An interesting application for iPhone that links sound and gestures. The sound needs some improvements but the idea is stimulating.
Archivi autore: Mauro
Ringu, la saga continua…
A mio modesto avviso, qui qualcun’altro deve morire se proprio non riesce ad astenersi…
Vogliamo ricominciare a prendere le cose un po’ seriamente, di qualsiasi cosa si tratti?
“Sì, lo so che non so cantare, ma vado a sanremo”.
“Sì, lo so che non so amministrare, ma faccio il politico”.
Ma il termine “etica” dice qualcosa a ‘sta gente? Diamoci tutti una rinfrescata qui su wikipedia (bastano le prime righe)
E poi rivitalizziamo il vecchio slogan da stadio “de-vi mo-riii-re!”. Non sarà corretto, ma…
Chi ha scritto Scelsi?
Fortunatamente sono sfuggito al festival nazional-popolare, ma ho passato la serata di sabato prima dormicchiando e poi riflettendo sulla vicenda di Giacinto Scelsi e del suo principale trascrittore, Vieri Tosatti. Riflessioni stimolate da una bella conferenza di Franco Sciannameo a cui ho assistito, nel pomeriggio, al Conservatorio di Trento, dove insegno.
La vicenda è ben nota agli addetti ai lavori (o almeno dovrebbe esserlo), ma vale la pena di riassumerla. In breve, Giacinto Scelsi (1905 – 1988), ormai riconosciuto come uno dei più importanti compositori contemporanei e anticipatore sia della minimal music che dello spettralismo (con i famosi Quattro pezzi per orchestra su una nota sola del 1959), in realtà non ha mai scritto materialmente una nota. Il suo lavoro, invece, consisteva nel registrare su nastro l’essenza delle proprie idee musicali eseguendole (spesso improvvisando) sull’ondiola (nome originale ondioline), una tastiera elettronica inventata dal francese Jenny, in grado di produrre anche quarti e ottavi di tono.
I nastri venivano poi passati a dei trascrittori che, in concerto con il compositore, trascrivevano il materiale su pentagramma, curando anche l’orchestrazione. Il principale fra costoro fu Vieri Tosatti (1920 – 1999) che, in verità, dopo la morte di Scelsi, creò anche una polemica con la dichiarazione “Scelsi c’est moi”, ma il cui contributo passò rapidamente in secondo piano.
E invece, secondo gli studi e i ricordi di Sciannameo, che fu violinista nel quartetto che curò la prima esecuzione dei brani orchestrati da Tosatti per questo organico, dovrebbe essere rivalutato perché il suo sodalizio trentennale con Scelsi lo pone in una posizione che va sicuramente al di là di quella del semplice trascrittore, al punto che molti critici che osannano la genialità sonora di Scelsi, dovrebbero invece ricordare che il “rendering audio” dei lavori di Scelsi è in gran parte opera di Tosatti, essendo quest’ultimo “l’arrangiatore” che ha materialmente orchestrato il materiale di base.
In realtà, anche secondo me, è giusto affermare che i nastri originali andrebbero stampati e diffusi (mi dicono sia in corso un lavoro di catalogazione e “pulitura” del suddetto materiale da parte della Fondazione Scelsi) perché sono proprio questi ad essere storicamente testimoni dell’idea originale di Scelsi, mentre la musica stampata dovrebbe essere considerata come una “trascrizione approvata dal compositore”.
Ma mi chiedo anche se sia proprio così. Il problema è: in che misura i nastri sono depositari dell’idea compositiva? Rappresentano la composizione in quanto unica testimonianza originale, oppure sono soltanto un ulteriore elemento di passaggio verso la formalizzazione di una idea musicale?
Sciannameo ha portato alla luce una corrispondenza risalente agli anni ’30 fra Scelsi e Walter Kline (descritto spesso come allievo di Schoenberg, ma, secondo Sciannameo, amico di Schoenberg, forse allievo di Berg) che testimonia come l’impostazione compositiva di Scelsi sia stata da sempre un po’ particolare, basata com’era sulla produzione di una idea musicale, lasciando a dei collaboratori il compito di orchestrare e a volte anche di sviluppare il concetto originario.
Questo metodo di lavoro, forse derivante anche dalla condizione aristocratica di Giacinto Scelsi, a mio avviso non ne sminuisce la genialità, ma induce a riflettere sulla genesi e sulla effettiva paternità dell’opera d’arte che, nella tradizione occidentale, è considerata un prodotto del tutto individuale, mentre spesso (e attualmente sempre di più) si rivela essere il prodotto dell’interazione di più di una mente.
Personalmente, devo aggiungere che, alla fine, quello che mi dispiace un po’ in questa vicenda è proprio il fatto che, a causa di un pregiudizio legato alla tradizione individualistica della composizione, il sodalizio Scelsi – Tosatti sia stato tenuto nascosto per molto tempo e sia ancora fonte di studi e polemiche, mentre, secondo me, sarebbe stato vissuto molto meglio dai protagonisti (soprattutto da Tosatti) se fosse stato trasparente e socialmente accettato come una collaborazione perfettamente normale fra due persone, ognuno con il proprio ruolo.
Pirating vs buying
This funny chart (found on Boing Boing) does a superb job of explaining how the insertion of a lot of “business model” (FBI warnings, unskippable trailers, THX vanity sequences) makes buying a DVD a lot worse than pirating the same disc online (click image to enlarge).
A side effect is that only the legitimate customers can see the FBI warnings.
The same (or worse) happens with the games. I bough a PC game to play on the train (I move 2/3 days a week) and I must carry the original CD-Rom with me to start the game, at high risk.
Of course the pirated copy starts without any CD. The customer pay to buy the game and must suffer all the annoyances. A pirate don’t pay and has no problems. It’s a no win situation…
Australian spaces
The wide landscapes of Australia are the new spaces of contemporary sculpture
Neil Dawson’s Horizons, made of welded steel, is an imposing 15m high and 36m long.
Anish Kapoor’s Untitled is 25m long, 8m high and made of mild steel tube and tensioned fabric.
Andy Goldsworthy’s Arches was created in 2005. It is partly submerged at high tide. It consists of 11 5m-high sandstone arches.
George Rickey’s Column of Four Squares Gyratory III is 15m high.
Richard Serra’s 257m-long, 6m-high Te Tuhirangi looks delicate from above, but up close become as imposing as the wall of a full dam.
From The Australian
Playing the building
Playing the Building is a sonic project by ex-Talking Head David Byrne that came to London in 2009. You could sit down at an “antique organ” and hit whatever keys or chords your heart desired—but you wouldn’t be producing notes.
You would instead trigger a “series of devices,” as Byrne describes them: hammers and dampers distributed throughout the building in which you sat. Distant windowpanes and metal cross-beams, hooked up to wires, would begin to vibrate, tap, and gong. Imagine someone like this sitting in the darkness beneath Manhattan, causing haunted musics and unexplained knocks inside rooms and abandoned buildings around the city. Now, even urban infrastructure will be musicalized.
The Ocean of Light
The Ocean of Light project explores the creative and immersive possibilities of light-based visualisation in physical space. It uses bespoke hardware to create dynamic, interactive and three-dimensional sculptures from light.
Surface is the first artwork to be exhibited using the Ocean of Light hardware. It uses minimal visuals and sound to evoke the essence of character and movement. Autonomous entities engage in a playful dance, negotiating the material properties of a fluid surface.
The Ocean of Light project is a collaborative research venture, led by Squidsoup and supported by the Technology Strategy Board (UK). Partners include Excled Ltd and De Montfort University. Additional support and resources have been provided by Oslo School of Architecture and Design (Norway), Massey University, Wellington (New Zealand) and Centre for Electronic Media Art, Monash University (Aus).
Squidsoup is a digital arts group specialising in immersive interactive installations within physical 3D space. Their work combines sound, light, physical space and virtual worlds to produce immersive and emotive headspaces. They explore the modes and effects of interactivity, looking to make digital experiences where meaningful and creative interaction can occur.
Hitler about iPad
Hitler’s opinion about iPad.
Mixtur 2003
Karlheinz Stockhausen, “Mixtur 2003 (Forward Version)”
for 5 orchestra groups, 4 sine-wave generator players, 4 sound mixers, with 4 ring modulators and sound projectionist
From the Musica Viva Festival
Bavarian Radio Orchestra, Lucas Vis
Recorded January 27, 2008
Muffathalle, Munich
The essential aspect of MIXTUR is, on one hand, the transformation of the familiar orchestra sound into a new, enchanting world of sound. It is an unbelievable experience, for example, to see and hear string players bowing a sustained tone and to simultaneously perceive how this tone slowly moves away from itself in a glissando, the pulse accelerates, and a wonderful timbre spectrum emerges. Orchestra musicians are astonished when they hear the notes they play being modulated timbrally, melodically, rhythmically, and dynamically. All shades of the transitions from tone to noise, noise to chord, from timbre to rhythm and rhythm to pitch come into being from such ring modulations, as if by themselves.
Finest micro-intervals, extreme glissandi and register changes, percussive attacks resulting from normally smooth entrances, complex harmonies (also above single instrumental tones), and many other unheard-of sound events result from this modulation technique and from the variable structuring.
Secondly, the ring modulation adds new overtone- and sub-tone series to the instrumental spectra, which can be clearly heard, especially during sustained sounds in MIXTUR. Such mixtures do not occur in nature or with traditional instruments. Through these mirrored overtone harmonies, one is moved by alien, haunting sensations of beauty, which are completely new in art music.
Only such renewal in how music affects us imbues new techniques with meaning.
— Karlheinz Stockhausen
From ANABlog
iMussolini
Che cosa sia l’Italia oggi si può anche dedurre anche dal fatto che una applicazione su iPhone che contiene clips audio, video e testi di 100 discorsi del dittatore è stata la più scaricata nel nostro paese nel breve tempo in cui era disponibile, raggiungendo il 2° posto nella classifica del software iPhone in Italia.
L’applicazione è stata rimossa grazie all’intervento dell’istituto che possiede i diritti sul video e l’audio. La minaccia di una causa per violazione di copyright è servita ad indurre il suo creatore, tale Luigi Marino, 25 anni, di Napoli, a ritirarla.
Se ne parla anche sulla stampa estera (NY Times, BBC News), oltre che su quella locale (Corriere).