Il deposito dei 10000 anni

signalFinora, il sarcofago di Chernobyl era additato come il più evidente monumento alla follia autodistruttiva dell’uomo, destinato ad essere conservato integro per migliaia di anni e utilizzato dagli oppositori del nucleare per dimostrare la sua pericolosità.
I fautori dell’energia nucleare, invece, sostengono, a ragione, che la centrale di Chernobyl era un impianto vecchio e insicuro, ma ora, negli Stati Uniti, additati come dimostrazione dell’esistenza di centrali sicure, è quasi completo un altro monumento a mio avviso ancora più folle, perché non è frutto di un incidente, ma di un pensiero lucido e razionale.
Si tratta del Waste Isolation Pilot Plant (WIPP), una discarica nucleare sotterranea situata nel deserto del New Mexico, profonda fino 2150 piedi (ca. 650 m).
Qui sono stati depositati per anni tutti i rifiuti radioattivi provenienti dalle centrali nucleari degli USA e quando sarà pieno (ed è quasi pieno) dovrà essere sigillato definitivamente.
Certamente il WIPP è sicuro. Test continui anche di terze parti, hanno dimostrato che nessuna radiazione sfugge dal deposito sotterraneo e si può anche camminarci sopra in assoluta sicurezza. Se è per questo, ci credo, ma il punto non è questo.
Il punto è che, dal momento della chiusura, sarà necessario segnalare chiaramente che chi scava qui, muore. E non solo: scavando si potrebbe aprire un vaso di pandora in grado di avvelenare una vasta area, prima che la fonte venga identificata e richiusa.
Fin qui niente di strano. Il governo americano è certamente in grado di impedire l’accesso all’area. Il problema, però, sta nel fatto che questo divieto dovrà essere mantenuto per almeno 10.000 anni, tale è il periodo di tempo necessario perché le scorie diventino relativamente innocue.
10.000 anni sono un periodo di tempo inimmaginabile. I monumenti più antichi che abbiamo, le piramidi, esistono dalla metà di questo tempo.
Il problema che i tecnici stanno affrontando è di far sì che questa informazione vitale venga tramandata e si conservi intatta per questo inimmaginabile periodo di tempo.
Guardate queste immagini:

Per noi sono chiarissime, ma cosa diranno ai nostri discendenti anche fra “soli” 3000 anni? Come sarà la razza umana fra 10000 anni? Come progettare un messaggio che mantenga intatto il suo significato nonostante le inimmaginabili differenze culturali che si produrranno?
Se ne è occupata la Sandia Corporation, producendo un suggestivo rapporto in cui si immagina di costruire strutture che evochino un senso di pericolo, come quella nell’immagine di apertura. Suggerimenti solo in parte accolti dal governo, che ha optato per soluzioni più tradizionali, ma qualsiasi soluzione, a mio avviso, è insufficiente di fronte alla curiosità umana.
Così come le maledizioni e le iscrizioni non ci hanno impedito di entrare nelle tombe dei faraoni, nessuna struttura è in grado di impedire che i nostri lontani discendenti cerchino di capire cosa c’è lì, anzi, per me, la presenza di costruzioni strane e uniche come quelle proposte nel rapporto di cui sopra, sarebbe solo un incentivo a scavare.

KPN Telecom building

L’edificio della KPN Telecom, situato a Rotterdam e progettato da Renzo Piano è dotato di uno schermo monocromatico di 2922 m2 formato da 896 lampade quadrate disposte in una griglia di 22*41 che creano una immagine o animazione di m 37.8 di larghezza e 72 m di altezza.

The KPN Telecom building, situated in Rotterdam NL and designed by Renzo Piano, is equiped with a unique monochrome, 2922 m2 screen consisting of 896 square lamps in a 22*41 grid creating a w37.8m * h72m image or animation.

-46°

yakutsk
Oggi a Yakutsk va bene. La temperatura è -38° (38° sotto zero), ma qualche giorno fa era -46°.
Yakutsk ( o Jakutsk, in russo Яку́тск), capitale della ex-Yakutia (sì esiste, non è una invenzione di Risiko, ma oggi si chiama Sakha), è il luogo più freddo dell’emisfero nord.
Pur essendo alla moderata latitudine di 62.5°N e a 450 Km dal circolo polare artico, questa ridente cittadina (ca. 210.000 ab.) è più fredda del polo perché si trova nel bel mezzo della Siberia, lontana dal mare.
Qui molte cose strane gelano. Gela, per esempio, il vapore acqueo sospeso nell’aria che, se non c’è vento, forma una densa nebbia e quando ci camminate attraverso, dietro di voi si forma un tunnel perfettamente visibile, tanto che i bambini, al mattino, andando a scuola, giocano a indovinare chi è passato di lì (qui è passata la nostra compagna cicciona e qui quell’insegnante altissimo…).
A queste temperature, l’acqua contenuta nella pelle si raffredda molto rapidamente e qualsiasi parte di epidermide non coperta, dopo poco tempo, fa male (almeno al sottoscritto; gli indigeni sono più corazzati).
Però la città è carina. Attraversata dal fiume Lena (uno dei grandi fiumi siberiani), ha una cattedrale suggestiva, 15 musei (parecchi sulla cultura popolare, il museo dei mammuth e uno con i più bei diamanti scavati in Siberia, accessibile solo a gruppi di 4 persone alla volta per ragioni di sicurezza), l’istituto di ricerca sul permafrost che vi fare un bel giro sottoterra e parecchi hotels.
L’estate, invece, la temperatura supera i 20° facendo di Yakutsk il luogo con la maggiore escursione termica sulla terra. Ma allora è solo una cittadina siberiana come tante altre.
Quindi andateci, ma se lo fate, andateci d’inverno.

Micronazioni

sealand
In breve, la notizia (segnalata da Nicola) è questa;
il gruppo svedese anti-copyright The Pirate Bay sta raccogliendo fondi per acquistare una micronazione e piazzarci un server per distribuire contenuti sfuggendo alle leggi sul copyright grazie all’extra territorialità.
La storia è simpatica, e ci offre l’opportunità di raccontare qualcosa sulle micronazioni (penso che pochi sappiano cosa sono e che esistono, oltre naturalmente a quella già note come il Vaticano, S.Marino, Andorra, etc).
In pratica, un micronazione è un lembo di territorio che, per qualche anomalia geografica e/o storica non sembra ricadere sotto la giurisdizione di alcuno stato oppure una parte di territorio che ha rivendicato la propria indipendenza e ottenuto qualche tipo di riconoscimento.
Nella prima categoria ricade, per esempio, l’isola artificiale di Sealand (nella foto) che è proprio quella che The Pirate Bay vorrebbe comprare.
La storia è questa. Durante la seconda guerra mondiale il governo inglese aveva costruito delle piattaforme marine dotate di artiglieria poco oltre le acque territoriali. Servivano per avvistare in anticipo gli aerei e soprattutto i missili nazisti (V1 e V2) e abbatterli prima che arrivassero sul territorio inglese.
Alla fine della guerra vennero tutte demolite tranne una, il famoso royal fort Roughs Tower che sorge a nord della foce del Tamigi a 7 miglia dalla costa (il limite delle acque territoriali era allora di 6 miglia).
Per molti anni Roughs Tower rimase abbandonata, res derelicta et terra nullius fino a quando, il 2 settembre 1967, l’ex maggiore Paddy Roy Bates la occupò, dichiarandola territorio indipendente, andando a viverci e dandole il nome di Principato di Sealand.
Ovviamente il governo inglese reagì inviando truppe. Vennero sparati anche alcuni colpi. Bates era sempre cittadino inglese, per cui venne arrestato e processato e qui arriva il colpo di scena.
Come era suo dovere, la giustizia inglese, che spesso è seria, si dichiarò incompetente per territorio, perché l’isola è fuori dalle acque territoriali. Roy di Sealand ritornò libero alla sua isola che ricevette un primo importante imprimatur di indipendenza.
Più tardi accaddero altri fatti cruenti. Nel 1978, mercenari olandesi al soldo di un uomo d’affari tedesco occuparono l’isola con la forza, ma vennero poi sconfitti e fatti prigionieri da Roy (che in quel momento si trovava in Inghilterra) e dai suoi uomini. Di conseguenza, i governi olandese e tedesco intavolarono trattative con Sealand per il rilascio dei prigionieri, dando all’isola un ulteriore riconoscimento di sovranità.
La situazione attuale di Sealand sembra essere tranquilla. Un internet provider, HavenCo Limited, ha anche posto la propria sede sull’isola, dotandola di una connessione ad alta velocità e pubblicizza la propria sede extra-territoriale come fonte di sicurezza per dati sensibili e transazioni finanziare al riparo dalle grinfie governative.
Ecco quindi l’interesse di Pirate Bay che vorrebbe farne un centro di distribuzione di materiale copyrighted in barba alle leggi europee. Per ora hanno raccolto solo $14.000.

Fin qui la storia di Sealand, ma pochissimi sanno che un tentativo analogo è stato fatto anche in Italia. Nel 1965, un costruttore, tale ing. Rosa, edificò una piattaforma in Adriatico, davanti a Bellaria, poco fuori le acque territoriali.
L’isola venne aperta al pubblico nel 1967. Si pensava di impiantarvi una serie di attività commerciali: un ufficio postale, un negozio di souvenir, un piccolo albergo, un ristorante, un bar ed un night-club.
Il 1 maggio 1968 venne dichiarata l’indipendenza e la piattaforma venne battezzata Isola delle Rose. Le azioni di Rosa furono viste dal governo italiano come uno stratagemma per raccogliere i proventi turistici senza il pagamento delle relative tasse e la reazione fu dura: 55 giorni dopo la dichiarazione d’indipendenza, il 25 giugno 1968, un gruppo di quattro carabinieri ed alcuni ispettori delle imposte atterrarono sull’isola e ne presero possesso, senza alcun atto di violenza, con un’azione ai limiti del diritto internazionale. Il governo della Repubblica dell’Isola delle Rose inviò telegrammi di protesta anche al governo italiano, ma fu ignorato. L’11 febbraio 1969, sommozzatori della Marina Militare Italiana distrussero con l’esplosivo la piattaforma artificiale, eseguendo la sentenza del Consiglio di Stato di giovedì 17 luglio 1969. La proprietà si rifece prima al TAR, poi al Tribunale Internazionale dell’Aja, ma, alla fine, cedette e dell’Isola delle Rose e di ciò che si favoleggiava attorno, nessuno parlò più.

Winchester Mystery House

Aerial view

Ho deciso che, ogni tanto, vi racconterò anche qualcosa dei miei viaggi. Fa cool 8) .
Questa è la storia di una casa. Una grande casa che ho visto tanti anni fa e che avevo completamente dimenticato fino a qualche giorno fa quando l’ho ritrovata citata in un libro su Bob Dylan.
La casa ormai è nota come “Winchester Mystery House” ed è il frutto del delirio della sua proprietaria, una simpatica vecchia signora dal cognome famoso.
Sarah L. Winchester (1839–1922), infatti, era la vedova di William Wirt Winchester (1837–1881), figlio di quell’Oliver Winchester (1810–1880) che aveva inventato l’omonima arma (“il fucile che vinse il west”) e fondato la Winchester Repeating Arms Company della quale William era diventato presidente alla morte del padre, nel 1880. Ma presidente lo era stato per un anno solo, perché era morto nel 1881 e Sarah, pur restando fuori dall’azienda (le donne manager non esistevano a fine ‘800), ne aveva ereditato il 50% della proprietà, il che le assicurava una rendita di circa $ 1000 al giorno esentasse (fino al 1913 le rendite azionarie non erano tassate in USA; equivalgono a circa $ 19.000 al giorno attuali). In più, l’eredità era costituita anche da circa $ 20 milioni fra titoli, immobili e liquidi.
Non era povera la vedova Winchester, ma era inguaribilmente depressa per la prematura morte del marito e come spesso accade anche ai nostri giorni, la depressione la condusse da un mago.
Il mago le disse che c’era una maledizione sulla sua famiglia, a causa delle tante vittime dei suoi fucili, i cui spiriti cercavano vendetta e presto avrebbero preso anche lei, prematuramente come il marito. L’unico modo di calmare queste anime perdute era quello di costruire una casa tanto grande da ospitare lei stessa e tutte loro. Ma erano migliaia e non poteva esistere una casa abbastanza grande. Così Sarah Winchester avrebbe dovuto costruirne una e continuare ad allargarla giorno dopo giorno, per sempre. “Non dovrete mai fermare la costruzione. Continuate a costruire e vivrete. Smettete e morirete”.
E così fece. In fondo il denaro non le mancava. Sarah Winchester si trasferì all’ovest, a San Jose, California nel 1884 e qui comprò una fattoria di 8 stanze in cui andò a vivere, iniziando ad ampliarla.
I lavori di ampliamento continuarono sempre, 24 ore al giorno, 7 giorni la settimana, 365 giorni l’anno per 38 anni, fino alla sua morte nel 1922 a 83 anni (in effetti visse molto, per quei tempi).
Ogni notte Sarah si recava in una stanza dove era convinta di ricevere messaggi spiritici che le suggerivano cosa costruire. Così ci sono scale che non portano in nessun posto, corridoi e porte più piccoli del normale (Sarah era alta circa m 1.50), un armadietto con solo 2 cm di profondità…
Oggi la casa è una curiosità per turisti. Ha 160 stanze. Prima del grande terremoto del 1906 aveva 7 piani, 3 dei quali crollarono. Venne rimessa a posto, ma gli ultimi 3 piani non furono mai ricostruiti, optando saggiamente per un ampliamento più orizzontale che verticale.
Ci sono 1257 finestre, 47 fuochi (fra camini, stufe, punti di cottura, alcuni dei quali a gas, gli altri a legna o carbone), 17 camini (sui tetti) + 2 in costruzione, 6 cucine, 40 camere da letto, 40 scale interne, 2 saloni da ballo e 52 punti luce (a candele, ovviamente). Si stima che la costruzione sia costata $ 5.5 milioni.
La vedova Winchester, inoltre, considerava protettivi il numero 13 e le ragnatele. I tipici candelieri a 12 braccia sono modificati e ne hanno 13, gli appendiabiti sono in multipli di 13 e varie finestre sono decorate con un motivo a ragnatela in cui sono inserite 13 pietre colorate. Nel 13° bagno, l’unico con doccia, ci sono 13 finestre. Lo scalone centrale ha 13 gradini.
Oggi si organizzano visite speciali la notte di Halloween e tutti i venerdì 13.
La foto aerea dà un’idea della struttura, ma non della complessità della casa. Per apprezzare quest’ultima cliccate qui.

Sito di riferimento

Chernobyl-4

Chernobyl-4Si parla molto di Chernobyl in questi giorni perché oggi è il 25 Aprile. Sono passati 20 anni dal disastro e le TV si sforzano a raccattare filmati di repertorio o di visite più o meno recenti.
Se avete voglia di farvi un’idea un po’ più reale di quanto è successo, andatevi a vedere il viaggio di questa ragazza,
Elena Vladimirovna Filatova, che da sola si è fatta un giro in moto attraverso campagne e villaggi abbandonati, in gran parte radioattivi, fin quasi al sarcofago. Alla fine di ogni pagina trovate il link al capitolo seguente, oppure partite da qui e saltate dove volete.
Nelle note che accompagnano le foto, dice che le piace andare in moto sulle strade vuote e che in queste terre abbandonate dall’uomo ormai da 20 anni, si trovano boschi e laghi di grande bellezza. Il territorio intorno a Chernobyl è diventato terra dei lupi. La natura se l’è ripreso nonostante le radiazioni perché è più dura di noi. Bastano 500 roentgens per 5 ore per uccidere un uomo. È interessante notare che, per uccidere un pollo, serve una dose 2.5 volte superiore e una dose 100 volte superiore non basta per ammazzare uno scarafaggio.
Chernobyl e i villaggi vicini sono città fantasma da cui siamo scappati in tutta fretta senza portare via niente, lasciando tutto come stava. Foto su un pianoforte, giocattoli, quaderni, manifesti, auto, chiatte abbandonate su un fiume. Una immensa Maria Celeste.