Una giornata di traffico aereo

Questa notevole animazione mostra 24 ore di traffico aereo sull’intero pianeta. È bellissima, c’è anche il passaggio notte/giorno. Eccola in formato wmv (windoze) e mov (mac). La trovate anche su YouTube, ovviamente compressa.

Sempre restando in tema, questo sito della ZHAW (Zürcher Hochschule für Angewandte Wissenschaften – Università di scienze applicate di Zurigo, secondo google) mostra, in tempo reale, il traffico aereo su Zurigo e dintorni. Si aggiorna ogni 10 secondi circa.

Se, in basso a sin. cliccate Einstellungen (proprietà) potete cambiare lingua e tipo di mappa. Il colore della traccia indica l’altitudine dell’aereo, secondo la scala a sinistra.

In realtà, pagine di questo tipo esistono per parecchi aeroporti (p.es. S.Francisco e New York fra le altre).

Fibonacci in Turku

fibonacci

Incredibilmente in Turku (Finlandia) esiste una ciminiera con sopra parte della serie di Fibonacci (cliccate sull’immagine) che, di notte, è illuminata e splende nel buio come l’unica cosa visibile (o quasi).

Si tratta, in realtà di una installazione di Mario Mertz del 1997, il cui titolo è “Fibonacci Sequence 1-55” e il sottotitolo “Metafora della ricerca dell’uomo di ordine e armonia nel caos”.

Everest panorama

western cwmGuardate questo panorama realizzato dal danese Hans Nyberg e se non vi emoziona, preoccupatevi almeno un po’.

Perché questo è il mondo visto dal suo punto più alto. Un luogo che, per una strana ironia, è uno dei posti più inospitali del pianeta e forse proprio per questo, più emozionanti.

Quando si arriva in aereo a Kathmandu. si vede la cima delle montagne in distanza e ci si rende conto che i picchi più alti sono all’incirca alla stessa altezza dell’aereo. È incredibile e inquietante il pensiero che, scalando l’Everest, si mettono i piedi all’altitudine di crociera di un Boeing 747.

Io non ci sono mai arrivato sulla cima e nemmeno vicino, ma, quando ero giovane, ho camminato sul Western Cwm (nella foto, cliccatela), la valle del silenzio, oltre la seraccata del Khumbu, a 6000 + qualcosa metri e qui, circondati dal Nuptse, dal Lhotse e dall’Everest, ci si rende conto che il pianeta è incredibilmente più grande e potente di te e che merita un immenso rispetto…

La via più breve

Se non fosse per il fatto che, come in Inghilterra, si viaggia dalla parte sbagliata della strada, guidare in Giappone sarebbe bellissimo. Ma il problema della sinistra non esiste sulle tangenziali, dove le corsie sono separate da un muro.

Quando la densità abitativa raggiunge i livelli giapponesi, l’unico modo di costruire strade a percorrenza veloce è farle passare sopra le case. Le cosiddette tangenziali viaggiano in aria e il traffico scorre in un limbo gestito da divinità lontane.

osakaUna tendenza che deve fare sempre i conti con lo sviluppo verticale delle grandi città. Così le strade girano intorno alle costruzioni, si avvolgono su sé stesse, si dividono e si ritrovano in un flusso che sembra liquido.

Ma, a volte, l’edificio non può essere aggirato né demolito e così non resta altro che passarci attraverso. Qui, a Osaka, la società che costruiva la tangenziale ha semplicemente affittato tre piani e ci ha fatto passare la strada.

Cliccate sulle immagini per ingrandire. Vedi anche Googlesighting.

Via Darwin

Autocelebrazione

È la famosa statua in bronzo del leader coreano Kim-Il-Sung (15 aprile 1912 – 8 luglio 1994) sulla collina di Mansu a Pyongyang.

Cliccate l’immagine per ingrandirla e guardate le dimensioni delle persone rispetto alla statua.

Non è impressionante?

Ville Lumière

Guardate questa immagine trovata su wikipedia. Cliccatela per ingrandirla.

Una città che ho amato molto in un certo periodo della mia vita. Non a caso la chiamano Ville Lumière.

Homey Airport

Da circa un mese, l’aeroporto della famigerata Area 51, che vedete in questa foto da satellite (cliccatela per ingrandirla molto) ha formalmente un nome: Homey Airport.

Lo rende noto la newsletter dell’AOPA (Aircraft Owners & Pilots Association). Finora, infatti, l’aeroporto più famoso e segreto d’America compariva sui software di volo e sui GPS soltanto con una sigla: KXTA (acronimo di … cosa?), ma il sottoscritto ricorda ancora i bei tempi in cui il suo radiofaro rispondeva con il morse di Dreamland.

Non pensate, però, che adesso ci si possa tranquillamente atterrare. Nei software per i piani di volo Homey è descritto come “Private, VFR, No Fee, Customs Info Unavailable”.

Il nuovo nome conserva comunque un aspetto inquietante. Homey significa “familiare, casalingo”. Visto il segreto che lo circonda e l’impossibilità di atterrarvi, questo aeroporto è familiare e casalingo per chi?

Per ulteriori informazioni: Dreamland Resort che presenta anche questa stessa foto commentata.

Il gradino di Hillary

Esistono solo tre veri sport: l’alpinismo, la corrida e l’automobilismo; tutto il resto è soltanto un gioco.
[Ernest Hemingway]

Seguendo la via di sud-est, nella parte finale, la vetta dell’Everest si raggiunge camminando su questa cresta, dal colle sud, passando per il “Balcone” (una piccola piattaforma a 8400 m. con vista a sud e ad est) e la cima sud (un ripiano grande come un tavolo a 8750 m) fino alla sommità (8848 m).

L’ultima difficoltà, a meno di 100 m. dalla cima, è costituita da un risalto roccioso alto 12 m. Una banalità a una quota “umana” (almeno per uno scalatore; sono sempre 12 m.), ma un ostacolo quasi insuperabile a 8760 m., dopo una lunga ascesa e con l’ossigeno che arriva al massimo al 50% del normale solo grazie alle bombole (altrimenti sarebbe il 30%).
Il nome di questa parete è Hillary Step, a ricordare Sir Edmund Hillary, che per primo ha scalato l’Everest insieme allo sherpa Tenzing Norgay.
Oggi l’Hillary Step si supera grazie a una serie di corde fisse, ma fa paura pensare a come devono essersi sentiti quei due quando se lo sono trovato di fronte, alle 10 del 29 Maggio 1953 dopo molte ore di cammino, con le attrezzature dell’epoca. È stato Hillary a issarsi, con enorme sforzo, centimetro dopo centimetro, fino alla cengia che lo sovrasta e ad aprire la strada per gli ultimi metri, relativamente facili, fino alla vetta.

Quindi questo post è dedicato a Edmund Hillary che qualche giorno fa ha superato il suo ultimo gradino. Adesso l’Everest si chiama Sagarmatha in Nepal (सगरमाथा la Dea dei cieli) e Chomolungma in Cina (ཇོམོགླངམ la Dea madre della terra in tibetano), ma l’Hillary Step ha un solo nome, ovunque.

E poi è dedicato anche a te, tanto per dirti che, anche se hai la testa a grandi altezze, sono sempre contento di vederti e non sono arrabbiato…

La città delle tenebre

HakNam, la città delle tenebre, l’antica città murata di Kowloon è stata finalmente demolita 15 anni fa, nel 1983. Si trattava di un impressionante agglomerato urbano di 200 x 100 metri di solido cemento, con costruzioni alte 10, 12 e in qualche caso anche 14 piani, che era arrivato ad ospitare fino a 50000 persone.

Nato ai tempi della dinastia Song (960-1279) come avamposto per la difesa del sud, l’insediamento di Kowloon è ben più vasto della città murata. Il suo nome, Kau-lung (Traditional Chinese: 九龍, Simplified Chinese: 九龙) significa “nove dragoni” e deriva dagli otto picchi che la circondano (il nono era l’imperatore medesimo).
Quella che sarebbe diventata la città murata (o fortificata) era stata costruita come fortino a metà dell’800, ai tempi dell’annessione inglese dell’isola di Hong Kong con il trattato di Nanchino (1842).

Nel 1898, poi, l’enclave inglese di Hong Kong venne estesa ai cosiddetti Nuovi Territori sul continente, ceduti per 99 anni, escludendo, comunque, la città fortificata, che allora ospitava 700 persone. La Convenzione per l’estensione dei territori di Hong Kong stabiliva che la Cina avrebbe potuto tenervi truppe, purché non interferissero con il potere britannico sulla penisola.
Con il rispetto della parola data che distinse l’Impero Britannico, l’esercito inglese attaccò il forte solo un anno dopo, per trovarlo, però, completamente deserto.

Da quel momento, la questione della sovranità sulla città fortificata rappresentò sempre un buco nero diplomatico. Gli inglesi se ne disinteressarono, usandola al massimo come un luogo turistico in cui respirare un po’ di aria della vecchia Cina, mentre la popolazione ricominciò a crescere fino alla IIa guerra mondiale, quando i giapponesi occuparono Hong Kong e sfrattarono gli abitanti.
Dalla fine della guerra in poi la popolazione cinese riprese possesso della città che divenne il rifugio di migliaia di profughi in fuga di fronte alla rivoluzione comunista e di molti criminali comuni.

Il vero boom, però, si ebbe dal 1974 in poi, dopo che una spedizione di 3000 poliziotti fece piazza pulita dei componenti di una Triade che aveva stabilito la propria sovranità su quel luogo.
Libera dalla malavita organizzata e priva di qualsiasi controllo statale, Kowloon ricominciò a crescere come un’entità biologica. Le costruzioni si svilupparono l’una sull’altra senza alcun piano e vennero eseguite anche moltissime modifiche praticamente senza nessun intervento da parte di architetti o ingegneri. Migliaia di metri cubi vennero semplicemente assemblati in un patchwork monolitico, riducendo gradualmente gli spazi fino ad arrivare a situazioni paradossali in cui finestre si aprono letteralmente sul muro o sulle finestre del vicino.

In breve tempo, le strade come noi le conosciamo scomparvero dalla città murata. Gli unici spazi fra gli edifici si ridussero a stretti vicoli in cui raramente riusciva ad filtrare un raggio di sole.
Nel 1987 Kowloon raggiunse l’incredibile cifra di circa 50000 abitanti stipati in 0.026 km2 che corrisponde all’iperbolica densità di 1.500.000 esseri umani per km2.

Ciò nonostante, l’idea che la città delle tenebre fosse solo un luogo ad elevato tasso di criminalità è totalmente errata. Era sicuramente un luogo di illegalità diffusa: case da gioco, droga, prostituzione erano comuni a Kowloon, più o meno al livello di una qualsiasi metropoli. Ma la cosa notevole è che un luogo del genere sia riuscito ad esistere per tanto tempo privo di qualsiasi intervento statale.
La corrente elettrica veniva semplicemente rubata alla rete di Hong Kong, con un intrico di cavi e impianti autogestiti per distribuirla e soltanto alla fine degli anni ’70, dopo un incendio, le autorità intervennero installando delle linee quasi regolari. Per molti anni gli abitanti si procurarono l’acqua scavando una settantina di pozzi entro il perimetro della città e solo negli ultimi 20 anni il governo aveva installato delle tubature che portavano acqua pulita e controllata fino ai limiti della zona.

In realtà, la città murata è stata per molto tempo una TAZ, una zona temporaneamente autonoma, sganciata dai poteri locali e auto-organizzata in cui fiorivano una serie di attività come negozi, piccole fabbriche, studi medici e perfino scuole e asili nido, tutti privi di alcun permesso, ma necessari e professionali. C’erano anche molti ristoranti, un tempio e uno “yamen”, un ufficio in cui un saggio amministrava la giustizia e dirimeva le controversie, relitto di un lontano passato cinese.

E così la vita andava avanti, la gente si muoveva all’interno della città murata svolgendo servizi e raggiungendo il posto di lavoro, mentre i bambini, dopo la scuola, venivano portati a godere di un po’ di sole nei giardini sui tetti.

Il punto è che il tutto era organizzato e sostenuto autonomamente dalla cittadinanza a dispetto delle diversità e dei conflitti che in un luogo a così alta densità abitativa potevano facilmente esplodere, dimostrando così un incredibile spirito di adattamento e di tolleranza.

Non sono moltissimi i siti che ricordano ancora la città delle tenebre. Come tutte le TAZ, il potere, di qualsiasi tipo esso sia, cerca di lasciar sfumare il suo ricordo.
Oltre a wikipedia, c’è il il sito di una spedizione giapponese, ultima a visitarla dopo lo sgombero e prima della demolizione. C’è anche un ottimo post con molte immagini su Bizzarro Bazar.
Altre testimonianze su YouTube qui e qui.