La vita umana è breve ma io vorrei vivere sempre

mishima
36 anni fa, in questo giorno, Mishima Yukio (三島 由紀夫, pseudonimo di Hiraoka Kimitake), dopo aver consegnato al suo editore l’ultimo volume della tetralogia “Il mare della fertilità” (豊穣の海 – Hōjō no Umi) e scritto la bellissima frase che dà il titolo a questo post, andò a suicidarsi seguendo l’antico rituale del seppuku.
Con i suoi seguaci del Tate-no-kai (Associazione dello scudo), occupò il Quartier Generale Ichigaya dell’armata dell’est e arringò la folla leggendo il suo “Manifesto”, un proclama di sollevazione diretto ai membri dell’esercito giapponese, affinché lo spirito nipponico si risollevasse nelle sue tradizioni, nella sua combattività, per ridare all’imperatore il ruolo che gli era stato tolto e per restituire al Giappone la dignità perduta con la sconfitta subita alla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Deriso e schernito dagli ufficiali presenti, Mishima, il samurai, una volta rientrato, tolse con calma la giacca e la camicia dell’uniforme, si slacciò i pantaloni ed assunse la posizione di seiza, ovvero si inginocchiò a terra. Poi prese la spada corta, e fece harakiri. Si tagliò l’addome secondo la tradizione dei samurai. Tutto era già stato predisposto. Aveva anche già scelto il suo Kaishaku, ovvero il suo “secondo”, colui che per mettere fine alle sue sofferenze dopo l’harakiri avrebbe dovuto decapitarlo con un solo colpo di spada. Il suo secondo era il fido Morita, che però fallì il taglio per ben tre volte. Il coraggio del suo Maestro non scorreva altrettanto forte in lui. Mishima fu decapitato alla fine da Hiroyasu Koga. Morita tentò di seguire il suo Maestro almeno nell’effettuare harakiri. Anche qui, però, il coraggio gli mancò. Riuscì ad infliggersi solo una ferita superficiale all’addome, ma fu quello che bastò a Koga per adempiere al suo ruolo di Kaishaku anche su di lui. Lo decapitò senza esitazione.

Questa descrizione di un gesto che colpì l’intero Giappone (in buona parte tratta da un bell’articolo di Elisabetta Garboni) rivela una delle due facce di Mishima, quella del samurai, di un samurai oppresso dalla vergogna dell’esonero dal servizio militare per sintomi di tbc, che gli aveva impedito di combattere per il Giappone, mentre i suoi amici morivano nella seconda guerra mondiale.
Poi esiste l’altra, quella dello scrittore dallo stile ricercato e prezioso, introspettivo, ma in certi frangenti, caratterizzato anche da una tenerezza infinita, da grande sensibilità e da una profonda malinconia. Era la faccia che amavo quando lo leggevo da giovane e che mi sembrava in totale contraddizione con il suo essere guerriero.
In realtà, dopo aver visto qualcosa (ma sempre troppo poco) della realtà giapponese, posso intuire quanto la difficile fusione fra questi due aspetti e la tensione che ne risulta costituiscano una delle chiavi per la comprensione del Giappone, sospeso fra tradizione e modernità, fra il fiore di ciliegio e il samurai.

Tomba di Oggi, 24/11

freddie mercury
Tanto per comnciare, Faroukh Bulsara.
E voi dite: e chi è, un combattente palestinese?
No, è Freddie Mercury. Le sue ceneri sono state sparse sulla riva del lago di Ginevra (non so perché). La statua altamente kitsch che vedete è stata eretta in loco.

Ma anche John Knox, il Martin Lutero degli scozzesi e Lautréamont, il poeta maledetto dei Chants de Maldoror.

Tomba di Oggi, 22/11

kennedy
Giornata storica oggi.
L’omicidio Kennedy. Mi ricordo bene quando è successo. Avevo 9 anni e giocavo a casa di qualche amichetto americano (famiglie di militari di una caserma che c’era qui vicino). Improvvisamente dalla TV, che già allora era sempre accesa, scompaiono i cartoni e arriva uno speaker con la faccia seria. Io non capivo niente, ma tutti si sono precipitati ad ascoltare. Scene di panico. Qualche bambino si mette a piangere…
Poi ricordo bene anche il film in super-8 di Zapruder che girava su tutte le TV, anche sulla nostra. E improvvisamente, dopo averlo visto un tot di volte, ho realizzato che quello era un omicidio vero! Era il primo che vedevo.
Oggi, con le tecniche digitali, mettendo a confronto le migliori copie esistenti con il filmato originale, e facendo una vera e propria operazione di restauro, gli esperti dei National Archives sono riusciti a ricavare una versione completa, ricca di particolari e di informazioni, che permettono di concludere che Kennedy è stato ucciso da più killer e che la teoria dell’assassino solitario sostenuta dalla Commissione Warren non ha validità scientifica.
Qui, the Kennedy Assassination page.
Notare che, solo 2 giorni dopo, tutti abbiamo potuto assistere a un altro omicidio in diretta (Lee Harvey Oswald).
Kennedy riposa nel Cimitero Nazionale di Arlington, Virgina.

Poi ci sono due scrittori: Jack London e Anthony Burgess (Arancia Meccanica e molti altri libri). Uno dei miei preferiti. Purtroppo non ho la foto della sua tomba.

Tomba di Oggi, 21/11

purcell
Henry Purcell.
È sepolto nientemeno che nell’Abbazia di Westminster, insieme alla moglie Francisca.

Comunque ci sarebbe anche l’anaconda Samantha, uno dei più grossi serpenti mai visti (più di m 7.70) che viveva allo zoo del Bronx e ora riposa al Museo di Scienze Naturali a Manhattan.

Tomba di Oggi, 20/11

tolstoi
Oggi, fra i miei preferiti, è morto solo Tolstoi (a parte Mr. Tranquilino Luna, politico americano di fine ‘800, che ha un nome così buffo che vale la pena citarlo).
Comunque la tomba di Leo merita. È nella sua casa, a Yasnaya Polyana, in Russia.

Tomba di Oggi, 19/11

schubert
Non poteva mancare: Franz Schubert.
Come nel caso di Beethoven, le spoglie sono state traslate dall’antico Wahringer Friedhof (che oggi, guarda caso, è il parco Schubert) al Zentral Friedhof (cimitero centrale), ovviamente a Vienna.

Tomba di Oggi, 18/11

bohr
La meditazione sulla morte è fondamentale.
Oggi sono morti, fra gli altri, Marcel Proust, Niels Bohr, Man Ray, Paul Bowles (un the nel deserto).
La tomba che pubblichiamo (la più bella, a insindacabile giudizio del sottoscritto) è di Niels Bohr e si trova al cimitero di Assistens, Copenhaghen, Danimarca.

Dead today (between others): Marcel Proust, Niels Bohr, Man Ray.
In the grave on the left (my choice) Niels Bohr lies. It is located in Assistens cemetery, Copenhaghen, Denmark.

Image from Find a Grave

Pop (?) music that I loved (2)

moles
Allora, finché qualcuno non mi indicherà un modo formale per distinguere il pop dal resto, andrò avanti con questo titolo. :mrgreen:

1971. Robert Wyatt lascia i Soft Machine (altro gruppo che farà parte di questa serie) e forma i Matching Mole, che da un lato significa “le talpe combattenti” e dall’altro è una storpiatura in francese del nome della precedente band (machine molle).

    • Formazione

Robert Wyatt – drums, voice, mellotron
Phil Miller – guitar
Dave McRae – electric piano, organ
Bill McCormick – bass
David Sinclair – piano, organ

Intellettuali, comunisti, un pizzico di dadaismo. Interessanti trovate armoniche e vocalismi che Wyatt interpreta nel suo personalissimo modo, come un canticchiare sotto la doccia.
Qui abbiamo un pezzo che parla di sè stesso. Si intitola Signed Curtain. Il testo è quasi meta-musicale:

seguitelo insieme alla musica.

This is the first verse
The first verse
And this is the chorus
Or perhaps is a bridge
Or just another part
Of the song that I am singingThis is the second verse
Could be the last verse
The second verse
Probably the last verse
And this is the chorus
Or perhaps is a bridge
Or just another key changeNever mind
It doesn’t hurt
And only means that I
Lost faith in this song
‘Cause it won’t help me reach you…
Questo è il primo verso
Il primo verso
E questo è il ritornello
O forse un ponte
O un’altra parte
Della canzone che sto cantandoQuesto è il secondo verso
E potrebbe essere l’ultimo
È il secondo verso
Probabilmente l’ultimo
E questo è il ritornello
O forse un ponte
O solo un’altra modulazioneNon importa
Non fa male
Significa solo che
Ho perso fiducia in questa canzone
Perché non mi aiuta a raggiungerti…

Pop (?) music that I loved (1)

Henry CowOgni tanto qualcuno mi domanda se ci sia qualche gruppo pop che mi piace.
Fra quelli attuali, non saprei (faccio un po’ fatica a seguirli), ma una volta ne ascoltavo molti.
Ecco un esempio: 1975 – Henry Cow – L’album è In Praise of Learning.
Qui c’è una cantante tedesca con una voce da Brecht, una melodia armonizzata in modo non convenzionale, ma soprattutto c’è uno sviluppo. Il pezzo non si ferma al solito schema ritornello – inciso.
Ma, al di la degli apprezzamenti formali, resta il fatto che questa musica per me è emozionante.
Da quell’album, ecco 2 pezzi.

Sometimes someone ask me if there is some pop band that I like.
Well, the current scene is just a little hard to follow for me, but when I was young I liked many.
Here is an example: 1975 – Henry Cow – The album is In Praise of Learning.
Here is a german singer with a voice that remind me Brecht, a sort of atonal melody and harmony, but the thing I like the more is the fact that the piece is developing. Not the usual chorus – bridge scheme.
Listen to:

Personnel

  • Tim Hodgkinson – Organ, clarinet, piano
  • Fred Frith – Guitar, violin, xylophone, piano
  • John Greaves – Bass guitar, piano
  • Chris Cutler – Drums, radio
  • Dagmar Krause – Voice
  • Peter Blegvad – Guitar, voice, clarinet
  • Anthony Moore – Piano, electronics and tapework
  • Lindsay Cooper – Bassoon, oboe

Guests

  • Geoff Leigh – Soprano saxophone
  • Mongezi Feza – Trumpet
  • Phil Becque – Oscillator