Piccoli ma grandi

Schönberg – 6 Kleine Klavierstücke op. 19 (1911)

In questi 6 brevissimi pezzi (da 26 a 80 secondi), Schoenberg accoglie la propensione aforistica del suo allievo Webern, riducendo lo schema compositivo al frammento melodico e armonico.
La pagina più significativa e densa di futuro di questa op. 19 è il sesto pezzo, parallelo, come ricerca, al terzo dell’op. 16 (Farben) di cui abbiamo già parlato, ma ancora più problematico perché, se Farben segue un percorso tutto sommato decifrabile, questo brano approda a un livello di astrazione tale da paragonarlo alle opere astratte di Kandinsky e Klee.
Così anche Schoenberg, dopo l’atonalità, perviene all’astrattismo sonoro. In queste 9 battute, scritte probabilmente in ricordo di Gustav Mahler, la pausa e il silenzio nascono da una nuova coscienza ritmica e il suono si frantuma in timbro e in intensità.
Lo ascoltate qui. Cliccate sull’immagine per ingrandire.
Qui trovate un bell’articolo di Susanna Pasticci che commenta le analisi di questo brano effettuate con diverse metodologie.

op19-6

Dubliners

No, non sono impazzito.
Mi sono sempre piaciuti i Dubliners. Fanno tanto pub, ma anche erba sotto i piedi e pioggia sopra la testa…

No, I’m not gone crazy.
I always loved the Dubliners. Feel like in a pub, or with your foot on the grass and rain over you…

Will You Come to the Bower

Pubblicato in Pop

Decomporre

Guardate cosa fa Picasso con l’immagine di un toro (da sinistra a destra e poi dall’alto al basso).
Quando lo vedo, mi viene sempre in mente il Webern atonale. Quello che, dal 1909 al 1914, raggiunge il massimo della concisione riducendo all’osso la propria scrittura, fino all’ultimo dei Tre Piccoli Pezzi per violoncello e piano in cui sfiora il silenzio, ma è un silenzio che non è vuoto.

Webern

Pop (?) music that I loved (1)

Henry CowOgni tanto qualcuno mi domanda se ci sia qualche gruppo pop che mi piace.
Fra quelli attuali, non saprei (faccio un po’ fatica a seguirli), ma una volta ne ascoltavo molti.
Ecco un esempio: 1975 – Henry Cow – L’album è In Praise of Learning.
Qui c’è una cantante tedesca con una voce da Brecht, una melodia armonizzata in modo non convenzionale, ma soprattutto c’è uno sviluppo. Il pezzo non si ferma al solito schema ritornello – inciso.
Ma, al di la degli apprezzamenti formali, resta il fatto che questa musica per me è emozionante.
Da quell’album, ecco 2 pezzi.

Sometimes someone ask me if there is some pop band that I like.
Well, the current scene is just a little hard to follow for me, but when I was young I liked many.
Here is an example: 1975 – Henry Cow – The album is In Praise of Learning.
Here is a german singer with a voice that remind me Brecht, a sort of atonal melody and harmony, but the thing I like the more is the fact that the piece is developing. Not the usual chorus – bridge scheme.
Listen to:

Personnel

  • Tim Hodgkinson – Organ, clarinet, piano
  • Fred Frith – Guitar, violin, xylophone, piano
  • John Greaves – Bass guitar, piano
  • Chris Cutler – Drums, radio
  • Dagmar Krause – Voice
  • Peter Blegvad – Guitar, voice, clarinet
  • Anthony Moore – Piano, electronics and tapework
  • Lindsay Cooper – Bassoon, oboe

Guests

  • Geoff Leigh – Soprano saxophone
  • Mongezi Feza – Trumpet
  • Phil Becque – Oscillator

Cibo per Musicisti

Ecco cosa si dovrebbe mangiare prima di esibirsi in un concerto di musica classica secondo MUSO (MUSO è o voleva essere “the magazine for the younger, more open-minded generation of classical music fans”):

  • melone e prosciutto di Parma
  • tagliatelle con fagioli al chili e funghi di campo con contorno di insalata mista
  • frutta fresca mista con semi di sesamo tostati

[potrei morire, nota mia]
Il tutto da mangiare almeno 2 ore prima del concerto.
E per un piccolo snack nell’immediato pre-concerto? Burro di arachide su pane di segala o porridge con semini e mela (sì, MUSO è una rivista inglese).

Inoltre il giornale si sofferma sulle cose da evitare: latte, formaggio, grano, pomodori, aranci e uova. Evitare gli zuccheri in favore dei carboidrati complessi. I primi, (es.: banana e cioccolato) danno una bella botta di energia all’inizio, ma possono portare a un calo di zuccheri nel bel mezzo di un lungo concerto, mentre i secondi mantengono un livello media di energia su lunghe distanze.

Da Musical Perceptions

Suono come Acqua

Il musicista e programmatore australiano Sebastian Tomczak mostra come sia possibile controllare un suono usando una superficie d’acqua e 5 raggi laser.
Questa sorprendente strumento è un prototipo del Toriton Plus, progettato e costruito da lui stesso.

The australian musician/programmer Sebastian Tomczak shows how to control sounds uning a water surface and five lasers.
This amazing instrument is a prototype of the Toriton Plus, realized by Tomczak himself.

Semper Dowland

Una cosa interessante del Dowland Project è che, cercandolo su Google, il primo riferimento che si trova è All About Jazz e il secondo è ClassicsToday. È molto raro che questi due siti parlino dello stesso disco.
Dowland Project nasce da un’idea di John Potter, tenore, ex Hilliard Ensemble, quindi di estrazione dichiaratamente classica, che ha coinvolto Stephen Stubbs (chitarrone, chitarra barocca), Maya Homburger (violino barocco), John Surman (sax soprano, clarinetto basso) e Barry Guy (contrabbasso).
Classica batte jazz 3 a 2. Però bisogna ricordare che Barry Guy è poliedrico perché la sua esperienza musicale va dal jazz alla musica classica, fino all’improvvisazione estrema e John Surman è un grande sassofonista, capace anche lui di passare dal jazz alla musica improvvisata europea e alla musica elettronica.
La loro missione è quella di soffiare nuova vita nelle canzoni e nei madrigali del 17mo secolo riportandovi quel senso di improvvisazione e di freschezza che dovevano avere 400 anni fa.
E per far questo, iniziano, in epoca non sospetta (nel 1999), con un disco interamente dedicato a Dowland, “In Darkness Let Me Dwell”, pubblicato dai soliti “cagoni” (ma bravi) dell’ECM (ne esiste già un secondo, “Care-charming sleep”, dedicato a madrigalisti vari).

Niente da dire. Dal mio punto vista, è gran bello. L’inserimento dei fiati e del violino è stupendo. Potter canta proprio bene e anche gli altri non sono da meno.
L’unica cosa che mi lascia perplesso è la faccenda della nuova vita. Secondo me questa è una bellissima esecuzione quasi classica (o almeno classica nello spirito). Certamente riesce a riprodurre lo spirito con cui suonavano Dowland ai suoi tempi e poco dopo, però la sensazione che mi dà è sempre di ascoltare qualcosa di (meravigliosamente) antico.

Qui vi faccio ascoltare: Come Again, di cui vi metto anche il testo, e uno strumentale, Lachrimae Verae.

Come again,
sweet love doth now invite,
thy graces that refrain
to do me due delight.
To see, to hear,
to touch, to kiss,
to die with thee again
in sweetest sympathy
Come again,
that I may cease to mourn
through thy unkind disdain
for now left and forlorn.
I sit, I sigh,
I weep, I faint,
I die, in deadly pain
and endless misery
Gentle love,
draw forth thy wounding dart:
Thou canst not pierce her heart;
For I that do approve.
By sighs and tears
more hot than are
thy shafts, did tempt while she
for scanty tryumphs laughs