Ensemble

L’AGP rilancia un vecchio vinile che contiene i risultati di un esperimento realizzato durante l’edizione del 1967 dei corsi estivi tenuti da Stockhausen a Darmstadt (il disco è stato poi realizzato nel 1971).

12 compositori sono stati invitati a scrivere dei brani per strumento solista e nastro o trasmettitore a onde corte (1 solo esecutore), tali da poter essere eseguiti simultaneamente. Per soddisfare questa condizione, i pezzi non dovevano essere dei prodotti finiti, bensì una collezione di interventi sonori suscettibili di dilatazioni e/o spostamenti temporali.
L’elenco di strumenti, compositori ed esecutori è:

Instrument Composer Musician
Flute Tomas Marco Ladislav Soka
Oboe Avo Somer Milan Jezo
Clarinet Nicolaus A.Huber Juraj Bures
Basoon Robert Wittinger Jan Martanovic
French horn John McGuire Jozef Svenk
Trumpet Peter R.Farmer Vladimir Jurca
Trombone Gregory Biss Frantisek Hudecek
Violin Jurgen Beurle Viliam Farkas
Violoncello Mesias Maiguashca Frantisek Tannenberger
Double Bass Jorge Peixinho Karol Illek
Percussion Rolf Gelhaar Frantisek Rek
Hammond Organ Johannes G.Fritsch Aloys Kontarsky

Gli esecutori sono stati poi divisi a gruppi di 2/3 i cui output venivano inviati a uno di quattro mixer ciascuno collegato a 2 altoparlanti. A un ulteriore, solitario altoparlante è collagato l’organo hammond. Ne risulta quindi uno spazio sonoro a 9 altoparlanti in cui viene diffuso simultaneamente l’insieme di tutti brani, secondo lo schema seguente:

La direzione dell’esecuzione è dello stesso Stockhausen. L’album, ormai fuori catalogo, contiene una riduzione effettuata da Stockhausen di una performance di circa 4 ore.

Potete scaricare il tutto in flac da AGP98.

ENSEMBLE is an experiment in adding a new concept to the traditional “concert”. We are used to comparing different pieces played sequentially. In ENSEMBLE “pieces” of 12 composers are played simultaneously.

These “pieces” are musical objects (“works”) not fully worked out. They are sound objects (produced on tape or with a short wave transmitter), with individual control, action and reaction models, and notated “events”, which are introduced by the composers to the ENSEMBLE play in the process of the actual performance.

Each composer has composed for one musician and tape or short wave transmitter. The total plan and the introduction of the parts for its synchronisation with the ENSEMBLE were established by Stockhausen. The twelve systems and their coordination were formulated during daily meetings. The resulting four hour process is more than the addition of the “pieces”: it is a composition of compositions, fluctuating between the complete isolation of the different events and the total dependence of each layer, and between extreme determinism and full improvisation.

On top of the 12 composers and musicians, who play together as “duos” – distributed throughout the room – four other musicians are responsible for using mixers to amplify and spacialize definite details and moments of the process via microphones and eight loudspeakers. Also, the position of the listener is not fixed. He can move in the room and thus establish his acoustical perspective.

The simultaneity of the compositions requires also that certain “pieces” should be heard together and related through superimposition.

This “verticalisation” of the perception of events and the relativisation of a definitive form (“piece” signed by an individual) happens not only in the field of music. — Notes by Karlheinz Stockhausen

Darmstadt International Music Institute
22nd International Seminar for New Music 1967, director Ernst Thomas

The LP version of “Ensemble” was realized in the WDR Electronic Music Studio between August 26 and September 22, 1971. The available material was:

– Recording of the rehearsal on August 28, 1967 from 19:00-23:00 (6 stereo tapes, about 4 hours duration)

– Recording of the concert on August 29, 1967 from 19:00-23:00 (6 stereo tapes, about 4 hours duration)

The challenge for me was to reduce a four-hour performance to 50-60 minutes, and therefore I proceeded as follows.

1. I wanted as much as possible to keep the formal pattern that we had developed during the Seminar

2. I wanted to keep a balance between the deterministic, less deterministic and non-deterministic material.

My working method was as follows:

1. I listened to all tapes of both recordings. The material that seemed to me adequate, I copied.

2. This selected material was listened to again, cutting out some sections, so that a series of musical events remained, which I deemed relevant.

3. In the third process – the most difficult one – this material was cut, faded in and out and mixed occasionally according to my vision (retaining the time plan in its basic structure)

Notes by Mesias Maiguashca

Il tecnicismo e l’interpretazione (ancora l’Escalier du Diable)

Un numero sempre maggiore di pianisti si cimenta con lo studio num. 13 dal secondo libro degli studi per pianoforte di Gyorgy Ligeti.

Come scrivevo un po’ di tempo fa, l’Escalier du Diable sta veramente diventando il brano virtuosistico per antonomasia del XXI° secolo anche grazie al fatto che, oltre ad essere difficile, è bello.

La cosa più interessante, secondo me, è vedere come, nonostante il tecnicismo estremo, resti ancora molto spazio per l’interpretazione. Si potrebbe pensare che, considerando anche il fatto che questo pezzo è musica contemporanea, che spesso richiede una visione rigorosa della partitura, e per di più è molto difficile, le qualità virtuosistiche necessarie per eseguirlo riducano drasticamente lo spazio interpretativo. Invece non è vero e al di là del dibattito sull’esecuzione migliore, che su You Tube è addirittura feroce, è bello sentire come, fermo restando il fatto che tutti gli esecutori sono tecnicamente ben preparati, altrimenti non potrebbero eseguirlo, le diverse sensibilità diano vita a delle esecuzioni molto diverse, alcune che personalmente apprezzo, altre perfino fastidiose in qualche momento, ma tutte rispettabili.

L’esecuzione di Anderson. considerata da molti la migliore

Quella di Aimard

Quella di Libetta, il cui video era scomparso e adesso riappare

Quella di Chuan Qin

Quella di Denis Kozhukhin, purtroppo, è scomparsa da youtube. Aveva ricevuto molti commenti positivi. Ma molte altre esecuzioni sono apparse…

Guero live

Ecco un brano di Helmut Lachenmann, Guero, del 1970, definito dall’autore come uno studio per piano.

I suoni che sentirete, però, non hanno niente a che fare con il pianoforte a cui siete abituati (raramente si sente una nota), ma assomigliano piuttosto a quelli dell’omonimo strumento a percussione, il guiro (nella dizione originale).

Non solo, ma Lachenmann non utilizza nemmeno tutta quella serie di sonorità pianistiche che fanno parte dei “rumori pedalizzati” basata su pizzicati o percussioni che creano risonanze sostenute dal pedale, già utilizzata nella letteratura pianistica contemporanea.

In effetti la musica di Lachenmann è definita come musica concreta strumentale, a significare che il suo linguaggio strumentale abbraccia l’intero mondo sonoro ottenibile dallo strumento, anche ricorrendo a tecniche decisamente non convenzionali.

Grazie a questo video, è possibile vedere come vengono ottenute le sorprendenti sonorità di questo “studio” per piano. L’esecutore è lo stesso Lachenmann.

qui con la partitura

 

Abbey Road reloaded

abbet road coverIn questo video di Blame Ringo, la gente cammine sulle zebre in Abbey Road ricreando il famoso attraversamento dei Beatles impresso sulla copertina dell’omonimo album, uno dei più belli e ricercati dell’intera storia del pop. La canzoncina di Blame Ringo sarà anche simpatica, ma mi fa sentire quanto tempo è passato.

L’8 agosto 1969 i Beatles attraversarono le strisce pedonali poste davanti agli studi di registrazione. Nessuno sapeva che era il loro ultimo album insieme, tranne loro e le persone a loro vicine.

Curiosamente tale data coincide con la strage di Bel Air in cui, quella notte dell’8 agosto, fu massacrata l’attrice Sharon Tate dai seguaci della setta di Charles Manson che ammise poi di aver tratto l’ispirazione per quella insana azione demoniaca dalla canzone dei Beatles Helter Skelter (tratta dal White Album). Anche un’altra canzone scritta da Harrison, Piggies, fu ispiratrice di quel massacro dato che gli assassini scrissero con il sangue delle vittime la parola PIGGIES sulla porta della villa di Bel Air.

Nel video non mi sembra di vedere nessuno scalzo come Paul.

Syrmos

Iannis Xenakis
Syrmos for 18 strings (1959)

Orchestral composition: 6.6.0.4.2

The work is based on stochastic transformation of 8 basic textures.

  1. horizontal parallel networks (chord)
  2. ascendant parallel networks (glissandi)
  3. descendant parallel networks (glissandi)
  4. crossed parallel networks (ascendant and descendant)
  5. clouds of pizzicati
  6. atmosphere of frappes collegno with short glissandi col legno
  7. configurations of glissandi traited in regulated left surfaces
  8. geometric configurations of ascending and descending glissandi

Questo brano è basato su un precesso stocastico noto come catena di Markov. Si tratta di un sistema in cui il passaggio da uno stato a un altro dipende unicamente dalla situazione attuale ed è governato da una tabella che, dato lo stato corrente, specifica le probabilità di transizione da questo stato a un altro.

In termini più semplici, immaginate che, in questo momento, l’orchestra si trovi nello stato (e), cioè sta eseguendo una nuvola di pizzicati. La riga (e) della tabella specifica le probabilità che l’orchestra ha di passare a uno degli stati da (a) ad (h), compresa quella di rimanere nello stato (e).

Ovviamente la tabella è quadrata perché, per ogni possibile stato corrente, è presente una riga che definisce le probabilità di passaggio a tutti gli stati, compresa quella di rimanere nello stato attuale (in teoria fra gli stati possibili dovrebbe essere compreso anche il silenzio, ma, nella logica di Xenakis, di solito è invece gestito come densità di suoni).

Questo sistema organizzativo può essere applicato sia all’orchestra nel suo insieme che al singolo strumento.

Air and Simple Gifts

Anche la parte musicale dell’Inauguration Day di Obama è atata finalmente resa pubblica e così potete ascoltare (e vedere) Yo Yo Ma al violoncello, Itzhak Perlman al violino, Gabriela Montero al piano e Anthony McGill al clarinetto eseguire un nuovo brano composto per l’occasione da John Williams, “Air and Simple Gifts”.

In realtà, da quel che sento, si tratta di un collage di arie popolari, alcune delle quali appaiono in Appalachian Spring di Copland, uno dei compositori preferiti da Obama. Il tutto in perfetto stile americano.

La cosa divertente, però, è che i succitati quattro dell’Ave Maria suonano in playback ufficialmente perché la bassa temperatura del 16 gennaio (la cerimonia era all’aperto) non permetteva loro di portar fuori i loro costosi strumenti e avrebbe reso la performance un po’ rischiosa. Così i quattro si esibiscono in playback con strumenti banali, ma, per rendere più realistica l’esibizione, suonano davvero, solo che gli archi sono stati “saponati” e i tasti del pianoforte sono stati sganciati dai martelletti.

The Lanthanide Series

Alcuni dei drones di Kalte, duo canadese, sono decisamente accattivanti. Qualcuno può dire che sono soltanto drones, ma si tratta di un genere che mi affascina e che non è così facile come sembra.

Ecco le note di programma. Il riferimento alla tavola periodica di Mendeleev, citata nelle note, è nel titolo: la serie dei lantanoidi (in passato lantanidi) è costituita dai 15 elementi chimici, detti anche terre rare, che sulla Tavola periodica si trovano fra il lantanio ed il lutezio. Hanno numero atomico compreso fra 57 e 71 inclusi.

Toronto’s Kalte (a duo featuring long-established sound artists Deane Hughes and Rik MacLean) make their recorded debut with this Periodic Table-inspired EP. The harsh Canadian winter served as the backdrop for the creation of these tracks, and while there may be a certain oppressiveness to its roots, the resulting sounds progress from darkness to light. The sonic spectrum on display here slowly builds in complexity at first, with more and more elements layered over a similar low-ringing drone. A slight stylistic shift takes the music to a slightly higher pitch and a more gentle tone for the final two tracks, with buzzes and drones intertwined in a mesmerizingly thick blanket of static.

L’intero EP si può ascoltare e acquistare qui.

Contesti culturali e tecnologici

Vi passo un articolo di Nicola Bernardini e Alvise Vidolin  scritto in occasione del XVII Colloquio di Informatica Musicale tenutosi nell’Ottobre 2008 a Venezia.

Si tratta, a mio avviso, di una riflessione – ahimé – molto lucida sulla situazione attuale della computer music e della musica contemporanea nel nostro paese. Lucida perché non si limita alle lamentazioni, ma cerca di risalire alle cause che determinano un contesto culturale che, secondo me, è fra i più depressi d’Europa (e non solo).

Se a qualcuno di voi interessa, poi ne parliamo. Per scaricarlo, basta cliccare il link con il tasto destro. Distribuito in CC.