25 dischi

Tim Page, il critico del Washington Post, ha pubblicato la sua scelta dei 25 dischi più rappresentativi del 20mo secolo nell’area della musica contemporanea.
La lista è interessante per i commenti e per qualche suggerimento su autori finora trascurati. La trovate qui.

Varèse on YouTube

Credo che Edgar Varèse sia uno dei compositori del ‘900 storico più sottovalutati (almeno rispetto alla sua grandezza) e meno studiati (anche perché è di non facile analisi).
Eccovi Offrandes (1921), per soprano e orchestra da camera.
Sarah Leonard, soprano ASKO Ensemble, Riccardo Chailly (1996)
Offrandes è un insieme di due poesie di Vicente Huidobro e José Juan Tablada. Questo è il testo di Huidobro (in francese):

From YouTube, a piece by Edgar Varèse: Offrandes (1921), for soprano and chamber orchestra. Sarah Leonard, soprano ASKO Ensemble, Riccardo Chailly (1996)
Texts by Vicente Huidobro and José Juan Tablada. Here is the original text by Huidobro (in french):

La Seine dort sous l’ombre de ses ponts.
Je vois tourner la terre
Et je sonne mon clairon
Vers toutes les mers.

Sur le chemin de ton parfum
Toutes les abeilles et les paroles s’en vont.
Reine de l’Aube des Pôles,
Rose des Vents que fane l’Automne!
Dans ma tête un oiseau chante toute l’année.

Questa è la mia traduzione. Perdonate l’inadeguatezza.

La Senna dorme all’ombra dei suoi ponti.
Vedo girare la terra
e suono la mia tromba
verso tutti i mari.
Sulla scia del tuo profumo
vanno tutte le api e le parole.
Regina dell’Alba dei Poli,
Rosa dei Venti che appassisce l’Autunno!
Nella mia testa un uccello canta tutto l’anno.

Seattle Improv Meeting

Il Seattle Improv Meeting è un gruppo che si dedica all’esplorazione dell’improvvisazione strutturata. Utilizzando vari tipi di partiture non convenzionali (grafiche, verbali, testuali, disegni che scorrono in Flash, etc) il gruppo sperimenta il confine fra composizione e improvvisazione. Uno dei loro principali interessi è l’interpretazione del Treatise di Cornelius Cardew (ne abbiamo già parlato su questo blog) che è attualmente in corso al ritmo di 4-6 pagine per session (dato che in questa partura manca una esplicita scala del tempo, il Treatise può anche essere eseguito in parti, al limite una sola pagina per volta).
Sul sito si trova anche una guida al Treatise con vari materiali e link.

Boulez sulla tradizione

Renewable Music riporta una bella citazione in cui Boulez paragona la tradizione al telefono senza fili

C’è un gioco che facevamo da bambini. Ci si siede intorno a un tavolo, il primo sussurra una frase all’orecchio del proprio vicino “Ho il fazzoletto in tasca”.
La frase passa da orecchio a orecchio, sempre più veloce, e come diventa alla fine? “Il gatto mangia la cioccolata”.
Ecco. Questa è la tradizione – spesso solo l’eredità di manierismi. Qualcuno imita gesti senza capire il loro spirito.
[trad. mia]

Trovo questo paragone molto bello e centrato. Rende conto anche della distanza.
D’altronde Boulez non è mai stato tenero con i recuperi di qualsiasi tipo. Leggete questa intervista a Repubblica datata 2000:

Maestro Boulez, come vede la musica del nostro tempo?
“In uno stato di regressione, pigrizia e mancanza di coraggio. Per paura del presente ci si rifugia in brutte copie del passato, ovvero il cosiddetto post-modernismo, esecrabile. Negli anni ’50, dopo la guerra, quando non c’era più niente da perdere, la guerra aveva già azzerato tutto, si era più intrepidi, non si temevano sperimentazioni radicali. Ora si è ossessionati dalla conservazione. Nelle arti, e nella società in generale, si teme la perdita d’identità: in quella gran miscela che è diventato il mondo si ha come il terrore di annullarsi dentro una massa ibrida e confusa, senza più profili e caratteri. Perciò ci si difende tuffandosi nella propria cultura e nel passato. Col risultato di due tendenze: la mania dell’ autenticità e della filologia, vedi il revival di Bach e del barocco mitizzato come epoca d’oro; e il mito della caricatura, ovvero rifare, naturalmente meno bene, cose immaginate cento anni fa o di più. Accade ovunque, nella musica come in architettura, coi vari orripilanti neoellenismi… Spaventosi come il post- moderno in musica”.

 

Crede nelle contaminazioni con la musica pop?
“No! Trovo il pop alienante e opprimente. Apprezzo la vitalità dei suoi interpreti, ma è un’energia che potrebbe essere indirizzata verso obiettivi più interessanti. E’ una musica fatta di cliché che cambiano, come la moda. Mi fa pensare a un certo modo di mettere il berretto: un anno con la visiera davanti, l’ anno dopo di lato, e ora tutti la portano indietro… Il pop è dominato da superficialità e imitazione. L’unico che mi ha interessato è stato Frank Zappa, curioso, avventuroso, radicale. Apparizione eccezionale in quel contesto”.

 

Lei fu un pioniere nel campo dell’informatica musicale. I risultati attuali sono pari alle sue aspettative?
“Lo sviluppo è interessante ma ancora molto deve accadere. Se un tempo si temeva che la tecnica soffocasse l’interprete, oggi ci si rende conto che è salvaguardato. L’elettronica non domina: è funzionale. E’ una possibilità fantastica di estensione del mondo strumentale. Non indispensabile: si può benissimo scrivere ancora solo per strumenti. Ma per un universo musicale può fungere da arricchimento formidabile”.

Il pensiero di Boulez sulla tradizione è ulteriormente chiarito in questo frammento tratto da una intervista al Telegraph:

No, non credo nella tradizione. Io credo nella storia. Le lezioni che ricavi dalla storia sono le tue proprie lezioni, tu stai insegnando a te stesso. La tradizione è semplicemente il manierismo di gente che è venuta prima di te. La tradizione è passiva, la storia è attiva.

UBU Web

UBU Web è un archivio indipendente dedicato alle varie avanguardie e alle tendenze artistiche meno convenzionali. Vi si trovano moltissimi materiali che vanno dai readings di poesia e letteratura, alla musica, all’arte contemporanea, al cinema sperimentale e molte altre testimonianze artistiche,
Tutti i materiali sono liberi per uso scolastico e non-commerciale.
La sezione audio, originariamente dedicata alla poesia sonora, si è allargata fino a comprendere anche molte composizioni musicali soprattutto del periodo Fluxus (anni 60-70).
Da qui, vi invito all’ascolto di due partiture grafiche degli anni ’60:

  • Morton Feldman – The King of Denmark (1964) nella realizzazione di Max Neuhaus, un brano molto delicato, tutto in ppp come tipico del Feldman di quegli anni (alzate un po’ il volume).
  • Cornelius Cardew – Treatise (1963-67) che può essere considerata come l’Everest delle partiture grafiche (193 pagine di numeri, forme e simboli la cui interpretazione è lasciata agli interpreti) eseguito dalla Scratch Orchestra al Cardew Memorial Concert nel 1982.

They shoot, he scores…

Non ho mai smesso di considerare i compositori di musica da film fra i principali responsabili del fatto che la musica contemporanea e elettronica, per il grande pubblico è associata a emozioni come suspence, orrore, ansia e simili.
Adesso perfino Ennio Morricone, intervistato dal Guardian, conferma questa tesi affermando, a proposito di Dario Argento,

“His films are full of blood, so contemporary electronic music works perfectly and the audience accepted the music as linked to those strong scenes.”

[trad mia: I suoi film sono pieni di sangue, per cui la musica elettronica contemporanea funziona benissimo e il pubblico ha accettato questa musica come collegata a quelle scene forti].

A parte queste considerazioni, Morricone mostra una corretta attitudine nei confronti delle major cinematografiche (leggi: Hollywood). Non si è mai trasferito a Hollywood e non ha mai imparato l’inglese.
“They said they would give me a villa, I told them I liked it in Italy, and there was no need to leave Rome because I only speak with the director about the score, not the studio.” [trad mia: Mi hanno detto che mi avrebbero dato una villa. Ho risposto che mi piace l’Italia e che non c’era nessun bisogno che io lasciassi Roma, tanto io parlo della partitura solo con il direttore, non con lo studio.]
È la grande lezione di Hemingway che suggeriva che il modo migliore per uno scrittore di fare affari con Hollywood era di incontrarsi con i produttori al confine della California e poi “tu gli butti il libro, loro ti buttano i soldi. Poi tu schizzi in macchina e guidi nella direzione opposta alla maggior velocità possibile” [cit. da CNN].

Steve Hubback

Steve Hubback si autodefinisce “Percussionist and Metal Sculptor”. Nato come batterista, dal 1990 Hubback costruisce strumenti per se stesso e per altri percussionisti.
Le sue creazioni, oltre ad avere un bel suono, sono anche esteticamente apprezzabili, tanto da essere utilizzate anche per installazioni in cui si fondono con la natura, come in questo live al No Noise Festival 2023.
Il suono è affascinante, come testimonia un esempio tratto da questa pagina in cui ne potete trovare molti altri.

Steve Hubback’s Site

Litigio: Cage su Glass e ritorno

Tiding up old books I found this one: Desert Plants – conversations with 23 american musicians by Walter Zimmermann, Vancouver, 1976. An old style book, clearly printed and written with IBM electric typewriter. Questions in italic and answers in monospace fonts.
Browsing I found this gag:
Walter Zimmermann to Philip Glass:

John Cage describes your work as follows: “Though the doors will always remain open for the musical expression of personal feelings, what will more and more come through is the expression of the pleasures of conviviality. And beyond that a non-intentional expressivity: a being together of sounds and people.”
How do you relate this quote to your music?

A bothered Philip Glass:

Well, I think it has more to do with his music than mine.

Riordinando i vecchi libri mi è caduto in mano questo: Desert Plants – conversations with 23 american musicians by Walter Zimmermann, Vancouver, 1976. Un libro vecchio stile scritto con una macchina elettrica IBM. Le domande stampate in corsivo e le risposte nei classici caratteri da macchina da scrivere.
Sfogliando qui e là ho trovato questa gag:

Walter Zimmermann a Philip Glass:

John Cage describes your work as follows: “Though the doors will always remain open for the musical expression of personal feelings, what will more and more come through is the expression of the pleasures of conviviality. And beyond that a non-intentional expressivity: a being together of sounds and people.”
How do you relate this quote to your music?

Philip Glass, seccato:

Well, I think it has more to do with his music than mine.

 

In memoriam György Ligeti

Come è giusto i tributi sono molti. YouTube rilancia il video originariamente trasmesso da arté (la TV culturale che si vede ovunque in Europa tranne che in Italia) con l’esecuzione del Poema Sinfonico per 100 Metronomi.

There are many “in memoriam” tributes on the web. On YouTube you can see the arté video of the Poème Symphonique pour 100 Metronomes.