Plus-Minus

Karlheinz Stockhausen – Plus-Minus (1963)

score pagePlus-Minus è una partitura indeterminata, notata per un generico ensemble e basata su 7 pagine di materiale musicale in notazione non convenzionale, accoppiate ad altrettante pagine di simboli che suggeriscono come utilizzare i materiali musicali, per un totale di 14 pagine più 6 di spiegazione della simbologia. (in figura una delle pagine di simboli, clicca per allargare)

Ogni pagina di materiali musicali contiene:

  • 7 accordi
  • 6 guppi di note determinati sotto il profilo delle altezze, ma non privi di indicazioni di durata, dinamica e modalità esecutive.

Ciascuna pagina di simboli è accoppiata ad una delle pagina musicali e contiene 53 quadrati, ognuno dei quali è un evento musicale. L’interpretazione dei quadrati e della simbologia in essi contenuta è gerarchica. Ogni quadrato contiene l’indicazione di:

  • un zentralklang, il suono principale su cui si basa l’evento, che corrisponde a uno dei 7 accordi della pagina musicale collegata.
  • gli akzidentien che sono indicazioni esecutive applicabili alle ottave, alle durate, alle dinamiche, alle modalità esecutive e al timbro. Tali indicazioni non sono precise, ma, appunto, indicative, tipo breve, medio, lungo, accelerando, ritardando, il più veloce possibile, etc.
  • le nebennoten, note secondarie che corrispondono ai gruppi da 1 a 6 di ciascuna pagina.

Ciascun quadrato contiene, inoltre, un complesso insieme di simboli che guidano la realizzazione dell’evento sotto il profilo ritmico, dinamico e timbrico.

Nell’applicazione dei simboli, i concetti di crescita e contrazione sono centrali. Su ogni simbolo può essere posta una indicazione numerica (1 cifra) con segno + o – (es. +1, -2, +3, etc) che determina il numero delle ripetizioni di quel simbolo al suo prossimo incontro. Per esempio, il fatto che, nell’evento (il quadrato) attuale, al simbolo del zentralklang è sovrapposto un +1, significa che la prossima volta che si incontrerà quel simbolo, dovrà essere eseguito 2 volte e poi all’incontro successivo 3 volte e così via, fino ad incontrare una eventuale indicazione negativa che ne determina la contrazione, magari fino alla sua scomparsa.

Si generano, così, dei loop in crescita e contrazione che danno vita a figure musicali ripetute, a tratti arcaiche, con modifiche più o meno sottili fra un evento e i successivi e possibilità combinatorie pressoché infinite.

È anche interessante notare come Plus-Minus non sia un brano musicale, ma un progetto, un’idea per sua natura non perfettamente definita e di conseguenza ogni valutazione estetica basata sulla sola partitura sia completamente fuori luogo. Sotto l’aspetto musicale, infatti, Plus-Minus non esiste fino alla sua trascrizione (vorrei quasi dire “implementazione”) ed è solo quest’ultima che può essere valutata in termini di estetica musicale.

Vale anche la pena di ricordare che Stockhausen prescrive la realizzazione completa dell’opera, ovvero di tutti i 53×7 eventi. Cosa che, invece, non si è quasi mai realizzata, sia per la durata che per la complessità del lavoro.

Realizzazione del 2010 ad opera dell’Ives Ensemble.

Folds And Rhizomes For Gilles Deleuze

coverThe idea for “Folds And Rhizomes” came as a result of contact that was made between the Sub Rosa label and Deleuze himself.

Reportedly, Sub Rosa sent Deleuze a number of CDs from some of the artists featured on “Folds And Rhizomes,” as well as some other of Sub Rosa’s back catalog releases.

Deleuze was, apparently, quite impressed with the work of these musicians, and wrote back to the label thanking them for the CDs and inquiring as to where further recordings of that type could be obtained.

It was then that certain of Sub Rosa’s staff decided that perhaps an album released in gratitude to Deleuze’s life contributions would be a nice idea.

Contributions were commissioned from certain artists with the idea in mind that the finished disc would be presented to Deleuze in some personal way.

Deleuze’s suicide, however, intervened in the process, and the project was not completed in time to present Deleuze with the finshed product.

The CD id printed by Sub Rosa label and features various artists: Mouse On Mars, Main, Oval, Scanner, Tobias Hazan / David Shea.

Excerpt:

To the Edge of Dream

Takemitsu Toru (武満 徹) – To the Edge of Dream (1983), for guitar and orchestra.
John Williams, guitar
London Sinfonietta/Esa-Pekka Salonen.

A review by Blue Gene Tyranny

This 13-minute work was commissioned by Ichiro Suzuki and the Festival International de Liége held in Belgium. It is scored for an orchestra typical of Debussy (the Romantic period orchestra plus two harps and expanded percussion section), as are most of Takemitsu’s other orchestral works. Takemitsu himself was known as a fine guitarist and much of the decidedly virtuosic writing for the guitar solo is a series of fantastical, dreamy interpretations of traditionally “typical” guitar gestures (various kinds of strumming, triplet-feel Dowland-like dances, various arpeggios); but the primary idea is a series of complex harmonic variations on the e-minor seventh chord which is heard, at forte level, at the guitar’s first entrance in the piece. The rich lower open E-string sound implies the richly resonant harmonics that form the basis of the subtly shifting tone colors in the work. Takemitsu layers timbres in dense textures, like Webern or Schoenberg, or creates fleeting passages where densely harmonized lines occur in rhythmic unison among several instruments (for example, the shimmering tutti figures for two harps, celesta, vibraphone and glockenspiel in the fourth measure of the introduction). As a whole, the piece seems to proceed from conscious gestures “to the edge of dream” – after the final extended cadenza for the guitar, the orchestra enters with a brief yet stunning coda built of string section harmonics alternating with otherworldly chords played by a double harp/ celesta / vibraphone / triangle / woodwind / trumpet combination, the whole forming a fragmented event horizon of consciousness.

UTP

UTP (per UToPia), di Alva Noto (aka Carsten Nicolai) e Sakamoto Ryuichi nasce da un invito delle città di Mannhein a sviluppare uno spettacolo audio visivo per il 400° anniversario della fondazione della città.

In questa registrazione, i due hanno abbandonato lo stile minimale fatto di tappeto elettronico + pianoforte che caratterizzava i loro lavori precedenti (Vrioon, Insen, Revep), espandendo la tavolozza timbrica anche alle sonorità di un gruppo cameristico contemporaneo, l’Ensemble Modern di Mannhein, ed a field recording realizzati nella stessa città e nei suoi dintorni.

Ecco il tutto, da you tube, 1h,11’39”.

Ans Meer

Avrete sicuramente notato che gli ultimi post sono dedicati al Giappone. Fare una piccola rassegna della musica contemporanea giapponese è un modo per essere vicino a questo paese, in cui sono stato e che ho amato, e alla sua gente.

Hosokawa Toshio è uno dei più interessanti compositori contemporanei giapponesi. Nato nel 1955 a Hiroshima, ha studiato in Germania, per cui la sua musica ha assunto delle sonorità marcatamente europee, ma, nel contempo, non ha dimenticato la tradizione del suo paese, come dimostrano i suoi brani derivati dal Gagaku di cui abbiamo già parlato.

Qui ascoltiamo Ans Meer del 1999, un concerto per piano e orchestra, che appartiene al versante più “occidentale” della sua produzione.

Takemitsu Soundtrack Documentary

Su You Tube c’è un bel documentario sulla musica da film scritta da Toru Takemitsu, una parte molto importante e significativa della sua produzione.

Il documentario è sottotitolato in inglese e include varie interviste con il compositore e con alcuni dei famosi registi per cui ha lavorato, oltre a numerosi estratti musicali.

Questa è la prima parte. I link alle altre sono riportati sotto. Purtroppo la parte 2 è stata bloccata dal solito idiota “per motivi di copyright”, ma tutte le altre sono visibili.

Telemusik

In Telemusik, composto e realizzato in Giappone su commissione della NHK, Stockhausen intende integrare degli elementi musicali ideati da diverse civiltà, in qualsiasi epoca storica e in qualunque luogo.

Detta così, si potrebbe pensare che quest’opera sia una specie di collage, ma invece il risultato sonoro è lontanissimo da una forma del genere. Ascoltando Telemusik, si sentono, invece, degli eventi sonori apparentemente elettronici, difficilmente riconducibili alla musica tradizionale.
Il fatto è che qui Stockhausen utilizza largamente il modulatore ad anello (ring modulator), un sistema in grado di modificare radicalmente il timbro, ma anche la melodia e il ritmo di un evento sonoro.

Il profano può considerarlo come un “distorsore” estremamente controllabile, con cui è possibile intervenire sui vari parametri del suono in base alle onde con cui l’evento sonoro in input viene modulato. Stockhausen utilizza, per esempio, la modulazione ritmica in cui una musica assume in parte gli accenti e il ritmo di un’altra, oppure la modulazione armonica in cui un suono elettronico si muove interagendo con le altezze di una musica registrata, o ancora la modulazione in ampiezza dove il volume di una musica cambia seguendo il profilo di ampiezza di un’altra.

Il risultato è un affresco elettronico derivato dalle musiche di tutto il mondo, che, però, non risultano sensibili come tali, ma danno vita a suoni spesso permeati dalla qualità timbrica tipica delle trasmissioni in onde corte (la radio, in effetti, utilizza un processo analogo).

Aldo Clementi, 1925 – 2011

Il compositore Aldo Clementi, ultimo rappresentante della scuola italiana storica insieme a personaggi come Maderna, Berio, Nono, Donatoni, è deceduto il 3 Marzo all’età di 86 anni.

Superando il serialismo e lo strutturalismo, Clementi ha elaborato una metodologia compositiva basata su brevi frammenti, spesso diatonici, a volte storici, la cui pregnanza melodica, però, viene annullata da una stratificazione massiccia in forma canonica, con trasposizioni e variazioni metronomiche, fino a formare un flusso sonoro continuo.

Qui potete ascoltare la Fantasia su roBErto FABbriCiAni (1980/81), per flauto e nastro magnetico, basata su un materiale ridotto, una serie composta dalle note tratte dal nome dell’esecutore: SIb, MI, FA, LA, SIb, DO, LA.

In questo brano, uno dei due lavori di Clementi a cui ho avuto il piacere di collaborare realizzando la parte elettronica, il flauto, suonato dal vivo, emerge, con discrezione, da un magma sonoro creato dalla sovrapposizione di quattro frammenti registrati dal flauto e sovrapposti più volte, via computer, con trasposizioni anche microtonali.

  • Aldo Clementi – Fantasia su roBErto FABbriCiAni (1980/81), per flauto e nastro magnetico.
    Roberto Fabbriciani, flauto
    Nastro realizzato da Mauro Graziani presso il CSC Un. di Padova.

Beam Drop

Beam Drop (1984/2008) is a large-scale sculpture on the top of a hill, made of 71 structural beams dropped by crane from a height of 45 meters into a pit of wet cement over a 12-hour period. The random pattern of the fallen beams formed the piece, making this work an interpretation of the gestural aspects of Abstract Expressionism and a simultaneous deconstruction of modern sculpture. It is the recreation on a larger scale of a work originally installed in 1984 for Art Park in the state of New York and destroyed in 1987.

Rui Gato and Hiraku Suzuki viewed Burden’s work one day in Brazil, returned the next day with a field recorder and began to extract sounds from it. Though broken up into seven tracks, Beam Drop is one recording of an improvisation by Gato and Suzuki in a limited time frame as a bus waited for them in the distance. If one listens carefully you can hear the artists talk about how and what they are creating as well as cries of amazement as different sounds are drawn out of the sculpture. Gato and Suzuki’s beam drop is exciting for me as it is filled with the childhood innocence of banging pans on the kitchen floor.

They say:

coverThe Beam Drop sculpture is a very powerful experience.

This recording is the result of our very short and fast contact with the Beam Drop. Both of us were immediately attracted to the sonic dimension of this work, during the visit to the Inhotim Centre.

We found the sculpture at different moments in the first day, and agreed to go back the next day and try to get some music out of it, and record it.

We did it in one continuous take, due to time limitations of the visit (everybody was waiting for us to get back to the bus), and we are glad it was so.

It is presented to you unedited, only with 7 divisions that seem logic and natural to us when listening.

Download with artwork and photos from Test Tube netlabel.

Excerpts: