Piano Giocattolo

Conoscete Margaret Leng Tan e Isabel Ettenauer?
Sono due fra le principali interpreti del piano giocattolo, che non è una stupidaggine, ma uno strumento con un repertorio specifico (fra gli altri, Cage, che comunque non è l’unico).
Eccovi Isabel Ettenauer in Sequitur V, un brano di Karlheinz Essl per Toy Piano and Electronics.

e Hyekyung Lee in un brano di Rob Smith, con il fantastico titolo di “Schroeder’s Revenge”

Fiddle Farmers

Octobasse
È molto bella questa pagina di Lois Siegel, fotografa, piena di immagini di strumenti ad arco e di quelli che li suonano in epoche e situazioni fra le più diverse.
L’oggetto di ammirazione della bambina è l’octobasso, costruito nel 1849 da Jean Baptiste Vuillaume.
Alto circa 4 metri, aveva 3 corde accordate all’ottava sotto al contrabbasso. La corda più bassa è un Do, non un Mi, e vibra alla temibile frequenza di 16.35 Hz. Si tratta del Do sotto al La basso dei pianoforte (che qualche piano ha).

Mi sembra doveroso aggiungere che la foto è di Marc Chaumeil

Evidentemente abbiamo un problema di deciBel

Gli esempi contenuti in questa pagina mostrano chiaramente l’aumento della compressione e del volume portato fin oltre il limite del clipping, di cui abbiamo parlato qui.
Il titolo è chiaro: “The Death Of Dynamic Range”.
A quanto sembra, ormai la musica pop viene mixata e compressa nello stesso modo della pubblicità: range dinamico quasi nullo e alto volume fisso stabile nel tentativo di bucare la radio.
Lo stesso articolo rileva anche un’altra cosa interessante: a volte lo stesso pezzo viene compresso in modo diverso per il mercato occidentale rispetto a quello asiatico, il che suggerisce che si prenda in considerazione qualche parametro a me sconosciuto (il livello medio delle radio? le abitudini del pubblico?) nella realizzazione del master. Ma, pensandoci, potrebbe anche essere un caso: un tecnico di masterizzazione diverso che interpreta secondo il suo giudizio le istruzioni della dirigenza.

A proposito di volume…

… ecco a voi il subwoofer da 60 pollici (cioè metri 1.524), capace di produrre un livello superiore a 180 dB.
Ancora non ci credo. È un subwoofer: 30 Hz a 180 dB fanno cadere i soprammobili, aprono le porte e forse rompono i vetri.
Ecco la foto e qui c’è l’articolo completo.

Here it is!. The 60-inch subwoofer absolutely has the capability to produce SPL levels well above 180 dB.
I can’t believe it. Here is the image and the complete article.

Un problema di deciBel?

Recentemente è apparsa una lettera aperta di un executive dell’industria musicale che ha sollevato un caso. Questo signore, tale Angelo Montrone, è il vice presidente del dipartimento A&R (Artists & Repertoire) della One Haven Music, che fa parte della Sony.
In breve, lui lamenta l’eccesso di compressione e di riempimento, con conseguente incremento di volume, nelle incisioni attuali, rispetto, per es., a quelle degli anni ’80. Il tutto condurrebbe a un eccessivo affaticamento dell’orecchio, che comporterebbe una prematura sensazione di stanchezza degli ascoltatori.
Cito un estratto:

There’s something . . . sinister in audio that is causing our listeners fatigue and even pain while trying to enjoy their favorite music. It has been propagated by A&R departments for the last eight years: The complete abuse of compression in mastering (forced on the mastering engineers against their will and better judgment).

Fra le altre prove, porta due incisioni dello stesso gruppo, Los Lonely Boys, a vari anni di distanza. Ascoltate i Lonely Boys vari anni fa e oggi. Notate che effettivamente le canzoni sono simili, ma l’arrangiamento attuale è molto più pieno e il livello medio è più alto.

La cosa mi ha incuriosito perché anch’io a volte ho questa sensazione.
Ci sono due modi di misurare l’ampiezza di un suono (quello che viene generalmente chiamato volume): l’ampiezza di picco e l’ampiezza RMS.
Il primo misura l’ampiezza istantanea dei picchi, cioè i punti con il volume più alto che però hanno durata minima. Fisiologicamente il dato è importante perché sono proprio i picchi improvvisi molto alti che possono provocare danni al timpano (il meccanismo difensivo del timpano, infatti, impiega circa 1/10 di secondo per entrare in azione).
Il secondo, invece, è una media che ha senso su lunghe durate (anche 1 minuto o più). Dal punto di vista fisiologico, un alto livello di ampiezza RMS affatica il sistema uditivo. Chiaramente è quest’ultimo che viene tirato in ballo da Mr. Montrone.
Trattandosi di CD, cioè di cose che non hanno un volume assoluto perché dipendono dall’amplificazione, tutte le misurazioni si fanno rispetto rispetto al massimo teorico del CD, che è uguale per tutti i dischi ed è la massima ampiezza possibile usando 16 bit, lo standard del CD audio.
Di conseguenza, si misura la distanza dal massimo possibile, definito come 0 dB. Si guarda, cioè, quanto l’incisione ha saturato l’ampiezza disponibile e per quanto tempo.

A questo punto, sono partite le misurazioni. Si è scoperto che, nella seconda metà degli ’80, l’ampiezza media (RMS) dei dischi di pop music era intorno ai -15 dB, cioè 15 deciBel sotto il massimo possibile. Attualmente, invece, la media si è alzata a valori he vanno da -12 a -9 dB, cioè l’incisione è molto più saturata (pensate che una differenza di 6 dB equivale al doppio).
Le mie misurazioni confermano questa tendenza. Bisogna considerare che io non ho molti dischi recenti e che in ogni caso i miei gusti sono un po’ particolari. Le cose più normali che ho sono i King Crimson o Peter Gabriel, mentre servirebbero dischi da top 10.
Comunque, posso aggiungere che, se effettivamente i dischi dei tardi anni ’80 sono incisi a circa -15 dB di media, nei primi ’80 eravamo a circa -19 e negli anni ’70 (rimasterizzati) a -22 dB.
La corsa al rialzo, quindi, non è solo recente, ma esiste da sempre.

Cos’è, è semplice dirlo. Si tratta del modo di comprimere. In pratica l’incisione viene prima compressa, riducendo le differenze fra i piano e i forte, poi la media viene alzata per occupare la parte superiore del range di ampiezza. Adesso, con la registrazione a 24/32 bit, si può fare ancora meglio.
In tal modo, il brano suona più forte, più grintoso, ma anche più piatto, con meno differenze dinamiche.
È più difficile, invece, capire perché sia nata questa mania. Non dipende solo da un mutamento di genere. Stiamo parlando delle top 10, non del punk.
Sembra dipendere, più che altro, dal modo di fruire la musica. Oggi si ascolta in un modo diverso da 20/30 anni fa. In macchina, in treno, mentre si corre, dal computer, etc. E così la musica deve competere con altri suoni. Forse.

Stockhausen on YouTube

Sempre da YouTube, un’intervista con Stockhausen che mostra anche qualche estratto dei suoi lavori, fra cui l’infame Helicopter String Quartet.

Again from YouTube, a Stockhausen interview with excerpts of his works.

Soft Machine 1970

Per dimostrare, se ce ne fosse ancora bisogno, la potenza della condivisione…
I Soft Machine con Robert Wyatt alla batteria non si erano praticamente mai visti qui da noi. Proprio 3 giorni fa spunta su YouTube questo video di 6 minuti registrato dal vivo al festival di Kralingen in Olanda nel 1970.
Il brano è “Out bloody rageous”, tratto dal doppio album Third. La formazione è Elton Dean, Mike Ratledge, Robert Wyatt, and Hugh Hopper.
Update: ho aggiunto “Moon in June” registrato dal vivo al Bilzen Jazz And Pop Festival, 1969

Buona visione.

The power of sharing at work…
Videos of the Soft Machine with Robert Wyatt on drum are vary rare and difficult to find. I found on YouTube this 6 minutes video recorded at the Kralingen (NL) festival in 1970.
The piece is “Out bloody rageous”, from double album Third. Players are Elton Dean, Mike Ratledge, Robert Wyatt, and Hugh Hopper.
Update: added “Moon in June” live at Bilzen Jazz And Pop Festival, 1969.

Ben fatto, Dmitrij.

Dal primo minuto, l’ascoltatore è scosso da dissonanze intenzionali, da un flusso confuso del suono.
Frammenti di melodia, germi di frasi musicali vi annegano, emergono di nuovo e scompaiono in un lancinante e stridente ruggito.
Seguire questa ‘musica’ è sommamente difficile; ricordarla, impossibile

Da “Caos, non Musica”; editoriale della Pravda, 29/01/1936, qualche giorno dopo la presenza di Stalin alla rappresentazione di “Lady Macbeth of Mtsensk” di Dmitrij Dmitrijevič Šostakovič (Shostakovich)

Ben fatto, Dmitrij. Happy 100th.

Ovviamente questa musica oggi ci appare melodica. Tutto, col tempo, diventa melodico.
La potete ascoltare e vedere in questo filmato (formato quicktime) grazie all’Internet Archive.

Musica stampata

Ormai siamo così abituati ai software di notazione tipo Finale che non ci rendiamo conto come veniva prodotta una pagina stampata prima di questi programmi.
Andate a vedere questo video. Il commento è in tedesco, ma potete attivare la traduzione con sottotitoli (cliccate [CC] e scegliete la lingua con la ruotina). Comunque, anche se non si capisce, quello che si vede si capisce benissimo (ma non togliete l’audio).
Notate anche che il tipografo incide la pagina come se fosse allo specchio, per ovvii motivi.
Questo spiega perché un tempo le partiture costassero molto e non spiega perché adesso che il tutto è molto più semplice continuino a costare tanto.

Un videogame con Chopin!?

Non sono scandalizzato. Almeno, non molto. Solo un po’ incazzato nel vedere come l’industria si appropria di qualsiasi cosa senza porsi nessun problema.
Trusty Bell è un videogame giapponese in cui Chopin, un attimo prima di morire, entra in un mondo di sogno dove incontra una magica ragazzina con un terribile destino, yadda yadda yadda.
Non sto delirando, anche se dovrei. Le ultime tre parole sono il commento del recensore americano, tale Eliza Gauger, che conclude: “Sembra carino e la musica dovrebbe essere meravigliosa”.

UPDATE DEL 29/09
La magica ragazzina si chiama Polka e il suo simpatico amico Allegretto. Aaaaaarrrrrgggghhh!!!!

Il sottotitolo, infatti, è “The Chopin’s Dream”. Nella versione americana, però, è stato cancellato e sostituito da “Eternal Sonata”. Magari, se avrà successo, vedremo altre puntate: Eternal Ballad; Eternal Improvviso; Eternal Andante Spianato.
Mi chiedo se, dopo che sarò morto, oltre a intitolarmi l’aula di composizione (a meno che, come ha detto la Linda, non muoia prima Mannucci), faranno un videogame “The Graziani’s Dream”, in cui in cui incontro una magica ragazzina con un terribile destino, yadda yadda yadda. Magari l’ho già incontrata.
Comunque, se volete, ecco il trailer (del sogno di Chopin, non del mio). Occhio (orecchio) alla musica.