Così recita un antico proverbio russo.
Ma Sofia Gubaidulina, tartara lo è davvero. Nata nel 1931 a Chistopol nella Repubblica Tatara, ha studiato anche la musica popolare del suo paese e gli echi sono rimasti nella sua musica.
Questo “Quasi Hoquetus” (1984), per una formazione poco comune (fagotto, viola e pianoforte), basa la sua struttura ritmica sulla serie di Fibonacci e sull’hoquetus, un’antica tecnica ritmica contrappuntistica che alterna figure e silenzi, creando un movimento quasi stereofonico in cui la stessa figura musicale si sposta fra due voci.
Sofia Gubaidulina – Quasi Hoquetus (1984) for bassoon, viola and piano.
Hans gioca con Lotte, Lotte gioca con Jane
Jane gioca con Willi, Willi è di nuovo felice
Suki gioca con Leo, Sacha gioca con Britt,
Adolf fa un falò, Enrico ci gioca.
Fischiettando melodie ci nascondiamo fra le dune lungo la spiaggia
Fischiettando melodie baciamo babbuini nella giungla
È un successo
Se gli sguardi potessero uccidere, probabilmente lo farebbero
in Giochi senza frontiere, guerra senza lacrime.
An old and loved Peter Gabriel’s song in a Massive Attack remix.
Good lyrics full of double meanings
Un brano di Scelsi degli anni ’60 per flauto e clarinetto in Sib, in due movimenti.
In questo pezzo i due strumenti sono perfettamente fusi in un’unica entità che dà vita a una superficie sonora armonicamente statica, ma continuamente increspata da battimenti generati dai quarti di tono, leggeri glissati, frullati, gruppetti di note vicine, multifonici, dissolvenze, vari tipi di vibrato.
Il pezzo vive di queste continue mutazioni timbriche e dinamiche che ne annullano la staticità, facendone un oggetto di contemplazione.
Giacinto Scelsi – Ko-Lho, for flute & clarinet Bb (1966)
Di nome e di fatto.
Perché Giacinto Scelsi ha sempre scelto di non conformarsi al mainstream dell’epoca e ha sempre proposto opere originali.
Come i Quattro Pezzi su una nota sola per orchestra da camera del 1959. Mentre il mondo musicale esce faticosamente dall’impasse del serialismo integrale, la sua opera apre la strada ad una concezione nuova dedicata all’esplorazione del timbro: Scelsi nella sua poetica musicale indaga la microstruttura del suono, sconfinando in territori fino ad allora insondati, utilizzando tecniche all’epoca non convenzionali (tra cui un uso intensivo dei microintervalli).
Qui ascoltate il primo e il secondo dei Quattro Pezzi su una nota sola per orchestra da camera (1959).
“Quando si entra in un suono ne si è avvolti, si diventa parte del suono, poco a poco si è inghiottiti da esso e non si ha bisogno di un altro suono.”
Tanto per comnciare, Faroukh Bulsara.
E voi dite: e chi è, un combattente palestinese?
No, è Freddie Mercury. Le sue ceneri sono state sparse sulla riva del lago di Ginevra (non so perché). La statua altamente kitsch che vedete è stata eretta in loco.
Ma anche John Knox, il Martin Lutero degli scozzesi e Lautréamont, il poeta maledetto dei Chants de Maldoror.
Henry Purcell.
È sepolto nientemeno che nell’Abbazia di Westminster, insieme alla moglie Francisca.
Comunque ci sarebbe anche l’anaconda Samantha, uno dei più grossi serpenti mai visti (più di m 7.70) che viveva allo zoo del Bronx e ora riposa al Museo di Scienze Naturali a Manhattan.
Il periodo del pianoforte preparato inizia nel 1940 con il brano Bacchanale di Cage, composto per la danza di Syvilla Fort.
Può darsi che Cage non sia stato il primo a introdurre materiali vari nel pianoforte, ma sicuramente è il primo che lo fa consciamente e sviluppa l’idea, per cui la storia lo ricorda come l’inventore di questo ‘strumento’. In effetti, nelle sue mani, il pinoforte preparato si trasforma in un ensemble piano-percussioni con sonorità che vanno dalla marimba, a piccoli tamburi, fino al pianoforte vero e proprio, passando per i suoni metallici di campane non intonate i cui rintocchi sono dedicati non a un Dio, ma al Nulla.
Analiticamente, possiamo esaminare le preparazioni per le Sonatas & Interludes (1948), di cui vedete una immagine del risultato (click immagine per ingrandire). In base all’effetto acustico, si possono classificare in 4 categorie:
Oggetto inserito
Effetto
Note
Pezzi di gomma o altro materiale smorzante
Simile allo smorzatore: il suono viene bloccato
con effetto percussivo
Il suono è più o meno smorzato in base alla distanza dell’oggetto dal punto di percussione
Viti o altri oggetti metallici puntuali
Creazione di un ‘nodo’ nella corda con produzione simultanea di più suoni
Il risultato dipende strettamente dalla distanza dell’oggetto dal ponte: sui punti in cui si producono armonici, questi ultimi vengono evidenziati.
In punti diversi si producono suoni non armonici con sustain più breve
Lamelle o altri oggetti vibranti
La nota, più o meno smorzata, è accompagnata dalla vibrazione della lamella
Oggetti posati sulle corde
Intensa vibrazione
Infine, bisogna tener presente che l’inserimento di oggetti altera più o meno leggermente la tensione delle corde fra cui sono inseriti, quindi si hanno anche effetti di leggera scordatura.
In questi brani, le preparazioni non sono oggetto del caso. Cage di che esse «vanno scelte come le conchiglie su una spiaggia», cioè in modo intuitivo, senza un piano preciso.
Dal 1940 al ’52, scriverà circa 30 pezzi per questo strumento di cui è, ovviamente, il principale utilizzatore, ma che, soprattutto negli Stati Uniti, verrà usato anche da altri compositori. In Europa, invece, la cosa ha scarso seguito. Gli europei, a partire dai primi anni ’50, si dedicano a un intenso studio per allargare le possibilità acustiche del pianoforte creando suoni compositi di cluster e note singole con diverse durate e dinamiche, arrivando a risultati decisamente belli (pensiamo soprattutto a Stockhausen), quanto di difficile esecuzione, ma raramente osano toccare l’interno del piano che rimane come un feticcio freudiano nella cultura musicale europea. Vale la pena di notare, però, come l’effetto di una singola vite di Cage sia spesso paragonabile a un intero suono composito.
La giustificazione portata dal nostro per l’invenzione del pianoforte preparato è in sè stessa una provocazione tale da far saltare i nervi a qualsiasi europeo. Secondo la tradizione artistica europea, le innovazioni arrivano come risultato di una ricerca oppure come effetto collaterale di quest’ultima (vedi il saggio di Stockhausen su Scoperta e Invenzione). La spiegazione di Cage è, invece, assolutamente pratica: per la danza di Syvilla Fort serviva un gruppo di percussioni, ma, nei piccoli teatri in cui si esibiva, non c’era sufficiente spazio, per cui il pianoforte è stato trasformato in modo da produrre anche suoni percussivi.
Tornando alle Sonatas & Interludes, possiamo notare come, nonnostante il titolo, siano formalmente lontane dalla sonata classica:
le Sonate 1-8 e 12-16 hanno struttura ritmica AABB
gli Interludi 1-2 non hanno alcuna ripetizione
gli Interludi 3-4 e le Sonate 9-11 sono composte da preludio, interludio, postludio
È interessante ascoltare una sonata, per es. la prima, guardando la partitura (click immagine qui sotto per ingrandire). Si nota che corrispondenza suono – segno non esiste più.
Le Sonatas & Interludes, infatti, hanno effetti collaterali che vanno al di là dell’opera in sè stessa. Se ci pensate, infatti, siamo in presenza di un deciso mutamento nella funzione della partitura.
La normale partitura è una ‘partitura di risultato’. Essa informa l’interprete di ciò che il compositore vuole ottenere, non di quali azioni si debbano compiere per ottenerlo. Quest’ultima parte è compito dell’esecutore che deve capire il brano, costruirsi una diteggiatura, eccetera.
Nella partitura delle Sonatas, invece, c’è una differenza fondamentale: non sempre il risultato corrisponde a quanto è scritto. L’esecuzione di una nota, spesso, non produce quella nota, ma un suono che con quest’ultima può anche avere ben poco a che fare. Pensateci bene: l’analisi pura e semplice della partitura, senza sapere niente delle preparazioni, porterebbe su una strada completamente sbagliata. In questo caso, la partitura non è l’opera.
Si tratta, quindi, di uno dei primi esempi moderni (perché andando indietro esistono le intavolature) di ‘partitura operativa’ in cui il compositore non indica il risultato, ma le azioni da compiere. Il risultato, poi, è altra cosa.
John Cage (1912-1992) . Sonatas and Interludes (1946-48) for prepared piano
Orlando Bass, piano
Non poteva mancare: Franz Schubert.
Come nel caso di Beethoven, le spoglie sono state traslate dall’antico Wahringer Friedhof (che oggi, guarda caso, è il parco Schubert) al Zentral Friedhof (cimitero centrale), ovviamente a Vienna.
Certo anche suonare la balalaika contrabbasso è dura…
È accordata Mi – La – Re, dalla terza alla prima corda.
Si tiene a tracolla, ma in realtà poggia a terra. Se osservate l’angolo, infatti, potete vedere un puntale.
Playing double bass balalaika it’s hard…
It is tuned E, A, D from low to high string.
The size and shape of the instrument require the player to play in an upright position. A metal pin protrudes from the instrument. Thus, neither the body of the instrument nor its soundboard touch the player and a great resonant effect is created, resulting in a powerful, long and deep sound.