Tiny Jungle

Un altro video di Jon Weinel su cui, stavolta, abbiamo qualche informazione

This is my latest audio-visual work, a collage of different material created in Maya, Jitter, After Effects, Flash etc. It Uses hand-drawn animation as source material. The basic concept is to explore the idea of entoptic phenomena (spiral dot patterns experienced in altered states of consciousness), through the audio visual medium.

Kaikhosru Shapurji Sorabji

Kaikhosru Shapurji Sorabji – al secolo Leon Dudley Sorabji – (Chingford, 14 agosto 1892 – 15 ottobre 1988) è stato un compositore e pianista britannico, di origine Parsi.

Una delle sue opere più famose, l’Opus Clavicembalisticum, è considerato uno dei pezzi più difficili mai scritti per pianoforte per virtuosismo trascendentale e durata (a seconda dell’esecuzione può variare da oltre tre fino a cinque ore). Il suo lavoro mastodontico (oltre 11.000 pagine di partiture e 100 ore di musica) ne fa uno compositori più prolifici del XX secolo.

In questa playlist ne possiamo ancoltare una parte.

Oxymore

d’incise (al secolo Laurent Peter, svizzero) è uno di quei musicisti i cui lavori, per quanto astratti, hanno per me sempre una certa componente emozionale.

Vi segnalo questo suo album del 2008 (con tzii) di natura elettroacustica e concreta. Un collage sonoro di suoni elettronici e naturali spesso elaborati, a tratti anche inquietante, ma mai banale.

Oxymore è scaricabile dall’internet archive

Estratto: dincise + tzii – grisaille compagne

Improvising With Water

Tomoko SauvageFrom High Zero Festival: Tomoko Sauvage And M.C. Schmidt In Concert

Surrounded by porcelain bowls, a mixer, effects pedals and bottles of Perrier, we sat rapt with curiosity as Tomoko Sauvage took the stage of the Theatre Project with Matmos member M.C. Schmidt. Sauvage poured carbonated water into the bowl closest to her, and she manipulated and looped the movements of the water itself, accented by the tranquil clinks of porcelain. Suspended above her mic stands were paper cups filled with water; she tore them ever so slightly, periodically releasing drips into the bowls below. It was an elegant (and more palatable) solution to John Cage’s chance operations, responding to random droplets with loops and delays through a mixer.

Listen to Tomoko Sauvage

More on High Zero Festival site

Action rituelle

coverAgnes Heginger, soprano e Karlheinz Essl, elettronico, hanno registrato poco meno di un anno fa, all’Essl Museum in Vienna, questo disco, dal titolo Out of the Blue.

Sei brani, di cui tre collaborazioni e tre soli. Lo stile è generalmente quello della free music europea, virtuoso, ma spesso destrutturato e a tratti manierista (esiste, naturalmente, un manierismo anche nella free music).

Ma c’è almeno un brano, questo Action rituelle, inciso in duo, che, a mio avviso, trascende il genere e conquista per la sua intensità.

Il disco è distribuito dalla netlabel portoghese XS Records e liberamente scaricabile anche dall’Internet Archive.

Agnes Heginger e Karlheinz Essl – Action rituelle

Il triangolo

Nathan Davis, nato in Alabama nel 1973, è percussionista e compositore elettroacustico. Fra le altre cose, è cofondatore del duo elettroacustico violoncello e percussioni Odd Appetite dal cui sito traiamo questo estratto da Diving Bell (2002), un brano in cui tutti i suoni sono generati “dall’umile e meraviglioso” triangolo.

È il tipo di brano che, prima o poi, invito i miei studenti a fare perché lavorare su una singola sonorità aiuta a capire che c’è un universo complesso all’interno di ogni suono.

Note dell’autore:

Diving Bell invites the listener to delve deeply into the sound of the humble and magnificent triangle. By striking the triangles at different points and with different materials, and by using a handheld microphone, I extract and re-sculpt single overtones that are present in the overall sound of the instruments, hidden sounds that are normally only apparent when one holds the triangle up to their ear, like a tuning fork. With the help of tape delay modeling software, I layer these rich overtones in a structured improvisation.

Il brano fa parte del CD Memory Spaces.

Lost Lands

cover

A new release from Test Tube.

Italian musician David Fungi returns to test tube with an old and curious recording. ‘Lost Lands’ was recorded nearly 10 years ago in an unusual place for doing so: a cave. Valganna, in Italy, has a series of caves well known for its acoustics, but David chose to record there not only because of that but also because a cave is a mystical an mythological place, believed to be a passage to unknown words, or unknown universes… Jules Verne, the science fiction pioneer, dreamed of it and wrote about it.

Essentially, ‘Lost Lands’ is an experimental piece which travels between a handful of different ‘ambiances’, from drone to calm and meditative based sequences, and near its end you can even feel a short sprout of soft clicks and cuts. This an excellent piece of great experimental music.

Pedro Leitão

Download page is here.

Listen to Lost Lands

1-Bit Symphony

I casi della vita sono strani.

Tristan Perich sta facendo fortuna con il suo concetto di musica a 1 bit che non è altro che la ripresa, pari pari, della sintesi sonora utilizzata nei primissimi personal computer (il Commodore 64 era già più avanti, ma le sonorità sono simili).

In pratica, si utilizza un piccolo circuito con un flip-flop, cioè un dispositivo che alterna 1 e 0 a intervalli di tempo regolari, generando un’onda quadra. Se, per esempio, il flip-flop alterna uno e zero 440 volte al secondo, si genera un’onda quadra a 440 Hertz, cioè un LA, che però conterrà solo gli armonici dispari (così è l’onda quadra) e un po’ di quelli pari ma solo per distorsione armonica, con effetti temibili già sulle consonanze più lontane di 8va e 5a (ovvero praticamente tutte).

Questo sistema era usato nei vecchi pc per pilotare il piccolo e nefando altoparlante di sistema perché richiede risorse minimali. Era semplice, quindi, costruire circuitini di costo bassissimo in grado di produrre molte onde quadre a frequenze diverse contemporaneamente, come nel famigerato SID del Commodore 64 (il cui nome tecnico era 8580 SID chip, dove la sigla stava pomposamente per Sound Interface Device).

Peraltro, questo tipo di sintesi è già utilizzato da anni dai vari gruppetti che fanno quella che viene chiamata 8-bit music, proprio perché si rifà alle vecchie macchine a 8 bit.

Ora Perich ha ripreso questo disturbante suono realizzando varie installazioni e composizioni, alcune delle quali sono anche strutturalmente interessanti ma, per le mie orecchie, sono indelebilmente marchiate dal suono del C64 che mi fa venire voglia di piazzare un bel filtro passa-basso a valle di tutto l’audio.

La cosa buffa è che, quando eravamo piccoli, di cose del genere ne abbiamo fatte a tonnellate, ridendoci sopra. Però, ripeto, i casi della vita sono strani e oggi la gente trova un gran gusto nel farsi trapanare le orecchie dalle onde quadre.

Non so che dire. Esiste, nella vita, il fascino delle cose antiche riprese e riviste, che è anche quello che spinge della gente a suonare musica antica con strumenti d’epoca e corde di budello che però, proprio perché d’epoca, non stanno accordati per più di 5 minuti, costringendo l’interprete a suonare stonato per metà del pezzo (NB: non ce l’ho con la musica antica ma solo con quelli che fanno come sopra).

Ecco alcuni esempi fra i migliori (ne trovate altri sul suo sito), nonché il video della temibile 1-Bit Symphony.

  • Between the Silences for nine strings, nine-part 1-bit music (2008)
  • All Possible Paths for clarinet, acoustic guitar, cello, double bass, marimba, piano, 5-channel 1-bit electronics (2008), commissioned by Bang on a Can’s People’s Commissioning Fund

Gong

Il danese Poul Ruders (1949, Ringsted) è un compositore piuttosto eclettico, la cui produzione spazia dall’opera a lavori orchestrali, passando attraverso brani da camera, vocali e soli. Qualcuno può anche obiettare che è normale per un compositore scrivere per varie formazioni e fin qui sono d’accordo. Il punto è che è così anche stilisticamente, passando, nel giro di un anno, dal pastiche vivaldiano del concerto per violino (1981) fino al modernismo di Manhattan Abstraction (1982). In effetti, è difficile da inquadrare perché non si inserisce decisamente in nessuna corrente.

Qui ascoltiamo Gong, tratto da Solar Trilogy del 1992, un brano per orchestra abbastanza magmatico (in senso sonoro), in cui il nostro passa dall’informale a sequenze di accordi quasi stravinskyane o a parti ritmiche sostenute, non disdegnando un po’ di spettralismo qua e là.

Nonostante lo stile non ben definito (ma anche questo è uno stile), il brano ha, comunque, parecchie parti interessanti e l’orchestrazione è condotta con una certa maestria.