C’è vita oltre i 20.000 Hertz!

In realtà lo sapevamo già tutti (almeno noi che lavoriamo sull’audio digitale), ma, visto che noi umanoidi sentiamo solo fino a circa 20.000 Hertz (e solo se abbiamo 10 anni e le orecchie lavate), spesso non ci pensiamo.

E così, quando circa 20 anni fa, munito di una scheda audio e un microfono in grado di acquisire il suono con una banda passante superiore ai 22.000 Hz (frequenza massima del CD e degli impianti Hi-Fi)il che, per la scheda, significa un campionamento ben maggiore dei classici 44100/48000 Hertz, oggetti piuttosto rari a quell’epoca) James Boik, del Caltech, ha analizzato lo spettro di alcuni strumenti musicali scoprendovi frequenze superiori ai 50.000 Hertz, tutti sono rimasti colpiti.

Due parole di spiegazione per i non addetti. La banda di frequenza riprodotta normalmente nell’audio digitale va da 0 a 22050 Hz per il CD e 24000 Hz per il DVD. Il che, considerando che gli umanoidi sentono fino a circa 20000 Hz quando sono bambini e crescendo perdono le frequenze alte (il 70enne medio non arriva a 15000 Hz), va bene.

Ora, per registrare audio che arriva a 20000 Hz, una apparecchiatura audio digitale deve lavorare a una frequenza molto superiore. Per la precisione, il doppio. Quindi, per registrare un suono per noi acutissimo a 20000 Hz, una scheda audio deve lavorare almeno a 40000 Hz. Il che significa che deve trattare almeno 40000 numeri al secondo per ogni canale di audio (80000 per un segnale stereo, 240000 per un 5+1) .

È una situazione analoga a quella del cinema. Un film non è altro che una sequenza di fotografie, cioè immagini fisse. Per avere la sensazione del movimento occorre superare la soglia oltre alla quale il nostro sistema occhio-cervello non è più in grado di percepire le singole immagini, ma ognuna si fonde con la successiva, dando l’illusione del movimento. Per la vista, questa soglia è di circa 25 immagini al secondo (è la frequenza del PAL cioè la televisione europea (lo standard americano NTSC, invece, va a poco meno di 30)). Tuttavia si è visto che con frequenze maggiori l’immagine è più nitida e la qualità è superiore, soprattutto nel caso di grandi schermi. Il cinema, quindi, adotta frequenze intorno ai 50/60 Hz e così ormai fanno i monitor da computer e le TV digitali.

Torniamo all’audio. La verità e che, se consideriamo che il DO più alto del pianoforte emette una nota la cui fondamentale è 4186 Hz (accordato sul LA = 440), basta arrivare alla quinta componente armonica per superare i 20.000 Hz e di armonici ce ne sono ben più di 5. Di conseguenza, tutti sapevamo che l’estensione spettrale delle note alte degli strumenti musicale superava la fatidica soglia del nostro sistema percettivo, ma nessuno immaginava che potesse accadere anche con note non così alte.

E invece la ricerca di Boik mostra, per esempio, che una tromba che suona un SIb con fondamentale a 465.4 Hz emette componenti armoniche che superano i 50 kHz oltrepassando la 100ma armonica con ampiezza, sì, bassa, ma non proprio banale.

Cliccate sulla figura qui sotto per ingrandirla e leggere la didascalia. L’articolo intero è qui o qui.

trumpet spectrum

Korg MS-20 Kit

Korg_MS-20Il Korg MS-20 è tornato in versione Ikea, ovvero scatola di montaggio prodotta dalla stessa Korg. L’originale è rimasto in produzione dal 1978 al 1983 ed è ormai diventato un pezzo da collezione venduto a cifre che arrivano a € 1600.

Cliccate l’immagine per un ingrandimento mega.

Finora era disponibile una replica prodotta sempre da Korg, ma a dimensioni ridotte di circa il 14% (il cosiddetto MS-20 mini) al prezzo di circa € 600, mentre questa nuova versione è a dimensioni intere.

Secondo i produttori, anche la circuiteria analogica originale è stata replicata accuratamente utilizzando, per quanto possibile, gli stessi componenti e sostituendo quelli non più in produzione con altri che garantiscono la sonorità tradizionale.

Un dato importante riguarda i filtri. Nel corso della produzione, infatti, il disegno dei filtri era stato cambiato. Il primo tipo aveva una caratteristica distorsione e andava facilmente in auto-oscillazione. Qualche anno dopo era stato sostituito da un filtro più dolce e facile da controllare, ma meno “cattivo”. Questa versione dispone di entrambe le versioni dei filtri e consente di passare dall’una all’altra grazie a un jumper sul circuito. Lo switch, quindi, è interno (una cosa da nerd).

Sono state aggiunte anche una porta MIDI IN e una USB con funzioni di MIDI IN e OUT.

Il prezzo, però, sembra elevato: si parla di circa $ 1400 con disponibilità a Marzo. Ecco il sito del produttore e un divertente video promozionale. Effettivamente montarselo deve essere una goduria.

Strumenti musicali dai rifiuti

…ma non per sfizio o per una qualche sfida artistica, ma proprio perché questi non possono fare altro.

E non si tratta di strumenti etnici, ma di strumenti della tradizione occidentale che quindi si misurano con il suono di quelli costruiti da fior di liutai. A sentire il violoncello che ha come cassa armonica un bidone, il risultato mi sembra fin troppo buono.

Il video è visibile in qualità migliore qui su Vimeo e qui su You Tube.

Steinway vs Bösendorfer?

L’idea può sembrare un po’ idiota, ma ha una certa valenza, almeno per la tipologia musicale in questione.

Stessa pianista (Kimiko Ishizaka), stessa tournée (WTC World Tour 2012), stesso brano (la Fuga in Sib maggiore BWV 866 dal Clavicembalo Ben Temperato di J.S. Bach), stesso microfono, ma due sale diverse e due pianoforti diversi: uno Steinway e un Bösendorfer di livello comparabile., due strumenti i cui fans si sono stupidamente scannati per anni e continuano a farlo.

Il microfono (lo stesso), nel caso dello Steinway è piazzato sulla destra, rivolto verso lo specchio, a circa 2/3 metri dallo strumento. Purtroppo, nel secondo caso non si vede, ma spero sia in posizione analoga.

Le sale sono lo Shalin Liu Performance Center di Rockport, MA e la Bösendorfer-Saal alla Mozarthaus, Vienna. A giudicare dal video, sono molto diverse: quella americana sembra essere decisamente più grande e di costruzione ben più recente rispetto all’antico salone restaurato di quella che fu la residenza di Mozart fra il 1784 e il 1787.

Quello che emerge sono due concetti sonori radicalmente diversi (da apprezzare con delle vere casse piuttosto che con gli altoparlanti del computer). Sicuramente anche le sale fanno la loro parte (e a mio avviso la grande finestra che chiude il palco nella sala americana è determinante), ma con altrettanta sicurezza non si può dire che uno dei due strumenti sia migliore dell’altro. Al massimo si può affermare che l’esecuzione di questo brano da parte di questa pianista rende meglio sull’uno o sull’altro e su quale, ognuno avrà la propria preferenza.

Quello che mi riesce più difficile capire, invece, è come un concertista possa accettare di suonare su due strumenti così diversi, tali da farmi pensare che uno dei due sia radicalmente lontano dalla sua idea di suono. Ma, evidentemente, a volte non si ha una forza contrattuale tale da imporre lo stesso strumento per tutta la tournée.

Mooges

Questo interessantissimo sistema permette di collegare dei suoni di sintesi alle diverse sonorità generate interagendo in vari modi con una superficie, riprendendole con un microfono a contatto.

Il tutto ideato da Bruno Zamborlin, ricercatore italiano presso l’IRCAM e i Goldsmiths Digital Studios dell’Università di Londra.

Maggiori particolari qui.

3D printed flute

Amit Zoran, del MIT Media Lab, ha creato un flauto con una stampante 3D a partire da un modello realizzato in CAD.

Per il momento, il suono è temibile a causa dei materiali utilizzati e il modello ha ancora qualche piccola imperfezione, ma si tratta di un passo notevole che potrebbe portare a grandi sviluppi sia dal punto di vista commerciale (calo dei prezzi perlomeno per gli strumenti di fascia media e bassa), sia sotto l’aspetto sperimentale, che mi interessa di più. Qui si intravvede la possibilità di progettare e testare nuovi strumenti o nuove forme per quelli tradizionali. Sarà possibile, inoltre, creare strumenti personalizzati.

Per l’utilizzo elettroacustico, il suono non è una qualità imprescindibile, essendo trasformato e creato via software e quindi la possibilità di sperimentare con forme e sonorità nuove è attraente.

Ecco il video:

Pyrophone

Il pyrophone è l’organo a gas o organo termoacustico. In questo strumento, come nell’organo normale, c’è una canna per ogni nota, ma l’aria fluisce attraverso le canne non grazie a un motore, bensì creando una differenza termica fra la parte bassa e quella alta della canna.

Riscaldando la parte bassa con una fiamma, l’aria calda si muove rapidamente verso l’alto creando il flusso che provoca il suono. In questo, è simile al calliope a vapore, con la differenza che in quest’ultimo, la combustione è esterna alla canna, mentre nel pyrophone è interna.

Ecco un video del pyrophone. Impressionante.

The Carrillo 1/16 Tone Piano

piano 1/16 di tonopiano 1/16 di tonoQuesto, che a prima vista sembra un pianoforte normale (cliccare l’immagine per ingrandire), è in realtà accordato a 16mi di tono.

Sì. Al posto dei normali 2 semitoni, ci sono 16 suddivisioni. Di conseguenza, fra un Do e un Do#, che di solito sono contigui, qui troviamo ben 7 tasti.

La cosa è evidente ingrandendo (click) l’immagine a destra, in cui si vede chiaramente l’intervallo fra un fa (f) e un fa# (fis).

Questo strumento microtonale è costruito dalla Sauter rifacendosi alle teorie del messicano Julian Carrillo (1875 – 1965) che, nel 1895, iniziò a occuparsi di accordature microtonali. Nel 1925 ideò un sistema di notazione e fondò un ensemble che eseguiva brani microtonali insieme a Stokowski, con il quale andò in tour negli anni ’30.

Nel 1940, dopo aver depositato i brevetti di almeno 15 pianoforti microtonali, contattò la Sauter che gli costruì alcuni prototipi presentati, nel 1958, all’Expo di Bruxelles. Oggi due suoi pianoforti, accordati risp. a 1/3 e 1/16 di tono, si trovano al Conservatorio di Parigi. Altri sono a Nizza e a Mexico City.

Il piano a 1/16 di tono è accordato in modo che l’intervallo di quinta corrisponda a un semitono. Di conseguenza, l’intera tastiera copre circa una ottava, il che è sicuramente un limite. Sarebbe interessante pensare a un gruppo di 6/8 strumenti di questo tipo accordati su ottave diverse (ma mi viene un brivido immaginando la fattura dell’accordatore).

Il suono si può ascoltare in un disco da cui vi presento due estratti. Nel primo è subito evidente la peculiarità dello strumento. Val la pena di raccontare che, quando l’ho ascoltato senza sapere niente, ho subito pensato a un pianoforte elaborato digitalmente e mi sembrava interessante dal punto di vista sonoro. Solo quando ho avuto il disco mi sono reso conto che in realtà era uno strumento naturale. Il secondo, invece, non punta immediatamente sull’effetto sonoro. Alla prima nota, sembra un pianoforte normale, ma, dopo pochi accordi, chi ha un orecchio musicale si chiede cosa diavolo stia accadendo (è un po’ spiazzante, in effetti).

Il disco si intitola The Carrillo 1/16 Tone Piano (edition zeitklang, si trova per es. alla Naxos Music Library o a ClassicsOnline)

Lituus

Secondo questo articolo della BBC, un antico strumento di origine romanica utilizzato, via via sempre più raramente, fino all’epoca di Bach, è stato recentemente ricostruito dai ricercatori dell’Engineering and Physical Sciences Research Council (EPSRC) e dell’Università di Edinburgo.

Il Lituus ha l’aspetto di una lunga (2.4 m) tromba di legno e produce un suono simile a quello della tromba, ma con pronunciate inflessioni vocali.

Purtroppo il video che in origine era parte dell’articolo non esiste più. Una versione del lituus leggermente diversa, più corta grazie anche alla curvatura finale, si può vedere in questo video.

Cos’è successo al pianista?

Nel vedere questo estratto del Concert for Toy Piano and Orchestra (2005) di Matthew McConnell, brillantemente eseguito da Keith Kirchoff, sembra che un incantesimo abbia colpito pianista e pianoforte.

Il piano giocattolo, invece, è uno strumento con un repertorio specifico (fra gli altri, Cage, che peraltro non è l’unico).

New England Conservatory Symphony Orchestra. Sergio Monterisi, conductor. Recorded in NEC Jordan Hall

The Seven Wonders of the Ancient World

“The Seven Wonders of the Ancient World” by David A. Jaffe is a piano concerto performed by a percussionist. It is the premier work for a new hybrid acoustic instrument, the “Radio-Drum-driven Disklavier,” which allows the gestural vocabulary of a percussionist to speak with the voice of an acoustic grand piano. The sound of this new instrument is massive and grand, even monumental, giving a new sense to the word “pianistic”, and is further extended by a unique ensemble of acoustic plucked string and percussion instruments. All sound is entirely acoustic and performed as it would be in a concert setting–there are no loudspeakers, electronic sound or over-dubbing.

Commissioned by a National Endowment for the Arts Collaborative Fellowship, it involved a collaboration between composer David A. Jaffe and percussionist Andrew Schloss. The two worked as Resident Artists at the Banff Centre for the Arts in 1992-1993, where they developed the new instrument and refined the solo part. The work was released on CD in October, 1996 on the Well-Tempered productions label. The premiere live performance was January 20, 1998 by the San Francisco Contemporary Music Players at the Yerba Buena Theatre in San Francisco.

This clip an excerpt from movement 5, “The Temple of Artemis.” the Mother Goddess (Ephesus, Turkey; 360 B.C.) Artemis, known also as Dianna, was the most revered and powerful goddess of Asia. Her sacred house at Ephasus inspired Philon to write, some 300 years later, “He who has laid eyes on it once will be convinced that the world of the immortal gods has moved from the heaven to earth.” The music serves as the climactic center-piece of the entire work, and is an unbridled ecstatic celebration of this goddess of wild animals to the Greeks, and of all Nature and motherhood to peoples farther East. It depicts a gradually-coalescing religious procession, focused on the carrying of the cult statue, and suggests the collisions of cultural influences that resulted as such pilgrims encountered one another, while migrating West. The musical cultural references are draw from around the world, ranging from jazz to popular music to folk musics from Ireland, Mexico, Spain and the American Appalachians, suggesting the vastness of Artemis’ influence and the rapidly-changing cosmology of the time.[Author’s notes]

Varie note sul brano sul sito di Jaffe.

Hans Reichel

UPDATE 2023

All’epoca della stesura di questo articolo (2008) Hans Reichel era ancora fra noi. Purtroppo è deceduto nel 2011.


Hans Reichel, chitarrista improvvisatore tedesco, ma anche liutaio, inventore di nuovi strumenti e tipografo.

Una sua recente invenzione è il daxophone. Si tratta di un idiofono dalla forma simile a una lama fissato a un blocco di legno che contiene uno o più microfoni a contatto. Pizzicato, percosso o trattato con un arco, il daxophone produce dei suoni simili alla voce umana, spesso umoristici.
L’altezza delle note viene variata con il dax: un blocco di legno con una parte tastata e un’altra liscia che, premuto sulla lama e inclinano, varia la lunghezza della parte vibrante, un po’ come un ponticello mobile. Lo si vede in azione in questo breve video e in altri simili.

Ma Reichel è anche noto per le sue sorprendenti elaborazioni della chitarra e del liuto che comprendono vari tipi di strumenti a doppio manico, come quello visibile nella foto.

LEGO Harpsichord

LEGO Harpsichord
Created and built by Henry Lim, with the exception of the wire strings, the LEGO Harpsichord is entirely constructed out of LEGO parts – the keyboard, jacks, jack rack, jack rail, plectra, soundboard, bridge, hitch pins, tuning pins, wrestplank, nut, case, legs, lid, lid stick, and music stand are all built out of interlocking LEGO plastic bricks and related pieces. With a 61 note range, the instruments size is 6 x 3 ft. weighing approximately 150 lbs, and built with an estimated 100,000 LEGO pieces!
Here is an audio sample.

Balalaika Contrabbasso

balalaika

Certo anche suonare la balalaika contrabbasso è dura…
È accordata Mi – La – Re, dalla terza alla prima corda.
Si tiene a tracolla, ma in realtà poggia a terra. Se osservate l’angolo, infatti, potete vedere un puntale.

Playing double bass balalaika it’s hard…
It is tuned E, A, D from low to high string.
The size and shape of the instrument require the player to play in an upright position. A metal pin protrudes from the instrument. Thus, neither the body of the instrument nor its soundboard touch the player and a great resonant effect is created, resulting in a powerful, long and deep sound.

Da English Russia

Aeolian Harp

Aeolian Harp

An aeolian harp (or æolian harp or wind harp) is a musical instrument that is “played” by the wind.
It was very popular as household instruments during the Romantic Era, but is only being hand-crafted today. The reason of its disappearing is its weak sound overpowered by the background noise of industrial revolution.
Its fascinating sound inspired many composers: from the Chopin’s Etude num. 1 op. 25 (here performed byOlaf Schmidt), that is sometimes called the “Aeolian Harp” etude, a nickname given it by Robert Schumann, to the Henry Cowell’s work. His Aeolian Harp (1923) was one of the first piano pieces ever to feature extended techniques which included plucking and sweeping the pianist’s hands directly across the strings of the piano. Other Cowell works that use this technique include: The Sword of Oblivion (1920-1922), The Banshee (1925), Duett to St. Cecilia (1925), The Sleep Music of Dagna (1926), The Fairy Bells (1928), The Leprechaun (1928), The Fairy Answer (1929), and Irish Epic Set (1946).

The traditional aeolian harp is essentially a wooden box including a sounding board, with strings stretched lengthwise across two bridges. It is placed in a slightly opened window where the wind can blow across the strings to produce sounds. The strings can be made of different materials (or thicknesses) and all be tuned to the same note, or identical strings can be tuned to different notes.
Here we have an example of a vertical aeolian harp built by Ralf Kleemann who is also a professional harpist, and one by Roger Winfield who builds instruments and also produces CDs..

Piano Giocattolo

Conoscete Margaret Leng Tan e Isabel Ettenauer?
Sono due fra le principali interpreti del piano giocattolo, che non è una stupidaggine, ma uno strumento con un repertorio specifico (fra gli altri, Cage, che comunque non è l’unico).
Eccovi Isabel Ettenauer in Sequitur V, un brano di Karlheinz Essl per Toy Piano and Electronics.

e Hyekyung Lee in un brano di Rob Smith, con il fantastico titolo di “Schroeder’s Revenge”

Fiddle Farmers

Octobasse
È molto bella questa pagina di Lois Siegel, fotografa, piena di immagini di strumenti ad arco e di quelli che li suonano in epoche e situazioni fra le più diverse.
L’oggetto di ammirazione della bambina è l’octobasso, costruito nel 1849 da Jean Baptiste Vuillaume.
Alto circa 4 metri, aveva 3 corde accordate all’ottava sotto al contrabbasso. La corda più bassa è un Do, non un Mi, e vibra alla temibile frequenza di 16.35 Hz. Si tratta del Do sotto al La basso dei pianoforte (che qualche piano ha).

Mi sembra doveroso aggiungere che la foto è di Marc Chaumeil