Il Popolo Migratore

Questa notte hanno dato su RAI1 Il Popolo Migratore, un bel documentario naturalistico che conoscevo da tempo (realizzato da jacques Perrin nel 2001) che racconta le migrazioni stagionali degli uccelli senza pomposità o atteggiamenti infantili, con affascinanti riprese aeree.

Lo sto guardando proprio adesso. La sua diffusione in orari più consoni potrebbe forse convincere qualcuno a non prenderli a fucilate quando passano. Ne trovate qualche stralcio su You Tube, ma la visione in HD su grande schermo è insostituibile.

Un estratto

I Metallica calmano le scimmie

Per l’esattezza si tratta dei tamarini, scimmiette dalla lunga criniera bianca che vivono nelle Americhe Centrale e Meridionale.

BEIJING, Sept. 2 (Xinhuanet) — Monkeys prefer heavy metal to classical music, according to researchers at the University of Wisconsin whose findings are published this week in Biology Letters.

Scientists played a selection of music to a group of cotton-top tamarin monkeys but the only tunes that got a reaction were from the heavy metal band Metallica. They were seemingly disinterested in Led Zeppelin, Miles Davis and Bach, but after the dulcet tones of Master of Puppets by Metallica was played the tamarins calmed down.

“Monkeys interpret rising and falling tones differently than humans. Oddly, their only response to several samples of human music was a calming response to the heavy-metal band Metallica,” said Professor Charles Snowdon, from the University of Wisconsin-Madison.

Rather than making them agitated or aggressive, the heavy metal tracks had a soothing effect.

Fonte: Biology Letters

Golden Record

La sonda Voyager 1 è stata lanciata il 5 Settembre 1977. Dopo aver sfiorato Giove e Saturno, il Voyager 1 si è lanciato verso i confini del sistema solare, destinato a perdersi nello spazio.

Attualmente è l’oggetto più lontano mai costruito dall’uomo. Si trova a circa 17 miliardi e 900 milioni di chilometri dalla Terra e si allontana alla velocità di 17.056 km/sec. Sembrerebbe aver oltrepassato l’eliopausa (il limite a cui arriva il vento solare) nel 2010, ma sono in corso ulteriori analisi per averne la certezza. Al di là di questo limite c’è solo lo spazio interstellare, pur rimanendo sempre all’interno della nostra galassia. In questa pagina trovate la distanza del Voyager 1 e della sua gemella Voyager 2, costantemente aggiornata.

Non tutti sanno che, nella remota possibilità che il Voyager 1 venga intercettato da una civiltà extraterrestre, è stato sistemato a bordo un disco in oro (la cosiddetta Golden Record) che contiene immagini, suoni e musica della Terra, oltre a messaggi in tutte le lingue e saluti del presidente degli USA Jimmy Carter e del segretario generale dell’ONU Kurt Waldheim, insieme alle istruzioni per accedervi. I contenuti sono stati selezionati da una commissione presieduta da Carl Sagan.

Per essere americani, (ma francamente non so chi erano i componenti la commissione, oltre a Sagan), la selezione è incredibilmente cosmopolita. L’americanismo viene fuori solo nel rock, dove spicca l’assenza (almeno) dei Beatles che negli anni ’70 erano già qualcosa… Naturalmente, per quanto riguarda la musica contemporanea, al massimo si arriva a Stravinsky.

La lista dei contenuti musicali è la seguente:

  • Bach, Brandenburg Concerto No. 2 in F. First Movement, Munich Bach Orchestra, Karl Richter, conductor. 4:40
  • Java, court gamelan, “Kinds of Flowers,” recorded by Robert Brown. 4:43
  • Senegal, percussion, recorded by Charles Duvelle. 2:08
  • Zaire, Pygmy girls’ initiation song, recorded by Colin Turnbull. 0:56
  • Australia, Aborigine songs, “Morning Star” and “Devil Bird,” recorded by Sandra LeBrun Holmes. 1:26
  • Mexico, “El Cascabel,” performed by Lorenzo Barcelata and the Mariachi México. 3:14
  • “Johnny B. Goode,” written and performed by Chuck Berry. 2:38
  • New Guinea, men’s house song, recorded by Robert MacLennan. 1:20
  • Japan, shakuhachi, “Tsuru No Sugomori” (“Crane’s Nest,”) performed by Goro Yamaguchi. 4:51
  • Bach, “Gavotte en rondeaux” from the Partita No. 3 in E major for Violin, performed by Arthur Grumiaux. 2:55
  • Mozart, The Magic Flute, Queen of the Night aria, no. 14. Edda Moser, soprano. Bavarian State Opera,
  • Munich, Wolfgang Sawallisch, conductor. 2:55
  • Georgian S.S.R., chorus, “Tchakrulo,” collected by Radio Moscow. 2:18
  • Peru, panpipes and drum, collected by Casa de la Cultura, Lima. 0:52
  • “Melancholy Blues,” performed by Louis Armstrong and his Hot Seven. 3:05
  • Azerbaijan S.S.R., bagpipes, recorded by Radio Moscow. 2:30
  • Stravinsky, Rite of Spring, Sacrificial Dance, Columbia Symphony Orchestra, Igor Stravinsky, conductor. 4:35
  • Bach, The Well-Tempered Clavier, Book 2, Prelude and Fugue in C, No.1. Glenn Gould, piano. 4:48
  • Beethoven, Fifth Symphony, First Movement, the Philharmonia Orchestra, Otto Klemperer, conductor. 7:20
  • Bulgaria, “Izlel je Delyo Hagdutin,” sung by Valya Balkanska. 4:59
  • Navajo Indians, Night Chant, recorded by Willard Rhodes. 0:57
  • Holborne, Paueans, Galliards, Almains and Other Short Aeirs, “The Fairie Round,” performed by David
  • Munrow and the Early Music Consort of London. 1:17
  • Solomon Islands, panpipes, collected by the Solomon Islands Broadcasting Service. 1:12
  • Peru, wedding song, recorded by John Cohen. 0:38
  • China, ch’in, “Flowing Streams,” performed by Kuan P’ing-hu. 7:37
  • India, raga, “Jaat Kahan Ho,” sung by Surshri Kesar Bai Kerkar. 3:30
  • “Dark Was the Night,” written and performed by Blind Willie Johnson. 3:15
  • Beethoven, String Quartet No. 13 in B flat, Opus 130, Cavatina, performed by Budapest String Quartet. 6:37


Golden RecordSe poi volete anche ascoltare le registrazioni, andate qui, poi cliccate la sonda che appare al centro e infine il disco dorato. Apparirà un’immagine come quella a destra.

Cliccate il cerchio a sinistra in altro e una applicazione vi permetterà di accedere alle registrazioni.

Cassini

Questo breve video è un montaggio di scene raccolte dalla NASA grazie al sistema di ripresa della sonda Cassini, entrata in orbita intorno a Saturno nel 2004 per studiare il sistema formato dal pianeta e dai suoi satelliti.

Un saggio di psichedelia in bianco e nero.

La musica è tratta da Ghosts I – IV di Nine Inch Nails.

Canti delle balene in tempo reale

whalesong.net è un interessante sito la cui “mission” è quella di promuovere la conservazione e la tutela dell’ambiente sottomarino.

In questa ottica, hanno sviluppato il progetto WhaleSong destinato a diffondere in tempo reale, via internet, le voci delle balene e di altri mammiferi marini mediante il sistema schematizzato nella figura qui sotto.

Si tratta, sostanzialmente, di un microfono sottomarino (idrofono) collegato ad un trasmettitore che invia i segnali raccolti dall’idrofono a un ricevitore piazzato sulla costa. Da cui i segnali vengono instradati nella rete grazie ad un server audio e possono essere ascoltati grazie ad una internet radio raggiungibile dal sito di cui sopra o direttamente da questo link.

Fisicamente, il tutto è piazzato sull’isola di Maui, nelle Hawaii, uno dei più importanti siti di whale-watching del globo.

Naturalmente non sempre è possibile contare sulla presenza di vari mammiferi marini nel sito in quanto questi animali compiono lunghe migrazioni. In questo caso la radio trasmette le registrazioni dell’anno precedente.

La vita nella zona morta

A 25 anni dall’incidente la zona di Chernobyl è tuttora off-limits per gli esseri umani e lo sarà ancora per molti anni.

Non così per la natura. Abbiamo già parlato dell’esplosione di vita che si registra nella zona di alienazione, tale da lasciare sbigottiti scienziati e ambientalisti che ormai consideravano quel cerchio di 30 km di diametro come una zona morta.

Le immagini che vedete qui sotto (click per ingrandire e ancora click per dimensione massima) sono tratte dal documentario Chernobyl – Life in the dead zone, un bellissimo film, visibile anche su You Tube, che, dietro alla storia di una gatta e dei suoi gattini, mostra come, nonostante la radioattività, flora e fauna prosperino in modo mai visto prima.

È un film poetico che sembra pieno di speranza. In fondo la zona non è diventata quel deserto radioattivo che tutti immaginavano.

Lasciata a sé stessa, senza l’interferenza della specie umana, la natura trova sempre il modo di andare avanti.

First Orbit

Il 12 Aprile di 50 anni fa Yuri Gagarin faceva il primo giro nello spazio intorno alla Terra. Ho cercato per parecchi giorni qualcosa di sufficientemente interessante per commemorare l’evento. Solo adesso mi sono imbattuto in questo film realizzato appositamente.

First Orbit è una ri-creazione, pressoché in tempo reale, della prima orbita mai vissuta da un essere umano. Le scene del film cercano di mostrare ciò che vide Gagarin per la prima volta nella storia dell’umanità. Sono state girate interamente nello spazio a bordo della International Space Station e combinate con l’audio originale della missione di Gagarin e colonna sonora originale di Philip Sheppard.

Lo potete vedere qui, ma vi consiglio di andare a guardarlo in alta definizione su You Tube. Settate 1080 punti e schermo intero.

Esiste anche il sito dedicato.

Mandelbrot RIP

Benoît Mandelbrot, l'”inventore” della geometria frattale, è morto giovedì scorso a Cambridge (Massachusetts) all’età di 85 anni. Che i frattali siano con lui.

Musicofilia

Oliver Sacks, MusicofiliaIl libro di Oliver Sacks, Musicofilia (Adelphi Ed., 2008-2009), è una miniera di aneddoti e considerazioni sulle più disparate affezioni che coinvolgono la percezione e l’apprezzamento della musica.

Neurologo e psichiatra, ma anche membro onorario dell’Institute for Music and Neurologic Function, che ha contribuito a fondare, Sacks ha avuto fra i suoi pazienti parecchi musicisti e si è ritrovato a trattare molti casi di distorsione percettiva relativamente poco comuni e decisamente complessi, alcuni dei quali vengono descritti in questo libro.

Così, fra un caso di epilessia musicogena (crisi epilettiche indotte dalla musica che colpiscono un critico: giusta nemesi :mrgreen: ), uno di amusia cocleare (deviazione nella percezione dell’altezza dei suoni che affligge un compositore: idem) e il sorprendente capitolo dedicato a un medico che, dopo essere stato colpito da un fulmine, sviluppa un insaziabile desiderio di ascoltare musica per pianoforte, suonare e perfino comporre, si passano ore piacevoli a riflettere sulla complessità di quel sistema percettivo il cui funzionamento è in massima parte determinato dalla comunicazione bilaterale orecchie -> cervello che alla fine dà vita al fenomeno musicale.

Fenomeno, peraltro, ancora poco indagato e compreso, soprattutto se si confronta con quanto, invece, conosciamo della percezione visiva. Fenomeno che è stato sempre sottovalutato, a partire dallo stesso Darwin che ne era palesemente sconcertato, tanto da scrivere nell’Origine dell’uomo, che

Giacché né il piacere legato alla produzione di note musicali, né la capacità [di produrle] sono facoltà che abbiano il benché minimo utile diretto per l’uomo … devono essere collocate fra le più misteriose di cui egli è dotato.

È una vecchia storia questa dell’inutilità della musica d’ascolto, avvalorata dal fatto che presso molte tribù “primitive” che pure dedicano alla musica varie ore al giorno, il concetto di musica nemmeno esiste (se si chiede a uno di loro che cosa stia facendo, si ottiene una risposta tipo “batto il tamburo per propiziare la caccia”).
Una storia diffusa al punto da contagiare anche uno scrittore e scienziato come Arthur Clarke, visto che perfino gli alieni venuti a salvarci da noi stessi, i Superni de Le Guide del Tramonto, sono del tutto insensibili alla produzione di suoni svincolati da una funzione.
Una credenza che, fortunatamente, viene lentamente demolita da studi come quelli di Steven Mithen, il quale, nel suo Canto degli Antenati (The Singing Neanderthal, di cui abbiamo già parlato), ipotizza che la musica e il linguaggio abbiano un’origine comune e che una caratteristica della mente neandertaliana fosse proprio una combinazione di proto-musica e proto-linguaggio (Mithen chiama questa sorta di linguaggio cantato fatto di significati, ma senza singole parole così come noi le intendiamo, HMMMM che sta per holistic-mimetical-musical-multi-modal).

E tuttavia, se è difficile spiegarne l’origine, non c’è niente di strano al pensiero di produrre qualcosa per puro piacere estetico e/o intellettuale, attività che, peraltro, non è ad esclusivo appannaggio delle civiltà tecnologicamente avanzate. Spesso e giustamente si dice che l’arte si può fare solo quando i bisogni primari (principalmente l’assillo del cibo) sono soddisfatti, sottintendendo che soltanto una civiltà progredita possa permettersela.
Si dimentica, però, che molte delle società cosiddette primitive, se lasciate indisturbate, sono ben integrate nel proprio ambiente e tutt’altro che assillate da problemi vitali. Ricordo di aver letto uno studio dedicato agli aborigeni (di cui purtroppo ora non riesco a ritrovare gli estremi; non sono a casa e mi connetto con una miserabile chiavetta a tempo limitato), in cui si calcolava che ogni membro adulto del villaggio lavorasse (caccia, raccolta, preparazione del cibo, manutenzione varia, etc) fra le 12 e le 18 ore settimanali (l’orario di un insegnante). Il resto del tempo trascorre in attività di svago che comprendono anche il cantare insieme, che da loro è descritto come “raccontare storie” 😎 .