Thomas Tallis.
L’autore di Spem in Alium, il mottetto in 40 parti, e di molta grande musica.
È sepolto in Saint Alfege’s Church, Greenwich, London, England
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Tomba di Oggi, 22/11
Giornata storica oggi.
L’omicidio Kennedy. Mi ricordo bene quando è successo. Avevo 9 anni e giocavo a casa di qualche amichetto americano (famiglie di militari di una caserma che c’era qui vicino). Improvvisamente dalla TV, che già allora era sempre accesa, scompaiono i cartoni e arriva uno speaker con la faccia seria. Io non capivo niente, ma tutti si sono precipitati ad ascoltare. Scene di panico. Qualche bambino si mette a piangere…
Poi ricordo bene anche il film in super-8 di Zapruder che girava su tutte le TV, anche sulla nostra. E improvvisamente, dopo averlo visto un tot di volte, ho realizzato che quello era un omicidio vero! Era il primo che vedevo.
Oggi, con le tecniche digitali, mettendo a confronto le migliori copie esistenti con il filmato originale, e facendo una vera e propria operazione di restauro, gli esperti dei National Archives sono riusciti a ricavare una versione completa, ricca di particolari e di informazioni, che permettono di concludere che Kennedy è stato ucciso da più killer e che la teoria dell’assassino solitario sostenuta dalla Commissione Warren non ha validità scientifica.
Qui, the Kennedy Assassination page.
Notare che, solo 2 giorni dopo, tutti abbiamo potuto assistere a un altro omicidio in diretta (Lee Harvey Oswald).
Kennedy riposa nel Cimitero Nazionale di Arlington, Virgina.
Poi ci sono due scrittori: Jack London e Anthony Burgess (Arancia Meccanica e molti altri libri). Uno dei miei preferiti. Purtroppo non ho la foto della sua tomba.
Tomba di Oggi, 21/11
Henry Purcell.
È sepolto nientemeno che nell’Abbazia di Westminster, insieme alla moglie Francisca.
Comunque ci sarebbe anche l’anaconda Samantha, uno dei più grossi serpenti mai visti (più di m 7.70) che viveva allo zoo del Bronx e ora riposa al Museo di Scienze Naturali a Manhattan.
Tomba di Oggi, 20/11
Oggi, fra i miei preferiti, è morto solo Tolstoi (a parte Mr. Tranquilino Luna, politico americano di fine ‘800, che ha un nome così buffo che vale la pena citarlo).
Comunque la tomba di Leo merita. È nella sua casa, a Yasnaya Polyana, in Russia.
Tomba di Oggi, 19/11
Non poteva mancare: Franz Schubert.
Come nel caso di Beethoven, le spoglie sono state traslate dall’antico Wahringer Friedhof (che oggi, guarda caso, è il parco Schubert) al Zentral Friedhof (cimitero centrale), ovviamente a Vienna.
Tomba di Oggi, 18/11
La meditazione sulla morte è fondamentale.
Oggi sono morti, fra gli altri, Marcel Proust, Niels Bohr, Man Ray, Paul Bowles (un the nel deserto).
La tomba che pubblichiamo (la più bella, a insindacabile giudizio del sottoscritto) è di Niels Bohr e si trova al cimitero di Assistens, Copenhaghen, Danimarca.
Dead today (between others): Marcel Proust, Niels Bohr, Man Ray.
In the grave on the left (my choice) Niels Bohr lies. It is located in Assistens cemetery, Copenhaghen, Denmark.
Image from Find a Grave
Pop (?) music that I loved (2)
Allora, finché qualcuno non mi indicherà un modo formale per distinguere il pop dal resto, andrò avanti con questo titolo.
1971. Robert Wyatt lascia i Soft Machine (altro gruppo che farà parte di questa serie) e forma i Matching Mole, che da un lato significa “le talpe combattenti” e dall’altro è una storpiatura in francese del nome della precedente band (machine molle).
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- Formazione
Robert Wyatt – drums, voice, mellotron
Phil Miller – guitar
Dave McRae – electric piano, organ
Bill McCormick – bass
David Sinclair – piano, organ
Intellettuali, comunisti, un pizzico di dadaismo. Interessanti trovate armoniche e vocalismi che Wyatt interpreta nel suo personalissimo modo, come un canticchiare sotto la doccia.
Qui abbiamo un pezzo che parla di sè stesso. Si intitola Signed Curtain. Il testo è quasi meta-musicale:
seguitelo insieme alla musica.
This is the first verse The first verse And this is the chorus Or perhaps is a bridge Or just another part Of the song that I am singingThis is the second verse Could be the last verse The second verse Probably the last verse And this is the chorus Or perhaps is a bridge Or just another key changeNever mind It doesn’t hurt And only means that I Lost faith in this song ‘Cause it won’t help me reach you… |
Questo è il primo verso Il primo verso E questo è il ritornello O forse un ponte O un’altra parte Della canzone che sto cantandoQuesto è il secondo verso E potrebbe essere l’ultimo È il secondo verso Probabilmente l’ultimo E questo è il ritornello O forse un ponte O solo un’altra modulazioneNon importa Non fa male Significa solo che Ho perso fiducia in questa canzone Perché non mi aiuta a raggiungerti… |
Pop (?) music that I loved (1)
Ogni tanto qualcuno mi domanda se ci sia qualche gruppo pop che mi piace.
Fra quelli attuali, non saprei (faccio un po’ fatica a seguirli), ma una volta ne ascoltavo molti.
Ecco un esempio: 1975 – Henry Cow – L’album è In Praise of Learning.
Qui c’è una cantante tedesca con una voce da Brecht, una melodia armonizzata in modo non convenzionale, ma soprattutto c’è uno sviluppo. Il pezzo non si ferma al solito schema ritornello – inciso.
Ma, al di la degli apprezzamenti formali, resta il fatto che questa musica per me è emozionante.
Da quell’album, ecco 2 pezzi.
Sometimes someone ask me if there is some pop band that I like.
Well, the current scene is just a little hard to follow for me, but when I was young I liked many.
Here is an example: 1975 – Henry Cow – The album is In Praise of Learning.
Here is a german singer with a voice that remind me Brecht, a sort of atonal melody and harmony, but the thing I like the more is the fact that the piece is developing. Not the usual chorus – bridge scheme.
Listen to:
Personnel
- Tim Hodgkinson – Organ, clarinet, piano
- Fred Frith – Guitar, violin, xylophone, piano
- John Greaves – Bass guitar, piano
- Chris Cutler – Drums, radio
- Dagmar Krause – Voice
- Peter Blegvad – Guitar, voice, clarinet
- Anthony Moore – Piano, electronics and tapework
- Lindsay Cooper – Bassoon, oboe
Guests
- Geoff Leigh – Soprano saxophone
- Mongezi Feza – Trumpet
- Phil Becque – Oscillator
Cuore
Un plauso a unamanolavalaltra che sta mettendo in linea il famoso Cuore (settimanale di resistenza umana). Allora almeno si rideva.
Questo giornale ha anche coniato una serie di espressioni che sono entrate nel linguaggio comune, come quella che vedete a sinistra.
NB: gli scan originali, che trovate sul sito di cui sopra, sono molto più grandi e perfettamente leggibili.
La guerra dei mondi (quella vera)
Il 30 ottobre 1938 un’ondata di isteria ha colpito gli ascoltatori di una trasmissione radio in cui un annunciatore descriveva, in diretta, lo sbarco e l’attacco alla terra di astronavi provenienti da Marte.
Era “La Guerra dei Mondi”, radiodramma messo in scena da Orson Welles basandosi sul romanzo di fantascienza di H. G. Wells.
Migliaia di persone in New Jersey e a New York abbandonarono le proprie case lanciandosi in auto verso ovest nel tentativo di sfuggire a dei marziani virtuali mentre altre migliaia tempestavano di chiamate la polizia e i pompieri.
Nell’immagine vedete il monumento che ricorda la trasmissione, posto sul luogo del finto sbarco (cliccate sull’immagine per ingrandire).
Qui potete ascoltare la trasmissione stessa in formato MP3.
Come potete sentire il programma era ben congegnato. All’inizio simulava una trasmissione di musica leggera che veniva ogni tanto interrotta da annunci e interviste su quanto stava accadendo. Via via, la descrizione degli avvenimenti diventava sempre più incalzante e drammatica. Il momento in cui i marziani attaccano, si sentono urla e la trasmissione si interrompe di colpo lasciando un buco di qualche secondo, poi, è un bel colpo di teatro (minuto 17 circa).
Oggi possiamo capire perché si sia scatenato il panico. La CBS inserì un annuncio che avvisava che si trattava di un radiodramma una sola volta nel 55 minuti di trasmissione e chi si collegava senza aver sentito la presentazione iniziale cadeva di colpo nel dramma.
La cosa buffa è che lo stesso Welles, non aveva minimamente previsto quelle che sarebbero state le reazioni del suo pubblico; non aveva intenzione di creare uno scherzo, come talvolta si crede, e finita la trasmissione si recò in un teatro vicino per prendere parte alle prove serali di uno spettacolo, venendo a conoscenza del putiferio che la sua interpretazione aveva scatenato soltanto il giorno dopo.
Oltretutto, Welles pensava che l’adattamento fosse noioso, e non avrebbe voluto proporlo, se non fosse che fu costretto ad usarlo perché si ritrovava senza altro materiale interessante a disposizione.
Furono le dimensioni della reazione ad essere sbalorditive. Sei minuti dopo che eravamo andati in onda le case si svuotavano e le chiese si riempivano; da Nashville a Minneapolis la gente alzava invocazioni e si lacerava gli abiti per strada. Cominciammo a renderci conto, mentre stavamo distruggendo il New Jersey, che avevamo sottostimato l’estensione della vena di follia della nostra America.
Orson Welles
In effetti, tutto avvenne nel giro di pochi minuti perché, proseguendo nell’ascolto, sarebbe stato chiaro che si trattava di un racconto da particolari come la distruzione delle città e altre cose simili.
A dire il vero, gli autori avrebbero dovuto quantomeno essere cauti. Non era il primo programma del genere. Nel 1926 un finto reportage di Ronald Knox su una rivolta a Londra venne trasmesso dalla BBC creando un certo panico in città (ma il panico inglese è niente rispetto a quello americano).