico di Sargon la lingua accadica era di fatto la lingua della burocrazia e dell’esercito, mentre il sumero rimase in uso come lingua liturgica. Il nome della lingua deriva dalla città di Akkad, un grande centro della civiltà mesopotamica.
La lingua accadica è vissuta per circa tre millenni: dal 2800 a.C. fino al primo secolo d.C. quando ormai sopravviveva solo come lingua tradizionale (un po’ come il latino da noi). In realtà cominciò a declinare già nell’ottavo secolo a.C., gradualmente sostituita dall’aramaico, per ricevere il colpo finale in seguito alla conquista di Alessandro Magno.
Oggi, però, torna, in parte. a rivivere nella sua variante babilonese (l’altra era l’assira). Alcuni studiosi della Cambridge University hanno dedotto quella che poteva essere la pronuncia basandosi sia sulla trascrizione di parole babilonesi in altre lingue, che su uno studio delle combinazioni delle lettere negli antichi testi.
Il Dr. Martin Worthington, a cui va ascritto il maggior merito del lavoro, afferma
It’s essentially detective work. We will never know for sure that a Babylonian would have approved of our attempts at pronunciation, but by looking at the original sources closely, we can make a pretty good guess.
E ora, dopo quasi 2000 anni di oblio, possiamo ascoltare il suono del poema di Gilgamesh e di molti altri testi in lingua originale.
From High Zero Festival: Tomoko Sauvage And M.C. Schmidt In Concert
Surrounded by porcelain bowls, a mixer, effects pedals and bottles of Perrier, we sat rapt with curiosity as Tomoko Sauvage took the stage of the Theatre Project with Matmos member M.C. Schmidt. Sauvage poured carbonated water into the bowl closest to her, and she manipulated and looped the movements of the water itself, accented by the tranquil clinks of porcelain. Suspended above her mic stands were paper cups filled with water; she tore them ever so slightly, periodically releasing drips into the bowls below. It was an elegant (and more palatable) solution to John Cage’s chance operations, responding to random droplets with loops and delays through a mixer.
COM.POST is an exploration into the current state of affairs in the field of composed sound by invited artists, filmmakers, composers, scientists, architects and performers. Main areas of analysis are sound in contemporary composed music, public space/architecture/urban planning/chaos, staging and the spectacle/opera. With COM.POST we are searching for the compositional statement which has, within the completely stagemanaged society in which we live, at the very least a disquieting effect.
Ieri mi sono ritrovato a canticchiare una canzone che a un certo punto diceva
Contemplating
suicide
As protection from fraud
Escalator
over
the hill
e mi è ritornato in mente il monumentale lavoro di Carla Bley e Paul Haines, registrato fra il 1968 e il 1971 e uscito su un triplo vinile, passando come un’opera jazz, mentre in realtà era ed è molto di più.
Sono andato a riascoltarlo e fra le altre cose, mi sono reso conto che molte della melodie che io tuttora canticchio, camminando o sistemando la casa, provengono da quest’opera. Ma, ancora di più, sono rimasto colpito dalla profondità e dall’universalità artistica di questo lavoro che racchiude elementi del jazz del pop e del rock dell’epoca (con varie altre influenze, dall’atonale a Weill, fino ad una incursione nella musica indiana, relativamente popolare in quegli anni).
Intendiamoci: Escalator over the hill mi è sempre piaciuto e l’ho sempre ricordato come un’opera di grande spessore, ma erano anni che non lo riascoltavo e la sua freschezza, a 40 anni di distanza, mi ha davvero sorpreso. Soprattutto mi ha sorpreso l’attualità compositiva del tutto, mentre oggi, quando concetti come la world music e il crollo dei muri, compresi quelli che delimitano i generi, dovrebbero essere ormai assodati, non vedo in giro lavori di questa potenza.
Nella versione del 1971 (è stato poi eseguito live nel 1997, 98 e 2006 con altri musicisti), Escalator ha messo insieme un personnel di gran lustro:
Acoustic Guitar – Sam Brown
Bass – Charlie Haden , Jack Bruce , Richard Youngstein , Ron McClure
Bells, Celesta – Bill Morimando
Cello – Calo Scott
Clarinet – Perry Robinson , Souren Baronian
Clarinet, Saxophone [Tenor] – Gato Barbieri , Peggy Imig
Congas – Roger Dawson
Drums – Paul Motian
French Horn – Bob Carlisle , Sharon Freeman
Guitar – John McLaughlin
Lyrics By – Paul Haines
Organ, Celesta, Organ [Calliope], Written-by – Carla Bley
Saxophone [Alto] – Dewey Redman , Jimmy Lyons
Saxophone [Baritone] – Chris Woods
Synthesizer [Moog] – Don Preston
Trombone – Jimmy Knepper , Roswell Rudd , Sam Burtis
Trombone [Bass] – Jack Jeffers
Trumpet – Don Cherry , Enrico Rava
Trumpet, Producer – Michael Mantler
Tuba – John Buckingham
Vibraphone – Karl Berger
Viola – Nancy Newton
Violin – Leroy Jenkins
Vocals – Jack Bruce , Linda Ronstadt
Tutti questi musicisti si dividono tra più gruppi per raccontare una complessa vicenda i cui personaggi sono rappresentati sia dai cantanti che dai musicisti, dove gli ultimi concorrono alla definizione dei caratteri esprimendo le emozioni che vanno oltre le parole semplici ma visionarie, aperte a molte interpretazioni, di Paul Haines.
Qualcuno ha scritto che ognuno ha la musica che si merita. Non so cosa ho fatto di buono, ma sono molto contento di meritarmi, fra le altre, questa 🙂 .
Da You Tube, ecco la playlist completa (27 tracce).
Agnes Heginger, soprano e Karlheinz Essl, elettronico, hanno registrato poco meno di un anno fa, all’Essl Museum in Vienna, questo disco, dal titolo Out of the Blue.
Sei brani, di cui tre collaborazioni e tre soli. Lo stile è generalmente quello della free music europea, virtuoso, ma spesso destrutturato e a tratti manierista (esiste, naturalmente, un manierismo anche nella free music).
Ma c’è almeno un brano, questo Action rituelle, inciso in duo, che, a mio avviso, trascende il genere e conquista per la sua intensità.
Il disco è distribuito dalla netlabel portoghese XS Records e liberamente scaricabile anche dall’Internet Archive.
La street-art (graffiti et similia) è ormai storia, tanto da essere uscita dalle strade ed entrata nelle gallerie e come tale ha assunto anche caratteri di auto-celebrazione.
A mio avviso, invece, questo lavoro del gruppo berlinese/parigino Neozoon mantiene intatta una forza evocativa che sembrava perduta. Spettri degli animali che abitavano quei luoghi prima e all’alba dell’uomo, realizzati in materiali di riciclo, vecchie pellicce, parti di vestiario, scampoli di attività umana rigettata.
Oltre a quelle qui sotto, molte altre immagini sono su Flickr.