Ecco come si fa

Tanto per cominciare, Obama ha creato un CTO, ovvero un Chief Technology Officer che si occupa di determinare le priorità in campo tecnologico.

E come lo fa? Tanto per cominciare, ascolta le opinioni della gente. Su questo sito, ognuno ha 10 punti da distribuire fra le varie idee (max 3 punti ciascuna) e può anche introdurne di nuove e sottoporle al giudizio della comunità.

E quali sono quelle finora più votate? Vi elenco le prime cinque:

  1. Ensure the Internet is widely accessible & network neutral
  2. Ensure our privacy and repeal the patriot act
  3. Repeal the Digital Milennium Copyright Act (DMCA)
  4. Open Government Data (APIs, XML, RSS)
  5. Kick Start Research and Innovation in Energy

Non male!

Il problema è se poi lo fa…

Vox limited edition

Vox ha riprodotto in edizione limitata la propria storica serie di chitarre e bassi dalla caratteristica forma a goccia utilizzate da parecchie star del passato, fra cui Brian Jones.

Sono molto belle, ma la serie è veramente limitata (si parla di 10 pezzi per modello in UK) e gira a un prezzo intorno ai €1600 in Europa e $2000 negli USA.

In alternativa, c’è questo prodotto della Hutchins Guitars, con tanto di autografo, a soli $1200.

Svalbard Global Seed Vault

logo

svalbard-global-seed-vault-entrance

Quello che vedete (26.02.2008. Photo: Mari Tefre/Svalbard Global Seed Vault: cliccate per la versione immensa) è l’ingresso dello Svalbard Global Seed Vault (Deposito sotterraneo globale di semi), localizzato vicino alla città di Longyearbyen, sull’isola norvegese di Spitsbergen, nel remoto arcipelago artico delle isole Svalbard a circa 1200 km dal Polo Nord.

Si tratta di un sito, scavato per 120 metri in una montagna di arenaria, in cui sono raccolti e congelati i semi delle principali piante alimentari del pianeta. L’isola Spitsbergen è stata considerata ideale in quanto esente da attività tettonica, radiazioni e ideale anche grazie al suo permafrost. Ogni campione di semi è formato mediamente da 500 unità, confezionate in speciali pacchetti a quattro strati sigillati a caldo per escludere l’umidità. I campioni devono essere conservati alla temperatura di -18°. La temperatura del permafrost non sale mai sopra i -3.5°, il che aiuta a minimizzare il consumo di energia che è assicurata dal carbone estratto in loco. La localizzazione, 130 metri sopra il livello del mare, assicura che il sito rimanga all’asciutto anche nel caso di scioglimento dei ghiacci.

Circa 7000 piante sono state utilizzate storicamente nella dieta umana, ma meno di 150 sono utilizzate nell’agricoltura moderna. Ogni pianta, però, è presente in un gran numero di varietà genetiche. Per esempio, esistono almeno 100.000 diverse varietà di riso.

La varietà ed il volume di semi accatastati potrà dipendere in base al numero di paesi partecipanti. L’impianto ha una capacità di 4.500.000 campioni di semi complessivi (2.25 miliardi di semi singoli). Alla data dell’inaugurazione, ne erano stati già depositati più di 10000 provenienti dal Nordic Gene Bank.

L’iniziativa, costata 8 milioni di dollari, è stata finanziata totalmente dal governo norvegese. Inaugurato il 26 febbraio 2008, il deposito è stato costruito in meno di 2 anni ed è gestito attraverso un accordo ripartito tra il governo norvegese, il Global Crop Diversity Trust ed il Nordic Genetic Resource Center (già chiamato Nordic Gene Bank, nato dallo sforzo cooperativo di nazioni nordiche, sotto l’egida del Nordic council of minister).

seed vault schema

25 anni di cellulari

25 anni fa (now 41), il Motorola DynaTAC 8000X fu il primo telefono portatile (click to enlarge).

Il 13 ottobre 1983 Bob Barnett, presidente di Ameritech Mobile Communications fece la prima chiamata commerciale della storia, comodamente seduto in una Chrysler convertibile a Chicago, telefonando al pronipote di Alexander Graham Bell che in quel momento si trovava in Germania.

Cinemizer

Questi occhiali, creati da Zeiss, simulano uno schermo da 39″ posto a 2 m di distanza. Incoporano dei piccoli altoparlanti (i due oggetti tondi sotto la stanghetta) e dispongono di una batteria (ricaricabile via USB) della durata di 4 ore. Gli occhiali pesano 115 g.

Possono essere collegati all’iPod, ma anche all’uscita TV PAL/NTSC di un DVD player o di una console per giochi (è necessario un apposito cavo). Non mi è ancora chiaro se sia possibile collegarli direttamente all’uscita TV di un PC o di un laptop. Sono in attesa di chiarimenti dal produttore.

In effetti sono stati presentati al MacWorld come un accessorio da iPod ed è così che tutti i giornali ne parlano, ma secondo me il loro utilizzo va molto oltre. Qui trovate anche un video.

Il prezzo non è poi fantascientifico: € 368.90 su gravis.de.

Foto a colori nel 1909

immagineNel 1909 le pellicole a colori non esistevano, tuttavia un geniale personaggio chiamato Sergei Mikhailovich Prokudin-Gorskii, in Russia, aveva trovato il modo di riprendere e vedere immagini a colori.

La tecnica era ingegnosa. Fotografava la stessa scena tre volte in rapida successione ponendo davanti all’obiettivo un filtro di un diverso colore primario, rispettivamente rosso, verde e blu (RGB: lo stesso sistema degli attuali monitor). In tal modo otteneva tre immagini nelle quali mancavano rispettivamente il rosso, il verde e il blu, perché assorbiti dal filtro. Ovviamente di trattava di lastre negative in bianco/nero che però erano caratterizzate dall’assenza del contributo di quel colore. Ovvero, nella prima, al posto del rosso risultava bianco e così era nelle altre per il verde e il blu.
A questo punto proiettava le lastre su un muro bianco, sovrapponendole con 3 proiettori davanti ai quali applicava gli stessi filtri, rosso, verde e blu, ricreando, così, l’immagine a colori.

In questo modo otteneva delle splendide immagini, come quella a lato (cliccatela) che oggi sono state ricreate digitalmente a partire dalle sue lastre e sono conservate presso la Library of Congress e visibili su internet.

Il Golem

golem

Molte immagini di robots su Dark Roasted Blend. Alcuni sono veri e in azione, altri sono realizzazioni sperimentali, mentre in altri casi si tratta di creazioni artistiche.

Dalla sinagoga Staronova, il mito del Golem cresce e si moltiplica assumendo mille facce.

Valle Arcana

La teoria della “Uncanny Valley” (valle arcana, misteriosa) è un’ipotesi legata alla robotica che riguarda la risposta emotiva degli esseri umani rispetto a robot ed altre entità non umane. È stata introdotta dal roboticista giapponese Masashiro Mori nel 1970.

L’ipotesi di Mori afferma che più un robot ha sembianze o movimenti umanoidi più è alta la risposta emotiva di un essere umano nei suoi confronti.

Questa diventa sempre maggiore fino a che l’essere umano ritiene il robot troppo perfetto e notandone i difetti quella che era attrazione diviene repulsione se non addirittura paura.

Tuttavia se l’apparenza e i movimenti diventano sempre più simili ad un essere umano senza che si possano notare delle differenze allora l’approccio diventa come tra essere umano ed essere umano.

Questa area di risposta emotiva repulsiva tra un robot con apparenze e movimenti umani ed un essere umano è chiamata Uncanny Valley ed è evidenziata in figura.
[testo e immagine da wikipedia]

uncanny valley

La teoria è molto interessante e in effetti è alla base di romanzi e horror film, ma ormai è verificabile anche nella vita reale. Per esempio, le scimmie piacciono tanto più sono simili all’uomo e più esibiscono un comportamento analogo a quello umano. Ma questo vale solo se sono visibilmente scimmie. I robot troppo simili all’uomo, invece, fanno paura.

Se però si supera una certa soglia di somiglianza si hanno reazioni opposte. Recentemente in Australia e negli USA sono stati segnalati casi di poliziotti che hanno infranto vetri per salvare del neonati abbandonati per ore in auto, neonati che poi si sono rivelati delle bambole molto somiglianti alla realtà, come nel caso di quelle fabbricate da Vynette Cernik.

Phoenix 2

phoenix landing

Questa immagine impressionante (cliccatela per vederla ad alta risoluzione), mostra nel riquadro ingrandito, il Phoenix Mars Lander in fase di atterraggio con il suo paracadute, che passa davanti al cratere Heimdall.

Nonostante possa sembrare che la sonda stia scendendo nel cratere, non è così. Si tratta di un effetto prospettico. In realtà il cratere dista circa 20 km dal punto di atterraggio.

in quest’altra bellissima immagine, invece, si vede Phoenix felicemente atterrata, accanto al paracadute sganciato e il punto di impatto dello scudo termico, anche lui abbandonato.

Le foto sono state scattate dal Mars Reconnaissance Orbiter.

Forse penserete che io sia un po’ esaltato, ma per uno che mastica fantascienza fin da bambino, queste immagini sono emozionanti. Mi spiace solo che non ci sia nessun umano e che arrivino così tardi. Le aspettavo molto prima e da piccolo immaginavo che da grande avrei potuto passare un po’ di tempo almeno in una base lunare. Peccato…

Phoenix Mars Lander

marsDopo una decelerazione da brivido (da 20.000 km/h a 8 km/h in circa 7 minuti), Phoenix Mars Lander è atterrato non lontano dal polo nord di Marte, in una regione chiamata in codice “Green Valley” che, secondo i dati pervenuti dalle sonde attualmente in orbita attorno al pianeta,  contiene una notevole quantità di acqua ghiacciata.

La missione ha due obiettivi, il primo è lo studio della passata presenza di acqua sul pianeta, un’informazione chiave per comprendere i passati cambiamenti climatici del pianeta. Il secondo obiettivo è la ricerca di zone vivibili sul pianeta. Gli strumenti della Phoenix sono progettati per studiare i cambiamenti dell’artico marziano. La regione dove è atterrata Phoenix è troppo fredda per permettere all’acqua di esistere in forma liquida ma ogni 50.000 anni per via delle periodiche modificazioni dell’orbita di Marte la regione diventa abbastanza calda per fondere l’acqua e in queste condizioni se la vita esiste potrebbe svilupparsi. La missione vuole verificare l’esistenza o meno della vita su Marte. Questa missione segue la strategia NASA di far ricerche “seguendo” l’acqua.

Dotata di un braccio meccanico in grado di scavare per a mezzo metro nel permafrost marziano, fino a raggiungere il ghiaccio, il sogno è che Phoenix possa identificare un qualche cenno di vita, anche in epoche remote.

Per ora, abbiamo già qualche magnifica immagine, come quella a sinistra (cliccatela), colorata dalla NASA in base ai dati provenienti dai filtri violetto e infrarosso (l’originale è in bianco/nero con filtri su varie lunghezze d’onda).

Alla nuova luna

Una poesia di Quasimodo (da “La terra impareggiabile”, 1958) scritta in occasione del lancio dello Sputnik-I, prima Luna artificiale.

Alla nuova Luna

In principio Dio creò il cielo
e la terra, poi nel suo giorno
esatto mise i luminari in cielo,
e al settimo giorno si riposò.
Dopo miliardi di anni l’uomo,
fatto a sua immagine e somiglianza,
senza mai riposare, con la sua
intelligenza laica,
senza timore, nel cielo sereno
d’una notte d’ottobre,
mise altri luminari uguali
a quelli che giravano
dalla creazione del mondo. Amen.

Sputnik 1

sputnik

UPDATE 2023

50 anni fa, lo Sputnik 1 (in russo Спутник, satellite) fu il primo satellite artificiale in orbita nella storia. Venne lanciato il 4 ottobre 1957 dal cosmodromo di Baikonur, nell’odierno Kazakistan, grazie al vettore R-7 (Semyorka). In russo la parola Sputnik significa compagno di viaggio, inteso come satellite in astronomia. Fu progettato dall’Unione Sovietica, anche grazie ai missili tedeschi V2 reperiti nella Seconda Guerra Mondiale. Il programma Sputnik ebbe inizio nel 1948, quando si intuì la possibilità di modificare missili militari in vettori per il lancio di satelliti. L’annuncio del successo del lancio venne dato da Radio Mosca la notte tra il 4 e il 5 ottobre 1957. Con il lancio dello Sputnik 1 l’Unione Sovietica prese in contropiede gli Stati Uniti, che solo il 31 gennaio 1958 mandarono in orbita il loro primo satellite: l’Explorer 1. Gli strumenti a bordo dello Sputnik 1 rimasero funzionanti per 21 giorni. Lo Sputnik 1 aveva lineamenti ben più semplici di un satellite artificiale odierno, era infatti formato solo da una sfera pressurizzata di alluminio di 58 cm di raggio e da 4 antenne lunghe circa 2,5 metri. Bruciò durante il rientro in atmosfera il 3 gennaio 1958 dopo circa 1400 orbite e 70.000.000 km.
Ecco un’immagine ad alta risoluzione dell’oggetto.
[da Wikipedia]

Un mese dopo, il 3 novembre, venne lanciato lo Sputnik 2 con a bordo la cagnetta Laika.

Il beep-beep dello Sputnik, che si poteva ricevere più volte al giorno, quando il satellite passava sugli USA, fu una doccia fredda sia per la nascente industria aerospaziale americana che per politici e militari. Nell’ottica della guerra fredda, infatti, chi poteva mettere in orbita un satellite avrebbe potuto facilmente fare lo stesso con una bomba.

Dov’è finito il mio isotopo?

advertising
Sicuramente non capirete il testo (è urdu), ma riconoscerete il simbolo di materiale radioattivo.
Questo annuncio, pubblicato la scorsa settimana sui principali quotidiani pakistani, sta facendo drizzare i capelli agli esperti di sicurezza occidentali. In pratica, istruisce la popolazione su cosa fare nel caso ci si imbatta, per puro caso, in un po’ di materiale radioattivo.
Finora, non risulta che in Pakistan sia andato perduto del materiale radioattivo, ma le riserve pakistane sono malamente archiviate e secondo Nature, il padre del locale programma nucleare, A.Q. Khan, è noto per aver venduto segreti tecnologici al mercato nero.
Le autorità minimizzano il senso di questa campagna, sostenendo che è finalizzata a proteggere la popolazione dal ritrovamento di materiali utilizzati in vecchi impianti medici e industriali. In effetti, nel 1987, un barattolo di cesio-137 abbandonato in una discarica brasiliana ha contaminato 244 persone e in marzo, un contenitore di yellowcake (ossido di uranio) è saltato fuori in una agenzia di pegni a Los Angeles.
Nonostante queste considerazioni, la campagna pakistana è considerata “preoccupante” da parte degli esperti occidentali.

From Nature

Internal Watch

internal watch
È fantastico il livello di …. [non so cosa scrivere; mi vengono troppe parole e tutte sono passibili di querela] a cui possono arrivare produttori e consumatori.
L’orologio che vedete a destra è dichiaratamente non funzionale. Il produttore dice:

The internal watch is encased in leather, rendering it a non-functional timepiece. Perfect for the man with no time. Black. 9″ x 2″.

Prezzo: $275

Non vi dico neanche il sito, apposta.

Il deposito dei 10000 anni

signalFinora, il sarcofago di Chernobyl era additato come il più evidente monumento alla follia autodistruttiva dell’uomo, destinato ad essere conservato integro per migliaia di anni e utilizzato dagli oppositori del nucleare per dimostrare la sua pericolosità.
I fautori dell’energia nucleare, invece, sostengono, a ragione, che la centrale di Chernobyl era un impianto vecchio e insicuro, ma ora, negli Stati Uniti, additati come dimostrazione dell’esistenza di centrali sicure, è quasi completo un altro monumento a mio avviso ancora più folle, perché non è frutto di un incidente, ma di un pensiero lucido e razionale.
Si tratta del Waste Isolation Pilot Plant (WIPP), una discarica nucleare sotterranea situata nel deserto del New Mexico, profonda fino 2150 piedi (ca. 650 m).
Qui sono stati depositati per anni tutti i rifiuti radioattivi provenienti dalle centrali nucleari degli USA e quando sarà pieno (ed è quasi pieno) dovrà essere sigillato definitivamente.
Certamente il WIPP è sicuro. Test continui anche di terze parti, hanno dimostrato che nessuna radiazione sfugge dal deposito sotterraneo e si può anche camminarci sopra in assoluta sicurezza. Se è per questo, ci credo, ma il punto non è questo.
Il punto è che, dal momento della chiusura, sarà necessario segnalare chiaramente che chi scava qui, muore. E non solo: scavando si potrebbe aprire un vaso di pandora in grado di avvelenare una vasta area, prima che la fonte venga identificata e richiusa.
Fin qui niente di strano. Il governo americano è certamente in grado di impedire l’accesso all’area. Il problema, però, sta nel fatto che questo divieto dovrà essere mantenuto per almeno 10.000 anni, tale è il periodo di tempo necessario perché le scorie diventino relativamente innocue.
10.000 anni sono un periodo di tempo inimmaginabile. I monumenti più antichi che abbiamo, le piramidi, esistono dalla metà di questo tempo.
Il problema che i tecnici stanno affrontando è di far sì che questa informazione vitale venga tramandata e si conservi intatta per questo inimmaginabile periodo di tempo.
Guardate queste immagini:

Per noi sono chiarissime, ma cosa diranno ai nostri discendenti anche fra “soli” 3000 anni? Come sarà la razza umana fra 10000 anni? Come progettare un messaggio che mantenga intatto il suo significato nonostante le inimmaginabili differenze culturali che si produrranno?
Se ne è occupata la Sandia Corporation, producendo un suggestivo rapporto in cui si immagina di costruire strutture che evochino un senso di pericolo, come quella nell’immagine di apertura. Suggerimenti solo in parte accolti dal governo, che ha optato per soluzioni più tradizionali, ma qualsiasi soluzione, a mio avviso, è insufficiente di fronte alla curiosità umana.
Così come le maledizioni e le iscrizioni non ci hanno impedito di entrare nelle tombe dei faraoni, nessuna struttura è in grado di impedire che i nostri lontani discendenti cerchino di capire cosa c’è lì, anzi, per me, la presenza di costruzioni strane e uniche come quelle proposte nel rapporto di cui sopra, sarebbe solo un incentivo a scavare.

T-clock

La vedete? È una T-shirt con un orologio sopra. Ma l’orologio non è stampato. Funziona. C’è anche una funzione cronometro.
Il problema è che dovete tirarvi dietro anche 4 batterie AAA con autonomia da 12 a 36 ore in base alle modalità di funzionamento (il display si può spegnere o lampeggiare).
L’altro punto è che vi trasforma in un orologio ambulante: gli altri leggono bene l’ora, voi no.
Costa $89.95 da groovygadgetsonline

Però l’idea è interessante. In tempo di wireless è facile pensare a magliette con film che vanno, news, immagini e magari, visto il numero di webcam non protette in giro, prima o poi, passeggiando per un aeroporto qualcuno vedrà, sulla schiena di qualcun altro, la moglie che se la spassa con il classico migliore amico…

The Last Messages (1000 SMS)

smsA novel whose narrative consists entirely of mobile phone text messages has been published in Finland.
“The Last Messages” tells the story of a fictitious information-technology executive in Finland who resigns from his job and travels throughout Europe and India, keeping in touch with his friends and relatives only through text messages.
His messages, and the replies — roughly 1,000 altogether — are listed in chronological order in the 332-page novel written by Finnish author Hannu Luntiala. The texts are rife with grammatical errors and abbreviations commonly used in regular SMS traffic.
Hard work for translators.

Questo è il materiale di cui è composto il nuovo romanzo dello scrittore finlandese Hannu Luntiala.
“The Last Messages” racconta la storia di un funzionario di una compagnia informatica finlandese che lascia il proprio lavoro e viaggia attraverso l’Europa e l’India, mantenendosi in contatto con amici e parenti soltanto via SMS.
I suoi messaggi e le relative risposte, in totale circa 1000, sono riportati in ordine cronologico nelle 332 pagine del romanzo così come sono, con errori, locuzioni gergali e abbreviazioni.
Sarà dura per i traduttori.

From Yahoo News

Siamo ostaggi

Questo post prende le mosse da un fatto.
The Pirate Bay annuncia: “Era solo una questione di tempo, e infatti eccoli qui! Ieri l’utente Lyzz ha fatto la storia pubblicando il primo film HD DVD” (fonte Punto Informatico).
Circa un mese fa, un programmatore che si fa chiamare Muslix64 ha infatti annunciato di essere riuscito ad aggirare l’Advanced Access Content System (AACS), il nuovo sistema di protezione adottato dai formati DVD di nuova generazione Blu-ray e HD DVD.
Ora troviamo i primi HD DVD (file da oltre 20 Gb) su Bit Torrent. Il tutto fa presagire l’ennesima guerra major contro utenti, ma il blog Bored With Everything fa questa considerazione (prontamente tradotta da Punto Informatico): “Cos’è che traina la tecnologia più di qualsiasi altra cosa? La pirateria. Con la possibilità di visualizzare i file con molti diversi software DVD, questo è un grosso balzo per HD DVD, anche se loro (i produttori di tecnologia, ndr.) non lo dichiareranno pubblicamente. Il prossimo passo saranno masterizzatori HD DVD a buon prezzo, e così la guerra dei formati avrà fine”.

E così arriviamo al punto di cui personalmente sono convinto da anni. Tutto questo dibattito copyright/copyleft è importante, ma in realtà la guerra che si sta combattendo oggi è un’altra in cui noi non siamo protagonisti, ma ostaggi. È una guerra industriale e commerciale in cui noi siamo il territorio da conquistare.
Prendiamo, per esempio, la famosa faccenda del file sharing. Sembra essere una questione fra le major e gli utenti, ma non è così.
In realtà, da una parte ci sono le major che vendono musica e film, ma dall’altra ci sono le telco (compagnie di telecomunicazione) che vendono connessioni internet.

  • E secondo voi, quante connessioni via fibra si venderebbero a circa € 20 al mese se non ci fosse qualcosa da scaricare gratis?
  • Quanti comprerebbero connessioni via fibra solo per leggere la posta e surfare un po’?
  • E quanti la comprerebbero per poi spendere altri soldi per comprare contenuti e oggetti vari?
  • E quanti lettori DVD si sarebbero venduti per metterci dentro solo materiale regolarmente acquistato o noleggiato?
  • E quanti iPod?
  • Sapete che una ricerca ha mostrato che solo il 17% della musica caricata su iPod è stata regolarmente acquistata? (fonte BBC)
  • E ancora, chi avrebbe in casa un masterizzatore solo per fare il backup dei dati?

Il tutto assomiglia molto alla guerra fra major e produttori di registratori di un po’ di anni or sono.
E poi, considerando che il porno costituisce di gran lunga la maggior parte di ciò che viene scambiato in rete, vi siete mai chiesti perché i produttori di porno non protestino mai per le copie? Solo perché il loro prodotto è moralmente discutibile? (ma lo è?). Non scherziamo. Il fatto è che loro sanno che più gira, più si vende.
La guerra vera, quindi, è fra i produttori di contenuti da una parte e i costruttori di hardware e le telco dall’altra. Noi siamo ostaggi.

Tenete lontani i vostri bambini

VRT
Boing Boing riporta una trasmissione radio della NPR in cui viene descritto questo interessante ordigno, sviluppato dalla Integrated Wave Technologies, che i soldati americani utilizzano per “comunicare” con gli indigeni (nella fattispecie, gli iracheni).
Si tratta di un traduttore che capisce un numero limitato di frasi ed è in grado di ripeterle in 15 lingue, spesso in forma più dettagliata.
Quello che mi colpisce è il tono della descrizione. È per questo che ho scritto “comunicare” fra virgolette. Dice:

Per esempio, quando il soldato dice una semplice frase come “keep kids back”, il Voice Response Translator (VRT) traduce in arabo accrescendo il dettaglio. In questo caso, la traduzione è “Tenete i vostri bambini lontano da noi o intraprenderemo delle azioni contro di voi”

il che, detto da un marine che, come minimo, ti tiene un M16 puntato addosso, è estremamente rassicurante, favorisce il dialogo e lo stabilirsi di un clima di fiducia.
La dichiarazione del produttore è ancora più allucinante:

Comunicazioni semplici come questa possono salvare vite, sia fra i civili che fra i militari. Questo elimina il tirare il grilletto come prima opzione nel trattare con gli indigeni.

Maledizione, io capisco che in guerra sia utile impartire istruzioni chiare ai civili e magari questo oggetto serve, ma un po’ di diplomazia, no? Forse “tenete i bambini in casa, qui è pericoloso” sarebbe stato meglio.
E l’ultima frase significa forse che senza il VRT, la prima opzione è tirare il grilletto?
I consulenti per la comunicazione che gli USA pagano profumatamente, cosa ci stanno a fare? E chi sono?