Creatività?

 

Con tutti i soldi che hanno preso (il portale italia.it è costato 45 milioni di euro), copiano anche.
L’ADUC fa notare che il nuovo logo per il turismo italiano è praticamente identico al logo del partito spagnolo della sinistra estrema Izquierda Unida. Giudicate voi. L’idea grafica è la stessa.

Al di là di questa stupidaggine, però, pensiamoci un attimo: 45 milioni di euro! 87222150000 = 87 miliardi 222 milioni 150 mila vecchie lire! Un portale!?

Ikea in mano agli atei: anatema!

Nicola mi segnala questo articolo di Repubblica.

I parlamentari del centrodestra contro i grandi magazzini che quest’anno non avranno sugli scaffali la natività.
Natale, l’invito della Cdl ai cattolici “Boicottate chi non vende il presepe”.
Nel mirino le catene Ikea, Rinascente, Standa, Oviesse. E il vescovo di Imola definisce “improvvido” il negozio svedese.

Secondo l’esponente centrista Luca Volontè, capogruppo Udc alla Camera, “siamo di fronte all’ennesima prova di un relativismo laicista che finisce per spianare la strada all’estremismo islamico”. Quindi il monito: “I consumatori sappiano che, insieme ai prodotti a basso costo, da queste aziende si acquista anche l’eutanasia culturale del paese”.
Stessi toni da crociata per Gaetano Quagliarello di Forza Italia e Alfredo Mantovano di Alleanza Nazionale, che accusano Ikea di “evidente pregiudizio anticattolico” e concludono: serve “un sano boicottaggio natalizio”. E l’azzurra Isabella Bertolini si spinge a definire l’iniziativa di Ikea “laicismo esasperato che, in nome di un finto rispetto per altri credi religiosi, offende la cultura del nostro paese”.

Sono sempre più felice di essere ateo.
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Non siamo d’accordo

Afrodite
Forse i nostri media non lo dicono (o forse mi è sfuggito), ma quelli americani ne parlano.
Il nostro paese sta litigando con il Getty Museum di Los Angeles nel tentativo di farsi restituire 52 pezzi d’arte antica che appaiono come materiale illegalmente scavato e esportato senza permesso.
Fra questi è compresa la magnifica statua di Afrodite che vedete a sinistra, acquisita dal Getty Museum nel 1988 per $18 milioni e un bronzo di giovane eroe attribuito a Lisippo, acquisito nel 1977 (valore $4 milioni).
Il Getty Museum si dichiara d’accordo nel restituire soltanto 24 oggetti che, ovviamente, non sono fra quelli di maggior pregio.

Italian media don’t talk about, but the italian goverment is disappointed beacause of the Getty Museum in LA.
The museum refuse to return dozens of art objects that appear to be illegaly excavated and spirited out of the country.
The talks have bogged down in recent weeks as a dispute has deepened over other important pieces on the list, including a rare fifth-century B.C. limestone statue of a Greek deity, possibly Aphrodite, acquired by the Getty in 1988; and a fourth-century B.C. bronze statue of a heroic youth sometimes attributed to the Greek sculptor Lysippos, acquired in 1977.
All the story here.

Cuore

Cuore
Un plauso a unamanolavalaltra che sta mettendo in linea il famoso Cuore (settimanale di resistenza umana). Allora almeno si rideva.
Questo giornale ha anche coniato una serie di espressioni che sono entrate nel linguaggio comune, come quella che vedete a sinistra.
NB: gli scan originali, che trovate sul sito di cui sopra, sono molto più grandi e perfettamente leggibili.

Non impareranno mai…

Un po’ di tempo fa (prima delle elezioni) mi arriva una mail dalla locale sezione dei DS con dentro un manifestino che mi invita a un dibattito.
Il manifestino è un .doc redatto in Word. Io giro su Linux. Ho anche un computer windoze, ma non ho Office. Non un solo byte del mio sito è stato contaminato da programmi micro$oft.
È vero che ho Open Office, ma, dato che ho anche questa tara che mi spinge a spiegare le cose (sono uno che è arrivato a scrivere al sindaco per protestare perhé sul sito del comune c’era un .doc), mi prendo la briga di rispondere ai DS consigliandoli di non usare un formato proprietario o almeno di scegliere formati magari proprietari, ma visibili con programmi gratuiti tipo rtf o pdf.
Mi rispondono dicendomi che è vero, che è giusto e mi rimandano il manifestino in pdf. Fantastico.
Ci credete voi? Quello è stato un caso unico. Tutti i messaggi successivi, fino all’ultimo di ieri, sono tornati in .doc.
Ma è mai possibile che, in un partito grosso come i DS non ci sia qualcuno che capisca queste banalità?

Canone obbligato

Non è una forma musicale del ‘600. Sto parlando del canone che tutti noi dobbiamo pagare per sostenere la TV pubblica. E quando dico tutti, intendo dire proprio tutti: che guardiamo o non guardiamo la RAI, che abbiamo o non abbiamo un televisore.
Perché il regio decreto 246 del 21 febbraio 1938 (con successive integrazioni e modifiche) dice che il canone deve essere versato da chiunque possegga “apparecchi atti o adattabili alla ricezione delle trasmissioni radio televisive”.
Leggete bene: atti o adattabili significa quasi qualsiasi cosa. Secondo l’interpretazione corrente, infatti, un computer è facilmente adattabile: basta comprare una scheda da pochi euro con selezionatore TV e presa per antenna. La stessa cosa si può fare con un qualsiasi monitor. Esagerando un po’ (ma forse non troppo), si può sostenere che anche la mia lavatrice, che è già dotata di un display LCD, con poche e banali modifiche potrebbe essere messa in grado di ricevere il segnale TV.
Dunque riassumiamo:

  • chi ha un televisore, ma non guarda la RAI, deve pagare il canone;
  • ma anche chi non ha un televisore, ma possiede un computer o un lettore DVD + monitor lo deve pagare, solo perché potrebbe, in via del tutto ipotetica, dotare il suddetto ordigno di un componente che lo mette in grado di vedere la TV.

Ma è fantastico. È geniale!
Per lo stesso principio forse dovremmo pagare in anticipo qualche multa per eccesso di velocità perché tutti possediamo un auto/moto/ciclomotore atto a violare qualche limite. In teoria, anche una bici è adattabile.
Per estensione, forse dovremmo andare in galera in quanto tutti abbiamo in casa qualche ordigno atto o adattabile a commettere un omicidio…
Il bello è che io sono favorevole a una TV pubblica mantenuta da un canone (diciamo che se la RAI fosse come la BBC lo pagherei molto più volentieri), ma questa faccenda dell’obbligare al pagamento anche chi in via ipotetica potrebbe, mi sembra del tutto demenziale.

La velocità della luce

Per tutta la cronaca di queste convulse elezioni, i risultati ufficiali dello spoglio delle schede pubblicati in internet sul sito del Ministero dell’Interno sono stati circa 1000 sezioni avanti rispetto, non solo alle comunicazioni delle agenzie di stampa (il che era prevedibile), ma anche alle trasmissioni televisive in tempo reale.
C’è da chiedersi come mai le trasmissioni tv andassero a collegarsi con gli inviati che si affannavano a leggere i comunicati ufficiali, quando gli stessi dati, altrettanto ufficiali, finivano prima su internet e poi su carta. Bastava avere un computer in studio invece di mandare inviati in tutti gli uffici.
Ma la cosa incredibile è che, nella trasmissione di Vespa, a un certo momento qualcuno ha chiesto la distanza in termini di voti assoluti fra i due schieramenti. Vespa ha girato la domanda all’inviato al Viminale che ha cercato tra i fogli e dichiarato di non saperlo, mentre il dato era lì, su internet, scritto in rosso. A questo punto un cameraman, che evidentemente aveva un accesso internet, ha sollevato un cartello con le cifre esatte.
In questo paese qualcuno deve ancora capire molte cose…

Ma la gente… (1)

Qualche giorno fa all’esselunga (sì, faccio la spesa al supermarket del nano pelato perché è vicino a casa e la qualità è buona, il che dimostra che non sono accecato dall’ideologia, però sono un coglione perché pur essendo un professionista non lo voto), lascio il carrello vuoto in un angolo e riempio di verdura qualche sacchetto.
Torno al carrello e ne trovo un altro, parimenti vuoto, parcheggiato accanto e un tipo che sta riempiendo di sacchetti il mio. Al che gli faccio notare che quello è il mio carrello e il tipo, scandendo le parole con fare teutonico, ribatte «No, questo è il mio carrello».

Provo ad insistere, ma il tipo non molla. Poi, con l’aria di chi ha appena fatto una scoperta geniale, mi fa «Ma è lo stesso, tanto erano entrambi vuoti». Sopraffatto da tanta intelligenza prendo l’altro carrello e me ne vado borbottando un «contento lei…».
Peccato che lui nel carrello ha messo € 2, mentre io ci metto sempre un dischetto metallico privo di alcun valore: grazie di avermi pagato la cioccolata…

PS: adesso, se leggi il blog, sai anche chi sono, ma è inutile che mi scrivi tanto i 2 € non te li ridò: la prossima volta contatta il cervello, prima.