Solaris (not the film)

Un video ispirato a Solaris (suppongo l’ultima versione, visto che ne ha ereditato la musica di Cliff Martinez) realizzato da Odaibe durante lo studio di Touch Designer.

IMHO, la parte musicale è un po’ povera e soprattutto non ha alcun collegamento strutturale con l’immagine, ma quella video, composta da migliaia di particles che si organizzano secondo diversi campi di forza è affascinante.

Peraltro, video come questo segnano punti a favore del tempo differito rispetto al tempo reale.

BEASTmulch

super-collider

BEASTmulch is an AHRC (Arts & Humanities Research Council) funded research project exploring approaches to large-scale multichannel electroacoustic composition and presentation, lead by Scott Wilson along with Jonty Harrison and Sergio Luque at the University of Birmingham.

BEASTmulch System is a software tool for the presentation of electroacoustic music over multichannel systems. Designed primarily with a classic ‘live diffusion’ model in mind, it is nevertheless flexible enough to be adapted for a number of purposes, and can support input and output configurations of arbitrary complexity (i.e. live inputs, soundfiles with varying numbers of channels, etc.).

The software has numerous features (e.g. realtime reconfigurable routing, channel processing, automation, etc.), incorporates various standard and non-standard spatialisation techniques (VBAP, ambisonics, etc.), and adapts easily to both small and large (i.e. > 100 loudspeakers) systems.

BEASTmulch System is the software component of the BEAST concert system.

System Requirements: Mac OSX 10.4 – 10.5 (10.6 compatibility forthcoming).

BEASTmulchLib is a SuperCollider class library designed for use in the creation, processing and presentation of complex multichannel signal chains. Objects include sources, matrix routers and mixers, and sound processors and spatialisers. The latter are based on a simple user-extensible plugin architecture. Many classes have elegant GUI representations.

The library also includes classes which represent a variety of different controllers, including MIDI controllers, GUI Faders, EtherSense, etc., and provides support for controller automation (i.e automated mixing and diffusion).

It supports a number of common spatialisation techniques, such as Ambisonics, and includes SC ports of Ville Pullki’s Vector Base Amplitude Panning (VBAP), and the Loris analysis resynthesis method. It also supports some idiosyncratic techniques, such as Spatial Swarm Granulation, and provides utility classes for Speaker Array balancing and visualisation.

Currently the library is not fully cross-platform: GUI classes and UGens are OSX only.

Site is here.

Corde vibranti

Simpatica idea quella di mettere un cellulare dentro la cassa della chitarra per filmare le corde in vibrazione. Naturalmente i 25/30 fps del video non ci stanno dietro, però la forma che prende la corda vibrante si vede bene in parecchi casi.

Su You Tube trovate parecchi video di questo tipo. Ecco alcuni esempi.

Insecam

Nel 2006 ho pubblicato un post intitolato L’Universo non è user friendly, dedicato alle webcam non protette e in generale, a tutti quelli che non si rendono conto che internet ha delle regole di comportamento ed è bene seguirle per non trovarsi nei guai. Il post spiega come trovare e guardare le webcam non protette che operano su internet. Tecnicamente non si commette nessun reato perché non si forza nulla. Non essendo la pagina protetta, si accede semplicemente a un sito individuato da un indirizzo ip, come tutti gli altri.

Faccio un esempio: tutti sanno che il mio sito è www.maurograziani.org e che all’indirizzo www.maurograziani.org/wordpress c’è il mio blog. Pochi, però, sanno che all’indirizzo www.maurograziani.org/non-ve-lo-dico c’è il calendario delle mie lezioni in Conservatorio. Ovviamente non è una pagina così privata. L’orario delle mie lezioni è noto in Conservatorio e anche se qualcun altro lo vede, non mi dà fastidio. Non lo pubblicizzo semplicemente perché non è una cosa di interesse pubblico, ma se qualcuno ci arriva non mi preoccupo. Se volessi nasconderlo, metterei una password alla pagina.

Per le webcam e per molte altre cose su internet è lo stesso: se sono liberamente visibili significa che al proprietario non interessa tenerle segrete. E se succede perché uno non ci pensa o non lo sa, beh, l’ignoranza non è una scusante. Bastava leggere il manuale.

Ora qualcuno ha espanso questa idea e creato un sito in cui sono raccolti gli indirizzi di migliaia di webcam non protette. Si tratta del progetto insecam, dove insecam ovviamente sta per insecure webcam. Il tutto ha fini “didattici”. Serve a spingere i proprietari a proteggere le proprie webcam e in ogni caso, quelle giudicate troppo invasive della privacy altrui non sono state listate.

Però, se volete vedere qualche frammento di vita nel mondo, fateci un giro (e se avete una webcam, controllate che non ci sia). L’elenco è ordinato geograficamente.

E se vi interessa spiare il mondo, sempre legalmente, andate su questa mia pagina.

Trans und so weiter

Questo film, è stato girato nel 1973 da Gérard Patris per la Zweite Deutsche Fernsehen (Seconda Televisione Tedesca) nel corso delle prove e delle esecuzioni di alcune opere di Stockhausen per i Recontres Internationales de Musique Contemporaine di Metz.

Si possono vedere estratti di Trans, Mikrophonie I, Zyklus, Refrain, Kontakte, Am Himmel Wandre Ich, Ceylon con la partecipazione e la direzione dall’autore.

Il film è in tedesco, comunque le parti musicali costituiscono la maggior parte del film e sono interessanti anche per chi non capisce la lingua.

The Only Good System…

Seebad Prora (Bagno di Prora) è una località balneare progettata e in parte edificata, sull’isola tedesca di Rügen (Mar Baltico) tra il 1935 e il 1939.

Scopo del progetto, concepito dall’organizzazione nazionalsocialista Kraft durch Freude (KdF) era la costruzione di una località balneare che potesse accogliere 20.000 villeggianti.

Dopo l’inizio della seconda guerra mondiale i lavori di costruzione vennero interrotti, oggi ne rimane la parte centrale del progetto complessivo, il cosiddetto colosso di Prora composto da otto edifici identici e affiancati che si estendono lungo la costa per un totale di 4,5 km e che attualmente, benché tutelati in quanto monumento storico, si stanno rapidamente degradando. [wikipedia]

Su uno degli edifici, una mano ignota ha tracciato questa significativa scritta (click to enlarge).

The Only Good System

NASA Sounds

nasaLa NASA ha aperto un proprio canale su SoundCloud e la cosa interessante è che i suoni ivi contenuti possono essere utilizzati senza vincoli a scopo educativo o informativo, ma anche a scopo commerciale, a patto che l’ente spaziale non sia coinvolto in nessun modo (ovvero, non puoi, per esempio, farti pubblicità dicendo che il tuo pezzo è fatto con suoni NASA; if the NASA material is to be used for commercial purposes, especially including advertisements, it must not explicitly or implicitly convey NASA’s endorsement of commercial goods or services; vedi qui).

Il contenuto è vario. Si va dagli annunci storici (“Houston, we’ve had a problem” o “The Eagle has landed“) fino a suoni di razzi, beep dei satelliti, emissioni radio registrate nei dintorni dei pianeti e convertite in audio.

Quello che segue è solo un estratto. Buon ascolto.

Post-human performance (was Aidoru)

Hatsune MikuQuando ho scritto questo post, nel 2010 con il titolo di Aidoru (Idol nella translitterazione inglese → giapponese), pensavo che Hatsune Miko sarebbe durata solo qualche anno, sostituita da qualche altro idolo in ologramma, invece è ancora lì, alive & kicking, e soprattutto per niente invecchiata 😛

Qui lo ripropongo e aggiungo qualche considerazione.


Canta, danza (o perlomeno si muove a tempo), è il più recente idolo dei teenager giapponesi ed è virtuale. Hatsune Miko (初音ミク) ha un vero pubblico, una vera band, ma è, apparentemente, un ologramma. In realtà si tratta di una proiezione 2D su uno schermo trasparente.

La sua voce è sintetizzata tramite il software Vocaloid Yamaha. In effetti Hatsune Miko è il secondo personaggio vocale completo messo a punto per Vocaloid (il primo rilasciato in Giappone) nel 2007 e il suo nome unisce primo (初, hatsu), suono (音, ne) e futuro (Miku ミク). La voce è quella dell’attrice Fujita Saki (藤田 咲) che si è prestata a registrare centinaia di fonemi giapponesi con una intonazione controllata.

Il fenomeno di Hatsune Miko non è il primo di questo genere. Segue la grande notorietà di Kyoko Date (DK-96) che è stato il primo net-idol, nel 1997. Il fenomeno delle star in Giappone risale ai primi anni ’70 e riflette il boom giapponese della cantante francese Sylvie Vartan con il film Cherchez l’idole (1963, in Giappone nel 1964).

Lo sviluppo degli idoli giapponesi è molto interessante.

Negli anni ’70 gli idoli avevano un’aura quasi mistica. Soltanto la parte pubblica della loro vita era nota ed era sempre perfetta e sapientemente orchestrata e la loro personalità visibile era falsa e accuratamente costruita. Nulla si sapeva della loro vita privata, se non alcune notizie essenziali (tipo, un matrimonio) e quello che traspariva del loro privato era altrettanto costruito. Le loro condizioni di lavoro erano pessime: erano strettamente controllati e guadagnavano decisamente poco, perché la maggior parte del denaro andava nelle tasche dei loro produttori, ossia quelli che li creavano.

Negli anni ’80 la condizione degli idoli cominciò ad avvicinarsi a quella della gente comune, in parte perché le condizioni di vita in Giappone erano notevolmente migliorate, ma anche perché il controllo si era leggermente allentato e si permetteva loro di mostrare un po’ della loro personalità. Le major, infatti, iniziavano a sperimentare la competizione fra varie star e quindi alcune differenze dovevano emergere. Un po’ come Beatles e Rolling Stones: questi ultimi apparivano un po’ più selvaggi dei primi e probabilmente lo erano davvero.
Iniziarono anche a guadagnare un po’ di più, ma sempre poco, se paragonato al giro d’affari che creavano.

Gli anni ’90 videro molti cambiamenti. Invece di essere dipinti come delle persone superiori, gli idoli divennero gente comune che aveva solo qualcosa in più (un X-Factor?). In qualche situazione potevano anche essere tristi, un po’ fuori forma e ammettere di aspettare i saldi per comprare i vestiti. Nello stesso tempo, il loro ciclo di vita come idoli divenne più rapido.

Ma il grande salto avvenne quando, vedendo il grande successo dei personaggi di anime e videogames (es. Lara Croft), le major iniziarono a lavorare su personaggi virtuali. L’idea nacque dalla constatazione che il contatto fra i fans e le star era sempre mediato da qualcosa (internet, TV, film, stampa). Non si incontra una star della musica o del cinema per caso in un centro commerciale o al ristorante. E in realtà lo star system non vende una persona, bensì una immagine totalmente idealizzata. La maggior parte dei fans non ha mai visto il proprio idolo in carne ed ossa, ma solo attraverso i media. Una parte riesce a vederlo, da lontano, in qualche concerto o mentre entra in un hotel ed è tutto. Una sparuta minoranza riesce a toccarlo facendosi fare un autografo dopo un lungo appostamento davanti alla sua casa, ma è una quantità trascurabile.

Quello che lo star system giapponese ha capito è che, se le cose stanno così, non è necessario che la star sia una persona vera. Può essere benissimo un personaggio virtuale. Per i fans non cambia proprio niente. E, si noti, alla base di questa idea non ci sono considerazioni economiche. Se è vero che le star virtuali non devono essere pagate, è anche vero che, al loro posto, bisogna pagare dei team di design e animazione che possono costare anche di più. Il punto è che un personaggio virtuale è totalmente controllabile e non pone problemi. Non ha comportamenti censurabili, a meno che non lo si voglia. Non è mai di pessimo umore, non si monta la testa, può lavorare sempre ed essere in TV anche la mattina dopo un concerto, fresco come una rosa.

Considerate, infine, che le star virtuali che sono state create non sono certo attori di teatro avvezzi a confrontarsi con le tragedie shakespeariane e nemmeno musicisti classici, ma, tipicamente, si tratta di cantanti con target adolescenziale. Hanno, al massimo, la profondità concettuale di un Justin Bieber.

Qui vediamo Hatsune Miku insieme a Megurine Luka (ルカ 巡音). Il cognome di quest’ultima combina la parola “Meguri” (巡, “intorno”) e “Ne” (音, “suono”), mentre il nome Luka evoca le omofone parole giapponesi “nagare” (流, “flusso”) e “ka” (歌, “canzone”) o “ka” (香, “profumo”. Il risultato dell’unione di queste parole può quindi essere “flusso di canzoni che si diffondono come profumo”) [da wikipedia con correzioni mie].

Megurine Luka è un passo avanti rispetto a Hatsune Miku. Infatti altro non è che l’incarnazione del terzo applicativo di Vocaloid, lanciato nel 2009 insieme al personaggio che lo rappresenta.

Questa tendenza giapponese ad “incarnare” i software fin dal momento del lancio è unica nel panorama mondiale. In occidente, infatti, l’eventuale incarnazione arriva dopo, quando il software, tipicamente un gioco, ha già raggiunto un successo planetario e allora il personaggio diventa vero, impersonato da un attore/attrice, non virtuale (il caso più emblematico è proprio quello di Lara Croft).

Holly Herndon

herndon

Holly Herndon (born Tennessee, 1980s) is an American composer, musician, and sound artist based in San Francisco, California. She has released two albums on the record label RVNG Intl. She often uses the visual programming language Max/MSP to create custom instruments and vocal processes, and has collaborated with artists such as Reza Negarestani. Her 2014 single “Chorus” was named Best New Track by Pitchfork, who stated “few artists have managed to meld the dark thump of techno with the intricate constructions of post-minimalist new music quite like Holly Herndon”.
[wikipedia]

Tutto sommato, mi sembra partire da certe performance vocali di Laurie Anderson, quelle più legate alla canzone piuttosto che al teatro, tipo O’ Superman, per intendersi.

Qui ascoltiamo proprio Chorus del 2014.