1-Bit Symphony

I casi della vita sono strani.

Tristan Perich sta facendo fortuna con il suo concetto di musica a 1 bit che non è altro che la ripresa, pari pari, della sintesi sonora utilizzata nei primissimi personal computer (il Commodore 64 era già più avanti, ma le sonorità sono simili).

In pratica, si utilizza un piccolo circuito con un flip-flop, cioè un dispositivo che alterna 1 e 0 a intervalli di tempo regolari, generando un’onda quadra. Se, per esempio, il flip-flop alterna uno e zero 440 volte al secondo, si genera un’onda quadra a 440 Hertz, cioè un LA, che però conterrà solo gli armonici dispari (così è l’onda quadra) e un po’ di quelli pari ma solo per distorsione armonica, con effetti temibili già sulle consonanze più lontane di 8va e 5a (ovvero praticamente tutte).

Questo sistema era usato nei vecchi pc per pilotare il piccolo e nefando altoparlante di sistema perché richiede risorse minimali. Era semplice, quindi, costruire circuitini di costo bassissimo in grado di produrre molte onde quadre a frequenze diverse contemporaneamente, come nel famigerato SID del Commodore 64 (il cui nome tecnico era 8580 SID chip, dove la sigla stava pomposamente per Sound Interface Device).

Peraltro, questo tipo di sintesi è già utilizzato da anni dai vari gruppetti che fanno quella che viene chiamata 8-bit music, proprio perché si rifà alle vecchie macchine a 8 bit.

Ora Perich ha ripreso questo disturbante suono realizzando varie installazioni e composizioni, alcune delle quali sono anche strutturalmente interessanti ma, per le mie orecchie, sono indelebilmente marchiate dal suono del C64 che mi fa venire voglia di piazzare un bel filtro passa-basso a valle di tutto l’audio.

La cosa buffa è che, quando eravamo piccoli, di cose del genere ne abbiamo fatte a tonnellate, ridendoci sopra. Però, ripeto, i casi della vita sono strani e oggi la gente trova un gran gusto nel farsi trapanare le orecchie dalle onde quadre.

Non so che dire. Esiste, nella vita, il fascino delle cose antiche riprese e riviste, che è anche quello che spinge della gente a suonare musica antica con strumenti d’epoca e corde di budello che però, proprio perché d’epoca, non stanno accordati per più di 5 minuti, costringendo l’interprete a suonare stonato per metà del pezzo (NB: non ce l’ho con la musica antica ma solo con quelli che fanno come sopra).

Ecco alcuni esempi fra i migliori (ne trovate altri sul suo sito), nonché il video della temibile 1-Bit Symphony.

  • Between the Silences for nine strings, nine-part 1-bit music (2008)
  • All Possible Paths for clarinet, acoustic guitar, cello, double bass, marimba, piano, 5-channel 1-bit electronics (2008), commissioned by Bang on a Can’s People’s Commissioning Fund

Gong

Il danese Poul Ruders (1949, Ringsted) è un compositore piuttosto eclettico, la cui produzione spazia dall’opera a lavori orchestrali, passando attraverso brani da camera, vocali e soli. Qualcuno può anche obiettare che è normale per un compositore scrivere per varie formazioni e fin qui sono d’accordo. Il punto è che è così anche stilisticamente, passando, nel giro di un anno, dal pastiche vivaldiano del concerto per violino (1981) fino al modernismo di Manhattan Abstraction (1982). In effetti, è difficile da inquadrare perché non si inserisce decisamente in nessuna corrente.

Qui ascoltiamo Gong, tratto da Solar Trilogy del 1992, un brano per orchestra abbastanza magmatico (in senso sonoro), in cui il nostro passa dall’informale a sequenze di accordi quasi stravinskyane o a parti ritmiche sostenute, non disdegnando un po’ di spettralismo qua e là.

Nonostante lo stile non ben definito (ma anche questo è uno stile), il brano ha, comunque, parecchie parti interessanti e l’orchestrazione è condotta con una certa maestria.

8-hand Amériques

Amériques by Edgar Varèse arranged for 8-hand piano with pianists Jacob Greenberg, Amy Williams, Amy Briggs and  Thomas Rosenkranz.

I am standing in a line

A funny realization of Alvin Lucier’s “I am Sitting in a Room”, made by Christopher Penrose using the following text:

“I am standing in a long line at a crowded urban supermarket holding a bright yellow fly-swatter. I feel judged and mistrusted by many in the store as if I were brandishing a high-caliber firearm. There is even a dog here in the store barking at me. He knows that I am a premeditated killer of flies.”

16 iterations + original “spoken” text

Data Rape

Track 6 from E.A.R.’s 1998 “Data Rape”.

Circuit bending involves taking cheaply available electronic soundmaking toys (in this case mostly Texas Instruments’ “Speak & Spell” human voice synthesizing toys from the late ’70’s, but also applicable to all sorts of keyboards, effects boxes and samplers) and adding extra wires, knobs and switches to make new connections between parts of the internal circuitry and chips. This sends data and electronic signals to previously unrelated circuit board points – inducing through a strange sort of “Data Rape”- astounding new sounds, chance evolving compositions and textures, phoneme freezing and looping, random glottal pulse and phoneme generation, complex lattice filtering and unique pitch shifting techniques.

Radulescu’s piano sonata no. 6

Horatiu Radulescu – Piano Sonata No. 6, Op. 110 “Return to the Source of Light”: I. Use Your Own Light
Ian Pace, piano

Presented here is Radulescu’s last piano sonata, commissioned by the English pianist Ian Pace and premiered at the TRANSIT Festival, Leuven, Belgium, in October 2007. This is the first movement, “Use your own light”. The initial rhythmic motif, a rhythm in a bar of 5+4+4+4, reiterates a low D, with propulsive material in the right hand breaking into higher registers like sudden shafts of lightning. Subsequent sections introduce polyphonic treatments of Romanian folk melodies, often in the form of mensural canons. These melodies recur in Radulescu’s later works. The movement builds steadily to an almost manic intensity, with the pianist taxed to the limits of his dexterity.

Totem

Philippe Manoury – Fragments pour un portrait (1998): 7. Totem
Ensemble Intercontemporain / Susanna Mälkki, conductor / IRCAM

Click here to read extended notes about the piece by the composer itself.

Nuit

Philippe Manoury – Fragments pour un portrait (1998): 4. Nuit
Ensemble Intercontemporain / Susanna Mälkki, conductor / IRCAM

Click here to read extended notes about the piece by the composer itself.

Arte live web

C’è molta musica di alta qualità sul sito di Arte, la TV franco-tedesca visibile in tutta Europa,ma che non arriva in Italia nonostante l’appello lanciato nel 2004 da Abbado, perché spendere per la cultura non fa parte delle abitudini dei nostri governi.

Attualmente, a quanto mi consta, da noi Arte si può seguire gratuitamente solo mediante parabola satellitare in lingua francese o tedesca. Non mi risulta sia inclusa nei canali distribuiti gratuitamente sul digitale terrestre.

Fortunatamente possiamo sempre contare sul sito web in cui troviamo parte della produzione di questo canale. Non si tratta solo di musica classica: il sito ospita anche pop rock & electro, jazz & blues, chanson française, world music, teatro e danza.

Intanto guardatevi Ensemble Intercontemporain & Patricia Kopatchinskaja Quaerendo Invenietis di Bach

Arté site

Ypsilon

K. Stockhausen, Ypsilon for a melodic instrument with micro-tones (1989, flute version).

Notes at Stockhausen Edition no. 28 by Sonoloco

“Ypsilon” is a Greek letter symbolically used to indicate variable quantity. Stockhausen’s composition with the same name from 1989 is scored for “a melody instrument with micro-tones”. The composition can be performed on any wind instrument that has keys or valves. Stockhausen has given the piece a graphical score in 16 pitches. He has indicated that the intervals between the pitches should be “as small as possible but clearly perceivable”. That is what he means by “variable quantities”, since the steps of the intervals depend on the instrument and the player. “Ypsilon” for flute was worked out by Kathinka Pasveer in 1990. Again the melody is that of the Eve-formula, here starting with the central pitch of “Dienstag aus Licht” (“Tuesday from Light”) but stretched to 9 minutes and compressed spatially into approximately a minor third.
The rattling of bells startles at first. The costume of the player is saturated with Indian bells (compare the costume of the birdman Miron of “Musik im Bauch”!). The clicking of the valves adds another dimension to this fabric of sounds, and the human sounds of kissing, combined with other human – vocal – sounds, further the impression. Small pauses are inserted into the progression of events, and sometimes the shaking of the Indian bells reign in supremacy. The player achieves this by shivering!
This is one strange piece of music, which easily transports the suggestive listener into alien levels of experience!