21/12/2012

Allora, inviterei a leggere questo breve articolo di Antonio Aimi sulla data fatidica, attorno alla quale sta effettivamente nascendo un crescendo di fantasie e business che saranno vieppiù alimentate dall’uscita del film.

Aimi è effettivamente un importante studioso di arte e civiltà precolombiane. Ha recentemente pubblicato con Raphael Tunesi, Maya e Aztechi per Mondadori, Electa.

L’articolo è apparso oggi su La Stampa.it

21/12/2012: la fine del mondo?
di Antonio Aimi

Anche se un proverbio cinese ricorda che «quando il dito indica la luna, lo sciocco guarda il dito», nel caso del tormentone «2012 – la fine del mondo» (profezie apocalittiche, film, libri, siti Internet e chi più ne ha più ne metta) sarebbe bene guardare il dito. Anzi la persona che tiene il dito puntato verso il nulla. Ma capire le ragioni di queste mode new age va al di là delle possibilità di chi ha una certa familiarità col calendario maya, l’innocente motore immobile del circo che ci aspetta da qui alla data fatidica. In attesa di vedere come andrà a finire (ovviamente si accettano scommesse) può essere utile verificare che cosa sul 2012 hanno detto i diretti interessati. Innanzi tutto è importante osservare che si tratta sostanzialmente di una estrapolazione dal Conto Lungo, uno dei calendari maya. I Maya, in realtà, non fanno mai riferimento al 2012 né lo associano ad alcuna profezia.

Ma andiamo con ordine e cerchiamo di capire che cos’è il Conto Lungo. Sorprendentemente, in tutta la Mesoamerica – l’area archeologico-culturale che va dalle aree semidesertiche del Messico centro-settentrionale alle foreste pluviali dell’Honduras e della penisola di Nicoya in Costa Rica – veniva utilizzato un sistema calendariale completamente diverso da quelli usati nel resto del mondo. Esso si basava sull’interazione di due cicli: l’anno solare di 365 giorni senza bisestile e il calendario rituale di 260 giorni, basato sui passaggi zenitali (260 + 105) del Sole a Izapa (a circa 14° 55’ di latitudine Nord). Combinandosi tra di loro questi due cicli formavano un periodo di 18980 (minimo comune multiplo di 260 e 365) giorni, vale a dire un periodo di 52 anni, che si potrebbe chiamare con una certa forzatura «secolo mesoamericano». Quando finiva il «secolo mesoamericano», il calendario ricominciava da capo con giorni che avevano lo stesso nome di 52 anni prima. È evidente, dunque, che questo sistema calendariale veicolava una concezione iperciclica del tempo.

Le culture epiolmeche, tuttavia, e, alcuni secoli dopo, la cultura maya del Periodo Classico (300-900 d.C.), affiancarono al tradizionale calendario mesoamericano il Conto Lungo, un ciclo lunghissimo di 5125,36 anni che, pur rimanendo circolare, in realtà, per via della sua lunghezza, trasmetteva una concezione quasi lineare del tempo. All’interno del Conto Lungo una qualsiasi data veniva scritta con cinque numeri che da destra a sinistra indicavano: i giorni, gli uinal (mesi di 20 giorni), i tun (anni di 360 giorni), i katun (periodi di 20 tun) e i baktun (periodi di 20 katun). Ad esempio: 12.19.16.10.3 (corrisponde al 2 agosto 2009).

Il Conto Lungo aveva cominciato a «girare» il 6 settembre 3114 a.C., quando segnava 0.0.0.0.0 (per ragioni che qui è complicato spiegare questa data veniva scritta 13.0.0.0.0, indicando il completamento del ciclo precedente) in un giorno 4 Ajaw del calendario rituale e 8 Kumku’ dell’anno solare. Il bello di questa data iniziale è che era una pura speculazione teorica, perché si riferiva a un periodo sul quale gli inventori del Conto Lungo non avevano nessun dato, dal momento che nel 3114 a.C. le popolazioni epiolmeche e maya ancora non esistevano. Le prime stele col Conto Lungo compaiono oltre tremila anni dopo la data iniziale (la più antica, la Stele 2 di Chiapa de Corzo, è del 36 a.C.). Non si sa perché fu inventato questo nuovo calendario, né quale funzione avesse al suo esordio. È abbastanza chiaro, tuttavia, che durante il Periodo Classico, quando i monumenti e le stele col Conto Lungo costellavano i centri cerimoniali delle città maya, la data iniziale si riferiva alla creazione del mondo, probabilmente alla quarta creazione, quella degli uomini di mais. Inutile dire che i testi associati al Conto Lungo non contenevano fosche profezie sul futuro, ma guardavano, per così dire, al passato, perché celebravano le imprese e i lignaggi dei re maya collocandoli in un piano temporale che rinviava agli eventi del tempo mitico della creazione.

Per molto tempo alla data finale del Conto Lungo non si è prestata molta importanza, ma le cose hanno cominciato a cambiare quando si è scoperto il modo corretto di trovare le correlazione tra il Conto Lungo e il nostro calendario e si è osservato che il Conto Lungo terminerà il 21 dicembre 2012. Questa data, fino all’esplosione della passione per il 2012, è stata considerata dai mayanisti una semplice curiosità, perché nei loro testi i Maya del Periodo Classico non la citano quasi mai e non le attribuiscono un particolare valore apocalittico o epocale. L’unica eccezione è il Monumento 6 di Tortuguero, un piccolo sito agli estremi confini occidentali dell’Area maya, che presenta un testo molto eroso e per questo di difficile lettura, ma che in ogni caso non sembra avere alcun carattere profetico.

La ragione che spingeva i Maya, in genere abbastanza attenti ai momenti liminari del calendario, a non dare molta importanza alla fine del Conto Lungo, a parte il fatto banale che non aveva molto senso pensare a un evento così lontano nel tempo, è molto semplice. La data della fine del Conto Lungo, il 13.0.0.0.0, non replica le condizioni del giorno della creazione, perché cade in un giorno 4 Ajaw del calendario rituale e 3 K’ank’in dell’anno solare. Il discorso, ovviamente, sarebbe stato ben diverso se, invece, avesse ripresentato le date 4 Ajaw 8 Kumku’, il che avrebbe spinto i Maya a considerare il 21 dicembre 2012 un giorno favorevole a una nuova creazione. Quindi gli apocalittici devono rassegnarsi, la scadenza che ci attende tra qualche anno non vedrà la fine del mondo e nemmeno, purtroppo, una nuova creazione. Considerando i tempi che corrono, è certo che gli dèi maya potrebbero avere più di un motivo per volere una nuova umanità.

Il più antico strumento

flute

Quello che vedete è il più antico strumento musicale ritrovato finora. Si tratta di un flauto che misura circa 20 cm. È stato ricavato dall’osso dell’ala di un avvoltoio e risale a circa 35000 anni fa.

Un team di ricercatori dell’Università di Tubinga ne ha rinvenuti tre scavando nelle caverne di Hohle Fels, nel sud-ovest della Germania. Questo ritrovamento porta il numero degli strumenti musicali che ci sono giunti da questa epoca remota a otto, quattro dei quali ricavati dall’avorio dei mammut e altrettanti da ossa di uccello.

In questa pagina potete anche sentirne il suono (peccato che la pagina esista ancora ma il file audio no).

La cosa sorprendente è che l’accordatura è una scala pentatonica piuttosto precisa. Naturalmente non ci è dato sapere come questi strumenti venissero suonati 35000 anni fa. È difficile pensare che si eseguissero melodie come quelle dell’esempio, però, a quanto sembra, le note erano già quelle.

Un’altra questione è quella della funzione della musica a quell’epoca.

According to Professor Nicholas Conard of Tubingen University, the playing of music was common as far back as 40,000 years ago when modern humans spread across Europe.

“It’s becoming increasingly clear that music was part of day-to-day life,” he said.

“Music was used in many kinds of social contexts: possibly religious, possibly recreational – much like we use music today in many kinds of settings.”

“The modern humans that came into our area already had a whole range of symbolic artifacts, figurative art, depictions of mythological creatures, many kinds of personal ornaments and also a well-developed musical tradition.”

Qui trovate l’articolo di BBCNews.

400 anni fa…

cover400 anni fa, in questi giorni, nella primavera del 1609, Galileo cominciava a puntare verso il cielo il suo primo cannocchiale dando il via a un ciclo di scoperte che nel giro di tre anni compresero il riconoscimento di caratteristiche ”terrestri” sulla superficie della Luna, la prova che la Via Lattea e’ composta di moltissime stelle, la scoperta dei quattro satelliti maggiori di Giove, la scoperta delle fasi di Venere, e infine l’osservazione del moto delle macchie Solari.

Saviano

Per una volta la TV serve a qualcosa. E non è vero che non c’entra con questo blog perché questa è una storia estrema. Ed è una storia di cui non ci libereremo mai. Perché per liberarsene bisogna che la politica lo voglia e che la maggior parte del paese lo voglia. E non è così.

20 anni di WWW

the original browserIl World Wide Web, chiamato piu’ familiarmente “Web”, compie oggi 20 anni. A festeggiare il ventesimo compleanno del www oggi, al Cern di Ginevra dove è stato inventato, si è tenuta una cerimonia a cui era presente anche uno dei suoi ideatori, il ricercatore inglese Tim Berners-Lee che, insieme al fisico belga Robert Cailliau, ideò il protocollo http per cui scrisse il primo server e il primo client, lo storico browser chiamato proprio WorldWideWeb. Scrisse inoltre la prima versione del linguaggio di formattazione di documenti con capacità di collegamenti ipertestuali conosciuto come HTML.

Era il 13 marzo 1989, un lunedì, quando Berners-Lee sottoponeva al suo superiore, Mike Sendall, un progetto riguardante un nuovo sistema di gestione dell’informazione, volto a mettere in rete gli scenziati del centro ginevrino e i loro colleghi nel mondo intero. “Un po’ vago, ma promettente” annotò Sendall sul documento, autorizzando tuttavia Berners-Lee a proseguire i lavori. Nel settembre 1990, il ricercatore ricevette un computer NeXT Cube, col quale, nel dicembre successivo, sviluppò il Web (NB: il Web, non Internet).

Se il Web non ha più nulla a che vedere con il sistema d’informazione che all’epoca della sua nascita collegava soltanto un piccolo gruppo di computer del centro di ricerche, “le sue radici saranno per sempre legate al Cern” ha rilevato Berners-Lee nell’ambito della cerimonia odierna, durante la quale il ricercatore britannico ha effettuato una dimostrazione con il browser originale. “Lo spirito creativo che ha permesso a Tim Berners-Lee d’inventare il Web è ancora vivo al Cern” ha assicurato da parte sua il direttore generale del mega centro di ricerche di Ginevra, Rolf Heuer.

Nell’immagine (click to enlarge): lo storico browser mentre gira sul sistema Unix del NeXT. Ed è solo perché è stato inventato al CERN e gira su Unix che oggi il web si basa su protocolli liberi e gratuiti, perché se fosse stato creato da IBM, Microsoft o Apple, oggi pagheremmo caro ogni click. Ricordàtelo bene.

Il compleanno di Newton

NewtonPochi lo sanno e anch’io me ne sono ricordato in ritardo, ma il 25 Dicembre, oltre ad essere Natale è anche il compleanno di Isaac Newton.

Nato il 25 Dicembre 1642 secondo il calendario Giuliano in uso all’epoca (4 Gennaio 1643 del calendario Gregoriano) e universalmente noto soprattutto per il suo contributo alla meccanica classica, (è nota agli scolari di tutto il mondo la “storiella” di Newton e la mela) Isaac Newton contribuì in maniera fondamentale a più di una branca del sapere. Pubblicò i “Philosophiae Naturalis Principia Mathematica” nel 1687, nella quale descrisse la legge di gravitazione universale e, attraverso le sue leggi del moto, creò i fondamenti per la meccanica classica. Newton inoltre condivise con Gottfried Wilhelm Leibniz la paternità dello sviluppo del calcolo differenziale.

Fu il primo a dimostrare che le leggi della natura governano il movimento della Terra e degli altri corpi celesti. Contribuì alla Rivoluzione scientifica e al progresso della teoria eliocentrica. A Newton si deve anche la sistematizzazione matematica delle leggi di Keplero sul movimento dei pianeti. Egli generalizzò queste leggi intuendo che le orbite (come quelle delle comete) potevano essere non solo ellittiche ma anche iperboliche e paraboliche.

Newton, inoltre, fu il primo a dimostrare che la luce bianca è composta da tutti gli altri colori. Egli, infine, avanzò l’ipotesi che la luce fosse composta da particelle.

È considerato tuttora una delle più grandi menti di tutti i tempi. Basti pensare che, in una qualsiasi enciclopedia scientifica, il suo nome è citato da due a tre volte di più rispetto a quello di qualsiasi altro scienziato. Ciò nonostante, i quasi quattro secoli che ci separano da lui ci rendono difficile capire la sua grandezza. Bisogna considerare, infatti, che nel 1600 il metodo scientifico era appena abbozzato. Newton era profondamente immerso nel mondo alchemico e magico della fisica del suo tempo, eppure è stato capace di trascenderlo radicalmente offrendoci una descrizione delle forze fondamentali dell’universo che ha resistito per 300 anni e ancora oggi è applicabile a fenomeni su scala planetaria.

Vale, a suo ricordo, l’epitaffio scritto dal suo contemporaneo, il poeta Alexander Pope:

Nature and nature’s laws
lay hid in Night.
God said, “Let Newton be!”
and all was light.

anche se in realtà, sulla sua tomba nell’Abbazia di Westminster sta scritto: Sibi gratulentur mortales tale tantumque exstitisse humani generis decus.

Ed ecco l’immagine di Newton secondo William Blake

Newton secondo Blake

ma forse, ancora più famoso è il pendolo di Newton

il pendolo di Newton

Scritte dal cielo

Quelle che vedete sono probabilmente alcune delle più antiche scritte sulla terra visibili da Google Earth/Maps e si trovano in Russia. Sono state create intervenendo in modo appropriato sulla vegetazione per celebrare anniversari dello stato sovietico e sono vere e proprie opere di land art.

La prima, che recita 100 anni di Lenin è del 1970, mentre le altre, che celebrano i 50 e 60 anni di Russia sovietica, sono del 1967 e 1977. Le dimensioni sono enormi e da terra non ci si rende conto di cosa rappresentano: in base alla scala di Google Maps, per es., la prima è lunga circa 500 m.

Come al solito le immagini sono cliccabili. Andate a vederne altre su English Russia.

Film Storici

Parecchi film storici di produzione europea della prima metà del ‘900 sono visibili integralmente online sul sito European Film Gateway. Al momento attuale sono 40.

L’iniziativa è realizzata nell’ambito del progetto Treasures from European Film Archives curato dall’Unione Europea.

Visto il successo che ha avuto un’altra iniziativa analoga, Europeana, di cui abbiamo già parlato, non possiamo che plaudere a queste aperture culturali della UE.

La storia insegna?

“Non mi risulta ci sia nulla di negativo nei fondamentali del mercato azionario, delle imprese e della struttura creditizia a esso relativa”.

Così aveva parlato, alla vigilia della grande caduta dei mercati finanziari, il presidente della National City Bank. Era il 22 ottobre. Il giovedì successivo sul New York Stock Exchange furono scambiate 12,9 milioni di azioni. L’ondata di panico tra gli investitori non si fermò e il Dow Jones inaugurò la settimana successiva con un calo del 12,82%. Il giorno dopo, 24 ottobre, l’indice perse un altro 11,73%. Era il giorno nero di Wall Street, con la devastante esplosione di una bolla speculativa.

Il crack che diede il via a tutto giunse al termine di un boom speculativo senza precedenti che aveva visto i prezzi delle azioni crescere apparentemente senza freni per i dieci anni precedenti. Incoraggiati dal trend rialzista e attratti dal miraggio di facili guadagni, migliaia di comuni cittadini si erano buttati sulla Borsa, avevano investito arrivano addirittura a indebitarsi pur di poter acquistare nuove azioni. Nell’agosto dell’ultimo anno il valore complessivo di prestiti e mutui era arrivato a una cifra che superava l’ammontare della moneta in circolazione negli Stati Uniti.

E per chi non aveva molta liquidità a disposizione, c’erano sempre i “derivati”, che consentivano un investimento limitato al momento dell’acquisto con prospettive di redditività allettanti. I tassi di interesse arrivavano al 12%, e, con il Dow Jones che negli ultimi 5 anni aveva quintuplicato il suo valore, nessuno riusciva a immaginare di poterci perdere. “Persino il lustrascarpe o il ragazzo dell’ascensore elargivano consigli sulle quotazioni delle azioni Ford e General Motors” ricorda un premio Nobel per l’economia. “Si trattava di capitalismo allo stato puro, che praticamente agiva senza regole governative”.

Leggendo le righe qui sopra riuscite a capire di cosa si parla?

No, non della crisi attuale. È un articolo sulla crisi del ’29, leggermente rivisto dal sottoscritto per eliminare i riferimenti diretti. L’originale è pubblicato sul sito del TgFin, il TG di Mediaset.

Prendendolo per buono, sembra proprio che non abbiamo imparato niente.

25 anni di cellulari

25 anni fa (now 41), il Motorola DynaTAC 8000X fu il primo telefono portatile (click to enlarge).

Il 13 ottobre 1983 Bob Barnett, presidente di Ameritech Mobile Communications fece la prima chiamata commerciale della storia, comodamente seduto in una Chrysler convertibile a Chicago, telefonando al pronipote di Alexander Graham Bell che in quel momento si trovava in Germania.