Byzantine Prayer

Un altro bel brano di Radulescu dal già citato AGP 85. Si tratta di Byzantine Prayer opus 74 del 1988, per 40 flautisti con 72 flauti. Il brano è un requiem per Giacinto Scelsi.

In scena, i 40 flautisti sono distribuiti in 8 gruppi concentrici composti da 1, 2, 3, 5, 8, 13, 5, 3 strumentisti, dal centro verso la periferia. In questa progressione il lettore attento avrà certamente riconosciuto la serie di Fibonacci.

La strumentazione è distribuita come segue:

  • l’esecutore centrale (1) suona un flauto ottobasso (3 8ve sotto il consueto flauto in do);
  • i 2 del primo cerchio hanno un flauto contrabbasso e un basso;
  • i 3 ancora più esterni suonano un flauto in sol (una 4a sotto al flauto in do: alto flute in inglese);
  • il primo gruppo da 5 esecutori impugna altrettanti flauti bassi;
  • i tre gruppi seguenti (8, 13, e ancora 5 esecutori) suonano quello che ritengo essere il comune flauto in do (grand nelle note);
  • con i 3 più esterni si torna ai flauti in sol.

A questo punto non mi è chiaro perché nelle note si parli di 72 flauti, cosa che sarebbe possibile solo se alcuni esecutori dovessero cambiare strumento nel corso del brano, mentre, da questa descrizione, non sembra.

Il brano è formato da un Ritornello Litanico costruito su un teorico spettro di LA e da tre Intermundi che sviluppano altri 6 spettri e fanno largo uso della tecnica della modulazione ad anello per la generazione delle frequenze.

Il suono, infine, si muove circolarmente perché i 40 esecutori sono distribuiti nella sala.

Ricordiamo che i brani contenuti nell’AGP 85 sono liberamente scaricabili in formato flac (compressione senza perdita).

Horatiu Radulescu – Byzantine Prayer opus 74 (1988)

Radulescu

L’AGP 85 è dedicato a Horatiu Radulescu, compositore rumeno che vive in Francia.

Si dedica alla musica spettrale fin dalla fine degli anni ’60 in un modo che, però, si allontana da quello dei più noti francesi Grisey e Murail. In effetti, più che costruire “armonie” o figurazioni, come accade nel caso dei francesi, Radulescu tende a costruire suoni a densità spettrale variabile servendosi di tecniche esecutive appositamente studiate e facendo largo uso del concetto della modulazione ad anello che produce somme e differenze di frequenze date.

Fra i quattro brani contenuti nell’AGP 85, liberamente scaricabili in formato flac (compressione senza perdita), vi faccio ascoltare Frenetico il longing di amare, opus 56 (1984-87).

Questo brano è per basso, flauto contrabbasso (o octobasso) e sound icon. Quest’ultimo strumento altro non è che l’arpa di un pianoforte piazzata in verticale, con accordatura non standard, definita dall’autore in base alle componenti spettrali che intende utilizzare. Le corde vengono suonate con un archetto e in questo pezzo ha un ruolo di bordone, i cui suoni vengono colorati spettralmente dagli altri strumenti.

Horatiu Radulescu –  Frenetico il longing di amare, opus 56 (1984-87)

Tombeau de Messiaen

Un altro omaggio a Messiaen, dopo la sua scomparsa, stavolta da parte di Jonathan Harvey: si tratta di “Tombeau de Messiaen”, per piano accompagnato da una elettronica misurata ma essenziale formata in gran parte da un pianoforte sintetico accordato sulla scala naturale, che interviene a modificare in modo più o meno sensibile i suoni dello strumento.

Jonathan Harvey – Tombeau de Messiaen (1994) per pianoforte e parte elettronica

Evryali

Il pianista John Mark Harris ha realizzato una bella trasposizione grafica di Evryali, una composizione di Xenakis per solo piano del 1973, basata sul concetto di “arborescenze”, ramificazioni che si sviluppano a partire da un nucleo come si può intuire dal disegno (quella in figura è solo una piccola parte della partitura).

Le forme sono state disegnate su un monitor dal compositore e poi trasposte in notazione tradizionale via software. A permettere questa modalità compositiva basata sulla grafica è la workstation dell’UPIC di cui abbiamo già parlato qui.

Il fatto è che Evryali è composta senza alcun riguardo per l’anatomia umana, per cui alcuni punti della partitura sono semplicemente ineseguibili. Di conseguenza l’esecutore è chiamato a fare delle scelte. John Mark Harris afferma di aver utilizzato il grafico anche come ausilio nel compiere le predette scelte, oltre che per capire la struttura del brano, in quanto la partitura è troppo complicata per farsene un’idea a una prima lettura.

La cosa interessante, però, era che, sul suo sito, l’intero grafico scrollava insieme all’esecuzione ed era molto interessante seguirlo. Purtroppo questa pagina non esiste più. Però ho trovato questo che è uno degli esempi di MuseScore, per cui quello che suona non è un vero pianoforte, ma in questo modo può suonare tutto e il grafico c’è.

Questa, invece, è una esecuzione umana (purtroppo il nome dell’esecutore non è riportato)

Effetto Mozart

L’effetto Mozart è una controversa teoria secondo la quale l’ascolto della musica del predetto compositore rende più intelligenti o almeno migliora certe funzioni intellettuali, soprattutto se somministrato in età prescolare. Il termine è stato coniato nel 1991 da Tomatis e studiato, con riscontri positivi, nel 1993 da Rauscher, Shaw, and Ky.

Da allora sono stati effettuati vari studi con risultati alterni, per cui non è ancora chiaro se questo effetto sia reale o meno. Tuttavia, grazie anche ad alcuni libri di Don Campbell e alla sua raccomandazione di far ascoltare Mozart ai bambini in tenera età per accrescere il loro QI, la nozione di “effetto Mozart” ha acquisito una certa popolarità negli USA, tanto da far scoppiare una moda che, nel 1998, ha portato il governatore della Georgia a stanziare circa 100.000 dollari per regalare una cassetta di musica classica a ogni neonato.

Premesso che, a prescindere dal fatto che l’effetto funzioni, si tratta di un’ottima idea (ammesso che i genitori la mettano in pratica), non si vede perché solo Mozart debba avere il suo effetto e si può ironizzare su tutto ciò cercando di immaginare quale potrebbe essere, per i bambini, l’effetto dell’ascolto di altri compositori. Le seguenti definizioni sono tratte dalle pagine umoristiche dell’Oratorio Society of New York (la traduzione è mia e in un paio di casi ci ho messo del mio).

  • LISZT EFFECT: il bambino parla rapidamente e in modo stravagante, ma non dice mai nulla di veramente importante
  • BRUCKNER EFFECT: il bambino parla molto lentamente e si ripete frequentemente, ma guadagna una certa reputazione di profondità
  • WAGNER EFFECT: il bambino si comporta da megalomane. Potrebbe eventualmente tentare di sposare la propria sorella
  • MAHLER EFFECT: il bambino urla continuamente, con grande estensione e volume, che sta morendo
  • SCHOENBERG EFFECT: il bambino non ripete mai una parola finché non ha utilizzato tutte quelle che fanno parte del suo vocabolario. Qualche volta parla al contrario. A volte la gente smette di ascoltarlo e allora si lamenta di non essere compreso
  • IVES EFFECT: il bambino sviluppa una abilità notevole nel portare avanti diverse conversazioni nello stesso tempo
  • GLASS EFFECT: il bambino si ripete e si ripete e si ripete e si ripete e si ripete e si ripete e si ripete e si ripete e si ripete e si ripete e si ripete e si ripete e si ripete e si ripete e si ripete ancora
  • STRAVINSKY EFFECT: il bambino si lascia andare a esplosioni selvagge, gutturali e profane che spesso provocano risse e pandemonio nella scuola materna
  • BRAHMS EFFECT: il bambino è in grado di parlare in modo bellissimo, a patto che le sue frasi contengano un numero di parole multiplo di tre (3, 6, 9, 12, etc). Inoltre, le frasi di 4 o 8 parole gli riescono stranamente poco ispirate
  • E infine, ovviamente, the CAGE EFFECT: il bambino parla a caso, poi, di colpo, non parla per 4 minuti e 33 secondi. Questo ultimo comportamento è amato dagli insegnanti.
  • Per chi conosce il compositore esiste anche uno RZEWSKI EFFECT: il bambino afferma, in 36 modi diversi, di essere vittima della società capitalista

Acouasm

Acouasm si può tradurre con “acufene”.

Per acufene (tinnitus in latino e inglese) si intende quel disturbo costituito da rumori che, sotto diversa forma (fischi, ronzii, fruscii, crepitii, soffi, pulsazioni ecc.) vengono percepiti in un orecchio, in entrambi o in generale nella testa e che possono risultare fastidiosi a tal punto da influire sulla qualità della vita di chi ne soffre. Si originano all’interno dell’ apparato uditivo ma, alla loro prima comparsa vengono illusoriamente percepiti come suoni provenienti dall’ambiente esterno. [wikipedia]

Tuttavia il termine inglese “acouasm” ha una marcata connotazione allucinatoria. Indica, infatti, “a nonverbal auditory hallucination, as a ringing or hissing” [Random House Unabridged Dictionary].

Qui, Robert Scott Thompson, californiano, nato nel 1959, lo usa come titolo di un brano elettroacustico evocativo e soffuso:

…a musical essay on auditory memory, this work emphasizes sonic resonances, reverberating metallic timbres, and similar sounds in order to create an aural image of the psychological condition. A central sonic element is created by vocal simulation synthesis. The chant-like melodies of the synthetic singers are a thread of continuity which frames the overall work providing harmonic coherence and also helping to articulate formal structure.

Robert Scott Thompson – Acouasm (2001)
Nota: acouasm e acousma sono considerati sinonimi in inglese.

 

Cloches d’adieu, et un sourire

Sempre nell’anno del centenario di Olivier Messiaen, stavolta abbiamo un tributo da parte di Tristan Murail a uno dei suoi maestri.

“Cloches d’adieu, et un sourire… in memoriam Olivier Messiaen”, scritto nel 1992, anno della morte di quest’ultimo, è un breve brano per piano solo che evoca il sesto degli Otto Preludi di Messiaen, “Cloches d’angoisse et larmes d’adieu”. Il pezzo di Murail si collega a quello di Messiaen per delle citazioni ritmiche e intervallari, inframmezzate da varie rotture del tempo.

Tristan Murail – Cloches d’adieu, et un sourire – Dmitrii Shchukin, pianoforte

Thiaz Itch

“El baile de los fantasmas” note di copertina:
Questo speciale album dei Thiaz Itch è una raccolta di musiche horror e spaventose del periodo 2005-2007. Mescola dark ambient e beat spettrali, raccontando una storia fantasmagorica e sbalorditiva.

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This special Thiaz Itch album is a collection of horror and frightening musics from 2005 to 2007. It blends dark ambient and ghostly beats together, recounting a phantasmal stunning story.

About Thiaz Itch:
Born near 1999, half-way between crude-hardcore and infantile naivety, this unstable toon tells the musical stories of his coloured and pixellized universe. By his eclectic influences and his sound research, he intersects marrowy atmospheres and diabolic rhythmics, metal aggressiveness and puerile happiness, for finally producing a musical flow in constant mutation

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