UBUWeb ha pubblicato vari scritti di La Monte Young fra cui Selected Writings 1959-69 e la famosa Anthology of Chance Operations del 1963.
La partitura in figura è il Keyboard Study #2 di Terry Riley del 1967.
UBUWeb ha pubblicato vari scritti di La Monte Young fra cui Selected Writings 1959-69 e la famosa Anthology of Chance Operations del 1963.
La partitura in figura è il Keyboard Study #2 di Terry Riley del 1967.
Questo brano di Costin Miereanu (Bucarest 1943, naturalizzato francese dal 77) è stato registrato al 9° Festival Internazionale di Musica Contemporanea di Torino nel 1986 ed è scritto per clarinetto in Sib, corno, violino, violoncello, 2 perc., 3 synth DX7.
Costin, relativamente noto in Italia, avendo avuto anche un disco edito nella storica serie Cramps (Luna Cinese), è sempre stato un creatore di atmosfere raffinate e si conferma tale anche in questo brano che potete scaricare in flac da AGP o ascoltare qui sotto.
Costin Miereanu – Ombres lumineuses (1986)
Ensemble Antidogma, Daniel Tosi cond.
Niente a che fare con l’omonimo poema di Lautréamont. È un brano di musica elettronica composto da Rainer Riehn nel 1965/66 (revisione 1968/69) che ascoltavo spesso quando ero piccolo (16/17 anni).
Si tratta di un collage di materiali molto eterogenei, a tratti molto vicini al rumore, che sembrano derivare da fenomeni di interferenza, accostati spesso brutalmente, senza nessuna evoluzione.
Non posso dire che mi piacesse, ma mi affascinava perché era formalmente agli antipodi di quello che mi piaceva a quei tempi, cioè la stasi più totale: un solo suono che cambia lentamente in un tempo infinitamente lungo. Devo dire che, a distanza di tanti anni, mi affascina ancora. Comunque non ho ancora afferrato il collegamento con il poema di Lautréamont.
Rainer Riehn – Les Chants de Maldoror (1965/66 – 1968/69)
I Klavierstücke di Stockhausen da 1 a 11, nella prima, storica esecuzione di Aloys Kontarsky ormai fuori catalogo, sono disponibili su AGP.
Li trovate qui in formato flac (compressione senza perdita, la migliore).
Nel frattempo ascoltate il Klavierstück 7, con le sue caratteristiche risonanze.
Un brano un po’ alla Varèse questo Fire Fragile Flight, per orchestra, composto nel 1973 da Lucia Dlugoszewski (1925-2000), che di Varèse è stata allieva.
Composer, poet, and choreographer Lucia Dlugoszewski’s (1925-2000) efforts to create an “intense, sudden immediacy” in her music were wide-ranging: she worked with everyday objects, created the ‘timbre piano’ (a prepared piano whose strings are played directly with a variety of materials), designed over 100 percussion instruments, and extended the possibilities of conventional instruments. She wrote for a variety of concert and dramatic mediums, but is perhaps best known for her dance music.
Lucia Dlugoszewski – Fire Fragile Flight (1973) – Orchestra of Our Time, Joel Thome, conductor
Una buona notizia: l’International Music Score Library Project (IMSLP) riaprirà a Luglio.
IMSLP era uno degli archivi più forniti di partiture ormai prive di copyright per decorrenza dei termini e quindi liberamente scaricabili. Purtroppo i termini di scadenza del copyright non sono uguali in tutti gli stati. In Canada, dove risiede il sito di IMSLP, sono più brevi rispetto agli USA e all’Europa (50 anni dalla morte dell’autore contro i 75 o peggio di molti altri stati).
Di conseguenza, nell’ottobre 2007, Universal Edition aveva minacciato di portare il sito in tribunale per alcune partiture il cui copyright era scaduto in Canada, ma non in Austria.
Era chiaro a tutti che IMSLP aveva ragione e la suddetta minaccia era pretestuosa. Quello della scadenza del copyright è effettivamente un vuoto legislativo causato dall’internazionalità di Internet, ma, finché non sarà colmato, quello che tutti dobbiamo fare è rispettare le leggi in vigore nello stato in cui il sito risiede.
Tuttavia il gestore di IMSLP non aveva i mezzi per affrontare una causa internazionale che, quasi certamente, alla fine avrebbe vinto, ma che, nel frattempo, avrebbe generato un sacco di spese ed era stato costretto a chiudere.
La chiusura di IMSLP era stata vista da tutta la rete come un sopruso, anche perché non era sicuramente la presenza di quattro partiture del ‘900 che avrebbe potuto danneggiare Universal Edition.
Il dato di fatto è che gli editori ricorrono a questi mezzi nel tentativo di conservare il controllo di un mercato che viene effettivamente ridotto dalla stessa esistenza della rete. Il copyright sulle partiture di, per es., J.S. Bach è scaduto in tutto il mondo, tuttavia, fino ad alcuni anni fa, l’unico modo legale che avevamo di procurarcene una era comprarla da chi la stampava e la rivendeva con un certo margine di guadagno per tutta la filiera.
Oggi, invece, basta che qualcuno impagini la suddetta partitura con un qualche software, ne faccia un pdf e lo metta in rete per distribuirla gratuitamente a tutto il mondo.
Questa situazione, però, è senza uscita. Deriva direttamente dai cambiamenti imposti dalla tecnologia. Non è possibile proibire la diffusione di qualcosa che è libero da diritti e gli editori devono rassegnarsi e puntare su prodotti derivati. Per esempio, la stessa partitura, opportunamente commentata e rivista da un qualche esecutore, magari importante, ricade nel copyright. Ecco quindi che l’esistenza della rete può spingere alla creazione di prodotti migliori.
Il caso di IMSLP è di enorme importanza per l’esistenza stessa del concetto di public domain e in sua difesa si sono mosse quasi tutte le associazioni del settore. Forte di questo sostegno, Feldmalher, il gestore di IMSLP, ne ha annunciato la riapertura per Luglio 2008.
La particolarità di questo brano di David Jaffe risiede nel fatto che si tratta di un concerto per pianoforte in cui la parte del solista è eseguita da un percussionista (Andrew Schloss) che controlla un pianoforte midi (il disklavier) per mezzo del Radio Drum.
Si tratta di un dispositivo i cui battenti inviano a quattro sensori disposti agli angoli della tavola, la loro posizione in termini di X, Y e Z.
Questi dati vengono utilizzati per calcolare il punto di impatto e la forza, ma vengono inviati sempre, non solo quando i battenti toccano la superficie. Ne consegue che un apposito software può anche utilizzare il movimento dei battenti in aria per ricavarne dei dati che vengono poi trasformati in note midi inviate al disklavier.
Si tratta quindi di una interfaccia che rileva il movimento, non di una semplice percussione digitalizzata.
Il brano è scritto per pianoforte e ensemble strumentale (mandolin, guitar, harp, harpsichord, bass, harmonium and 2 percussionists). Ecco un estratto.
Varie note sul brano sul sito di Jaffe.
Titolo suggestivo per questo recente brano elettroacustico di Hideko Kawamoto. Ecco le note di programma.
“Night Ascends from the Ear Like a Butterfly”, composed in 1999 and dedicated to my grandmother, Tami, was inspired by Haruo Shibuya’s poem ‘Coliseum in the Desert’. The words Shibuya uses in this poem, such as ‘night’, ‘a time of music’, ‘rain’, ‘black fountain’, ‘piano-string’, ‘useless choir’, and ‘butterfly’, gave me compositional ideas. These images developed in my imagination separately from Shibuya’s poem. […]
[For example,] the intention of the ‘butterfly’ sound is to depict the surrealistic vision of a butterfly flying away from the ear. To me the sound had to be shimmering and transparent; to create [it,] a tremolo passage from Maurice Ravel’s piano piece, ‘Noctuelles’ (Night Moths) from Miroirs, was sampled and processed using various [electronic] techniques. … I also used the sound of small pieces of aluminum foil shaking up and down in a metallic bowl … to create the surrealistic vision of a butterfly staying in one place, not flying, but moving its wings delicately as it breathes.
Hideko Kawamoto’s (b. 1969) works are often inspired by visual art and poetry and influenced by her Japanese background. She considers her music to be “a sound transformation of visual images” and is aware of the space in which music is performed, creating what she calls “sound sculpture.”
Hideko Kawamoto was born in Japan and started piano study at the age of nine. She studied composition with Phil Winsor and piano with Joseph Banowetz at the University of North Texas in Denton. Her works have been performed at festivals throughout Europe, North and South America, Africa, Oceania, and the Far East. Awards Kawamoto has received include the Concorso Internazionale “Luigi Russolo,” Pierre Schaeffer International Computer Music Competition, Bourges International Competition of Electroacoustic Music and Sound Art, and Sonic Circuits International Festival of Electronic Music and Art. Her music can be heard on the Acousmatica, Bonk, Centaur, ICMC 2001, innova, and SEAMUS labels.
Kawamoto has served as chair of the music department at St. Andrews Presbyterian College in Laurinburg, North Carolina, and currently resides in Southern California.
Se vi interessa una net-radio che trasmette sconosciute ma originali band dei roaring sixties, dal mod all’acid rock, dal merseybeat alla psychedelia, eccola:
In questo momento sta passando Short Yellow, una band californiana, ca. 67, che imitava piuttosto bene i Jefferson Airplane. La cosa incredibile è che mi sembra continuamente di sentire gruppi conosciuti, ma guardando la playlist mi rendo conto di non averne mai sentito nominare nemmeno uno.
OK, finalmente ne è arrivato uno conosciuto: i Quicksilver di John Cipollina.
Gilles Gobeil, canadese, nato nel 1954, è autore di parecchi lavori elettoacustici che utilizzano anche le Onde Martenot.
Questo strumento, come del resto il Theremin, non è mai morto, ma viene utilizzato saltuariamente dai compositori contemporanei per le sue particolari sonorità.
Esistono circa 1500 brani in cui appaiono le Ondes Martenot, composti da autori come Varèse, Messiaen, Honegger, Scelsi, Boulez, Jolivet, Murail e molti altri. È anche utilizzato nella musica da film (Mad Max, Mars Attack, La Marcia dei Pinguini, …) e nella popular music di varie tipologie (Brel, Radiohead, Vanessa Paradis, …).
A differenza di altri, l’interesse di Gilles Gobeil non è episodico. Esiste un suo CD dal titolo Trilogie d’Ondes (empreintes DIGITALes, IMED 0576, 2005) che comprende tre brani per Ondes Martenot e suoni elettronici.
Qui vi facciamo ascoltare Voix Blanche del 1988, che ha vinto il secondo premio per la musica elettroacustica mista nel concorso internazionale di Bourges, edizione 1989.
Suzanne Binet Audet, Ondes Martenot