Dispacci dal fronte interno [Dispatches from the homefront] is a work by Andrea Valle for feedback system including ad libitum strings, printer and live electronics.
Audio from strings, printers and environment is not only manipulated live, but some features are extracted and used to control not only the same sound processing but also the real-time generation and print on the fly of musical notation to be performed by the player.
In short, the performer receives “dispatches” which content depends on what s/he is playing.
From SONIC SCREENS, an event by U.S.O. Project (Matteo Milani, Federico Placidi) in collaboration with O’ and Die Schachtel
Milan, 01/12/2012
An excerpt from the premiere by:
Èdua Amarilla Zádory – Violin
Ana Topalovic – Violoncello
Visto che ho appena aggiornato alcuni post sui canti degli uccelli e sull’interpretazione che ne dà Messiaen, ho pensato di postare i suoi Piccoli Abbozzi di Uccelli nella versione del 1985 per un pianoforte (esiste anche quella a due).
In realtà Messiaen aveva già trovato la convergenza fra le sue due passioni, ornitologia e musica. Già nel 1951 aveva composto un brano virtuosistico per flauto e pianoforte utilizzato come test di ammissione a flauto presso il conservatorio di Parigi (ricordiamo che il conservatorio di Parigi è a livello superiore ed equivale a una nostra accademia di perfezionamento). Il brano si intitolava Le merle noir ed è il suo primo lavoro interamente ispirato al canto di un uccello (alcuni frammenti erano inclusi in opere precedenti).
Nel 1953 compose Réveil des oiseaux (Il risveglio degli uccelli) per orchestra, composto quasi esclusivamente di trascrizioni dei canti degli uccelli che l’autore poteva ascoltare tra mezzanotte e mezzogiorno tra le montagne del Massiccio del Giura.
A partire da questo periodo prese l’abitudine di incorporare queste trascrizioni in tutte le sue opere, oltre a scrivere raccolte interamente dedicate a questo soggetto (Oiseaux exotiques (Uccelli esotici) per pianoforte e orchestra da camera, 1955-1956, La Chouette hulotte (L’allocco) per pianoforte, 1956, il monumentale Catalogue d’oiseaux (Catalogo di uccelli) per pianoforte, 1956-1958, La Fauvette des Jardins (Il beccafico) per pianoforte, 1970-1972, Un Vitrail et des oiseaux (Una vetrata e degli uccelli) per pianoforte e orchestra, 1986, fino a questi Petites esquisses d’oiseaux (Piccoli abbozzi d’uccelli) per uno e due pianoforti, 1985-1987). Come opere non si tratta di semplici raccolte di trascrizioni, ma veri e propri poemi sinfonici. Paul Griffiths osservò che Messiaen fu un ornitologo più coscienzioso di tutti i compositori che lo avevano preceduto, e un più attento osservatore musicale del canto degli uccelli di tutti gli ornitologi precedenti.
In effetti il lavoro di trascrizione di Messiaen è accurato e tiene conto di problemi musicali che spesso sfuggono all’ornitologia scientifica. Lui stesso spiega:
L’uccello, essendo molto più piccolo di noi, con un cuore che batte più rapidamente e delle reazioni nervose assai più rapide, canta a tempi estremamente veloci che sono assolutamente impossibili per i nostri strumenti; dunque sono obbligato a trascriverlo ad un tempo più lento. Per di più, questa rapidità è associata ad una estrema acutezza, essendo un uccello in grado di cantare in registri così alti da essere inaccessibili ai nostri strumenti; perciò trascrivo il canto una, due o anche tre ottave sotto. E non è tutto: per la medesima ragione sono obbligato a sopprimerne quegli intervalli troppo piccoli che i nostri strumenti non potrebbero suonare. Allora rimpiazzo questi intervalli dell’ordine di uno o due commi con dei semitoni, ma rispettando la scala dei valori tra i diversi intervalli, ovvero, se qualche comma corrisponde ad un semitono, allora ad un vero semitono corrisponderà un tono intero o un intervallo di terza; tutto è ingrandito, ma i rapporti restano inalterati, ciò nonostante quello che restituisco è esatto.
Petites esquisses d’oiseaux (1985) – Håkan Austbø, piano
Le Rouge-gorge (erithacus rubecula – pettirosso)
Le Merle noir (turdus merula – merlo)
Le Rouge-gorge
La Grive musicienne (turdus ericetorum sinonimo di turdus philomelos – tordo bottaccio)
Le Rouge-gorge
L’Alouette des champs (alauda arvensis – allodola)
Anthèmes refers to two related compositions for violin by French composer Pierre Boulez: Anthèmes I and Anthèmes II.
Anthèmes I is a short piece (c. 9 minutes) for solo violin, commissioned by the 1991 Yehudi Menuhin Violin Competition, and dedicated to Universal Edition’s director Alfred Schlee for his 90th birthday. In 1994, Boulez revised and expanded Anthèmes I into a version for violin and live electronics at IRCAM, resulting in Anthèmes II (c. 18 minutes duration), produced in 1997. (Expansion and revision of earlier works is common in Boulez’s compositional process; see also Structures.)
The title is a hybrid of the French “thèmes” (themes) and the English “anthem”. It is also a play on words with ‘anti-thematicism ‘: “Anthèmes” reunites the “anti” with the “thematic”, and demonstrates Boulez’s re-acceptance of (loose) thematicism following a long period of staunch opposition to it (Goldman 2001, 116–17).
Anthèmes I owes its structure to inspiration Boulez drew from childhood memories of Lent-time Catholic church services, in which the (acrostic) verses of the Jeremiah Lamentations were intoned: Hebrew letters enumerating the verses, and the verses themselves in Latin. Boulez creates two similarly distinct sonic worlds in the work: the Hebrew enumerations become long static or gliding harmonic tones, and the Latin verses become sections that are contrastingly action-packed and articulated (though Boulez says that the piece bears no reference to the content of the verses, and takes as its basis solely the idea of two contrasting sonic language-worlds) (Goldman 2001, 119). The piece begins with a seven-tone motive, and trill on the note D: these are the fundamental motives used in its composition. It is also in seven sections: a short introduction, followed by six “verses”, each “verse” preceded by a harmonic-tone “enumeration”. The last section is the longest, culminating in a dialogue between four distinct “characters”, and the piece closes with the two “languages” gradually melding into one as the intervals finally center around the note D and close into a trill, and then a single harmonic. A final “col legno battuto” ends the piece in Boulez’s characteristic witty humour, a gesture of “That’s enough for now! See you later!” (Goldman 2001, 83, 118). [from wikipedia]
Andrew Gerzso has for many years been the composer’s chief collaborator on works involving live electronics and the two men regularly discuss their work together. He describes the way in which all the nuances in this nucleus of works were examined in the studio in order to find out which elements could be electronically processed and differentiated. As a result, the process of expanding these works is based not only on abstract structural considerations (such as the questions as to how it may be possible to use electronic procedures to spatialize and to merge or separate specific complexes of sound),but also on concrete considerations bound up with performing practice: in a word, on the way in which the instrument’s technical possibilities may be developed along figurative lines.
IMHO, it is quite clear that the electroacoustic is limited to “dress” the instrumental part, albeit with effects well made. Anthème II is not a real electroacoustic composition and even a revision of the original. But it’s really helpful to students. See also this good page from IRCAM: Anthème & Anthème II and this one with Max patches.
Infine, qui potete ascoltare l’epico cambio di nota del 2006 a 8:36 in questa clip audio. L’ultimo è stato nel 2013 e il prossimo è atteso per il 5 settembre 2020.
Quasi mi sfuggiva che oggi è anche il compleanno di Robert Allen Zimmerman, in arte Bob Dylan (Duluth, 24 maggio 1941).
Eccolo nel 1964, a 23 anni, al Newport Folk Festival e recentemente al David Letterman show con un brano tratto dall’ultimo album dove interpreta canzoni di Frank Sinatra.
Un’altra drum machine online basata sui caratteri alfanumerici.
Questa è più carina del solito. Viene bene perfino “devi morire“.
Le maiuscole e le minuscole sono uguali; lo spazio introduce una pausa. Non si può cambiare il metronomo né scaricare un file (dovete registrare il loop).
Badate ad utilizzare un numero di caratteri multiplo di 4 se volete il vostro fanatico 4/4.
Luc Ferrari – Petite symphonie intuitive pour une paysage de printemps (1973-74)
A review by Blue Gene Tyranny
A lovely work of electro-acoustic music by one of the French pioneers of musique concrète, “Petite Symphonie Intuitive Pour un Paysage de Printemps” (“Little Intuitive Symphony for a Spring Landscape”) recreates the composer’s experiences during a climb toward sunset on the Causse Méjean, a high plateau in the Massif Central, including his recollection of a shepherd’s flute and its reverberations across the landscape. The flute sounds and multiple echoes continue in changing musical modes throughout the piece (the tonic redefined by electronic drones), blending together with sounds of the countryside and conversational fragments from the human presence to create a beautiful sonic landscape of 25 minutes duration.
Da YouTube salta fuori anche questa registrazione della Cantata “Gott ist mein König” (BWV 71) esguita in St. Mary’s Church a Mühlhausen.
Si tratta di una cattedrale gotica del 14mo secolo il cui riverbero illumina la cantata fin dall’attacco del primo movimento. Bach lavorò a Mühlhausen nel 1707/8 ed è probabile che la cantata BWV 71 sia stata eseguita per la prima volta proprio in questa chiesa.
Alan Lomax (1915 – 2002), etnomusicologo, antropologo e produttore discografico, ha raccolto materiali sonori in quasi tutto il mondo, dalla Spagna alla Gran Bretagna, al Sud America, all’Africa.
The Sound Recordings catalog comprises over 17,400 digital audio files, beginning with Lomax’s first recordings onto (newly invented) tape in 1946 and tracing his career into the 1990s. In addition to a wide spectrum of musical performances from around the world, it includes stories, jokes, sermons, personal narratives, interviews conducted by Lomax and his associates, and unique ambient artifacts captured in transit from radio broadcasts, sometimes inadvertently, when Alan left the tape machine running. Not a single piece of recorded sound in Lomax’s audio archive has been omitted: meaning that microphone checks, partial performances, and false starts are also included.
This material from Alan Lomax’s independent archive, begun in 1946, which has been digitized and preserved by the Association for Cultural Equity, is distinct from the thousands of earlier recordings on acetate and aluminum discs he made from 1933 to 1942 under the auspices of the Library of Congress. This earlier collection — which includes the famous Jelly Roll Morton, Woody Guthrie, Lead Belly, and Muddy Waters sessions, as well as Lomax’s prodigious collections made in Haiti and Eastern Kentucky (1937) — is the provenance of the American Folklife Center at the Library. Attempts are being made, however, to digitize some of this rarer material, such as the Haitian recordings, and to make it available in the Sound Recordings catalog. Please check in periodically for updates.